L’OSCURA SACRALITA’ DELLA NOTTE di Julia Glass
pubblicato da: Mirna - 30 Novembre, 2016 @ 6:08 pm
Julia Glass è nata a Boston nel 1956. Vive con la famiglia a Marblehead, in Massachusetts. È una delle più apprezzate scrittrici statunitensi, autrice di cinque romanzi, vincitrice del National Book Award nel 2002 e premiata, tra gli altri, con il National Endowment for the Arts, il Nelson Algren Award e il Tobias Wolff Award
Questo  bel romanzo pubblicato lo scorso anno da Nutrimenti mi ha tenuto compagnia in molti pomeriggi bui catturandomi con una storia o meglio con più storie che ruotano intorno ad una paternità negata.
In un breve intermezzo d’amore viene concepito Kit che ormai quarantenne sente la necessità di ritrovare le sue radici paterne. Si ritrova disoccupato, in crisi esistenziale nonostante una bella famiglia, sa che deve  trovare coraggio per ritrovare autostima e decisionismo. La moglie lo incita ad “andare avanti” e per lui questo significa partire e cercare…
Sua  madre Daphne rimasta incinta giovanissima non gli ha mai voluto rivelare l’identità del padre ma poi si era sposata con Jasper un vedovo con due figli.
Kit si è sempre sentito protetto da Jasper, guida alpina, sciatore provetto, rude e sicuro uomo di montagna, lasciato  però da Daphne dopo alcuni anni per un altro uomo.
Kit che ormai si sente allo sbando pensa che andando da Jasper possa sapere qualcosa del vero padre. Forse sua madre quand’era ancora sposata con lui si è confidata.
E qualcosa Jasper sa.
L’interessante di questo romanzo sono i flash back e i tanti personaggi che partono da un punto, giungono alla fine a sciogliere i nodi passando attraverso alcuni punti cruciali.
Come la tempesta perfetta che arriva proprio mentre Kit si trova da Jasper, così insieme riescono a salvare una coppia ferita nel bosco.
O come la telefonata tra Jasper e la nonna paterna di Kit, Lucinda che a metà romanzo diventa il perno della vicenda.
Lucinda cattolica fervente che ha dovuto sottostare alla decisione di Daphne di non rivedere mai più il nipotino, Lucinda che è terrorizzata dall’ictus che ha appena colpito il marito. Lucinda che pensa al figlio morto con afflizione continua.
Sì perchè il figlio prediletto , il padre di Kit, è morto ormai da tempo. L’altro figlio è omosessuale , la figlia ha tre bambine.
Un altro punto clou diventa – come spesso nella narrativa americana  –  il pranzo del Ringraziamento, quando  si svelano segreti e i  timori e quando  la famiglia si riassesta.
Ci sono spessore,  coralità e quell’inevitabile ribaltamento di prospettive quando una  verità inaspettata si rivela.
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LIBERI DI ESSERE LIBERI di Francesca Patton
pubblicato da: Mirna - 19 Novembre, 2016 @ 11:23 am
LIBERI DI ESSERE LIBERI Storia di una ex fumatrice ed.Mandragora
Dopo il fantasy Il magico mondo di Nyu di Francesca Patton , approccio questo  suo diario intimo molto avvincente e interessante.
La giovane autrice si mette a nudo per spiegare a noi lettori –  e chiarire così anche a se stessa  – ciò che la spinse a diventare dipendente dal fumo e la battaglia combattuta  per uscirne.
Come tanti di noi iniziò a fumare sedicenne, per imitazione dei grandi, per essere come gli altri ragazzi  del gruppo, per provare nuove emozioni, ma questa iniziale esperienza  divenne da subito  una forte dipendenza.
Francesca  ha continuato infatti  a fumare molte sigarette ogni giorno molte sigarette (quante?)  per quindici anni.
Poco più che trentenne  però finalmente Francesca si…ferma…vuole capire perchè fuma così tanto
“Un fumatore non si ama molto. Ammettiamolo. E’ un’evidenza. Non puoi amarti e al contempo introdurre dentro di te sostanze nocive.”
Inizia così in un giorno d’estate un arduo percorso per smettere di dipendere dal fumo. Ma deve per forza iniziare anche un’analisi approfondita delle motivazioni che la spinsero a fumare , fumare, fumare…
…forse dopo una discussione con i genitori o con gli amici ? dopo una delusione in ufficio? o  quando dobbiamo affrontare qualcosa di impegnativo, ed ancora se siamo troppo felici e vogliamo aggiungere piacere al piacere?
La psicoanalisi  ci spiega che il desiderio di avere sempre qualcosa in bocca è da ricondurre alla fase orale, mai superata, cioè al primordiale  appagamento provato durante la suzione dal seno materno. Quindi la sicurezza di cibo e amore incondizionati.
Sappiamo che fumare una  sigaretta rilassa, consola, gratifica.
