Vecchi libri e la vie en rose con “E la luna guardava Siviglia”
pubblicato da: Mirna - 2 Ottobre, 2017 @ 4:38 pmTorno dalla quiete del villaggio e mi ritrovo  la casa per aria.
Per una perdita d’acqua del piano di sopra in corrispondenza del soggiorno si sono rovinati il soffitto  e il pavimento.
Stefania, mentre io a Borzonasca leggevo, guardavo le rondini e litigavo con il gatto vicino, assisteva alla sistemazione del parquet. Â Con spostamento di mobili in altre stanze, libri tolti e messi a terra, tazzine e bicchieri nella mia camera da letto, tende sulle sedie.
E’ ancora così, perchè stiamo aspettando il pittore.
“E’ una casa destrutturata ” penso : Â in camera da letto trovi zuccheriere, tre paralumi in fila, nello studio piatti e piattini.
E naturalmente libri ovunque.
Ma che cosa sbuca tra essi?
Ritagli del passato. Alcuni volumetti rosa o illustrati… perlopiù a pezzi. Emozione. Parte delle mie letture di adolescente .
Romanzi di Delly nelle edizioni della Salani e poi uno dei miei preferiti
“E la luna guardava Siviglia” di Luisa Maria Linares.
Lo voglio rileggere prima di buttarlo come gli altri (ormai le pagine cadono come le foglie e la copertina è staccata o rovinata).
Mi sono accorta che alcuni episodi  li conoscevo  quasi a memoria visto che l’avrò letto molte volte.
Ma perchè proprio quello?
Lo rileggo foglio per foglio staccato  e  macchiato di caffè, per capire.
Eh, sì.
Lì c’erano tutta la mia ingenuità , le mie aspettative, i miei desideri verso la vita e l’amore.
Divertentissimo, pieno di dialoghi effervescenti, con una protagonista decisa e dolce allo stesso tempo, situazioni esilaranti, ma sempre con la “morale” delle….brave ragazze del tempo.
Il protagonista bruno, determinato premuroso e attento. Insomma il mio ideale!
(una specie spagnola  del solito Mr. Darcy ).
Il tutto immerso in un’atmosfera estiva sivigliana  carica  luce, allegria,  profumi di fiori  notturni; ci sono persino alcune citazioni del poeta Becquer.
Insomma un romanzo rosa dal quale fatico a staccarmi.
Quando lo butterò…se lo butterò…non lo rileggerò mai più?
Non credo si troverà ancora  o  forse sì? Sarà nascosto in qualche biblioteca andalusa.
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IL SILENZIO di Erling Kagge, ed.Einaudi
pubblicato da: Mirna - 17 Settembre, 2017 @ 3:59 pmIL SILENZIO DI Erling Kagge , ed.Einaudi
Sembra un caso che in questa calda estate in cui la mia necessità di Silenzio è aumentata mi sia arrivato in dono questo delizioso libro.
Saggio ? Riflessione?
Certamente un invito e una suggestione per fermarsi e cercare il perché della necessità del SILENZIO.
L’autore è il norvegese Erling Kagge, classe 1963, che di silenzio quasi assoluto se ne intende.
E’ stato infatti il primo uomo a raggiungere in solitaria il Polo Sud e il primo a raggiungere i “tre poli†il Polo Nord, il Polo Sud e una cima dell’Everest .
Ma che cos’è il silenzio e dove si trova?
L’autore ci parla delle sue esperienze, cerca di capire la società contemporanea  sommersa dal rumore.  Cita spesso il pensiero dei  Grandi non tralasciando una pagina della Bibbia: Dio si manifesta ad Elia in una brezza leggera tradotta in norvegese in “silenzio sottileâ€
Questo è purtroppo il tempo del rumore: lo sperimentiamo ogni giorno: traffico sulle strade, negozi, bar ristoranti con musica altissima, brusii,televisori accesi …sembra che la maggior parte delle persone abbia paura del silenzio in una sorta di horror vacui.
E’ come si volesse fuggire da se stessi.
E molti tendono a spegnere il SILENZIO con TV, radio, Internet.
Pascal diceva di non aver paura del silenzio  “La disgrazia degli uomini proviene dal non saper essi starsene tranquilli in una cameraâ€
Sono stati condotti test psicologici per misurare l’intensità del disagio di starsene da soli nel silenzio:
per molti trovarsi faccia a faccia con i propri pensieri è stata un’esperienza sconvolgente.
Ciò deve far riflettere, suggerisce di fermarci e di ascoltarci.
