CASA HOWARD, di E.M. Forster

pubblicato da: admin - 6 Giugno, 2010 @ 6:24 pm

scansione0006Beati coloro che d’estate vivono in una casa fresca e non in un condominio-forno come il mio. Mi sento come Jack Lemmon nel famoso film “Prigioniero della seconda strada”. Come lui rasento la crisi isterica e sono così esausta che non riesco neppure a muovermi per uscire. Allora penso a dove mi piacerebbe essere: certo in un cottage in Inghilterra. E che cosa meglio di Casa Howard?

 “…E’ vecchia e piccola, e nell’insieme deliziosa – in mattoni rossi…guardandola dal giardino sul davanti ha nove finestre. C’è poi un grandissimo olmo riccio – a sinistra della facciata – che si piega un poco sulla casa e sorge al limite tra il giardino e il prato.” Così Helen, ospite della famiglia Wilcox a Howard’s End ,  la descrive a sua sorella Margaret rimasta a Londra.

In una successiva lettera parlerà dell’amore nato tra lei e il più giovane figlio dei signori Wilcox. Amore che sarà contrastato.  Ciononostante l’amicizia  fra i Wilcox e le sorelle Schlegel continua.

Helen e Margaret Schegel , che vivono con il fratello universitario, sono due intellettuali e  aperte persone, amano la musica, la letteratura, gli incontri culturali.  Forster si è senz’altro ispirato a Virginia Woolf e a sua sorella Vanessa Bell, quando queste vivevano a Bloomsbury. Per le descrizioni del luogo si è invece ispirato a un cottage dell’Hertfordshire dove egli  soggiornò spesso dal 1883 al 1893.

In questo romanzo pubblicato nel 1910 Forster fa un’analisi del rapporto tra sentimenti e comportamento esteriore della  rigida società postvittoriana. Sono presentati vari gruppi sociali, dai ricchi capitalisti Wilcox, alle emancipate  intellettuali attente alle problematiche della società, a membri della piccola borghesia i cui rappresentati si incroceranno per dar vita a una storia intensa e avvincente.

Ma tutto gira intorno al delizioso cottage fresco…Ruth Wilcox, ammalata gravemente, decide di lasciare il villino, unica proprietà di cui può disporre, a Margaret Schlegel che ha dimostrato interesse e ammirazione per lo stesso, più del marito e dei figli. Alla sua morte i familiari stracceranno il foglio su cui erano scritte le sue volontà a riguardo, ma il destino farà sì che tempo dopo  il vedovo Wilcox sposi Margaret.

 Margaret  è il personaggio più equilibrato, sensibile  e  onesto della vicenda,  alla fine  è lei, che dopo un evento drammatico riuscirà  non solo a consolare il marito, ma a fargli capire  quanto  la disponibilità e l’apertura verso gli altri, di ogni ceto sociale,  contribuisca alla serenità della vita.

Da questo romanzo è stato tratto il bellissimo film  di James Ivory con Emma Thompson .

Se potessi rivederlo sono sicura che mi rinfrescherei…ho in mente le immagini  della  passeggiata notturna del signor Blast in un prato pieno di fiori viola…

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VIVERE FELICI CON UN GATTO, le 10 regole

pubblicato da: admin - 5 Giugno, 2010 @ 6:56 pm

DSCF0672scansione0005Che un laureato magna cum laude in fisica scriva un delizioso libro per aiutarci a capire i gatti è meraviglioso. 

 Dario de Judicibus è un autore eclettico che si occupa di svariati aspetti della conoscenza, in campo sia umanistico sia scientifico.  Del gatto, animale affascinante, ci dice molto: le sue caratteristiche fisiche e, da scienziato, ci spiega di cromosomi,  di alleli dominanti o recessivi che determinao il colore del pelo, la tipologia. Ci racconta la sua storia che sembra iniziare molto prima che in Egitto, ma addirittura 9.000 anni fa nella solita Mezzaluna fertile.

Soprattutto ci insegna come essere felici con questo piccolo quadrupede. Impariamo le dieci regole fondamentali, prima fra tutte:

“Il gatto non è il vostro animale domestico: siete voi il suo.” Questo l’ho capito da sola, è Mimilla che sceglie di volta in volta su quale divano trascorrere i caldi pomeriggi ed io scelgo naturalmente quello libero. E’ Sua Maestà :  quando vuole mi concede l’onore o di venire sulla pancia a mo’ di cuscino peloso e caldo, o di permettermi di fare coccole ,  poi mi avverte  con miagolii stentorei che è l’ora di giocare (sempre quando mi accingo o a scrivere il blog o a fare una telefonata). I suoi miagolii diventano patetici quando vuole  mangiare qualcosa di goloso… (non i soliti croccantini) ,  se non l’accontento mi guarda severamente e mi volta la schiena.

