L’ULTIMO BALLO DI CHARLOT di Fabio Stassi
pubblicato da: Mirna - 7 Agosto, 2013 @ 8:26 pmNon vorrei scrivere troppo di questo racconto che definirei una “chiccaâ€, ma vi consiglio caldamente di leggerlo perché è speciale, diverso da tanti altri romanzi,  anche un po’ indefinibile come genere.
Sembrerebbe una sintetica biografia di Charlie Chaplin,  ma secondo me è invece la storia della nostra immaginazione, delle nostre idee, delle nostre invenzioni.
E siccome ogni pensiero o idea è realtà , stiamo parlando di noi , della nostra vita e dei simboli che noi amiamo e introiettiamo per assimilare e fermare le innumerevoli e quasi insopportabili scoperte ed emozioni che la Vita ci presenta.
E chi “prende†Fabio Stassi, scrittore- bibliotecario (io adoro i bibliotecari perché odorano di libri!) per suggerirci le altre dimensioni della vita, le mille sfaccettature dell’umanita’? Il “vagabondo†del nostro ormai immaginario collettivo nato con l’invenzione che era già in nuce nel nostro essere umani, quella del cinema…che riesce a fermare finalmente in immagini mobili“ l’equilibrio della nostra perfetta imperfezione.â€
Charlot è diventato il nostro alter ego “fatto a rovescio†come lui stesso si definiva. Il comico più triste e divertente del secolo appena passato, nato e creato dal cinema nella medesima dimensione temporale. O e’ creatore del cinema egli stesso?
Perché lui sa come è nato il cinematografo, lui venuto al mondo in un carrozzone di zingari in Inghilterra e cresciuto per alcuni anni in un circo . Qui ha conosciuto il nero Arlequin che innamoratosi della favolosa cavallerizza acrobata Ester -che sembrava volare sui cavalli- aveva inventato una scatola per poter fermare le  immagini  della sua bella prima che lei partisse per l’America e poi laggiù rovinarsi una gamba. Così Arlequin è riuscito a tenersi per sempre la perfezione di Ester.
Tutto ciò Charlie Chaplin lo racconta a Christopher, l’ultimo figlio avuto da O’ona O’Neil in una lunga lettera dove accanto ai tanti episodi del suo arrivo in America, ai racconti delle sue fatiche, delusioni, nostalgia e accanto a strepitose descrizioni di ciò che era l’America del nostro sogno di riscatto dell’inizio Novecento ci sono, quasi a parte, annuali incontri con la Morte, puntualmente alla  vigilia di Natale. La Morte è gentile e  se Charlot ormai ultraottantenne riuscirà a farla ridere, lei gli regalerà un altro anno di vita.
Charlot rappresenta il wanderer, il vagabondo che cerca luoghi e persone per sentirsi se stesso, per ritrovarsi, per capirsi, per sentirsi amato…non siamo così anche noi?
C’è una sua sostanziosa  autobiografia che io chissà perché a suo tempo non lessi. Conoscevo molti episodi della sua vita, forse non ero così interessata., Devo dire che per il mio modo di sapere le cose ciò che mi racconta Fabio Stassi, pur se non  filologicamente esatto,  mi è più congeniale.
Immagini e personaggi indimenticabili: l’arrivo forzato a New York e il suo voltarle la schiena, il duende – quel malessere che incendia il sangue – del barbiere Andaluso, i compagni di tutti i lavori che intraprende Charlie Chaplin, da boxeur, a tipografo, aiuto regista fino a ciò che si sovrappone a lui stesso: l’attore che recita se stesso, un clown triste che deve compiere una missione per equilibrare tutte le cose storte che ci sono nel mondo.
Il 24 dicembre del 1977 la Morte non riesce più a ridere con le vecchie gags di Charlot, allora entrambi  decidono che e’ ora di prendersi a braccetto e uscire di scena. La Morte sembra proprio Arlequin, il vero inventore del cinema, colui che voleva sapere che cosa si prova a rivedere per sempre  una persona cara. O semplicemente a rivedere noi stessi?
“L’ultimo ballo di Charlot†è finalista del Premio Campiello.
Ediz. Sellerio