Il  SILENZIO ci fa guardare dentro e ciò è necessario per arricchirci o sfrondarci, per prendere coscienza di chi siamo, di che cosa vogliamo veramente.
Dobbiamo imparare a trovare la linea di demarcazione tra la mancanza di senso che dà la NOIA e la pienezza di senso che dà la GIOIA.
Ma tutto sta in noi stessi.
Dobbiamo convincerci che non siamo obbligati a parlare in continuazione  e neppure a pensare come macchinette.
Dobbiamo fermarci, meditare e la filosofia Zen ci insegna.
Anche molti artisti contemporanei  hanno compreso come il silenzio pieno (il silenzio assoluto, il vuoto vuoto non esiste neppure nell,universo – anzi Dante ci parla della musica del Cosmo).
Citiamo il compositore John Cage  passato alla storia  con la composizione 4’33: quattro minuti e trentatre secondi di solo silenzio  (portato sul palco anche da Stefania) .
Si può ascoltare anche il silenzio.
SILENZIO il vero lusso d’oggigiorno, almeno per me
Vengo in questo  paesello per assaporare meriggi montaliani di lievi tremori d’ali, o ronzii di api e mi tocca sentire televisori accesi dalla mattina alla sera…
Naturalmente protesto e riesco a ritrovare un po’ di pace. Quando mi tuffo in mare faccio il “morto†affinchè l’acqua mi copra le orecchie ed allora sono in estasi.
Soltanto  la voce del mare . Bellissimo.
Ricordo invece lo smarrimento di mio marito quando ci trovammo in un boschetto morto, alberi spogli, nessun cinguettìo, volle uscirne al più presto.
Il  Silenzio non è un’anomalia , ci dice Erling Kagge,  è una nostra esigenza, è ciò che siamo noi dentro. Dobbiamo tuffarci in esso perché vi troveremo la chiave per comprendere più a fondo la vita.
ULTIME CRONACHE DI BORZONASCA
pubblicato da: Mirna - 10 Settembre, 2017 @ 11:07 amE’ settembre.
Il gran caldo ha ceduto stremandosi in giornate nuvolose  e variabili ed infine in un grosso temporale pomeridiano.
Ieri 9 settembre.
La mattinata però era iniziata dolcemente con raggi di sole tiepid0 che facevano capolino tra nuvolette soffici, in  programma il caffè con Grazia, raccolta di qualche fiorellino in giardino.
Ancor più festoso il profumo della baciocca che stavano cucinando i miei santi vicini patroni (che mi hanno rifocillata per tutta l’estate a suon di zucchine, pomodori, verze, prugne, origano).
Sapevo che me ne sarebbero arrivate due fette.
Sapete com’è fatta?: pasta sfoglia ripiena di cipolle e  patate tagliate a fette sottilissime più olio ed altro ancora. Una squisitezza.
Ma il ludus stava ulteriormente ampliandosi con il momento dell’aperitivo bevuto attraverso il divisorio delle nostre due terrazzine: prosecco con succo di pesche…rigorosamente del loro orto. Una prelibatezza.
E gioia di accomiatarci insieme da un’altra estate.
Mentre le rondini si posavano sul filo  per riposarsi durante la migrazione verso i paesi del sud.
Mimilla attaccata alle mie caviglie è però inquieta…alzo lo sguardo?
E che vedo?
Un gattone bellissimo e grosso (18 kg?) che attento ci osserva dalla seconda balza.
Che faccio io che voglio far socializzare sempre tutti, umani e animali?
Mi avvio con Mimilla miagolante verso di lui…per far fare loro amicizia? Un club?
Immaginate che cosa è successo invece?
Altro che sguardo amico che notavo nel felino sornione…quello si avventa su Mimilla, che pesa tre volte meno di lui , ruggendo e soffiando, ma io…â€madre coraggiosa†mi metto fra i due.
(Mimilla sul luogo del duello , il giorno dopo)
E mi becco un sacco di graffiate.
Urlo e cerco di colpirlo, ma è  lui che colpisce con i suoi artigli,  l’avrebbe vinta su di me se non trovassi a portata di mano la gomma per irrigare…gli spruzzo un getto violento sul muso. E lui  scappa.
Mimilla spaventata corre in casa e si nasconde, io grondante sangue vado dalla guardia medica che non minimizza: mi prescrive antibiotici e un’antitetanica!
Qua è tutto vicino: corro su e giù per il paesello che ormai sa della mia lite con un gatto.
Ma la farmacia di qui  sempre sfornita  ( non si sa perché) mi costringe nel pomeriggio a cercare l’antitetanica in un altro paese.