In cambio regala felicità, dolcezza, compagnia. Sebbene, dice Dario de Judicibus, egli si senta superiore a noi. La quarta regola infatti  recita “Il gatto si aspetta che siate voi a non calpestargli la coda, non lui a doverla spostare.” Seguono paginette amene e divertenti sulla convivenza umani-gatti. Mi viene in mente Dorian che ogni mattina si  stende voluttuoso  sul petto di Riccardo e rimane a fissarlo negli occhi fintanto che Maria Teresa non arriva con il caffè.  Sembra che Riccardo sia bravissimo a bere la calda bevanda  senza far cadere nè tazzina nè gatto. E’ un grande amore!

Se un giorno la razza umana dovesse entrare in contatto con una specie aliena, allora è augurabile che il primo a comunicare con gli extraterrestri sia qualcuno che abbia vissuto per un certo periodo di tempo assieme ad un gatto. Non c’è nulla di più simile a una specie aliena intelligente, infatti, di un felino domestico…”

Chi convive con un gatto è perciò arricchito psicologicamente e può senz’altro vivere momenti felici pur tra un pelo e l’altro. Ciò che mi ha intrigato in questo scritto è proprio l’idea che il gatto ci vede in un modo diverso da quello che noi crediamo di essere.

E non è così anche tra gli umani? Proprio stamattina durante una  gustosa e interessante conversazione con Camilla si analizzava la pirandelliana questione di come ci vedono gli altri,  ci si chiedeva addirittura se gli stessi figli ci conoscono a fondo. E come madri come siamo percepite dagli stessi figli?

Com’è ricca la vita e la visione che noi abbiamo del mondo e delle persone, a volte simile e condivisibile, altre dissimile, ma sempre unica… come le impronte digitali.

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LEI COSI' AMATA, ovvero una cacciatrice d'emozioni

pubblicato da: admin - 4 Giugno, 2010 @ 7:10 pm

scansione0004Anche  Annemarie Schwarzenbach muore prematuramente con una bicicletta.  Come Antonia Pozzi. La differenza sta che Annemarie cade accidentalmente causa una pozzanghera piena d’acqua che la fa cadere e  sbattere  la testa.  ” Il sasso oblungo sporge di pochi centimetri dal terreno, subito dopo la buca.” La ragazza pedala velocemente, forse stacca le mani dal manubrio in un momento di ebbrezza di libertà. “La bicicletta slitta, deraglia, s’inclina sul fianco e cade. Qualcuno grida “Annemarie”.

Altra donna straordinaria, perchè proprio fuori dal comune Annemarie Scwarzenbach,  Figlia di un ricco industriale tessile svizzero nasce nel 1908 sul lago di Zurigo, si laurea in Storia.  Presto lascia la famiglia per trasferirsi a Berlino dove frequenta la famiglia di Thomas Mann. E’ bella, sottile, di una bellezza androgina, quasi da efebo, porta i capelli corti, ama vestirsi spesso da ragazzo  comportandosi come tale.  Vuole essere ammirata da tutti, uomini e donne. Odia la banalità e la mediocrità, vuole emergere.  Instaura un rapporto ambiguo e di “amorosa dipendenza” con  due figli di Mann, i gemelli Erika e Klaus.  Sono loro che la iniziano all’uso di droghe.

Annemarie ha una personalità tortuosa : è inquieta, impetuosa, coraggiosa è una cacciatrice di emozioni e sensazioni. Diventa un’instancabile viaggiatrice, ama fotografare, cercare resti archeologici e naturalmente scrivere sia come giornalista che come romanziera. Ma  è sempre insoddisfatta e alla ricerca di qualcosa che le manca e che vuole, senza sapere esattamente che cos’è.

Pur tra tante persone che la amano e la ammirano lei continua a sentirsi sola, forse condizionata dal rapporto ossessivo di amore-odio con la madre Renée.

