STILLBACH O DELLA NOSTALGIA di Sabine Gruber, 2011
pubblicato da: Mirna - 27 Aprile, 2017 @ 5:12 pmChi ha letto “Eva dorme” della Melandri può trovare in questo romanzo dell’altoatesina Gruber lo stesso modo di narrare storie che nel primo Novecento hanno toccato le popolazioni nate e vissute in Alto Adige.
Nata a Merano  ho sempre sentito con partecipazione  questa problematica di integrazione italiani-tedeschi anche quando andai a vivere in Emilia. A Merano rimanevano gli zii e molte estati le trascorrevo presso di loro vivendo i tempi delle bombe ai tralicci degli anni ’60
“Clara nel presente, nel 2009, Ines nel 1978, Emma nel 1943 e negli anni precedenti lo scoppio della guerra- sono questi i tre filoni che si inseguono e si sovrappongono in Stillbach 0 della nostalgia.
Il romanzo che Ines ha scritto affonda nella storia: Ines si interessava a Priebke, l’ufficiale delle SS che spuntava i nomi delle vittime all’eccidio delle Fosse Ardeatine, eseguito per rappresaglia contro l’attentato partigiano in via Rasella. Perché il fidanzato altoatesino di Emma era morto in quell’attentato e non c’entrava proprio niente, non era un nazista. Se Johann non fosse morto, Emma non si sarebbe lasciata mettere incinta dal figlio del proprietario dell’albergo Manente, perché non era vero che era un’arrivista. Ed aveva pagato caro per quel figlio- l’ostracismo di Stillbach, la rottura con la sua famiglia che non voleva saperne di avere per parente un signor Cazzolini, come venivano chiamati gli italiani. In quel breve periodo come cameriera Ines aveva amoreggiato con un ospite dell’albergo, Paul Vogel che si pagava gli studi facendo la guida turistica. Ora, nel 2009, Ines aveva incontrato di nuovo Paul Vogel e Clara gli darà un appuntamento per sapere qualcosa di più sull’amica. Paul non ricorda nulla di una storia avuta con Ines nel 1978, un dettaglio importante. Quanto c’è di vero e quanto di romanzato nelle pagine scritte da Ines? Se Paul non era andato a letto con lei, allora forse non era neppure vero che un fantomatico Johann fosse morto in via Rasella. Ma a Stillbach qualcuno conosceva Johann…
Fantasmi del passato, inimicizie mai sopite, il disagio nei rapporti tra altoatesini e italiani, tra chi ha vissuto come un sopruso il dover cambiare nome e lingua e identità nazionale e chi ha reclamato un territorio in base alla geografia, chi ha colonizzato l’Alto Adige con la stessa arroganza con cui ha messo piede in Abissinia”. (recensione di Marilia Piccone)Â
Un romanzo nel romanzo e non solo,  verso la fine  appare la stessa autrice, Sabine Gruber, come  un deus ex machina per risistemare le scatole cinesi di questa storia vera o letteraturizzata? Certamente agganciata storicamente alla difficoltà degli abitanti dell’Alto Adige in bilico tra un’identità da salvare ed una nuova da accettare.
Stillbach, Rio silente tradotto in italiano come venne fatto per tutte le località altoatesine, è un luogo inventato, ma è il luogo dell’ origine.
L’ Itaca nella quale ognuno vorrebbe ritornare. Idealizzato, amato o odiato, il nostro luogo natio ci lascerà un segno permanente per tutto ciò che si è assorbito nei primi anni di vita. Il luogo d’origine non è solo un luogo geografico: è gran parte di ciò che saremo e se si nasce in un luogo di confine, di conflitti anche il nostro Io ne sarà nel bene e nel male contrassegnato.
Sabine Gruber, classe 1963, nata a Merano è una scrittrice tra le più note nel panorama di lingua tedesca. Oggi vive a Vienna, è autrice di prosa, poesia e teatro. Per le sue opere ha ottenuto prestigiosi riconoscimenti letterari.