Prima fortunatamente sono riuscita  ad assaggiare e gustare la baciocca ancora calda.
E a riflettere sulla vita che non può essere noiosa .
Tantissimi accadimenti belli, brutti, divertenti, strani.
Mai avrei pensato però di azzuffarmi con un gatto.
Proprio il giorno prima avevo versato una quota per un’associazione a difesa dei felini!!!
Continuerò ad adorare i gatti meravigliosi…però un’eccezione ci sarà .
Ora guarderò in “cagnesco†questo assalitore e ho preparato anche un bastoncino per dargli qualche pacca sul sedere. Mai da fargli male, sebbene lui non si sia  tanto posto il problema anzi poco fa uscendo ho notato sugli stipiti della porta bianca tracce di sangue…della colluttazione di ieri…
Mimilla però è intatta!!!
Da Borzonasca … è tutto per ora…
AGOSTO, AGOSTO per leggere e pensare
pubblicato da: Mirna - 26 Agosto, 2017 @ 3:19 pmAGOSTO di piccoli grandi pensieri
Un caldo agosto che si congiunge a un’estate particolare che mi ha implacabilmente messa al muro.Troppo sforzo nel sopportare i lunghi pomeriggi soleggiati che mi costringono ancora a ripararmi nella camera blu con i miei pensieri grandi e piccoli e i miei libri.
Poca energia per intraprendere avventure o forse stanno cambiando le mie esigenze?
Ecco dunque i pensieri che volteggiano e mi intrigano. Cambiamo i punti di vista.
Non per niente ho cambiato anche gli occhiali: caduti a Chiavari in un negozio di abbigliamento, ma sostituiti immediatamente dall’ottico di fronte¦ Il tempo di un caffè con Stefania nel delizioso bar sotto gli antichi portici sempre freschi .
Ma devo parlare di LIBRI sebbene per me i libri e i miei pensieri si intreccino continuamente con la storia che leggo.
Ciò che vivono e provano i personaggi letterari ci coinvolgono sempre in qualche misura: in fondo la vita tratta di amore, di relazioni, di realizzazione di sè¨, di scoperte, di coraggio.
Nella bellissima saga dei CAZALET che non dovete perdere c’è¨ tutto ciò che la VITA ci dà :
gioie e dolori, sconfitte e vittorie. Bravissima l’autrice inglese Elizabeth Jane Howard (1923-2014)
Ormai siamo al quarto volume ALLONTANARSI dove troviamo uno scioglimento dei nodi interpersonali .
Dovete naturalmente leggere i primi tre di cui ho già parlato nel blog per gustare appieno come si sta evolvendo la vita di ognuno dei personaggi dopo la fine della seconda guerra mondiale.
Zoe e Rupert si ritrovano, c’è¨ un divorzio tra Edward e Villie, Rachel si rende conto della sua omosessualità repressa, La Duchessa dà sempre consigli saggi a figli e nipoti e i più giovani devono capirsi e trovare la strada da percorrere.
E se Polly improvvisamente fa un incontro importante che la renderà felice, Clary e Louise dovranno combattere a lungo per superare l’infelicità .
Insomma questa è la vita. Tutti ci ritroviamo nei bei romanzi. A qualsiasi età .
Questo penso quando finalmente a sera si acquietano gli uccellini canterini ed io mi ritrovo sotto la palma e il nespolo e sento il silenzio “ finalmente intorno a me, e vedo Mimilla – che sembra essere lo specchio dei miei sentimenti – sdraiata e appagata sul tavolo di ardesia.
Allora penso alle cose belle ¦.in un blog si cerca di scrivere pensieri ottimistici (sui diari personali quelli più tristi?) Alla BELLEZZA, alla NATURA indifferente ma con un suo disegno vitale, alle persone generose sia di pomodori e zucchine sia di attenzioni e affetto, ai figli, ai genitori amorevoli, ai ricordi d’amore, al bagaglio affettivo che non si perde, ed ancora al mare trasparente, alle farfalle bianche che ieri sera si inseguivano felici tanto che e sembrava cantassero
E ai libri amici che non tradiscono mai.
Anche ai bei thrillers islandesi prestatimi da Grazia dove un commissario malinconico riesce a risolvere casi difficili. Si chiama Erlendur¦tanti nomi propri finiscono in dur. Anche il nome dell’autore ARNALDUR INDRIDASON
Si entra nella fredda Islanda – e con questo caldo fa piacere “ e oltre a seguire il caso poliziesco, la vita del detective e dei suoi colleghi, si conosce una vita altra che si svolge in un punto lontano dal nostro Mediterraneo pieno di sole, luce e calore.