I suoi viaggi sono memorabili, viaggia per tutta l’Europa, va in Oriente (si trova a Kabul allo scoppio della  II guerra mondiale), in Africa dove risale avventurosamente il fiume Congo. Tenta persino il matrimonio con Claude, un diplomatico francese, ma presto scappa dal suo ruolo di moglie, per vivere la sua ambiguità sessuale.

 Le viene riscontrata una forma di schizofrenia causata soprattutto dall’uso smodato di morfina.  Verrà ricoverata in un ospedale psichiatrico che le lascerà ferite indelebili.

Una vita dunque drammatica e infelice alla ricerca della verità della propria difficile identità personale, e soprattutto della libertà.

Bravissima Melania G. Mazzucco nell’entrare così impetuosamente  in questa storia affascinante.E’ un libro impegnativo da leggere lentamente per poter affondare  nel suo vortice ipnotico.

(Consiglio un’edizione non tascabile però,  da poter leggere senza…lente d’ingrandimento!)

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IN RIVA ALLA VITA, storia di Antonia Pozzi

pubblicato da: admin - 3 Giugno, 2010 @ 8:06 pm

scansione0003Una mia amica milanese abita in via A.Pozzi. Ricordo che anni fa incuriosita le chiesi chi fosse. “Una poetessa” rispose. E proprio poco dopo, verso la fine di un giugno caldissimo a Chiavari,  in una  libreria, vidi una sua  bellissima biografia scritta da Alessandra Cenni. Non potei resistere, lo comprai immediatamente. Ero felicissima e con mio marito andai  a bere un caffè freddo dal Defilla  sfogliando e guardando le foto del libro.

Lo divorai letteralmente. Alessandra Cenni è maestra nel raccontare la vita di poetesse; ricordiamoci del suo libro su Emily Dickinson.

Antonia Pozzi nasce nel 1912 e muore suicida nel 1938, a soli ventisei anni senza aver pubblicato una sola poesia. Eppure i suoi versi sono profondi, singolari, emozionanti. Sarà  ammirata da Eliot e da Montale.

Alessandra Cenni inizia la storia di Antonia  raccontando della sua morte, quando in una  gelida mattina di dicembre la si vede  correre in bicicletta  fuori dalla città per raggiungere “un solo, infinito , desiderio di pace”. Sfinita cadrà in un fossato.  Già un’altra volta aveva tentato di togliersi la vita per il suo amato professore.

 Dalla vita Antonia sembra avere avuto tutto: è ricca, privilegiata , frequenta circoli del tennis, ha una casa in montagna, ma a lei sembra che la vita corra troppo velocemente davanti a sè  tanto da lasciarla spesso “sula riva”.

E’ una grande lettrice, amante dei classici soprattutto. Quando in prima Liceo arriva dal sud il professore Antonio Maria Cervi per Antonia si aprono porte preziose. Fra loro nasce una rara intesa intellettuale, un vero incontro di affinità elettive, una relazione che potrebbe diventare sentimentalmente importante. Ma lei ha solo 16 anni e la sua ricca famiglia che la “protegge” e la tiene “prigioniera” non le consente di dare spazio a questa intesa. Il professore sarà trasferito . Si scriveranno delle lettere che purtroppo non tutte ci hanno raggiunto. Il padre o altri hanno stracciato e censurato gli scritti ritenuti troppo intimi.

Antonia scrive versi  davanti alla bellezza, per i sentimenti propri e universali. Si confida con una carissima amica che andrà in convento e che Alessandra Cenni è riuscita ad intervistare.

Questo libro “è anche un affresco di una generazione di intellettuali milanesi cresciuti negli anni Trenta” si parla di Vittorio Sereni, Remo Cantoni, Dino Formaggio, Antonio Banfi. L’ultimo messaggio di Antonia, trovato nella borsetta, sembra essere per l’amico Vittorio Sereni: la sua  poesia “Diana” del luglio 1938 con la dedica per Sereni.

Tanto ci sarebbe da dire di questo libro, dell’amore di Antonia per la montagna, del suo rifugio privilegiato, delle sue amicizie, della sua amata nonna, delle sue poesie…

Per me è stata una lettura avvincente.  Ho conosciuto in modo profondo una creatura sensibile e speciale.

“…ed io sosto

pensandomi ferma stasera

in riva alla vita

come un cespo di giunchi

che tremi

presso un’acqua in cammino “

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GLI ANNI VELOCI, e la canzone della giovinezza

pubblicato da: admin - 2 Giugno, 2010 @ 6:15 pm

scansione0002Per rimanere in tema di canzoni che accompagnano la nostra giovinezza ho pensato di parlarvi del libro di Carmine Abate ( regalo di Raffaella) che appunto intride una  bella storia d’amore con le canzoni di Lucio Battisti, altro mio amato cantautore.

