LIBRI …for ever
pubblicato da: Mirna - 30 Marzo, 2016 @ 5:53 pmPoco fa ho risposto a Miki che dice di voler leggere per la prima volta Il giardino dei Finzi-Contini di Bassani.
Io mi propongo allora di rileggerlo. La storia è intensa, avvincente.
Micol che giocava  tennis è  un personaggio entrato nel mio “empireo amicale” come tanti altri protagonisti letterari. La prima volta che provai a tenere la racchetta in mano mi sentivo lei con la gonnellina bianca , i capelli raccolti, tanto che  scrissi ad un’amica “Oggi mi sono sentita Micol, sebbene la racchetta sia più pesante di quanto pensassi”
Ogni storia ci mette a fianco un amico che rimane più o meno impresso per sempre nella nostra mente e nel cuore.
Come farei senza i miei libri? I miei e quelli della Biblioteca Comunale!? Sebbene in queste ultime settimane non vi trovi nuove pubblicazioni.
Ma un libro è sempre una storia.
Ho finito di leggere un racconto autobiografico di Robert Leleux “Joann per sempre” dove si parla di Alzheimer. (Piemme Voci)  La sua adorata nonna di 74 anni si ammala di questo morbo dopo una pesante anestesia.  Ciò che è diverso in questo narrare le fasi del declino è il desiderio di trovare una grazia brutale dell’Alzheimer che  cancella i ricordi delle disgrazie. Così questa nonna piena di passione, ma anche di acredine e rancori si ritrova, sì smemorata e vaga, ma sempre allegra. Tanto che farà pace con la figlia da cui si era allontanata da decenni.
E’ una bella storia, impariamo a conoscere il narratore , la sua famiglia benestante del Texas, i rapporti familiari.
Un omaggio toccante e delicato a una donna amata e indimenticabile.
Se ne parlerà al nostro caffè quando ci incontreremo ancora. L’ultima volta abbiamo ascoltato Fulvio Maiello che ci presentava  il suo racconto siciliano “L’ombra della mafia”.
Una tavolata di amici lettori che si  ritrovano  sempre con affettuosa partecipazione e desiderio di condividere idee, suggestioni, esperienze.
Libri…per ogni stagione.
PENSIERI E IMMAGINI DI PRIMAVERA
pubblicato da: Mirna - 24 Marzo, 2016 @ 8:25 amCi si ritrova all’improvviso dentro giornate luminose ancora inermi e arroccati ai nostri cappotti invernali, ma il desiderio di aria aperta, colori e profumi ci spinge a modificare abitudini e pensieri . L’inverno in una città del nord è soprattutto privo di odori, ha colori monotematici, si scordano farfalle e mimose.
Il primo giorno di Primavera è dedicato alla Poesia , poesia che dovrebbe essere vissuta da ognuno di noi non solo nella dolcezza della nuova stagione, ma dalle capriole che il cuore si sente di fare nel ritrovare luce scordata, ma puntualmente riaccesa, desideri sopiti ma ancora giovani e curiosi. Andar per laghi e  fiumi, in mancanza del mare per ora, è gratificante. Rapportarsi con papere, svassi, germani e altri interessanti volatili è  divertente.
C’è una paperetta single o vedova ? che percorre la stradina del lungo Adige ( è una papera on the road) che io vedo spessissimo.  Non ha paura di nessuno. Anzi…ti chiede del cibo…allora ogni volta che faccio la mia passeggiata le porto un craker o un biscotto. Ho chiesto alla signora del negozio degli animali se posso portarle del muesli. Sì, lo apprezzerà . mi ha risposto.
Sul lungo lago di Caldonazzo avevo notato sabato scorso uno strano uccello dalla testa rossa…l’ho aspettato per fotografarlo. Non so se abbia gradito, ad un certo punto mi sembrava avanzasse in modo minaccioso…chissà chi è. Ho chiesto a una signora che passeggiava assorta lì accanto se sapeva che tipo di volatile fosse. Ha soltanto detto che lo
conosce ma non sa…il nome.