Il tempo che si passa a fumare una sigaretta è uno spazio avulso dal contesto che ci circonda, è un tempo e uno spazio soltanto nostri, in cui pensare a fondo, sentirsi ancorati in qualcosa di solo tuo.
Dal momento in cui Francesca ha deciso che vuole smettere di fumare inizia anche una capillare analisi di ogni sentimento e comportamento  legati all’accendersi una “bionda”.
Inizia a prestare attenzione a tutto ciò che è connesso al fumo. Sigaretta: stampella per avere coraggio, fumo:cortina per nascondersi e non sbilanciarsi. Vuole capire i suoi limiti, le sue peculiarità .
Parla di scarsa autostima , del dolore della separazione dei genitori, della dipendenza dal giudizio del padre.
Si fa del male coscientemente per spingere oltre un altro dolore, le angosce, le delusioni. Insomma fumare fa “meno male” che sentire il vuoto della casa o la propria  inadeguatezza. Decidere di fumare era stata la sua sola decisione autonoma. Tutto il resto era “delegato” al padre.
Come affronta Francesca il suo problema? Ascoltandosi attentamente. Accende la sua ultima sigaretta e osserva con la mente e con i sensi ogni secondo che si scioglie nel fumo. E attua delle strategie perchè questa decisione è una sfida con se stessa. E la battaglia intrapresa dovrà necessariamente culminare  in una vittoria per dar prova della sua libertà .
Il suo percorso è creativo puntellato di amuleti, riti propiziatori tutti rivolti alla determinazione di non essere più dipendente nè della sigaretta nè da tutto il corollario ad essa inerente.
Il suo cammino sembra una fiaba, la percezione del tempo e degli spazi  sono colorati di magia fantasmatica (siamo già nel mondo di Nyu?).
Ecco l’importanza di indossare una certa collanina e soprattutto l’aiuto dell’ acqua,  sia essa semplicemente quella di una lunga doccia, sia quella più intrigante del lago dove sprofondare e riemergere nuova. “Tutta l’ansia della giornata rimaneva lì sul fondo del lago come poltiglia  dopo una spremuta d’arancia e io uscivo leggera. Vedevo finalmente la mia vita per quello che era.”
Insomma Francesca conduce la sua battaglia durante tutta un’estate e finalmente riuscirà a sottrarsi all’impellente bisogno di fumo.
Nel frattempo ha capito molto di sè: della necessità di rispettare se stessa, di non lasciarsi ricattare sentimentalmente, di piacersi per come è e per ciò che vuole essere.  Decide persino di tagliarsi i capelli nonostante il parere contrario del padre che le diceva spesso che i capelli custodiscono la memoria.
Il cambiamento va di pari passo nella psiche e nel corpo seppure l’essenza rimanga la stessa.
Per questo Francesca vede ora il suo futuro come un’onda che cambia, si trascina, ai arricciola , e poi ritorna alla sua base vitale, la quiete, Â per poi riprendere a correre in diverse forme e disegni.
Brava Francesca  che con la creatività e l’immaginazione di una scrittrice sei riuscita a deporre l’ultima sigaretta e a dare consigli interessanti ai grandi fumatori ancora prigionieri del loro vizio.
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Ricordando Paola Azzolini
pubblicato da: Mirna - 16 Novembre, 2016 @ 6:21 pmLa notizia della scomparsa prematura di Paola Azzolini  conosciuta soltanto due stagioni fa  ha  colpito e addolorato  noi tutti  che l’abbiamo ospitata nel nostro LibrIncontri in occasione della pubblicazione del suo ultimo libro “L’amore al tempo della guerra”, libro che come ho scritto a Maria  ho visto sul tavolo della nostra Biblioteca come proposta di lettura.
L’avevo presentata così:
“Sono onorata e felice che Paola Azzolini sia ospite  del  nostro gruppo di lettura “Il LibrIncontri del Caffè Galileo” e de Il Giardino delle Arti per presentare  questo suo bellissimo ed impegnativo  lavoro.
La scrittrice da molto tempo si interessa dei grandi  della letteratura del Novecento sia in ambito veronese che nazionale. Ha pubblicato una serie di studi su Manzoni, Alfieri, Capuana e tra i  tanti argomenti affrontati  ha scritto Di silenzio e d’Ombra. Scrittura e identità femminile del Novecento italiano .
Cura antologie, scrive saggi, insomma è una persona curiosa, amante della letteratura e della “scrittura” in generale.
E’ amica di Maria Cannata, l’autrice de” La luna e la figlia cambiata” già presentato in questa sede.
L’amore al tempo della guerra è un epistolario. Lettere di Ottavia Arici ad Aleardo Aleardi.
Si intuisce subito che il lavoro di Paola Azzolini è stato impegnativo, ma anche di grande soddisfazione e gioia. Riunire tutte le lettere che questa  giovane signora trentenne, abbandonata dal marito e con tre figli piccoli, scrive ad Aleardo Aleardi allora noto e amato poeta veronese, sicuramente ha contribuito a far  entrare autrice e lettori  in un mondo sia  intimo che storico.