Siamo nella Calabria fine anni ’70, precisamente a Crotone e conosciamo due adolescenti che si avvicinano e si innamorano. Parlano dei  loro sogni in riva al mare, circondati dai profumi del sud, assaporando appieno quel tempo che fugge però veloce. Tutti amano la musica leggera, fra i loro amici anche Rino Gaetano. Cantare e vivere, ogni canzone sembra accompagnare un accadimento o un moto del cuore. Nicola sogna di diventare un grande sportivo come Mennea, Anna vuole scrivere testi per Battisti.

 I due ragazzi si perdono nella corsa della vita . Si cercheranno nuovamente  quando il 9 settembre 1998  muore Lucio Battisti,  o meglio sarà Nicola a voler rivedere Anna perchè vuole sapere  se esiste ancora quel dolcissimo, lontano e prezioso sentimento. Nicola è ora un insegnante di ginnastica, Anna una paroliera di successo.

Tra passato, presente, lettere, testi poetici si intreccia questa storia  d’amore e di  crescita intensa, dal sapore d’estate e piena di sogni, i nostri sogni che talvolta vengono realizzati, altre volte si disperdono nel vento.

Carmine Abate, vincitore di numerosi premi,  è nato nel 1954 in Calabria, ha vissuto parecchi anni in Germania ed ora abita e insegna a Trento. E’ collega e amico di Raffaella…anzi, aspettiamo da lei qualche informazione in più. 

La nostra giovinezza così leggera e profonda, così allegra e triste, così completa in nuce di ciò che saremo, passa veramente troppo in fretta e ce ne rendiamo conto dopo. Quando la si vive percepiamo talvolta momenti sospesi, eterni che racchiudono l’essenza della nostra completa esistenza. Siamo così golosi di emozioni che dobbiamo trovarle, berle, viverle anche con le emozioni degli altri, e le canzoni sono gli amici più intimi di quel nostro tempo.

 Insieme alle canzoni dei Beatles anche  “Mi ritorni in mente”, “Fiori rosa, fiori di pesco”, “Acqua azzurra, acqua chiara.” “Il mio canto libero”… hanno accompagnato i miei anni veloci…mi sembrano mie tanto si sono incarnate nelle mia memoria.

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TI HO INCONTRATO IN INGHILTERRA, di Marjorie Leet Ford

pubblicato da: admin - 1 Giugno, 2010 @ 7:58 pm

scansione0001Mi sembra obbligatorio citare questo libro dopo essere stata questi  due giorni  dalla mia amica Giuliana conosciuta proprio in Inghilterra nel lontano 1967. Entrambe ventiduenni eravamo  a Londra alla pari per imparare l’inglese, come la protagonista di questo libro.

Melissa, una ragazza americana anch’essa di ventidue anni,  si ritrova in una famiglia molto snob e alle prese con tre terribili bambini. cover[1]Tiene un diario, un quaderno azzurro,  dove racconta tutto ciò che avviene intorno a lei.  La sua ospite è  un po’ ostile nei suoi confronti, ma lei riesce a resistere, così riesce  a vivere  esperienze interessanti in seno a questa famiglia molto  ricca  che la porta in deliziose country- houses dai prati ricoperti di giunchiglie e addirittura in castelli scozzesi. Melissa può così conoscere il vero British style e assaporare anche gustosi piatti di cui è ghiotta. Le piace annotare le ricette, parla di un piatto scozzese, il Kedgeree, deliziosa aringa affumicata stufata dentro una pentola di riso. Descrive  il cottage pie, carne tritata ricoperta sopra e sotto da patate schiacciate. Insomma, scrive, le patate si mangiano in tutte le forme.

Le sue avventure sono deliziose e divertenti, ad un certo punto c’è anche un flirt con un inglese…ma la sua “americanità” avrà il sopravvento e alla fine  si farà venire a prelevare dal suo solido fidanzato statunitense.