PENSIERI SPARSI…in borsetta
pubblicato da: Mirna - 21 Aprile, 2017 @ 4:32 pmPensieri di Aprile. Non sempre
April is the cruellest month ,breeding
lilacs out of the dead land, mixing
Memory an desire, stirring
Dull roots with spring rain.
Come scriveva T.S. Eliot nella sua Waste Land.Â
Sì, è vero Aprile genera lillà dalla terra morta,  mescola desideri e memorie e smuove radici con la pioggia primaverile . Insomma ci mette allo scoperto. Natura e noi. E spesso ci lascia  vulnerabili e senza difese nel turbillon dei cambiamenti.
Talvolta  però Aprile è clemente, è amico, chiaro e quasi affidabile. Ci regala sorprese come mantelli di glicine precoci, pensieri e sogni sorridenti, brividi che sembrano percorrere all’unisono il risveglio della Natura. E ci fa anche accorgere  di quanto la vita sia bella, imprevedibile, misteriosa.
Non occorre sempre uscire in dolci scampagnate collinari, visitare città , camminare lungo i fiumi, basta osservare e ascoltare.
La sera i merli fischiano insieme ai passeri, le anatre del  parco ondeggiano sull’erba, e se il vento traditore ti apre il soprabito vedi pur volare petali di fiori rosa.
Forse ciò che Aprile ci vuol dire è di continuare a credere nel Bello nonostante la consapevolezza del memento mori.
Da giovanissima scrivevo al ricordo del profumo dei tigli “e di nostalgia si muore” oppure  ” quaggiù sul greto del fiume io muoio ” ma ora posso ancora ricordare invece l’attaccamento alla vita e il gusto per tutto ciò che c’era e c’è intorno a me, a noi.
Crescere vuol dire anche accettare nuovi Aprili, cambiamenti, una “waste land“, dove pur sempre sopra vi fioriscono i giacinti “You gave me Hyacinths …and you came back from the Hyacinth garden”. Soltanto vedere un giardino di giacinti non è una meraviglia?
Semmai riceverne in dono…
Sì, tutto è  ed è il contrario.
The Waste Land è anche la Terra Promessa.
E’ tutto dentro di noi come  approcciare in determinati momenti la nostra vita e gli accadimenti piccoli, grandi, dolci, inaspettati, poetici.
E’ del poeta il fin la meraviglia.
LA FORTUNA TI SORRIDE di Adam Johnson, Marsilio
pubblicato da: Mirna - 12 Aprile, 2017 @ 4:41 pmUn bel libro di racconti densi e intriganti di Adam Johnson che con il romanzo Il Signore degli Orfani ha vinto il Pulitzer.
Una scrittura forte che sa coniugare tenerezza e disincanto in una società varia che cerca un riscatto dal caos del presente e dalle ombre talvolta oscure e incomprese del proprio  passato. Come non comprende Hans, ex -direttore amministrativo della Stasi, che ormai a distanza di 18 anni ritorna ogni giorno sul luogo del suo lavoro, “del delitto” potremmo dire  – ormai diventato meta turistica per adolescenti pigri e scarsamente interessati – quasi per rassicurarsi che tutto ciò che viene raccontato brutalmente dagli ex-detenuti  non è vero, tutto era stato fatto per amor di patria. “George Orwell era un mio amico”
Molto toccante il racconto del giovane padre che dopo l’uragano Katrina in Louisiana si vede “recapitare” il figlioletto avuto da una  breve relazione. La madre è scomparsa e lui deve prendersi cura del piccolo Geronimo  cercando di sopravvivere in una terra ormai devastata . Ma c’è sempre una scintilla di speranza , un po’ di ottimismo e consolazione “Uragani anonimi”.