Siamo negli anni 1848-1849 quando l’Italia vuole risorgere e liberarsi definitivamente dagli Austriaci.
Ottavia vive a Padova dove affitta camere per aumentare il suo reddito. Una sera d’inverno del 1846 si presenta Aleardi che ha lasciato la sua natia Verona.  E’ biondo alto e bello… (è un tombeur de femmes!).  E’ un poeta romantico, amico di Giovanni Prati insieme al quale lavorò per riviste letterarie venete. Nei suoi canti egli narra vicende storiche remote (v.Corradino di Svevia, ecc.) , evocando nei suoi versi sentimentali i temi della patria, dell’amore e  avanzando  talvolta istanze politiche e sociali.  Declama sovente i suoi  versi patriottici  in alcuni  salotti veronesi di amiche anti-austriache .
Questo ci ricorda l’importanza  che ebbero le donne colte in questo momento storico ( come il salotto di Clara Maffei a Milano).
Come può la trentenne Ottavia non innamorarsi di Aleardo?
Per alcuni anni il suo amore è ricambiato, seppur non sempre totalmente, anche perchè lui deve fuggire in varie città .
In nostro possesso abbiamo soltanto le lettere di Ottavia; quelle di Aleardio si sono smarrite, ma ugualmente dall’intensità di questi scritti si possono evincere le risposte . Sono tantissime lettere intrise di resoconti politici, militari e…passione.
Ottavia scrive soprattutto di notte con tutta la suggestione che ciò può portare all’anelito amoroso e al desiderio di Aleardo. Spesso viene nominata “Maria” una desiderata ma inesistente loro bambina.
“Mio angiolo, mia necessità , mia creatura! scrive Ottavia. Intreccia la sua passione amorosa con la compassione patriottica. Lo ama tanto che accetta e appoggia la sua relazione con Maria Hermann.
Paola Azzolini ci racconterà anche della prima lontana edizione di questo epistolario quando non tutte le lettere furono pubblicate perchè ritenute troppe osé...a pag. 89, una bellissima lettera
“…Angiolo, è dal 19 maggio che non ci baciamo  e la mia bocca si sente umida di quell’ultimo bacio che mi desti…”
Tante lettere, mai ripetitive perchè in questi due anni cruciali  c’è un crescendo sia di un amore, sia  della cronaca risorgimentale.
Una lettura avvincente.”
Come scrive Maria Teresa il nostro incontro con Paola Azzolini e Maria Cannata, le amiche scrittrici di Verona, è stato all’insegna della spontaneità e dello stare insieme con simpatia e piacere. Abbiamo ascoltato con interesse la spiegazione del lavoro compiuto da Paola  tra una biblioteca e un archivio per regalarci un epistolario interessante. Tutti siamo “entrati” in quegli anni del nostro Risorgimento, i fatidici 1848- 1849 e allo stesso tempo ci siamo avvicinati a questa giovane donna, Ottavia Arici, moderna, appassionata, viva.  E perchè non ricordare il poeta Aleardo Aleardi che qualcuno di noi ha anche incontrato su qualche lontana antologia scolastica?”
Così ci spiegava con entusiasmo la bella scrittrice  veronese, e ci eravamo riproposte di risentirci e rivederci. A Verona, al Circolo della Rosa.
Purtroppo non sarà così. Ci rimangono i suoi libri, una parte importante di sè.
E la ricorderemo.
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LIBRINCONTRI al Caffè Città . Consigli e riflessioni…
pubblicato da: Mirna - 10 Novembre, 2016 @ 10:58 amNon ci resta che…leggere dopo la delusione delle elezioni americane.E che conforto ritrovarci nell’angolo rosso del bar Città per parlare soprattutto delle nostre letture.
Ieri si è unita a noi Francesca Patton che mi ha portato il suo libretto “Liberi di essere liberi – Storia dì ua ex-fumatrice” ed. Mandragora . Lo leggerò e poi ne parleremo insieme.
Giovedì 1 dicembre sarà presentato alla Biblioteca Comunale di Trento, alle 17.30.
Consideravo che il nostro gruppo-lettura è eterogeneo: non solo maschi e femmine, ma giovani e meno giovani. E questo crea un’atmosfera propositiva, frizzante, piacevolissima. Tanto che l’incontrarci ci sollecita  immediatamente a parlare tutti insieme!
Ma poi intervengo io…come coordinatrice…vabbè…la sostanza è che ci vediamo volentieri e che fra noi è nato un rapporto affettuoso di consonanze.
Santo ci parla con entusiasmo di Andrea Molesini, autore de La solitudine dell’assassino
“Trieste e la poesia, Trieste e le donne, Trieste e la prigionia in Fortezza, Trieste e il calore di una amicizia speciale, Trieste e un antico delitto, Trieste e la storia, questo e molto altro nel ricco ed intenso romanzo che è l’ultimo di Andrea Molesini. Dopo “Non tutti i bastardi sono di Vienna†e “La primavera del lupoâ€, esce ora “La solitudine dell’assassinoâ€.