Giuliana ed io invece eravamo ospiti di  famiglie ebree che vivevano a nord di Londra, io in Edgware, lei a Burnt Oak. Ci siamo trovate antrambe benissimo. Avevamo  parecchio tempo libero per cui, oltre alle lezioni di inglese, potevamo prendere l’Underground e girare per Londra, andare al British Council, vedere mostre… Io speravo sempre di incontrare e sposare un Lord inglese…ma abbiamo conosciuto ragazzi di tutte le razze, tranne che inglesi. Italiani, spagnoli, indiani, cambogiani, turchi, afghanistani… Ci siamo però divertite moltissimo e l’anno trascorso in England è da entrambe ritenuto l’anno più spensierato della nostra vita. Per me era magia passeggiare per Hyde Park, sederci a Chelsea, andare a teatro e vedere “The mouse Trap” o “The importance of being Earnest”, per Giuliana anche la speranza  di incontrare i Beatles!

Credo che la condivisione di un periodo così  significativo rafforzi per sempre un’amicizia. Con Giuliana sono poi andata in Germania, a Muenchen,  per un anno per tentare di imparare il tedesco;  ed insieme abbiamo viaggiato tantissimo in autostop quando ancora si poteva, con un po’ di incoscienza e fortuna, essere “on the road “.

Che dire di lei se non che adora gatti e cani e che ha un sense of humour  speciale e contagioso? Ritrovarmi con lei, e riesco  a farlo una o due volte all’anno, è fare una riserva di risate. Anche questa volta…soprattutto per la sua vaghezza e approssimazione…non aveva neppure un ombrello, ma questo è niente.

Quante volte nei nostri viaggi ha perso o dimenticato i documenti o altre cose importanti…Mentre tornavamo da Parigi, dove ci eravamo fermate dopo l’anno in Ingilterra, non trovava più il  passaporto. In treno, mentre io  ero alla toilette,  lei ha fatto vedere al controllore il…mio…prelevato dalla mia borsetta! Io l’ho saputo alla fine del viaggio!

Un’altra volta mentre eravamo in Belgio progettando di arrivare a Londra, era il 1970, , sempre in autostop, non dimentica  la borsetta nella macchina dell’ultimo automobilista? Era dicembre ed eravamo a Ostenda,  davanti al mare del nord con un freddo cane. Io facevo ingenuamente  foto ed ancora non avevo capito il dramma…mentre  lei con nonchalance borbottava  che non sapeva come avremmo potuto risolvere …Siamo state un’ora al gelo sperando che l’automobilista si accorgesse e pensasse che noi saremmo state lì dove ci aveva sbarcato….e così è stato!

Di quel viaggio avventurosissimo dovrei raccontare tanto…lo farò un’altra volta. Sappiate solo che mia madre quando voleva divertirsi  mi chiedeva “Dai, raccontami del viaggio invernale  con Giuliana.”

 E poi rideva , rideva fino alle lacrime…

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LA STORIA DI CHRISTINE, di Elizabeth von Arnim

pubblicato da: admin - 31 Maggio, 2010 @ 10:22 pm

 scansione0034Tornata dalla fine settimana friulana riprendo puntualmente ad aggiornare il blog con le mie letture e riflessioni.

 (Prima però voglio ringraziare tutte coloro che mi hanno fatto gli auguri! Grazie di cuore! )

Stavo pensando che efficace compagnia è un buon libro quando si viaggia in treno. Tra l’andata e ritorno per e da Aquileia ho letto tutto il libro di Elizabeth von Arnim. Si tratta di un romanzo epistolare, lettere che una giovane e talentuosa violinista inglese manda all’adorata  mamma. Christine ha lasciato Londra per studiare a Berlino sotto la guida di un geniale maestro. Siamo nel maggio 1914 e molto presto ci sarà l’attentato a Sarajevo.

Le lettere che Christine scrive alla mamma non sono solo piene di dimostrazione d’ affetto o di  racconti quotidiani, ma contengono impressioni interessanti e presto inquietanti sulle persone che frequenta. Con sgomento la giovane presto capisce che l’intera nazione germanica si sente superiore ad ogni altra e che vuole a tutti i costi la guerra.

 Si fidanza comunque con un gentile ufficiale prussiano amante della musica e  che non sembra indottrinato come la maggior parte del popolo tedesco. Gli avvenimenti  poi si succedono precipitosamente.

Scoppia la guerra e presto lei diventa una nemica della Santa Alleanza essendo l’Inghilterra schieratasi a fianco di Serbia, Francia e Russia.