Primavera dunque. Voglia di vincere sfide. Perchè non riprovare con la torta di riso che avevo sbagliato nelle dosi? Seguo la ricetta per filo e per segno, dosi giuste, attrezzi pronti all’uso. Ma che avrò mai fatto?
Doveva stare in forno 40 minuti. Dopo venti sento la voce di Stefania dallo studio che dice “Sento odore di bruciato”. Controllo: una patina marrone si solleva sulla mia torta. Ma perchè?
La estraggo e la guardo sconsolata. Provo a tagliarla. Sembra sbriciolarsi…il sapore è buono…la mangiamo come fosse cous cous.
Ho capito infine perchè ho sbagliato nuovamente.
Ho aggiunto le uova quando il riso era ancora caldo e il tutto, chiare montate a neve comprese, hanno formato la cupola tipo soufflé!!!
Ritenterò ancora una volta!?
O mi dò per vinta?
LE COSE CHE TI HO NASCOSTO, di Nancy Richler, Piemme
pubblicato da: Mirna - 22 Marzo, 2016 @ 7:31 amUn bellissimo romanzo dall’impianto narrativo solido e dal contenuto ricco.
Una madre che scompare dopo la nascita della figlioletta Ruth. Una madre che era giunta in Canadà dall’Europa appena liberata passando attraverso la Palestina con un’identità rubata. E non solo. Si deve sposare per procura grazie a un’orafa ebra che fa da sensale con Sol Kramer. Si fa chiamare Lily Azerov.
Ma sposerà invece il fratello e avrà una bambina. Non rivelerà nulla di sè se non a qualcuno prima si scomparire spiegando bene la sua storia.
Sapremo dunque del diamante grezzo che ha con sè e del diario scritto che spesso rilegge.
Scopriremo perchè alla figlia rimasta  a Montereal con il padre, la nonna e  gli zii Lily Azerov manderà talvolta bellissime pietre raccolte nello stato dell’Alberta.
Perchè avvince questo romanzo? Perchè il mistero dell’abbandono di un figlio colpisce sempre. Perchè le identità scambiate portano a intrecci di vita e di sentimenti paricolari, perchè sembra sempre non ci sia nulla di concluso e fermo. Soltanto le pietre stanno ferme nella loro algida bellezza.
Seguiamo la vita di Ruth, la bimba abbandonata, che cresce però serena nella grande famiglia paterna e che si pone poche domande all’inizio sulla madre, ma ovviamente crescendo, fidanzandosi, sposandosi e mettendo al mondo un figlio  sente l’urgenza di conoscere la verità . Da dove viene .
Siamo in una benestante comunità ebraica stabilatasi finalmente in un luogo di pace dopo la diaspora causato dal Nazismo.
La storia della finta Lily Azerov sembra sottolineare il destino di tante persone che hanno vissuto gli orrori della seconda guerra in Europa, quando scrollarsi dalle spalle la propria identità dava l’illusione di poter dimenticare. “La propria identità non è scritta nella pietra, se essa venisse strappata dal proprio mondo e scaraventata in altro, si cambia”
Questo pensa la mamma di Ruth.
Da leggere.
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LA DONNA CHE COLLEZIONAVA FARFALLE di Bernie McGill, Bollati Boringhieri
pubblicato da: Mirna - 17 Marzo, 2016 @ 7:35 amRomanzo che prende spunto da una tristissima storia vera: nel 1892  a Cromore House, residenza della famiglia Montagu, sulla costa settentrionale dell’Irlanda una bambina di tre anni viene trovata morta nella stanza in cui era stata rinchiusa e legata per punizione. La madre della piccola testimoniò che aveva usato una calza per legare le mani della bambina a un anello infisso alla parete, poi  l’aveva rinchiusa a chiave  per tre ore.
La giuria condannò la madre a 12 mesi di reclusione.