L’omicida in questione è un uomo di 81 anni, il bibliotecario triestino Carlo Malaguti, che nel lontano 1986 aveva ucciso con premeditazione una donna, ed era stato condannato all’ergastolo; ora, dopo oltre venti anni di prigionia, per buona condotta sarà liberato…”
Giovanni con la sua simpatia emiliana ci racconta della “riscoperta” di Dino Buzzati fatta sotto l’ombrellone, dapprima con i  suoi magistrali racconti, poi con il magnifico Il deserto dei Tartari ed infine con  le particolari ed accattivanti Storie di fantasmi.
Rileggere classici certamente è una ricchezza.
Maria Grazia è alle prese con  Saramago, “Il viaggio dell’elefante” e l’intricato, ma avvincente Memoriale del convento, dove  storie d’amore si mescolano con elementi storici e scientifici, come la costruzione di un aerostato. “Un’impalcatura barocca” dice Maria Grazia,  interessantissimo.
Enza ci suggerisce una storia al femminile: Chiara Gamberale “Per dieci minuti”
LA TRAMA:
“10 minuti al giorno.Tutti i giorni.Per un mese.
10 minuti per fare una cosa nuova,mai fatta prima.
10 minuti fuori dai soliti schemi.Per smettere di avere paura.E tornare a vivere”
Tutto questo per salvarsi dall’abbandono del marito/compagno.
E poi  Maria Teresa si presenta  un racconto biografico di un antiquario famoso della Torino bene.  “Un antiquario al Cremlino” di Marco Datrino. I segreti di questo mestiere , aneddoti, foto di opere d’arte. Godibile.
Emma amante di scrittori yiddish e mittel -europei ci parla di Amos Oz, di Claudio Magris  e del suo Il Conde e  della  sua prima moglie Marisa Madieri da leggere ed apprezzare in “Maria”.
Alfonso Masi si sta preparando per un recital su Pirandello, ed ecco allora la sua rilettura de Il gioco delle parti (Â la sua biografia ) e di molti racconti dialogati.
Carla ha finito di stampare  il suo ultimo libro e per ora si diletta nella rilettura degli articoli di Baricco.
Anch’io voglio suggerire due romanzi. L’ultimo di Cathleen Schine “Le cose cambiano” , storia di una famiglia unita, ma soprattutto  “il racconto del sopraggiungere della vecchiaia che si può affrontare con dignità , rispetto ed empatia. Cathleen Shine, profonda osservatrice dell’universo familiare e delle relazioni umane in questo romanzo dà il meglio di sè, senza mai rinunciare al suo innato senso dell’umorismo e alla sua penna sempre elegante”
Un esordiente bolzanino, Luca D’Andrea, ha scritto un thriller avvincente che si svolge nel famoso canyon  del Bletterbach, vicino a Siebenhoch. Alto Adige.
La sostanza del male, ed.Einaudi.
Un triplice crudele omicidio rimasto irrisolto. Un americano che rimane invischiato nella vicenda. E al centro questo luogo, vicino al nostro Trentino, una gigantesca gola nei cui fossili si può leggere l’intera storia del mondo.
Il ritmo è serrato e il racconto, pur nelle sue esagerazioni, va di pari passo con la passione di un uomo alla ricerca del suo profondo essere.
DOLCE NOVEMBRE A MILANO tra un libro e l’altro
pubblicato da: Mirna - 7 Novembre, 2016 @ 8:48 amParto da Trento per Milano  con il delizioso libro Zia Sass di Pamela Lyndon Travers, dove zia Sass altro non è che l’ispiratrice della famosa e severa Mary Poppins.
Racconto che mi porta in Australia dove l’autrice ha vissuto la sua giovinezza e mentre il treno sfreccia attraverso la campagna novembrina mi chiedo e mi compiaccio di quante suggestioni e  cambiamenti la vita può offrire. Un libro, un’altra città seppur non lontana, altre conoscenze  e occasioni.
Le “vecchie” amiche milanesi mi aspettano con affetto e proposte, ed io riesco anche a rapportarmi con la metropoli lombarda da sola.
Felicissima corro al GamManzoni, lo stesso pomeriggio del mio arrivo, per ammirare una quindicina di quadri che hanno come tema la neve.
Anima Bianca –  La neve da De Nittis a Morbelli. Che delizia  Le due pattinatrici! Poi una cioccolata calda di fianco al Duomo.
Maria Gemma mi porta verso il crepuscolo ad ammirare i Navigli!
Un’altra dimensione allegra, morbida, piena di riflessi. Un Campari Soda bevuto sedute in uno dei tanti bar all’aperto.
L’occasione più importante è il cocktail Party sulla Terrazza Martini in onore della giovane figlia di Marina appena sposatasi.
Quindicesimo piano da dove si ammirano il Duomo,il  Castello Sforzesco e la  Torre Velasca e quella dolcezza brumosa che soltanto Milano sa dare quando Novembre è grigio.