I racconti sono sei, tutti straordinari. Â La fotuna ti sorride ha vinto il National Book Award
Ma per gli amici lettori ci sono tanti altri consigli emersi dai nostri LibrIncontri. sempre più frizzanti e interessanti. Ed ieri anche con l’arrivo graditissimo di Nadia Ioriatti.
“La vita su Marte” di Schiapparelli che si può scaricare gratuitamente perchè fa parte del Progetto Guttenberg per cui i diritti sono ormai tutti scaduti. Un viaggio immaginifico tra scienza e letteratura.
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LA VEDOVA VAN GOGH di Camilo Sanchez
pubblicato da: Mirna - 7 Aprile, 2017 @ 4:36 pmPer chi ama Van Gogh pittore e uomo, per chi ha letto la emozionante corrispondenza fra Vincent e suo fratello Theo, questo è un ulteriore tassello per conoscere maggiormente la storia del suo lavoro.
Appena Vincent si suicida Theo cade in una profonda depressione preda di sensi di colpa e di quelle paranoie tipiche di una patologia  familiare. Eppure è appena diventato padre di un maschietto, Vincent per l’appunto, ma lascia tutto sulle spalle della giovane moglie Johanna .
Vivono a Parigi ed ora è Johanna  ad occuparsi anche degli innumerevoli tele del cognato. E sono tante. Pensare che quando era in vita ne vendette soltanto due o tre. Van Gogh non ci teneva alla vendita, desiderava far conoscere le sue opere, trasmettere  l’urgenza frenetica che lo coglieva ogni momento al cospetto della Natura, della Vita. Aveva scritto al fratello di donare i suoi quadri ai Musei.
Ma non è ancora  giunto il tempo per capire il genio unico di Van Gogh.
Johanna è stremata: Theo vive nel letto il suo dolore, si alza soltanto per cercare di organizzare una  mostra per il fratello che viene però rifiutata.  Johanna scrive un diario per salvarsi, per capire che fare. Sa che dovrà tornare in Olanda presso i suoi genitori per avere un po’ di aiuto. Sente che Theo è ormai distrutto. Infatti morirà dopo 6 mesi dalla morte del fratello.
E qui comincia la straordinaria avventura di una giovane vedova e madre che ricostruirà la sua vita portando avanti molti progetti che si realizzeranno con successo. Decide con l’aiuto economico del padre di aprire una locanda in campagna, fa arrivare da Parigi i quadri di Van Gogh che appende in ogni stanza, su ogni pezzo di muro.
Ma ve le immaginate pareti piene di girasoli, di iris, di mandorli fioriti….molta gente viene a soggiornare e ad ammirare questo luogo particolare..
Johanna sa che ha una missione. Intanto rilegge la corrispondenza fra Vincent e Theo e scopre la poetica del pittore, la sua ansia di immedesimarsi nel colore come ingresso nella vibrazione del cosmo. Sa che ha in mano un capolavoro letterario. Lavorerà dunque anche su di  esse in parallelo con i tentativi di organizzare piccole mostre.
Dapprima vende un disegno, poi un quadro e lentamente tutto si svolgerà in modo di far entrare per sempre Van Gogh nella Storia dell’Arte.
Libro bellissimo, la storia della donna che ha riconosciuto per prima il valore di Van Gogh.
Dal suo diario: “Scrivo circondata dalla vertigine di colori: Frutteti in fiore, in camera da letto, in sala da pranzo, sopra il focolare, davanti ai miei occhi proprio adesso, i mangiatori di patate; nel piccolo soggiorno il grande paesaggio di Arles e la notte stellata che sovrasta il Rodano. Ognuno di loro sfavilla per casa. E sembrano dipinti da persone diverse. “
Bellissimo. Consigliato da Emma.
Ediz.Marcos y Marcos
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POMFRET TOWERS di Angela Thirkell, ed. Astoria
pubblicato da: Mirna - 29 Marzo, 2017 @ 7:57 amChe delizia questi romanzi Astoria  del primo Novecento.