Bernie McGill, commediografa che nel 2008 vinse un prestigioso premio, attorno a questi fatti ci dà due interessanti ritratti: quello della madre severissima, fredda, perchè lei stessa da piccola non era stata amata, e quella della servetta Maddie che sarà testimone di tutto ciò che accade nella residenza.
Che dire? Una storia che cattura come un feuilleton d’altri tempi, con sfumature gotiche e intenti psicologici.
Perchè questa giovane madre bella e altera è così severa con i propri numerosi figli? Perchè ama tanto collezionare farfalle?
Interessante il parallelismo tra le bellissime farfalle inchiodate  nello stipo e l’educazione ricevuta da Harriet da un’altra madre poco amorevole e punitiva che l’obbligava a portare il bustino anche di notte.
La narrazione è a due voci: quella di Harriet ormai in carcere a scontare la sua pena che scrive un diario per spiegare forse anche a se stessa la sua vera  natura, quella di Maddie ormai novantenne che scrive lettere  proprio a una pronipote della sua antica “padrona”.
Oltre a rabbrividire su come i bambini venivano trattati ci si può addentrare con curiosità  nella vita quotidiana  dei privilegiati e dei loro domestici e soprattutto nei meandri oscuri della psiche.
Non manca il segreto che sarà svelato verso la fine.
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VERONA la dolce
pubblicato da: Mirna - 13 Marzo, 2016 @ 5:04 pmLa primavera nascosta nei venticello di Marzo ti sprona ad …andare.
E dove se non in una dolce città colorata di rosa e oro in cerca di post impressionisti, amiche e poeti vaganti tra arche scaligere e balconi di amanti?
(Maria…non ricordo il nome del poeta veronese alle mie spalle!)
Le giornate da incartare e scartare in una aurea di piacevolezze. E poi da serbare.
Al Palazzo della Gran Guardia:  Van Gogh, Seurat, Mondrian e altri dipinti della collezione dell’olandese  Helene Kroller-Muller.
Colore, tecnica, Â percezioni diverse per l’occhio abituati alle pennellate degli Impressionisti qui frammentati in puntini. Visioni marine di Seurat, celebre la sua Domenica a Port-en -Bessin dove si vorrebbe “naufragare” in pace e luce.
I colori vorticosi di Van Gogh ci accolgono già all’inizio della scalinata del palazzo ed è un piacere “entrare” nei suoi  luoghi vissuti e trasfigurati.
Ed ancora Signac e  poi un  Theo van Rysselberghe, il maggiore rappresentante del puntinismo in Belgio.  Si deve assolutamente “entrare”  nel suo Famiglia in un frutteto in una mattinata di luglio.
Per assaporare le estati passate e future, il desiderio della luce del sole, del verde delle piante e di quell’inesorabile leggerezza voluttuosa che il caldo ti dona. Che piacere immedesimarsi nelle signore con cappello di paglia che ricamano o oziano e passeggiano. Io vorrei essere quella vestita di rosa che sembra non far niente se non ammirare la bellezza del momento.Â
Ma i piaceri non sono terminati perchè all’uscita incontriamo le care amiche Giuliana Savelli  e Maria Cannata.
Pranziamo insieme e ci aggiorniamo sulle nostre letture e  impegni culturali,  su cagnolini bianchi  come Albachiara e gattini neri come Mimilla e tanto altro.
Gli gnocchetti del sel-service di piazza Bra sono gustosi e noi ci sentiamo bene.
E brindiamo al calore colorato dell’amicizia.
L’OMBRA DELLA MAFIA di Fulvio Maiello
pubblicato da: Mirna - 11 Marzo, 2016 @ 8:50 amE’ già la seconda volta che Fulvio Maiello ci chiede di presentare un suo libro al nostro gruppo di lettura e noi volentieri lo accogliamo per sentire parlare della sua bella Sicilia. Se nell’altro romanzo “Parlava agli animali” ci aveva portato in un mondo arcaico e quasi fiabesco qui invece restiamo ancorati alla realtà dei giorni nostri dove  tra la bellezza della terra siciliana serpeggia l’ombra della mafia. Una delusione un po’ fatalistica che attanaglia i siciliani che temono  l’irraggiungibile sconfitta della mafia da parte delle istituzioni.
