STO MOLTO MEGLIO DEI MIEI AMICI MORTI, Viviane Chocas
pubblicato da: Mirna - 2 Novembre, 2013 @ 8:26 amBeh, certo, meglio essere vivi che essere morti.
Nonostante la vecchiaia, gli acciacchi, la minor forza.  Questo è  il tema principale del romanzo che per  alcuni critici è un racconto gioioso e rigenerante, ma che a me  ha sì  suscitato sorrisi divertiti, ma anche un po’ di dolce malinconia. Perchè quel “certo svanire” di ciò che si era è sempre un po’ triste.
Ciononostante con la certezza della vecchiaia i protagonisti della casa di Riposo “Le Rose” si sono liberati dal peso del giudizio: tutto li interessa, niente li turba.
Ed è per questo che accettano con curiosità la giovane Blanche che terrà loro un corso di scrittura creativa. Un gruppetto di pensionati irrequieti, ognuno con la loro storia, con la loro vecchiaia che incalza, una in sedia a rotelle, l’altra che dimentica, ma tutti ancora con un gran desiderio di vivere, di essere liberi di decidere.
Blanche fragile ventottenne turbata dalla mancanza di un padre che ha lasciato lei e  sua madre tanti anni fa è alla ricerca di spiegazioni, di amore protettivo , di sicurezza.
Facendo raccontare ai suoi anziani le loro storie e i loro ricordi anche in Blanche si rimescoleranno turbamenti, tormenti e il ricordo del padre che come nella poesia di Prévert – che sua madre le recitava sempre a mo’ di spiegazione dell’abbandono – le ha lasciate senza una parola:
“Lui ha messo il caffè nella tazza
lui ha messo il latte nel caffè
lo zucchero nel caffelatte
…ha bevuto ..
ha posato la tazza
senza parlarmi.
Si è acceso una sigaretta
ha fatto dei cerchi di fumo, ha messo la cenere nel portacenere
senza guardarmi, senza parlarmi
si è alzato, si è messo il cappello.
s’è messo l’impermeabile perchè pioveva
e se nè andato sotto la pioggia…
senza parlare
senza guardarmi.
E io mi son presa la testa fra le mani e ho pianto.
C’è un dare e un ricevere facendo parlare e ricordare gli altri e così Blanche viene accolta dai suoi vivaci vecchietti che poi la strumentalizzeranno bonariamente per vivere un’avventura che la diminuita  forza fisica non permette loro di mettere in atto. Giovinezza di Blanche insieme a testarda voglia di vivere della vecchiaia.
E così Blanche si ritrova a guidare un furgone con i suoi otto “studenti” verso la Bretagna per visitare alcune tombe e a cercare suo padre in un’altra casa di riposo.
Finalmente la verità .
Dopo una nottata di libertà tutti saranno “ripresi” e Blanche rivedrà il suo giovane amante conosciuto proprio a Le Rose (il furgone “rubato” è infatti il  suo).
Ah, dimenticavo.
Non si parla soltanto di case di riposo, di respiratori, alzheimer, ma anche di eros, di scene di sesso assai esplicite, ma molto poetiche.
Insomma “una miscela esplosiva tra generazioni piene d’ardore e desiderio”
Da leggere in un pomeriggio di pioggia. Voto: 7