Lettura consigliata da ricercare in biblioteca , ma forse ancora nelle librerie.
CRONACHE DI BORZONASCA
pubblicato da: Mirna - 10 Agosto, 2017 @ 8:05 am
CRONACHE DI BORZONASCAÂ
La lunga estate calda
Troppo intenso e continuo questo caldo africano dell’estate 2017.
Persino i miei pensieri sembrano procedere con un andamento lento e anomalo. Talvolta mi sembrano statici come il cielo celestino che non muta, talvolta hanno improvvise deviazioni verso ricordi e riflessioni che nella mia vita cittadina sono diversi. Certamente per me i tre mesi in questo paesello hanno una connotazione e un ritmo peculiari. Un’altra vita, un’altra me stessa? mi chiedo.
 Capita anche a voi quando cambiate a lungo ambiente?
In realtà per me è sì un cambiamento deciso, ma ciò  si riallaccia a tantissime altre estati .
 Però, però … mutatis mutandis anche i mesi azzurri si discostano, si sfaldano, si arricchiscono di elementi inaspettati.
Cambiamo noi  e cambiano le circostanze, mi sembra che cambi persino Mimilla, estate dopo estate.
E cambiano i sogni notturni: le case della mia vita ritornano prepotenti e in sfumature diverse.
 Cantarana e l’infanzia con il muretto divisorio sempre più vivo ora che l’ho rivisto dopo tanti anni a Carpi; la villa Parsifal di Merano con le rose e il torrente traditore, l’ultima casa dei miei genitori dove ancora nella mia stanza si conservavano i poster dei Beatles e di Joan Baez.
Ma è soprattutto la casa di Borzonasca che viene di continuo trasfigurata durante il mio  sonno: se all’inizio dell’impresa di ristrutturazione  io sognavo di un luogo che si moltiplicava come in un gioco di specchi ora riesco a sentirla mia e più reale. Gli spazi sono tanti e tutti ascendono. Devo arrivare al terzo piano per entrare nel tinello e camere da letto e uscire nella terrazza del gelsomino e delle surfinie. Per accedere ai salotti mansardati e all’altro balconcino c’è  un’altra scaletta interna, per salire nelle due fasce di alberi e fiori altri gradini. Nei sogni mi sembrava di toccare il cielo e vedevo Piero attento alla costruzione del nostro “nidoâ€. Sì, forse è il mio nido. Sebbene spesso mi sembra di non riuscire a staccarmene per svolazzare intorno.
Per cui Trento e l’appartamento del’inizio della nostra vita insieme e della nascita di Stefania,  rimangono il porto,  il punto delle possibilità , delle partenze e dei ritorni.
 In fondo ci si può spostare e sentirsi noi stessi in  due luoghi pieni di ricordi e accadimenti.
E Borzonasca in un’ estate così calda come riluce? Del fresco serotino, delle rondini, dei campanili garruli, della lunga siesta pomeridiana nella mia camera blu a leggere. Forse un po’ frenante.Â
Un paese che lentamente sta consumandosi intorno a se stesso e ai suoi ricordi. Tanti personaggi importanti per la linfa vitale della comunità non ci sono più, altri,  più vetusti, rimangono come reliquie significative.  Come Elvira che a 81 anni “fuma come una turca perché non ha niente da perdere “, altri ultraottantenni che sembrano giovanotti  “fanno panchina†come dicono loro ed osservano i movimenti di ogni essere vivente che passa.
“Fate la radiografia?†qualche volta chiedo loro. Sorridono ammiccanti.
Continua come un abbraccio materno a sentirsi di primo mattino il profumo delleâ€ruette†, i biscotti famosi di Macera.  Chissà se la giovane Serena che sperimenta sapori naturali e dolcetti creativi sarà l’anello fra il passato e il futuro. Dovrà forse combattere con l’immobilismo degli avventori abituali appagati dell’angolo della  terrazza da cui controllano il flusso del passaggio. Incollati alle sedie per ore e ore spengono  cicche di sigarette in portacenere di alluminio vecchissimi ( e che nessuno sarebbe tentato di rubare per ricordo) . Mentre io vorrei un po’ più di  brio, leggerezza e fiori.
Ma come dice Marinella, un’amica che vive sulla collina,Borzonasca può rivelare sorprese e segreti. E’ qui che è sepolto Il Devoto (il linguista del famoso dizionario), e qui che sono nati pittori, musicisti, insigni medici.
