ALL’OMBRA DEI FIORI DI JACARANDA di Rosalba Perrotta, ed. Salani
pubblicato da: Mirna - 12 Luglio, 2013 @ 5:30 pm
Leggere un romanzo con il sorriso sulle labbra è un piacere che auguro a tutti.
Certamente Rosalba Perrotta ha un delizioso senso dell’umorismo perché la storia di Arabella - in parte autobiografica, io credo - benché affronti temi esistenziali importanti, rimane sempre su un tono lieve e colorato.
Come un fiore di jacaranda. Non è un caso che ad un certo punto Caterina, la severa governante che dirige la casa dove Arabella vive, da
“triste cipresso “ sempre un po’ depressa con i libri di Carolina Invenizio appresso si trasformi grazie all’amore in una gioiosa jacaranda .
Soltanto per un po’ perché le vicende si ingarbuglieranno. Certo è che il suo personaggio è uno dei più esilaranti del racconto accanto al nonno che teme che i comunisti presto friggeranno tutta la nobiltà siciliana..
Rosalba Perrotta è veramente abile nel presentarci un excursus storico sociale degli ultimi settant’anni entrando anche nella vita spicciola delle persone ricordandoci piccole usanze, parole, films, canzoni dimenticati.
Penso di essere coetanea o quasi dell’autrice percio’ ho ritrovato con sorpresa oggetti, mode, desideri comuni.
L’Italia grazie alla radio, al cinema e poi alla televisione si era veramente unificata nel desiderio di andare avanti, imparare, cambiare.
Come dimenticare il fungo cinese che negli anni Cinquanta troneggiava sulla madia nella mia cucina? Orribile ammasso gelatinoso immerso in un’acqua che poi si doveva bere perché benefica al massimo!
O l’esposizione del corredo delle future spose, da Catania… a Carpi dove ricordo avevo ammirato con occhi esterrefatti dozzine di lenzuola ricamate, asciugamani di Fiandra, tovaglie per dodici, tovagliette per il tè…pronti per il matrimonio di Brunella ed io immaginavo la mia amica , sedicenne come me, con il grembiulino in cucina a preparare il pranzo, mentre io sognavo ancora di diventare scrittrice come Jo
March e di andare a New York. Mia nonna Bianca invece mi spingeva a cercare il “morosoâ€, anzi un certo corteggiatore che avevo – bruttino, con un gran naso e che balbettava un po ’- le piaceva molto. E subito si affrettò a comprarmi un paio di lenzuola bianche in
pelle d’uovo, conservate per molto tempo in solitudine in un baule in soffitta.
Diciamo dunque che il lei motiv di questo romanzo di formazione è una considerazione sul matrimonio, tappa obbligata per ogni donna fino a qualche decennio fa.
Arabella che conosciamo bambina nella casa nobiliare di Catania che guarda il mare e l’Etna è orfana ed è ospitata dalla zia Colomba, vedova e ricchissima che viaggia, si diverte e ricerca soltanto la joie de vivre. E può permetterselo sia per la ricchezza materiale sia per il suo carattere libero, sereno, gioioso. Ciò dà luogo a maldicenze tra le signore catanesi; divertente apprendere i modi di dire siciliani.
Arabella desidera affetto e pensa a se stessa con compatimento, si sente sola e brutta. E infatti’ rimasta zoppa dopo l’incidente dove ha perso entrambi i genitori.
Ma gli anni passano e la zia nella sua “disattenzione attenta†le fa frequentare un moderno e trasgressivo collegio svizzero dove può maturare gli ideali di libertà , giustizia sociale, l’amore per la cultura e la passione per l’Inghilterra.
Insieme ad Arabella andiamo nella swinging London , viviamo la moda del momento.
Ci soffermiamo sul grande dilemma: matrimonio come unico scopo della vita o realizzazione individuale? O entrambe?
E l’amore che importanza ha nella vita di una persona?
Che deciderà Arabella ormai laureata e diventata assistente all’Università ? Desidera l’amore come tutti, ma che cosa avrà in serbo per lei il destino?
Con uno stile accattivante la scrittrice, che ha insegnato Sociologia alla Facoltà di Scienze Politiche di Catania, ci conduce attraverso la nostra recente storia regalandoci una leggerezza particolare nell’approccio alla vita.
Libertà , ironia e disincanto non necessariamente ad uso dei ricchi (come i protagonisti della storia) ma di tutti quanti non si fanno imprigionare dai pregiudizi, dai luoghi comuni dall’aridità di una vita senza sogni.
E se non si ha una jacaranda lilla in giardino… la possiamo far nascere in noi con la fantasia e certamente con la lettura!
Cara Mirna, grazie per la bella recensione!
Sono contenta che tu ti sia riconosciuta nei miei ricordi e che il mio romanzo ti abbia fatto sorridere e riflettere. Buone vacanze e buone letture, saluti affettuosi, Rosalba
Cara Rosalba, è stato un onore e un piacere scrivere del tuo libro. Lo continuerò a consigliare senz’altro! Un caro saluto a te e una buona estate. Mirna