Fulvio Maiello ha la capacità però di portarci in Sicilia come luogo  geografico privilegiato e luogo per lui di eterna nostalgia.
Così la storia d’amore tra Nino Puglisi, giovane avvocato deluso da un matrimonio appena finito, e la bella Eleonora che lavora nel villaggio turistico diretto dallo zio, è avvolta dal respiro dell’isola. Siamo a Noto, la capitale barocca  e sul mare, le descrizioni ci portano direttamente tra fichi d’india,  profumi di fiori, zagare,  erbe, sale , fruscii, canti di cicale. Una etrra dove sembra non sia mai inverno percorsa com’è da una vita rigogliosa e fremente.
L’autore è ancora “dentro” la sua terra: ci fa sentire il sole bianco e abbacinante del pieno dell’estate, ci fa percorrere le strade di Noto e vedere le sue chiese (sono 33), ci fa consocere la  cucina piccante dai sapori antichi,  gustare  il sapore fresco delle granite  a colazione.
Tutto ciò avvolge l’inizio di una dolce e giovane storia d’amore piena di timori, sorprese. La descrizione dell’innamoramento è fresco, giovane, molto bello.
L’ombra della mafia si annuncia all’inizio della storia quando  Nino Puglisi proprio nei pressi dello stabilimento turistico dove lavora Eleonora è testimone di un occultamento di cadavere. Che fare? Tacere? Per la sua pace individuale? O tentare di scuotere  la rassegnazione e l’assoggettamento di molte istituzioni? Il dubbio lo assilla, ne parlerà con il suo superiore, qualcosa farà per aiutare il proprietario del mandorleto che subisce minacce. Ma è sufficiente?
Seppur la regione di Siracusa sia detta ” a provincia babba” per via dell’assoluta assenza di famiglie e fenomeni mafiosi,  cio che  Nino ha visto Nino,  fa nascere dei sospetti.
Sembra che l’ombra della mafia si allunghi.
Ne parleremo con l’autore Lunedì 14 marzo alle ore 17.00 al Caffè Galileo
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IL QUADERNO DEL DESTINO DI MARTINA DEI CAS
pubblicato da: Mirna - 9 Marzo, 2016 @ 5:33 pm“Cara Mirna,
come va? Spero tutto bene.
Le scrivo perché ormai è ufficiale, Il quaderno del destino diventerà un cortometraggio.
Le mando il link della campagna di raccolta fondi che il regista Luca Sartori ha lanciato via internet:
https://www.produzionidalbasso.com/project/il-quaderno-del-destino-short-movie-project/
Le sarei davvero molto grata se poteste diffonderla, magari anche attraverso il suo blog!
Grazie mille di cuore,
a presto,
Martina”
Martina ci dà l’impressione con le sue immediatezza e spontaneità di stare bene ovunque: il mondo è la sua casa, sia quando esplora con i Nicaraguensi le piantagioni di cacao  o visita Managua sia quando si sposta dalla sua Ala dove risiede in varie altre città , sia quando si trova con noi, maturo gruppo di lettori e scrittori. Non esiste iato generazionale tra noi perchè Martina è caffeina pura, desiderio di entrare subito in contatto con gli altri, voglia di regalare la sua ricchezza interiore.
Che eccezionali ventiquattro anni!
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SHEHERAZADE…PER LA GIORNATA DELLA DONNA
pubblicato da: Mirna - 8 Marzo, 2016 @ 10:19 amPerchè Sheherazade oggi 8 marzo per parlare di donne importanti?