Il problema è capire chi c’è ora.
Molti vivono lentamente e protetti come in una campana di vetro allacciandosi a piccole abitudini piacevoli.  Un po’ di mare sulla costa, un po’ di città , ma soprattutto la dimensione del “nidoâ€, il luogo che conforta  e  di cui necessitiamo.
ll mioâ€santo†vicino esce pochissimo: lento e lieto segue i suoi ritmi legati alla cucina e all’orto. Pieno di tesori. Fagiolini,zucchine, fragole, pomodori, frutti, fiori. Ama cucinare piatti antichi con ciò che le sue fasce procurano. I suoi occhi scintillano quando scende la scaletta con mazzi profumati di origano. “Questi sono i miei fiori preferiti†esclama.
Io compongo mazzolini di dalie, rose rosa e rosse, qualche surfinia e mi chiedo “ ma la vita è tutta qui?â€
Dipende sempre da noi. La risposta è dentro il nostro profondo. E non sempre è quella sbagliata.
L’UROBORO DI CORALLO di ROSALBA PERROTTA, ed.Salani
pubblicato da: Mirna - 30 Luglio, 2017 @ 9:51 amL’UROBORO DI CORALLO di Rosalba Perrotta, ed.Salani
Ecco un romanzo godibilissimo pubblicato da poco dalla Salani dove una Rosalba Perrotta in stato di grazia ci fa sorridere della vita.
Una scrittura chiara, scorrevole e avvolgente che ci porta in spazi e tempi che fanno interagire tra loro personaggi indimenticabili.
Tutto nasce da una spilla di corallo a forma di uroboro, il serpente che si morde la coda, simbolo di rinascita.
Siamo in Sicilia…ma non solo, perché una certa eredità arriva a quattro cugine non più giovanissime dalla Lituania.
Anastasia è però il personaggio principale, una “settantinaâ€Â come direbbe Camilleri, malinconica e†spenta†dopo l’abbandono del marito avvenuto qualche anno prima.
Meno male che ha due figlie e un nipote simpaticissimo.
In realtà tutti sono  un po’ oppressivi con lei: non vorrebbero mai che si muovesse per timore che si rompa il femore e il nipotino  le scrive e-mail  con le  raccomandazioni  di fare le parole crociate così non le viene l’Alzheimer.
Anastasia soprannominata dall’ormai ex-marito Ingridbergman è ancora soggiogata dagli altri come lo era dalla mamma.
Così quando grazie all’eredità della parente acquisita lituana, incontrerà le coetanee  cugine “continentali†sembra risvegliarsi.
Alida, Claretta e Myrna (chiamata anche lei come meper l’ammirazione della genitrice per l’attrice Myrna Loy) sono eleganti e vivaci.
Ereditano un palazzetto nel quartiere malfamato San Berillo (  costì vi abitò pure Goliarda Sapienza) e qualche gioiello .
Ad Anastasia tocca proprio l’uroboro. Da quando lo indosserà la sua vita sembra mettere una marcia in più. Tanto che riprende a guidare nonostante il veto assoluto della figlia maggiore Doriana. Sempre per non rompere il famigerato femore.
Ma questo uroboro è bramato anche da uno spiritista a suo dire famoso. Ne possiede già sei, deve avere anche questo. Ma non ci riuscirà e grazie ad esilaranti situazioni noi parteciperemo a  momenti deliziosi.
Sì, perché all’interno del palazzetto ereditato capitano fatti strani. Che ci siano veramente i fantasmi? La lituana faceva anche sedute spiritiche!
Rosalba Perrotta con leggerezza affronta le problematiche della vita: la solitudine, l’insicurezza, il desiderio di un’altra realtà , il rapporto con l’altro da sé e soprattutto la speranza di ricominciare nel cambiamento.
Umorismo alla Woodhouse , ma in chiave italiana-sicula con una realtà quotidiana  che mi ricorda  Lessico familiare.  Famiglia e circondario.
La giovane figlia Nuvola alla ricerca dell’amore ci rimarrà impressa con i suoi capelli viola e il look anni ’30, il colonnello improvviso spasimante di Anastasia ci farà ridere con la sua “difesa del territorioâ€e i canti patriottici e la colf religiosissima di Doriana che si licenzia per non stare in casa di una fedigrafa nonostante la promessa di gigantografie di Papa Francesco e rosari di ulivo benedetto.
E poi, brava Rosalba Perrotta, che ci dà un happy end delizioso e frizzante.