Delizioso contrasto tra l’acquerugiola che percepisco mentre cerco di fotografare e l’interno caloroso di persone simpatiche, ex-colleghe di crociera e di lavoretti milanesi, antipasti raffinati e golosi, risottino, lasagne ai funghi, torte, pasticcini, confetti e champagne offerto con orgoglio dal padre della sposa, mio caro amico, mio filosofo alternativo.
Conosco Hans e sua moglie dai capelli rossi, una sorridente coppia di tedeschi trapiantatisi nella campagna pisana.
Chissà forse ci si rivedrà ancora ai Mercatini di Natale o ai concerti che vorrebbero organizzare con Stefania.
Mi sento bene, l’affetto, la conversazione, la felicità dei due sposini ci contagia.
Fuori la Milano da bere palpita di luci e promesse.
E noi apprezziamo le dolcezze che la vita ci presenta…e che dobbiamo cogliere.
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PRESENTE “ANTERIORE” nell’Amarcord carpigiano”
pubblicato da: Mirna - 30 Ottobre, 2016 @ 6:19 pmPercepivo che certi ricordi, pensieri e sentimenti risultassero elastici tanto da avvicendarsi dal passato al presente con una sorta di ritmo euforico  se ci fossero state le giuste coordinate spaziali e affettive.
Carpi in una giornata calda e dorata di fine ottobre quando i colori della Cattedrale, del Castello rinascimentale, dei portici si accendono e si mescolano con quelli della frutta autunnale, funghi, cappelletti, leccornie  e antichi sapori propri della mia cittadina come i ciccioli, al savor, la saba… Tutti in opulente spettacolo al mercato.
Ma il benvenuto di noi viaggiatori da Trento e dalla Brianza lo abbiamo… inaspettato e caloroso al bar del Corso. Visi cambiati dai 50 anni e più vissuti distanti,  ma sorrisi e afflati uguali  che ci accolgono e ci abbracciano.  Vincenzo ed io siamo emozionati. Io mi sento felice con desiderio di danzare. Un “antico amichetto” ci porta la foto di Cantarana dei primi del Novecento.  Ci sono altre amiche di scuola.
Ma è vero? E poi Corrado Rossi e Gianni Bonasi amici sia di Vincenzo che miei .
Ed è con loro che il presente anteriore si scalda. Perchè il desiderio di comunicare, essere lieti, regalarci  vecchi ricordi e nuovi pensieri è direttamente proporzionale al gusto della vita, al sapore di ciò che poi assaggeremo e che vogliamo condividere.
Brunella, la mia cara amica delle elementari , delle medie, la mia dirimpettaia, la amica del cuore bambino e adolescente, Â ha organizzato tutto con fatica, ma con tenacia. La sento vicina come quando dovevamo prepararci per le interrogazioni o per gli esami.
Quindi cinquant’anni sono un soffio di tempo? Ci prendiamo a braccetto come forse ragazzine ci prendevamo per mano. Â Siamo sempre noi?
Anche con l’altro Canteranese, Vincenzo, detto Pedro che insieme agli altri due nominati prima era aduso festeggiare l’autunno con i sughi e festicciole danzanti ripercorriamo questo nostro presente anteriore.
Siamo abbracciati da una giornata calda densa di profumi antichi ed evocativi; il cuore di Carpi batte all’unisono con i miei, i nostri sussulti di emozioni che lasciamo espandere liberamente. E’ questo il segreto del carpe diem? Abbandonarsi con fiducia al momento di letizia.
Certamente poi  dobbiamo essere grati alla cucina regionale: tortelloni di zucca, gnocco fritto, tigelle, salumi, lardo pestato, formaggi…e un lieve e rosato Lambrusco che scende e si riversa nelle nostre parole  e nei nostri sorrisi;.persino i giovani,  i nostri figli – accompagnatori – sono allegri ed è bello che il gap generazionale non esista perchè c’è solamente il piacere del convivio, dello stare insieme, del godere questi  dolci piaceri che la Vita ci offre.
Arriva persino Donatella, amica dei miei sedici anni , che gioia! Accanto a me c’è Gabriella Leporati, bellissima e misteriosa.Â
E i cari Corrado e Gianni e Vincenzo che sembrano sottolineare che il tempo passato non esiste: ci siamo noi come siamo ora.  Densi di ciò che eravamo, ci sono i nostri figli.  Ed anche Marisa e Rasanna le mogli di Vincenzo e Gianni.
Sembra che le ore diventino sempre più preziose mentre il tiepido sole ottobrino colora di rosa questa cittadina antica.
Dobbiamo anche andare a casa di Gianni Bonasi a vedere i suoi pianoforti. Un’altra emozione. Quante serate con la sua famiglia a giocare a tombola e che feste estive di lanterne e profumi nel suo giardino !
Amarcord ” un successo grande. Iniziato con un’emozione ancora più grande. L’incontro con Carla, la sorella di Vincenzo che ricorda la mia mamma perfettamente e si ricorda di me “cichina” piccolina.