Entri nell’atmosfera della campagna inglese e non vorresti più uscirne. Soprattutto vorresti rimanere dentro questa storia, dentro al maniero del vecchio e burbero Lord Pomfret e vedere e ascoltare tutti i personaggi che vi  si aggirano.
Che personaggi simpatici! Dalla protagonista principale, la timidissima Alice che vive a ridosso di Pomfret Tower, in una casa- dependance … almeno dal riscaldamento centrale  (voluto da suo padre, il signor Barton,) con i genitori e il fratello Guy.
Alice può cadere in deliqui mentali se obbligata a stare in mezzo alla gente, a parlare e ad essere osservata…sta bene soltanto con i suoi amici Sally e Roddy amanti della campagna e dell’allevamento di cani.
Ma proprio lei e suo fratello vengono invitati da lord Pomfret per un week end in occasione del ritorno  di Lady Pomfret che dopo la morte dell’unico figlio soggiorna spesso in Italia.
Ci saranno anche l’erede Gilles  Foster, la cugina Hermione Rivers autrice di successo, i cui romanzi sentimentali vengono divorati. L’editore Jons (che odia la signora Rivers) stima che almeno “ventimila donne di mezza età sprovviste di particolare fascino e interesse immaginandosi nei panni delle sue eroine (che conquistano sempre giovanotti fascinosi in giro per il mondo , ma che non tradiscono mai il marito pur se algido) avrebbero partecipato romanticamente al resistere della passione passeggera.
La signora Rivers ha due figli Phoebe e Julian, quest’ultimo  si crede un artista interessantissimo. Carattere egocentrico e maleducatissimo.  Riesce a  far credere all’ingenua  Alice di esserne innamorata.
Risate assicurate grazie a questa scrittrice ai più sconosciuta. La sua ironia è tagliente e riesce a descrivere in modo eccellente un periodo in cui le classi medio-alte si potevano ancora permettere di abitare in grandi casi di campagna, attorniate da una servitù praticamente a costo zero.
Esilarante. Ma non solo, per esempio…in poche righe i più attenti lettori, diciamo lettrici, scopriranno perchè la segretaria di Lady Pomfret una notte non riesca a dormire e perchè il signor Barton cerchi a un certo punto un indirizzo londinese…
PENSIERI SPARSI…IN BORSETTA
pubblicato da: Mirna - 24 Marzo, 2017 @ 6:21 pmLa lettura della biografia romanzata di Daphne du Maurier mi ha ricordato quanto anch’io  – soprattutto da adolescente –  fossi immersa spesso nel vivere-sogno. Non solo per sfuggire una realtà pesante ma per entrare a modo mio in un mondo immaginifico e  letterario.
Certi sogni ad occhi aperti mi sembrano ancor oggi reali. E questa mia capacità immaginativa mi fa vivere in modo ricco e duraturo  sia i momenti dell’esserci dentro sia i momenti riletti  a posteriori .
I pensieri vanno e vengono come i ricordi.
Momenti che vengono riassaporati dopo averli vissuti  – come Proust ci insegna – con calma e sotto una diversa luce, sia della metacognizione sia quella delle emozioni sedimentate.
E così che le mie ultime vacanze romane con Nicoletta sono ora riassestate, ampliate di particolari che sul momento erano fugaci come i gabbiani che vedevamo, ma che ora si sono arricchite di colori, sensazioni, emozioni  particolari.
Certamente si ricordano i luoghi, i musei, gli accadimenti , ma chiudendo gli occhi si ritrova l’atmosfera della città , il rumore dei nostri passi sui sanpietrini,  il  calore del sole, il gorgogliare  delle fontane, il piacere della compagnia, dei sorrisi, delle parole tra noi leggere nel bel salotto colorato.