Questo romanzo prende spunto dalla storia vera della von Arnim la cui la figlia sedicenne morì in Germania  dove si era recata per un corso di perfezionamento musicale. Il libro uscito nel 1917 ebbe un grande successo, ma attirò l’accusa di fomentare la propaganda antitedesca.

Molto interessante la vita di questa scrittrice nata nel 1866 in Australia, cresciuta in Inghilterra,  cugina di Katherine Mansfield, amica di Forster. Suo marito H.A. von Arnim era figlio adottivo di Cosima Wagner. Rimasta vedova divenne l’amante di H.G. Wells, più tardi sposò  Francis Russell fratello di Bertrand.

La bellezza di queste pagine per me sta anche nell’affettuoso  rapporto che Christine ha per la madre rimasta a Londra. Le sue lettere mi ricordano quelle che mi scriveva Stefania dagli Usa… Ci siamo scambiate tante e-mails,  che poi io ho stampato. E’ ormai un enorme plico che noi chiamiamo il “carteggio Sevigné”. Da rileggere …

Anche Christine  parla di nostalgia, di desiderio di condividere le nuove esperienze, del suo amore assoluto per la musica; “…non appena suono torno ad essere spontanea e felice“.

Considera che un lavoro che si ama è la chiave per la felicità. “Sarà ben difficile  superare la gioia che deriva dallo svolgere bene il lavoro per cui si è tagliati. L’evidente, costante miglioramento dei propri risultati attraverso il duro lavoro è un tripudio, un’estasi

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IL LIBRO DELLE CANZONI DEI BEATLES

pubblicato da: admin - 29 Maggio, 2010 @ 9:55 am

QUESTO POST VALE PER DOMENICA 30 MAGGIO. ED E’ IL N.132

(non posso neppure chiedere assistenza tecnica a Stefania perchè oggi avrà la consegna del titolo accademico a Cornell! Con toga rossa e tocco! Ti sono vicina con il cuore, Ste!)

Dopo “Yesterday” di  Gian Mauro Costa mi viene naturale parlare del “Libro delle canzoni dei Beatles”, libro prezioso curato da Alan Aldridge. Testi originali con traduzione italiana e immagini surreali a tema.

Amavo i Beatles ancor prima di andare a trascorrere il mio anno di ragazza alla pari a Londra. Quel po’ di inglese che conoscevo lo dovevo alle loro canzoni. Posseggo anche tutti i loro 33 giri .( Me li regalò mio marito che mi conosceva bene).Credo di saper canticchiare  quasi tutte le loro canzoni.

L’importanza della loro musica è ormai legittimata dalla maggior parte dei critici, essi  sono riusciti ad elevare il pop grazie al loro livello culturale e musicale. Le loro canzoni sono cresciute nel contesto storico-sociale della mia generazione. Ogni testo, ogni sound… un’esperienza. Non solo la famosa “Lucy in the sky with diamonds” ( citata anche nel romanzo di Costa) racconta dell’onirico “viaggio” con  l’ LSD, (anche se Paul dice di aver preso spunto da un disegno del figlio di John) ma altri testi ci parlano di personaggi particolari, come “Lovely Rita” “meter maid (ragazza contatore, quelle che negli Usa controllano i parchimetri),  sentimenti alti e mediocri , speranze, sogni.  I Beatles hanno colto il ritmo del loro tempo , quindi del mio e dei miei coetanei.  Parlano un linguaggio universale, hanno fatto  da trampolino di lancio per la nostra immaginazione, per la nostra quasi certezza di possibilità.

Hanno composto cent’ottanta canzoni. Le prime , come “Twist and shout”  io le ascoltavo ballando nel localino-balera di  Carpi, le domeniche pomeriggio, le altre le ho assaporate in England e negli anni successivi quando mi trovavo in Germania o in viaggio. La mia amica Giuliana di Aquileia, presso la quale oggi dovrei essere per festeggiare il mio compleanno, dice sempre che andò a Londra alla pari esclusivamente per vedere i quattro di Liverpool, ma incrociò una volta  soltanto la loro auto dipinta a fiori in Oxford Street…Naturalmente era innamorata di Paul .