Ma vi devo raccontare dell’incontro di Anastasia e Igor (un personaggio quest’ultimo che appare e scompare nella trama del romanzo?)  bambini vestiti lei da angioletto e lui da pastore?
Un ricordo indelebile per entrambi , indelebile come deve essere sempre  la speranza di ritrovare la letizia e la voglia di vivere.
Con uroboro o senza.
Da leggere…e per me sicuramente da rileggere. Mi piace sorridere.
UN TRANQUILLO VIALE ALBERATO di Nada Gasic
pubblicato da: Mirna - 23 Luglio, 2017 @ 9:42 am“Mirna Ulica, Drvored” (Mirna significa tranquillo in croato!!!)
Eccomi a consigliarvi un romanzo originale che si discosta dalla mia amata letteratura anglosassone. Credo che lo spostamento geografico e culturale sia interessante e arricchente. Un cambio di prospettiva.
Siamo a Zagrabria  nell’agosto 2003 quando un caldo terribile soffoca l’Europa. Qui però il caldo afoso e la puzza di tutto ciò che sta marcendo nelle strade diventano metafora del disfacimento politico della ex-Jugolavia
Questo tranquillo viale alberato  diventa il teatro di avvenimenti inquietanti.: omicidi e suicidi. Gli effetti post bellici di una guerra chiamata “patriottica†hanno segnato molte persone che non riescono a riemergere dalle ferite politiche e personali.
Dasa Zelina, 52 anni, ha paura della paura, ha paura di se stessa. Osserva come tutti gli altri abitanti di questo “tranquillo†anfiteatro ciò che succede intorno. Scrive un diario e disegna gli abiti del suo passato, cioè lo schermo del suo vero essere.
Vuole incontrare Viktor, pittore, che vive con il ballerino Marino perché vuole dargli il suo diario per avere un parere sui suoi disegni.
Si incontrano al bar e nel parco di Maksemir. Il loro disagio sembra ampliarsi nel caldo soffocante di quell’estate implacabile.
Dietro alle finestre dei personaggi che conosceremo attraverso le minute descrizioni dell’autrice si celano segreti e meschinità , frustrazioni personali che sottolineano la crudeltà dei tempi.
Soprattutto la mancanza di umanità .
Umanità che sembra rimanere un po’ in Viktor e soprattutto nel vecchio musulmano  Alija Seforovic, pulitissimo, che desidera da tempo un non mai concesso permesso   di cittadinanza.  Aljia sembra rappresentare ciò che forse esisteva di dignitosamente umano e solidale e che ora invece sembra disfarsi come l’immondizia nelle strade roventi.
Interessante. Da conoscere. Oltre Edizioni
Nada Gasic  vive a Zagabria; con questo romanzo ha vinto nel 2007 il premio DHK per il miglior libro d’esordio.
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CRONACHE DI BORZONASCA
pubblicato da: Mirna - 11 Luglio, 2017 @ 12:23 pm
E finalmente siamo arrivate a Borzonasca a respirare aria pura, a prendere il sole in giardino o sul balcone, a catturare qualche lucertola e grillo. Anche se Lei, la mia Tata, quando glieli porto in visione  urla sempre e me li toglie dalle grinfie.
Pazienza.
Non ne ho più tanta voglia. Infatti lei continua a ripetere a tutti “Eh, sta invecchiando, come meâ€
Beh, che parli per lei. Compirò sì 10 anni in agosto, ma ho ancora tanta voglia di divertirmi. E per me divertirmi significa mangiare e sdraiarmi sulle sue poltrone. Lei non vorrebbe mai cedermi il posto, lamenta che ha mal di schiena ecc. ecc. Ma io devo stare lì dove c’è il suo odore e dove ci sono cuscini comodi. Riesco sempre a farla alzare e “fregarle†il posto… Vi spiego come: faccio una vocina flebile,mi metto a pancia all’aria, fingo di dormire in posizioni deliziose . Lei, come è prevedibile, si alza per venire ad accarezzarmi e sussurrare â€Amooore“, allora io più veloce della luce…zac mi acciambello o sulla sedia a sdraio in terrazzo o sulla poltroncina TV   e poi  mi ci incollo!!!
A sera ho voglia di andare a letto prima così sto poco sui tetti a guardare la luna…in fondo è sempre quella, preferisco ronfare a pancia piena sulla sua poltrona o sul nostro letto.
Meno male che l’ho educata circa i miei menu. Bene i croccantini stabili, le scatolette umide, ma almeno due volte in settimana desidero una bistecchina di tacchino e un bel pezzo di nasello. Ovviamente mi interessa  anche ciò che mangia  Lei, ma ultimamente noto che gira poco prosciutto.