I fiori del  rosmarino sembrano ancora sfavillanti d’azzurro nel ripensarli e villa Adriana è ferma tra i mandorli fioriti e la sensazione di abbandono primaverile.
Ogni giorno la vita ci offre doni che sta a noi riconoscere.
Come un’amicizia importante e simpatica. Affinità attraverso le quali sorridere e riflettere.
E la primavera risveglia i cuori e sembra che sensazioni ed emozioni rifioriscano dando un sapore nuovo alla vita che non dimentichiamo si deve assaggiare, sognare, bere come un bicchiere di champagne.
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GLI IMPROBABILI SPOSI
pubblicato da: Mirna - 19 Marzo, 2017 @ 6:32 pmEnrico Fuochi ci regala sempre il suo punto di…obiettivo intrecciando la fotografia con il  moto dei pensieri e delle emozioni.
Ecco dunque un’interessantissima mostra fotografica al Polo Culturale e Museale Mart di Rovereto.
Precisamente nella Biblioteca civica “G.Tartarotti”.
Aperta fino al 2 aprile 2017.
Come sono nate queste foto?
Enrico ci spiega che la rilettura del grande romanzo di Manzoni gli ha sollecitato idee, prospettive, sensazioni che ha voluto riversare in immagini raccontando la stessa storia, gli stessi personaggi ma con un occhio – Â in questo caso anche l’obiettivo – Â diversi.
Eppure, ci ha spiegato ieri durante l’inaugurazione,  tutto si può riportare e ricollegare al presente, a noi, alla nostra umanità , al nostro sentire.
I promessi sposi, don Abbondio, la monaca di Monza , l’Innominato sono riconducibili a tutt’oggi a miserie e ricchezze umane, a peculiarità del vivere.
Don Abbondio il curato fragile e codardo che si trova in balia di eventi più forti di lui viene proposto alla mercè di una tempesta o in un immagine di tessere da puzzle che suggeriscono un’identità frantumata.
Alfonso Masi che ha interpretato don Abbondio nelle foto  ieri ci ha letto alcuni brani tratti dalla parodia dei Promessi Sposi di Guido da Verona.
Davanti ad ogni foto che reca in calce frasi tratte dal romanzo possiamo trovare molte chiavi di lettura.
La foto di Lucia in desabilleè e con il volto dentro a una cornice ci riporta sicuramente alla bellezza guerriera descrittaci dal Manzoni; i Bravi  vengono riproposti come omaccioni tatuati, e l’Innominato un’ombra.
Coinvolgente la Monaca di Monza su un letto stracciato con in mano una bambolina vestita da suora. Struggente come Fuochi ricorda la madre di Cecilia.
Da vedere sicuramente  cercando  di allacciarci al sentire dell’artista e a ciò che ci vuole suggerire.
Dietro ad ogni immagine c’è sempre  ricerca, pensiero e immaginazione .
LA MAGIA DELLE COSE PERSE E RITROVATE, di Brooke Davies
pubblicato da: Mirna - 15 Marzo, 2017 @ 5:56 pmMi piace maggiormente il titolo originale Lost & Found perchè dà più autorevolezza a questo romanzo molto bello.
Una storia profonda che si addentra nel mistero della morte e dell’abbandono vissuto da Millie una bambina di sette anni. Ma filtrato da personaggi al limite del surreale.
Un testo ideale per il teatro, a mio parere.
Certi dialoghi “strampalati” ci ricordano talvolta il teatro dell’assurdo, ma  assurdità  non ce n’è perchè tutti noi ci facciamo domande sul senso della vita e spesso vorremmo comportarci con più libertà e verità .
A Millie è morto il papà e ciò la spinge a vedere intorno la deperibilità di tutto e tutti. Tiene il quaderno delle cose morte e fa domande a tutti.
E Â poi improvvisamente la mamma la lascia al centro commerciale e sparisce.
Che cosa le rimane?