Eccoci: Marisa, Carla, io e Vincenzo.  Come siamo ora  in questo presente anteriore.
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LUCE E TENEBRA – Vita di Torquato Tasso di Alvaro Torchio, ed. manni
pubblicato da: Mirna - 25 Ottobre, 2016 @ 8:53 amSe pensiamo all’Ariosto percepiamo armonia e sorrisi. Se pensiamo al Tasso ci colpisce il l suo tormento.
Siamo in periodi storici vicini, Ariosto muore nel 1533,  il Tasso nasce nel 1544. Però che cambiamenti nel clima sociale, spirituale, culturale intorno alla metà del Cinquecento. La riforma luterana con l’affissione delle 95 tesi di Lutero, l’inizio del Concilio di Trento nel 1545.
Ora all’arte in generale e alla poesia in particolare si assegna un fine pedagogico. Ora insieme al dilettevole dev’esserci nella poesia uno scopo morale  e cristiano. Ed attorno a tutto questo impegno il Tasso si arrovellerà .  Deve attrarre sì il lettore, ma teme di incorrere in pensieri eretici. Il suo equilibrio vacilla.
L’intima irrequietezza del suo spirito tempestoso, la sua patologia psicologica,  lo fa agire in maniera contraddittoria. Il suo “daimon” si fa sentire sempre e ovunque. La voce della sua coscienza che gli fa temere di pensare e temere di  compiere il male.
Che personaggio grande e  drammatico,
Cavalcare il Rinascimento e la Controriforma è davvero destabilizzante per un personaggio così sensibile.
Alvaro Torchio riesce a farci entrare nel suo animo tormentato quasi immedesimandosi nella efficace dolcezza dei suoi sonetti, nella percezione della vita che scorre intorno a lui, nell’affetto per i suoi cari.
Torchio ci fa entrare anche  negli ambienti frequentati dal Tasso, siano essi i palazzi di Luigi d’Este sia la stanza di Ostiglia dove l’amato padre giace sofferente.Lo fa con stile arioso, scorrevole, chiaro. Trovo che una biografia dell’autore della Gerusalemme Liberata , seppur leggermente romanzata come lo stesso autore ci racconta, mancasse.
Le descrizioni degli usi e costumi dell’epoca sono  precisi ed interessanti. E soprattutto efficace è l’empatia che Alvaro Torchio sembra provare per questo poeta straordinario, per quest’uomo che vive in un’età di transizione e che vorrebbe afferrare un’armonia che sembra ormai a brandelli.
Non è un uomo superficiale, ma corrosivamente profondo. Cerca di conoscere le sue caratteristiche, chiamate a quel tempo peccati: brama di gloria, lussuria; cerca di essere migliore, corrispondere alle aspettative della Chiesa, della Corte, ma fa fatica essendo soprattutto onesto e vivisezionatore dei suoi sentimenti.
Torchio riesce a raccontarci la sua biografia e i suoi conflitti estremi. Ottimo l’escatmotage della autoanalisi scritta dallo stesso poeta, su consiglio del medico (poi bruciata) in cui emergono i suoi complessi di persecuzione, gli sbalzi d’umore, la melanconia.
In effetti sulla patologia di Torquato Tasso molti hanno sentenziato, ma forse mancava una biografia chiara e consequenziale che parlasse del suo percorso esistenziale, intendendo con questo non solo il suo pensiero , bensì anche i fatti.
Luce e tenebra ci rivela la quintessenza del poeta, il tormento che egli stesso si infligge, ma anche la bellezza del suo canto.
Trovo questo libro di Alvaro Torchio scorrevole, avvincente , esaustivo senza essere pedissequo, adatto anche agli studenti di scuola medie inferiori e superiori.
Notevoli le descrizioni che Alvaro riesce a regalarci di Venezia, dell’isola di Belvedere  e di tante altre ambientazioni.
Vi aspettiamo, cari amici, domani pomeriggio 26 ottobre  al Caffè Città , piazza Italia,  per  ascoltare l’autore.                                                      LibrIncontri ore 17.00 Â
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Il Salotto di Cristina. Penelopi e affini
pubblicato da: Mirna - 21 Ottobre, 2016 @ 12:43 pmCari amici che seguite il mio blog “fra un libro e l’altro”, certamente conoscerete le serate delle Penelopi che si svolgono nel salotto di Cristina, pianista, cantante, artista, ospite eccelsa.
Serate uniche, particolari, nate da un’ idea sua e delle sorelle  più di trent’anni fa: radunare a sera  signore e signorine, che si dilettino sì di cucito, ricamo e gastronomia, ma anche  di arte, poesia, musica, canto,  teatro e … soprattutto  di gusto del sorriso condiviso.
Serate natalizie all’insegna del  colore rosso dei nostri vestiti  e dei canti , serate di carnevale con mille costumi cuciti proprio dalla Penelope e esibizioni  canore e recitativi sfolgoranti.
E tanto altro.