Non saprei dire quali siano le mie canzoni preferite: “Let it be”, “Good day sunshine,” “Strawberry field for ever”, “Hey Jude”, “Penny Lane”, “Across the Universe”…ognuna di esse mi ricorda un momento della mia giovinezza. “Ob-la-di, Ob-la-da”è legata  all’immagine di una ragazzo allegro con il quale ebbi un lieve e fugace flirt,   “Lady Madonna”  mi ricorda proprio  la mia amica Giuliana perchè¨ veniva corteggiata  con questa canzone, sempre a Londra, da uno studente afghano, “Hold me tight” mi riporta il sapore della gioia, della spensieratezza…

L’anno scorso ho comprato il Dvd di “Across the Universe” un musical bellissimo con tante canzoni dei Beatles. Ho riascoltato con emozione “Girl” “Dear Prudence” ecc. ecc. Lo riguarderò insieme a Giuliana, oggi,  ed insiene ricorderemo quegli anni . Che cosa meglio di un tuffo nelle canzoni che ci hanno accompagnato negli anni leggeri  e fiduciosi per festeggiare un compleanno?

E voi, a quali canzoni, Beatles a parte, rapportate i ricordi più belli?

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YESTERDAY, di Gian Mauro Costa

pubblicato da: admin - 29 Maggio, 2010 @ 9:40 am

 

scansione0032Generalmente mi ritrovo nella letteratura femminile, ma questo libro maschile mi trova partecipe quasi  al 100%. Non solo perchè si parla delle canzoni dei Beatles, ma soprattutto perchè trovo nel protagonista, un insegnante quarantenne, tante consonanze.  Mi ritrovo nel suo modo di pensare: in quell’andare avanti e indietro nel passato e nel presente, nei momenti “letteraturizzati”  che sottolinea dentro di sè : “Fuori, c’era ancora luce. Livida, gli sarebbe piaciuto definirla, per potersi sentire dentro un romanzo americano.”

Pietro vive a Palermo che lui definisce “Una Manhattan a buon mercato, luogo nel quale filosofeggiare sbrigativamente, cincischiare con i propositi letterari, mendicare sprazzi di futuro…”

 Ci sono descrizioni affascinanti di questa città sensuale e contradditoria dove Pietro riesce a muoversi in  una sorta di  indolenza ansiogena come di qualcuno che non ha ancora trovato un punto fermo. Ricerca tranquillità, abitudini rassicuranti, ma improvvisamente viene turbato da fatti inquietanti. Qualcuno gli fa trovare i versi delle più celebri canzoni dei Beatles  sempre in concomitanza a strani  omicidi. 

Nell’improvvisa situazione in cui si trova, Pietro è costretto a “cercarsi”per capire il mistero. E’ nel “mezzo del cammin”  in cui sente la lontananza sia fisica che  emotiva della moglie,  non riesce a scrivere il suo romanzo, non ama il suo lavoro. Il suo giocare ad estraniarsi, la sua angoscia, il senso del vuoto lo spingono a fare qualcosa. Sembra che la sua “mistica attesa” di un evento sia appagata.

Le parole dei Beatles diventano l’aggancio per tornare agli anni della prima giovinezza, al ’68, all’occupazione della scuola,  all’esperienza della droga ad Amsterdam. E in questo suo andare per la città incontra molte persone importanti: la giovane Paola da cui è intrigato, la psicanalista che già l’ebbe in cura, vecchi compagni amanti della musica. Ma il mistero del racconto giallo è intimamente connesso al mistero-uomo. L’indagine parallela porterà alla sorpresa risolutiva. Sarà la crisi o la catarsi.

Mi piace molto il modo di scrivere di Gian Mauro Costa, è bello trovare la scrittura ironica maschile in cui alcuni  modi di “leggere” la realtà  sono lontani dal nostro mondo femminile. E’ divertente la descrizione dei capelli di Paola “…una ragazza dai capelli sciolti sulle spalle, dal colore per lui imprecisato come sempre, del resto, quando si trattava di peluria femminile.”

Mi piace molto anche l’edizione e il formato, la foto con personaggio languido e …gatto.

  (Quindi ringrazio Enza che me l’ha prestato. Enza che forse ci vorrà raccontare qualcosa del suo soggiorno su un’isola spagnola…)

P.S.   Ritorno al romanzo perchè sono incappata nella citazione del racconto di Joyce tanto amato da Cinzia. “The Dead”. Ebbene il protagonista in un momento di estrema commozione “sente cadere la neve”. Allora cerca un volumetto dallo scaffale e trova conferma al suo ricordo e alla sua emozione. Rilegge sottovoce, per non svegliare Paola, le ultime frasi quando Gabriel sta accanto a Gretta scivolata nel sonno dopo avere confessato che il suo amore era morto per lei e sente il picchiettare della neve sui vetri: “Osservò assonnato i fiocchi, argentei e scuri, cadere obliquamente contro il lampione…La sua anima svanì lentamente, mentre ascoltava la neve cadere lieve su tutto l’universo, come la discesa sulla loro ultima fine, su tutti i vivi e su tutti i morti.”