I suoi stivali rossi, il quaderno e una curiosità e bontà infinite. E la volontà di ritrovarla.
Passa alcune notti accanto a un manichino  che sembra proteggerla, ma presto la sua strada si intreccia con Karl un  ultraottantenne fuggito dalla casa di riposo. Era un dattilografo e adora battere a “macchina” sui tavoli, su se stesso parole d’amore per la sua Evie ormai morta da tempo.
Si “riconoscono” e cercheranno di camminare insieme per ritrovare la mamma.
Tornano alla casa vuota e qui si inserisce il terzo personaggio, la dirimpettaia  Agatha, ottantenne che rimasta vedova da cinque anni  si è rinchiusa in casa senza voler più vedere nessuno.  Ama scrivere  sul diario  i test di vecchiaia.
Ogni giorno misura con righelli quanti cedimenti nota nelle gote, nel seno e quante nuove rughe appaiono.
Ma la dolce disperata caparbietà di Millie smuove persino Agatha e in una serie di esilaranti avventure attraverso l’Australia  troviamo i tre personaggi impegnati a rintracciare questa mamma perduta.
Sul treno che va verso Melbourne ne succedono di tutti colori, ad un certo punto dall’altoparlante si sentirà Millie dire “Un giorno morirete tutti“.
Che brava questa  Brooke Davis trentasettenne australiana cresciuta in mezzo ai libri e che fa anche la libraia.
Ha scritto una storia piena di fantasia facendoci sorridere e pensare  che non è mai troppo tardi per vivere appieno la vita e se si perdono delle cose sappiamo che c’è sempre un modo per ritrovarle.
Romanzo edito da Garzanti nel 2015.
Libro sfavillante.
Da assaporare e giudicare in modo non affrettato. Delizioso.
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LIBRINCONTRI… e il piacere di condividere
pubblicato da: Mirna - 13 Marzo, 2017 @ 8:06 amNOVE VITE di Bernice Rubens, elliot ed.
“Una gloriosa commedia noir…Per dirla in tre parole: meravigliosa, meravigliosa, meravigliosa” Cos’ scrive The Daily mail
Infatti questo racconto si legge con piacere e curiosità . Sebbene si parli di omicidi  – addirittura nove – tutto si snoda  con un humour tranquillo e accattivante.
Nove psicoterapeuti devono essere uccisi da uno dei tre protagonisti per una sua personale missione che verrà svelata pagina dopo pagina.
Tutti strangolati con una corda di chitarra. Perchè?
E perchè questo tenero marito, pensa la seconda protagonista, sua moglie Verin, si dichiara innocente pur ammettendo di essere stato lui a “garottare” quelle persone>?
Seguiamo così anche i pensieri di Verrin che ogni qundici giorni va a trovare, rosa dai dubbi,  il suo Donald in prigione.
E poi c’è l’ispettore  Wilkins che vuole smascherare l’assassino…
Pubblicato in Italia due anni fa è subito diventato un best seller per gli amanti dei thriller psicologici.
Bernice Rubens (1928-2004)  nata a Cardiff e figlia di padre ebreo lituano e madre polacca, visse in una famiglia colta e amante della musica. I fratelli Harold e Cyril divennero celebri violinisti. E’ stata la prima donna a vincere il Man Booker Prize nel 1970. Certamente è un’autrice da conoscere meglio. Altro  suo romanzo da leggere “Mia cara sconosciuta”
RUMORE DI MAMMA DI LAURA TANGORRA, classe 1963 e affetta da malattia degenerativa. Â Ma una mamma amorevole, attenta e fiera dei suoi bambini,
Questo breve racconto è un inno alla maternità e a tutte le gioie, le scoperte e  l’amore che lega per sempre madre e figli. Un’attentissima analisi di ogni sfumatura, percezione, sorriso, lacrima che possono intercorrere tra i figli e la persona che li ha tenuti in grembo per nove mesi iniziando così un legame eterno.