Io e la mia Tata ci amiamo. Sento che dice in giro che siamo una coppia di fatto. In realtà mi piace stare vicino a lei e controllare quello che fa, anche se legge  troppo per i miei gusti, soprattutto a letto con quell’abat-jour sempre accesa. Allora mi metto a brontolare e finalmente lei la spegne.
I momenti più dolci sono quando verso sera saliamo nel giardinetto alto ad innaffiare l’ortensia, le belle di notte, i fagiolini (un esperimento: li ha piantati la sua amica con un cacciavite!)
Lei poi languidamente si sistema  sullo sdraio senza cuscino (ed è per questo che non le rubo il posto) e si mette a guardare le rondini sospirando di gioia. Io dopo aver cacciato qualche grillo o cercato di scalare il nespolo mi adagio sul tavolino di ardesia e sto lì con lei fino  a quando le famose campane giulive delle 20.00 non si mettono a suonare rumorosamente.
Mi piace questa casa: tante stanze, tante scale, tanti terrazzini e giardinetti. E poi credo di essere un po’ innamorata del nostro vicino Giancarlo che mi guarda con simpatia nonostante ogni tanto io mi metta comoda col sedere sui suoi fagiolini.
(Però vengo sempre in casa a fare i bisognini. Sono una gatta di città .)
10 anni, vi dicevo, ad Agosto . Quando ci sarà anche l’altra mia adorata Tata giovane , quella che mi fa giocare, festeggeremo. Però dovrò prepararmi a sopportare la …mia festa di compleanno: ci sarà l’immancabile cartellone con disegnato il numero degli anni ed io dovrò stare per 10 o 15 pose accanto a quello per  farmi immortalare.(anche sorridendo !)
Intanto loro brindano e mi cantano Happy Birthday ed io non vedo l’ora di scappare nell’orto di Giancarlo.
Almeno lui non fa tante smancerie.
LEGGERE KENT HARUF
pubblicato da: Mirna - 8 Luglio, 2017 @ 5:52 pm
LA TRILOGIA DELLA PIANURA di Kent Haruf
La scoperta di questo scrittore statunitense scomparso nel 2014 per me fonte di interesse e di gioia.
Qualcuno dice che i suoi romanzi sono per chi ama spostarsi soltanto con il pensiero, meglio se in poltrona
Grazia mi porta uno per uno i libri della Trilogia, così inizio  da Benedizione che leggo in un fiato.
Siamo nella sconfinata provincia americana, in Colorado, in una immaginaria cittadina fulcro di vite piccole che sembrano insignificanti, ma  come per ogni vita hanno ragione d’esistere  per tessere quell’arazzo corale che è il respiro dell’umanità .
Holt, piccola città , dove si conoscono tutti ma dove ognuno è abituato a fare i conti da solo  con i propri fantasmi.
Dad Lewis onesto e stimato piccolo commerciante sta morendo; la moglie e la figlia lo assisteranno con a more e dolcezza e noi seguiamo con partecipazione e empatia le tristi giornate dell’addio alla vita. All’appello manca però il figlio minore Frank.
Già comincio a notare in questo tipo di narrazione minimalista la caratteristica della descrizione visiva degli avvenimenti dove la commozione e la passione viene lasciata al lettore. Che puo’ gestire come vuole.
Interessante.
Pagine belle, ricordo la scena delle tre donne di diverse età (compresa una bambina) che nude fanno il bagno nella cisterna-abbeveratoio delle mucche.
Kent Haruf ci racconta con voce quieta la vita dei personaggi di Holt dove ci sembra di aver vissuto anche noi, tanto le storie dei personaggi possono essere le nostre.
Nel secondo libro Canto della pianura (Plainsong) conosciamo Tom Guthrie: anzi lo vediamo immediatamente mentre in piedi davanti alla finestra della cucina fuma una sigaretta. Non sappiamo che cosa pensa o che cosa prova. Lo capiremo presto quando farà la colazione ai suoi figlioletti e quando cercherà di salutare la moglie rinchiusa al buio nella camera degli ospiti.
Persino dei suoi bravi e coraggiosi figli Bobby e Ike sappiamo poco dei loro sentimenti , non ci vengono descritti, ma le loro azioni, i loro dialoghi ci fanno capire quanto sentano la mancanza della madre e quanta fatica occorra per crescere.
A Holt vive anche l’adolescente Victoria che viene cacciata dalla madre perché aspetta un bambino. Ma inaspettatamente sarà accolta dai vecchi fratelli McPheron , allevatori, che diventeranno presto il perno su cui gireranno altre storie del terzo libro “Crepuscoloâ€.