Come si fa a ripercorrere lustri di serate speciali, divertenti, una diversa dall’altra ?  Tutte  connotate  da qualcosa di progettato, studiato e messo in atto per divertire ed essere  condiviso .
Prendiamo ieri sera per esempio:  c’erano “vecchie Penelopi” non di  età  !,  ma di frequentazione;  una Penelope di “ritorno” come Stefania che dopo sei anni di assenza (abituata a venirci giovanissima) ha sentito l’urgenza di rituffarsi nel magico mondo del salotto di Cristina,  Penelopi “esterne” come le cugine di Maria Teresa, Penelopi nuove, accolte con la solita canzoncina. ….
Non poteva mancare Anna,  la Grande Madre Penelope di 93 anni e dalle camicette luccicanti  come il suo spirito.
Appena entro attraverso il giardino pieno di piante, fiori, laghetto e fontanelle gorgoglianti mi sembra di entrare in un mondo fatato e rassicurante.
L’ingresso, i salotti e  la cucina del piano terra sono allegri, colorati, luminosi e ormai conosciuti.
Mi danno conforto, mi fanno lasciare fuori ogni pensiero.
Merito di Cristina e del suo organizzare con precisione ogni serata sia  per le Penelopi che per gli Accademici.
Ieri sera, dunque, lei ci suona due evocativi pezzi moderni, poi chiede a Stefania di suonare l’Arabesque di Shumann, poi si recitano  poesie serie, poesie in dialetto,  io e Maria Teresa (le mitiche twin sisters)  cantiamo La canzon degli angioletti che si scordano di fare la …pipì.
Ridiano, cantiamo, mangiamo torte e pizzette, beviamo spumante e bibite.
Parliamo e sorridiamo. E ridiamo. E balliamo.
Conserveremo  queste ore nel nostro prezioso deposito delle cose liete. Evviva le Penelopi. Grazie Cristina.
SI RIPARTE CON IL GRUPPO LETTURA
pubblicato da: Mirna - 14 Ottobre, 2016 @ 3:05 pmFinita l’estate si desidera incontrare gli amici nei salotti e  nei caffè per conversare.
Il piacere della conversazione che interessa, illumina, diverte, appassiona.
Il nostro LibrIncontri è dunque ripartito. E questa volta nel salottino interno del Caffè Città in piazza Italia.
Trovare un gruppo in cui ormai c’è un legame di affetto e  di complicità letteraria è un dono prezioso.
Dobbiamo “coltivarlo” come un giardino.
Rivediamo dopo tanto tempo Raffaella con la sua splendida bambina Saraswathy che cerca di ascoltarci, ma non troppo giocando con i suoi auricolari.
Carla ha finito il suo libro che Santo ha letto ed elogiato. Alfonso Masi ci parla dei suoi recital, dalla lettura di Garcia Lorca a Lutero. Poi ci sono i Lucatti, Enza, Daria, Lucia, Annamaria ed io, la solita coordinatrice e blogger.
Raffella prima di lasciarci ci consiglia di leggere Jonathan Safran Foer ” Molto forte,incredibilmente vicino”
“New York un ragazzino riceve dal padre un messaggio rassicurante sul cellulare: “C’è qualche problema qui nelle Torri Gemelle, ma è tutto sotto controllo”. È l’11 settembre 2001. Tra le cose del padre scomparso il ragazzo trova una busta col nome Black e una chiave: a questi due elementi si aggrappa per riallacciare il rapporto troncato e per compensare un vuoto affettivo che neppure la madre riesce a colmare. Inizia un viaggio nella città alla ricerca del misterioso signor Black: un itinerario ricco di incontri che lo porterà a dare finalmente risposta all’enigmatico ritrovamento e ai propri dubbi. E sarà soprattutto l’incontro col nonno a fargli ritrovare un mondo di affetti e a riaprirlo alla vita.”
E soprattutto dello stesso autore leggere “ Eccomi”
“Uno dei temi centrali del libro è il modo in cui la cura dei figli entri dentro l’amore tra due persone, lo trasformi e possa consumarlo. Eccomi è anche la descrizione di una generazione, quella dei quarantenni e cinquantenni, che vive l’essere madri e padri come una prestazione pubblica, qualcosa in cui realizzarsi”
Mi accorgo che elencando le mie letture estive che troverete anche sul mio blog io ho dato la preferenza a scrittrici. Meno male che ho scelto un uomo per l’ultimo libro che sto leggendo. E che è delizioso. Consigliato a tutti i lettori e non.