Di questi e altri libri si è parlato durante il nostro LibrIncontri dell’8 marzo con la piacevole sorpresa del ritorno di Nadia Ioriatti e la presenza di due nuovi amici.
E rametti  di mimosa e cioccolatini per noi donne.
Emma è entusiasta de La vedova Van Gogh di Camilo Sanchez: è la cognata del celebre pittore che racconta .
Alfonso ci parla de I Promessi Sposi in vista della mostra fotografica di Enrico Fuochi che si inaugurerà sabato 18 marzo alle ore 17.30 alla Biblioteca del Polo Culturale e Museale Mart. Rovereto.
In quell’occasione Alfonso reciterà alcune pagine tratte da Guido da Verona e non solo. Lo vedremo come modello nei panni di don Abbondio.
Ma come sempre Enrico Fuochi ci darà una sua interpretazione personale dei noti personaggi e delle loro vicende, Tant’è che la  mostra è intitotolata  GLI IMPROBABILI SPOSI.
Da visitare sicuramente.
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DAPHNE di Tatiana De Rosnay, ed. Neri Pozza
pubblicato da: Mirna - 4 Marzo, 2017 @ 6:08 pm“Sognare-vero” e ciò che ha fatto per tutta la vita la scrittrice Daphne du Maurier famosa in tutto il mondo soprattutto  per il romanzo “Rebecca, la prima moglie”.
Eppure Daphne ha cominciato a scrivere molto giovane e ha continuato per tutta la vita  perchè soltanto nella scrittura riusciva ad essere appagata e libera.
La  scrittura è il suo rifugio, l’immaginazione la sua vera vita:  è l’isola che non c’è quel luogo della fantasia che tanto l’aveva sedotta nel racconto dell’amico di famiglia J.Matthew  Barry.
Daphne è bella, bionda, con gli occhi azzurri, riservata e scontrosa, ma con uno speciale sense of humour. E’ la prediletta di suo padre Gerald famoso attore teatrale della Londra inizio Novecento.
E per il suo amore vorrebbe tanto essere il maschio da lui desiderato dopo due femmine; Â preferisce vestirsi da ragazzo, tagliarsi i capelli , comportarsi in modo rude. E poi adora le sue origini francesi e il nonno paterno scrittore. Legge i suoi due romanzi e vi si immerge trasognata. Sicuramente le trame un po’ noir del nonno influenzeranno le sue trame.
La sua vita è un romanzo. Come sicuramente tutte le vite, ma la sua è speciale.
E Tatiana de Rosnay ce  ne  dà un memorabile ritratto:  Daphne una  donna libera, ribelle, completa e autonoma.
Persino dopo il matrimonio con il bel militare Browing e la nascita di tre figli lei continuerà la sua vita indipendente cercando  e creandosi una ricca solitudine necessaria per scrivere e partorire storie su storie in cui immergersi.
Le farà da cornice la Cornovaglia che lei adora. Dapprima Fowey, la casa direttamente sul mare, poi la casa nel bosco  Menabilly.
Sono queste case che ispireranno  Manderley la dimora di Rebecca de  Winter.
Una vita lunga quella di Daphne du Maurier.
Nata nel 1907, morta nel 1989. Quasi un secolo, un Novecento che lei ha cavalcato in modo parallelo tutta presa dal suo mondo immaginario, ma non per questo meno reale.
Tantissimi romanzi da Jamaica Inn, Rebecca,  Mia cugina Rachele a racconti come Gli  uccelli  sono diventati films famosi.
Una vita per la scrittura  e per il “sognare-vero ” .
“Impossibile imprigionare un visionario, sa varcare i muri, togliere i chiavistelli alla porte, cacciar via il peso degli anni.”
Ed è per questo che si può azzardare che Daphne ha vissuto tantissime vite con la libertà assoluta di calarsi in ognuna di esse.
Da leggere.
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