Il mondo dei libri ci accomuna meravigliosamente. Leggiamo, scriviamo e “respiriamo” le stesse emozioni.

 

 

 

P.S.

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LE AMICHE DEL VENERDI' SERA, ovvero la forza delle donne

pubblicato da: admin - 28 Maggio, 2010 @ 5:35 pm

penelopi maggio 2010 0072891523[1]Nel mio blog non scrivo solo di libri che ho letto o che sto leggendo o  di tutti i pensieri che la lettura suscita in me, ma anche degli accadimenti della mia vita. Ricordi improvvisi, avvenimenti lontani o vicini  che,  con mio piacere, destano l’affettuosa attenzione di chi mi segue. Per questo mi sento di   raccontare della serata di ieri  trascorsa a casa di Cristina . Ultima riunione , prima dell’estate, del club delle Penelopi. Cristina è splendida, ci ospita nella sua bella casa, ci suona il pianoforte, e ci permette di evadere dalle preoccupazioni quotidiane racchiudendoci in uno spazio -tempo magico. Sono 25 anni che il club è stato fondato, dapprima con l’intento di cucire, sferruzzare, ricamare  -da brave Penelopi -  ma presto il tutto si è trasformato in allegre riunioni serali per le quali cucinare  dolci, torte, pizzette,  dove cantare, raccontare, ma soprattutto portare  sorrisi e  amicizia. Io ne faccio parte da quasi 15 anni e ne sono contenta, rassicurata, “accarezzata”.  Le Penelopi sono tante: di ogni età,  – ci sono anche le Penelopine: ieri sera c’era Angelica che dovrà sostenre l’esame di terza media, anche Stefania lo è. –  Chi è già in pensione, chi lavora ancora, chi è musicista, pittrice, bibliotecaria, insegnante, casalinga ecc. ecc.  Solo Penelopi…gli Ulisse sono banditi!

Trovo, riagganciandomi a tanta narrativa che ne parla, che l’amicizia fra donne è densa, corposa, interessante. Confortante. Stuzzicante. Affidabile. (Sempre dopo la nostra scelta  a seconda delle affinità!) Il gruppo Penelopi si ritrova quindi in consonanze di gentilezza, voglia di sorridere e ridere, cantare in coro, progettare ed infine assaggiare le varie torte che ognuna di noi prepara ( almeno rimane un sussulto penelopesco!). Maria Teresa ieri sera ha portato un’ottima torta con crema al limone, io ne ho fatto una di pasta sfoglia (surgelata, non esageriamo con la Penelopaggine!)  con mele, noci, uvetta passati nell burro e miele. Buona, ma non restava compatta. Comunque è sparita…

Beh, continuo  il mio racconto…dopo il messaggio di saluti prevacanze di Cristina, Maria Teresa si è messa leggere una poesia in rima accompagnata al pianoforte da Cris…ebbene era per me…per il mio compleanno che sarà il 30 maggio. Non avevo capito e la sorpresa si è aperta nel cuore con commozione e affetto. A proposito di attenzione … come ha sottolineato  anche Michela.

Il libro che sembra fatto apposta dopo  queste mie confidenze  è “Le amiche del venerdì sera” di Kate Jacobs. Anche qua si racconta di donne che si riuniscono per imparare a lavorare a maglia in un delizioso negozio “Walker e figlia” nel cuore di Manhattan. La proprietaria è Georgia Walker, trentacinquenne madre single, che ha trovato la forza e il coraggio di vivere da sola con la figlia Dakota. Ben presto il suo negozio diventa il punto d’incontro per tante altre donne, di ogni età, con gusti diversi, ognuna con la sua storia, ma tutte con la voglia di stare vicine, di aiutarsi, di parlare. Il lavoro a maglia diventa il trait-d’union per tutte queste vite… e noi donne siamo brave a tessere… 

Ci saranno momenti tragici, leggeri, belli come è la vita in generale. Ma il messaggio è chiaro e semplice: le donne sono coraggiose, sanno cavarsela anche senza un uomo vicino, hanno capito che l’unione fa la forza.

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