 Di Alan Bennet “La sovrana lettrice” ed. Adelphi
Che cosa può apportare in un’anziana e famosa sovrana la scoperta del piacere della lettura? Persino un cambiamento di atteggiamento durante le sue regali mansioni. Con il suo sottile humour inglese Alan Bennet ci racconta di come la Regina d’Inghilterra incappa in una biblioteca itinerante e grazie a un suo valletto comincia a leggere narrativa. Parte da romanzi leggeri come quelli di Nancy Midford per giungere a James (sebbene lo trovi troppo lento ) e a Proust. Legge di Sylvia Plath e si ritiene fortunata di non aver sofferto come lei, legge la biografia di Lauren Baccal e la invidia perchè pensa che si sia divertita più di lei. Sebbene suo marito e il primo ministro la critichino velatamente lei ribatte che la lettura , che riesce a rubare tra un impegno e l’altro, la “sottrae”, la rende irreperibile e la fa sentire persino libera. La lettura è l’attività più democratica che esista. Tutti lo possono svolgere.
Noi del gruppo lettura ne siamo entusiasti.
Altri consigli di lettura emersi :
Riccardo: Â Utopia di Thomas More a cura di Maria Lia Guardini,
 Numero Zero di Umberto Eco,
La maschera democratica dell’oligarchia di Canfora, Zagrebelsky.
Il bello dei nostri LibrIncontri è il dialogo, il confronto, i pareri concordi e discordi.  Santo dice che è rimasto deluso da Eco dopo “Il cimitero di Praga”, pure un po’ anche dell’ultimo romanzo di Andrea Camilleri: Montalbano è invecchiato e forse anche la verve dello scrittore siciliano. Si è tuffato quindi in un libro di fantascienza “Dune”
Ancora saggi  Biologia delle credenze di Bruce Lipton
e L’Amore di Ronald de Sousa, consigliato caldamente da Carla
Vera,  Mrs.  Vladimir Nabokov- di Shiff Stacy biografia della moglie di Nabokov. Interessantissimo.
Maria Teresa sta approcciando Il paese delle prugne verdi di Herta Muller. Lettura difficile e intensa che dipana una storia nella Romania di Ceasescu..Â
Caffè amaro di Simonetta Agnello Hornby
E libri di viaggio:
Alla ricerca di Hassan, Il volto nascosto dell’Iran di Terence Ward
Trieste,  o del nessun  luogo di Ian Morris . Tutti consigliatissimi.
E poi cerchiano Uomini nudi della Alicia Gimenez  Bartlett…sembra che in biblioteca sia prenotatissimo.
Alla prossima volta, cari amici.
ARIA CHE ALLENTA I NODI di Nadia Ioriatti
pubblicato da: Mirna - 7 Ottobre, 2016 @ 7:35 amA poche settimane dalla bella presentazione di don Farina nell’ambito MODICA nel centro libri di piazza Fiera
ripropongo il mio post scritto  mesi fa.
L ho letto appena avuto tra le mani e l ho bevuto in un fiato. Perchà le parole scritte di Nadia avvincono con il suo significato profondo e allo stesso tempo scivolano fluide per dirimere i nodi e i suoi tormenti e per regalarci stupori epifanici.
La bellissima introduzione di don Marcello Farina ci prepara a ciò che Nadia-Speranza (il significato del nome russo Nadia¨ speranza) ci racconta di sèp e del mondo che la circonda.
Ciò che emerge è¨ certamente la sua caparbia volontà di resistenza
Una guerriera, una principessa in corazza che travalica i confini e i limiti che la malattia le impone.
E così¬ con semplice maestria  condivide con noi lettori i suoi pensieri, le sue paure, la sua vita, senza troppe reticenze, ma con quel vessillo di libertà orgogliosa che le brilla spesso nello sguardo. Tante parole infilate in una collana di aneddoti: ricordi personali, considerazioni su ciò che ci circonda, speculazioni.
Racconti di vita che diventano letteratura grazie alla scrittura incisiva e alla poesia sua reticente.
Dentro di sè sta costruendo un rifugio antiatomico ed ora, grazie alla scrittura può urlare†le sue sofferenze, mentre all ‘inizio della malattia extrastrong come la chiama lei con la sua acuta e amara ironia, rimaneva attonita dall incredulità e dal tentativo di negarla.
All’inizio non conosci nemmeno le parole giuste con cui spiegare il dolore. Perchè il dolore fisico non resiste al linguaggio, lo distrugge e riporta a uno stadio anteriore, fatto di suoni e gemiti che un essere umano emette prima di apprenderlo coì¬ scrive Nadia e si confronta con Frida Khalo e con i suoi dipinti che urlano anch’essi la sofferenza fisica
Il dolore non è parte della vita, può diventare la vita stessa commentava la pittrice messicana.
Ogni capitolo una scoperta, ho detto, devi leggerli uno dopo l ‘altro.
“Profiliâ€Â :dove il profilo di un monte che vede dal suo balconcino le ricorda il profilo dell’amato padre.
Ha un cassetto pieno di incertezze ma anche di desideri, come quello di danzare. Ha ballato con la sua carrozzina con l’Associazione Equilibrialtri tanto da farle pensare che forse è un peccato morire fino a quando lo stupore sarà indulgente.
Questo secondo libro di Nadia Ioriatti si trova già in vendita presso le librerie Artigianelli e Ubik, ma anche la scrittrice stessa ne ha copie a casa sua.
Un abbraccio carissima Nadia!