… dalla suggestione intensa vissuta  ieri alla Facoltà di Lettere dopo aver ascoltato  Lisa Marchi presentarci Le Mille e una notte .
Ci ha letto alcuni racconti accompagnata da Stefania Neonato al pianoforte.
Che donna moderna, coraggiosa, intelligente, fattiva questa Sheherazade. Altro che odalisca!
Soltanto in una edizione araba dell’opera la giovane che si consegna liberamente al re persiano Sahrigar per cercare di salvare le fanciulle uccise dopo ogni notte trascorsa nel talamo regale, viene descritta come donna che legge e comprende.Â
Donna che ha il grande potere dell’affabulazione, del racconto che avvince e che in modo subliminale insegna. Ha una mente colorata direbbe Citati, come Ulisse, il grande primo narratore.
E ha un disegno nella sua mente di giovane donna. Quello non solo di salvare la sua vita ma di cambiare il tiranno e la sua visione del mondo.
Il re Sahrigar, furioso per il tradimento della moglie, esige ogni notte nel suo letto una fanciulla che poi  fa uccidere all’alba. Per vendicarsi.
Sheherazade insiste con il padre di poter offrirsi e quando il re incuriosito accetta, lei  gli chiede anche di poter avere con sè l’amata sorella, sorella che nascosta sotto il loro letto dovrebbe ascoltare le storie che Sheherazade ogni sera è abituata a narrarle.
Astuzia, lungimiranza, comprensione totale dell’altro: rispetto di facciata per l’autorità dispotica nell’escamotage di raccontare alla sorella per far capire invece al re attraverso questi suoi racconti fatti anche di violenza, crudeltà e tirannia che può nascere una nuova realtà , un mondo più giusto.
Sheherazade: paladina delle altre donne che per “mille e una notte” dormiranno sonni tranquilli .
Sheherazade che con la potenza della parola riesce a incantare, a far riflettere e forse a far cambiare una realtà .
Avvincente e interessante dunque la conversazione di ieri dal titolo Storie che migrano e si contaminano. Suoni e racconti da “Le Mille e una Notte”.
Lisa ha aggiunto che in questi tempi di chiusura verso i mondi “altri” che cosa c’è di più adatto che riaprire “i cancelli” verso l’Oriente parlando proprio di un grande libro pubblicato per la prima volta in Francia nel 1704 e che da allora ha incantato i suoi lettori?
Tutti sanno che sono storie orali antichissime raccolte con attenzione da vari scrittori arabi.
Lisa e Stefania hanno lavorato insieme con passione per trovare un filo che unisse le diverse culture che informano le storie de Le Mille e una Notte e il loro rapporto con l’arte occidentale. In una presunta idea di “purezza” che crea estraneità e sospetto verso tutto ciò che è “altro”, l’insegnamento di queste storie, dalla loro comparsa in Europa e dagli influssi che hanno avuto sulle arti occidentali fra cui la musica, è che tutto ciò che è umano è “contaminato”, tutto è prestito, ispirazione o modello per qualcos’altro.
Grazie alla professoressa Giovanna Covi ideatrice di  questo ciclo di incontri sulla “Cittadinanza condivisa“ che proseguirà al Dipartimento di Lettere e Filosofia fino al mese di maggio con altri temi della nostra attualità .
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SALVIAMO…UNA TORTA DI RISO
pubblicato da: Mirna - 6 Marzo, 2016 @ 5:45 pmVincenzo Pedrielli, il mio amico di infanzia carpigiana, ha compiuto gli anni e sua moglie Marisa gli ha  preparato  il suo dolce preferito: la torta di riso.  Soltanto per il suo compleanno. Me la descrive e mi sembra golosissima. Mi manda quindi la ricetta. Eccola.