Conosceremo DJ un sensibile ragazzino che vive con il nonno, l’assistente sociale Rose Tyler che si prende cura di famiglie disagiate, rivedremo Victoria e la sua figlioletta.
Molte vite di solitudine si intrecciano in questo canzone malinconica della pianura.  Dolcezze e brutalità come esistono  nella realtà  vengono raccontate  con una scrittura densa e nello stesso tempo fluida, tanto che non ci si accorge neppure della mancanza di virgolette nei discorsi diretti.
Una luce sempre obliqua alla Dickinson avvolge spesso l’atmosfera di questa pianura americana dove gli inverni sono gelidi, le estati torride, ma le notti di primavera sono un sogno.
E’ ciò che una sera  vorrebbe dire Raymond McPheron quando finalmente si sente nuovamente vivo .
Amava ciò che stava vedendo: il cielo terso e le stelle limpide e luminose come se fossero alla stessa distanza del palo della recinzione, ma la sua sensazione era semplicemente quella che tutto aveva l’aspetto che doveva avere.
Da leggere.
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Finalmente pioggia a Borzonasca 25 giugno 17
pubblicato da: Mirna - 26 Giugno, 2017 @ 6:12 pm
E’ arrivata infine la pioggia tanto attesa e ci siamo ritrovati un po’ più con noi stessi, senza lo sforzo di combattere il caldo, l’umidità , le ore pesanti del dopopranzo.
Più leggera sul mio letto blu, stamani, mentre ascoltavo il ticchettio della pioggia  sentivo un diffuso benessere vuoi per Mimilla che ai miei piedi ronfava, vuoi per il bel  libro di Haruf che sto leggendo  o semplicemente perché sono viva ed ancora capace di provare meraviglia e curiosità per ciò che accade intorno a me . E naturalmente dentro di me.
Come dico sempre qui a Borzonasca riprendo la me-stessa delle estati precedenti.  Ritmi diversi, abbigliamento diverso, percezioni tutte particolari, ma sempre in un continuum che  ogni mattina mi vede pulire il tavolino e le sedie del terrazzo , all’ora del tè  bere le tisane con Grazia  e a sera  innaffiare le ortensie e  le rose.
Ieri  conversando  con il farmacista notavo che mi sembra che le persone siano  sempre uguali,  come ferme nel tempo,  anno dopo anno,  e lui concordava dicendo che è proprio questo paese a sé stante, lento, autosufficiente per le cose vitali, a “congelare†gli abitanti e le abitudini.
Per esempio: a tarda sera vedo sempre a  le solite cinque amiche sedute in due panchine perpendicolari posizionate  nella stessa sequenza degli anni passati.  Devono avere il posto prenotato .Non mi sembrano neppure invecchiate.
Ma forse qua nessuno invecchia. Ad un certo punto  si sparisce e pochi se ne accorgono.
Il tempo non ha orari precisi, salvo che per  quello dei pasti.
Ciò che si farà è fluido e incostante senza eccessive passioni (sempre e soltanto per il cibo ci si infervora: ci vuole la maggiorana o l’origano nei ripieni? Le biete si mangiano ripassate o condite?)
Al bar Macera , punto nevralgico del paese, c’è un silente impreciso  appuntamento del mattino. Tutti attratti dal leader Massimo  che parla del tempo, delle ultime notizie e consiglia a quale festa  gastronomica partecipare.
Il tempo è  come una nuvola vagante intriso di se stesso e  indifferente a noi esseri umani. Siamo noi che vogliamo catturarlo e imprigionarlo per avere più certezze e qualche direttiva .e forse per vivere più intensamente i momenti: quelli dell’attesa e quelli del carpe diem.
Borzonasca come tanti piccoli paesi italiani sembra sospeso in un mondo tutto suo e per il  tempo estivo è per me lo scenario ideale.  Posso rilassarmi a volontà (anche troppo a volte) e potrei anche non guardare l’orologio.
Tanto ci sono le campane che ad ogni ora e mezz’ora rintoccano.
Alle 20.00 poi il campanile non si accontenta delle ore ma inizia un concerto con l’Ave Maria seguito da tutti i cani del villaggio. Soprattutto da quello dei miei vicini che ulula disperatamente.
Mimilla invece si è abituata, se le prime volte scappava dentro casa  ora si  accuccia rassegnata  sotto l’amareno  e aspetta che cessi tutto questo fervore mariano!