La torta di riso:
200 gr di riso bollito in 1 litro di latte con scorza di limone.Quando raffreddato si aggiungono 150g di zucchero e 50gr d’uvetta (messa prima a bagno in acqua calda e successivamente con sassolino o liquore equivalente).Si aggiungono poi 100gr di mandorle sbucciate e tritate, alcuni amaretti e 5 rossi d’uovo.Mescola il tutto poi aggiungi i 5 chiari montati a neve. Ungi il tegame e metti pan grattato e inforna a 180° per 40 minuti.
Ebbene che cosa è successo che mi ha fatto rovinare la mia torta da salvare?
Io ho capito 2 chili di riso…
…e mi sono detta, beh loro sono in tanti:  figli,  e  nipoti,  per la mia famigliola di tre gatti (Mimilla sempre  compresa )  basterà la metà .
Quindi metto  a bollire in un mezzo litro di latte un chilo di riso... che naturalmente si attacca quasi subito, io mescolo, mescolo come il  muratore fa con la calce…mi si rompe  anche il cucchiaio di legno. Aggiungo latte e acqua, ma non demordo. Faticosissimo. Il  cucchiaio successivo rimane in piedi nel mezzo.
Continuo dimezzando tutti gli altri ingrredienti. La assaggio ma in effetti mi sembra poco dolce, aggiungo un po’ di zucchero e zenzero e cannella. Ma la consistenza è preoccupante.
Mi dico che evidentemente deve essere così.
Insomma alla fine il “pastone” sembra pronto. E’ tantissimo. Dove lo metto? Devo spostarlo di recipiente in recipiente sempre più grandi.
Sono tentata di telefonare al Pedrielli per capire dove sto sbagliando, ma poi continuo. Inforno la “cosa” per 40 minuti.
Alla fine emerge una  simil-torta  molto carina d’aspetto ma naturalmente dalla consistenza di un cemento gommoso.
Meno male che Stefania tornata stanchissima e con le idee un po’ confuse  la  assaggia e dice ” ” E’ poco dolce, ma non è cattiva!”
Non sa che dovremo in qualche modo smaltirla.
O salvarla …ma come? Aiuto!
Ma come ho fatto a leggere e pensare a due chili di riso?
Beh, ormai la cena e qualche futuro pasto ci sono!
QUALCOSA DI BUONO di Michelle Wildgen, Vallardi ed.
pubblicato da: Mirna - 3 Marzo, 2016 @ 8:21 am“Alla studentessa Bec serve un lavoretto per l’estate. Quando risponde all’annuncio di una coppia che cerca un aiuto per la moglie, affetta da sclerosi laterale amiotrofica, in realtà non sa ancora nulla né di cosa fare di sé stessa né di cosa comporti quella malattia. Kate è una trentacinquenne raffinata, con una bella casa e un bel marito, quando la sua vita perfetta è stata sconvolta dalla SLA. Bec invece è una ragazza confusa, ha una relazione senza futuro con un professore sposato e nessuna esperienza di assistenza ai malati. Eppure viene assunta per assistere Kate e, malgrado un esordio non esattamente brillante, piano piano riesce ad adeguarsi alla sua routine e a conquistarne la fiducia. Mentre il matrimonio di Kate con Evan, apparentemente perfetto, in realtà sta andando a rotoli, le due donne cominciano a fare affidamento l’una sull’altra e a costruire quello che diventa un legame non convenzionale, a volte conflittuale ma sempre ferocemente onesto.”
Ho letto con vero interesse questo romanzo da cui è già stato tratto un film di successo. La sinossi del testo è ovviamente riduttiva allo schema della trama. Ciò che invece è rilevante e coinvolgente sono gli stati d’animo della protagonista narrante.  Bec è giovanissima e si “butta” in questa sua esperienza lavorativa con incoscienza mista a curiosità . Ed ‘ proprio questo suo modo di fare che riuscirà ad essere di grandissimo aiuto alla malata, la bella e determinata Kate.
Nasce fra le due donne una sorta di complicità che supera la malattia devastante ma che  giunge a tessere  una profonda empatia reciproca.
E per Bec questa esperienza sarà determinante per capire che cosa vuole dalla vita.
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