SYLVIA E TED, quando l'amore non basta
pubblicato da: admin - 17 Marzo, 2010 @ 7:01 pmIl discorso su Sylvia Plath esige varie puntate. La sua breve vita conclusasi volontariamente a 30 anni suscita interesse ed empatia. Interesse per le sue poesie così forti, originali, piene di rabbia, ed empatia per il male di vivere sempre presente in lei. La mattina dell’11 febbraio 1963 Sylvia apre il rubinetto del gas nella cucina della sua casa londinese in cui abitava con i due piccoli figli. Si era da poco separata da Ted che aveva iniziato una relazione con Assia Wevill.
Siamo negli anni dell’imperante femminismo contro la tirannia maschile e da subito la curiosità dei media si accende e accusa Ted di essere il colpevole morale del suicidio di Sylvia.
In questo ricco saggio di Erica Wagner viene spiegata più ampiamente la straordinaria relazione amorosa dei due grandi poeti, grazie a poesie, pagine di diari e soprattutto alle “Lettere di compleanno” scritte e  date alle stampe  da Ted Hughes due mesi prima della sua morte avvenuta nel 1998.
Per trentacinque anni Hughes aveva continuato a scrivere, senza pubblicare,  di e per Sylvia manifestandole il suo eterno affetto. Uomo di temperamento molto riservato non aveva mai cercato di difendersi  dalle accuse di marito ingrato, donnaiolo, maschilista non rivelando mai nulla che potesse nuocere ai loro due figli.
Finalmente anche Hughes parlerà di sè e del loro intenso innamoramento, del fallimento della loro unione e della difficoltà di vivere con una donna così eccessiva come Sylvia.Â
Sylvia Plath è una donna decisa “ad avere tutto”, vuole realizzarsi come poeta, ma vuole anche allo stesso tempo essere una moglie e madre perfetta. Conquistare Hughes, intelletualmente suo pari, e per alcuni aspetti superiore è già una conquista. Appena dopo averlo conosciuto a Cambridge scrive:
“…voglio averlo per questa primavera inglese. Per favore, per favore…dammi il fegato e la forza di farmi rispettare, di farlo interessare a me; e non saltargli addosso come un’isterica. …Oh, sono affamata, affamata di grande amore, che sbocci esplosivo, creativo…” Non ha solo fame di Hughes; vuole un amore come vuole lei, senza nemmeno conoscere ancora la natura di lui.
Nelle Lettere di compleanno Ted ricorda:
Nè sapevo che stavo sostenendo l’audizione
per il ruolo di primo attore nel tuo dramma,
mimando i primi facili movimenti
come a occhi chiusi, cercando a tentoni il personaggio”
 Durante il loro matrimonio però essi lavoraroro fianco a fianco, spesso scrivendo poesie sullo stesso foglio, una facciata per lui, una per lei. Ted , a volte le consiglia delle tematiche e lei si lascia per un po’ guidare, fino a quando non diventa insofferente. Scriverà poi  alla madre Aurelia “Vivere separata da Ted è magnifico -non sono più nella sua ombra – ed è bello esere apprezzata per me stessa, e sapere quello che voglio.”
Raffaella, nel suo commento di ieri, mi ha ricordato che anche Assia Wevill la donna per la quale Ted lascia  Sylvia, si suiciderà  insieme alla figlioletta nel 1969, in un modo simile a quello di Sylvia . Assia , anch’essa poetessa, era ossessionata dalla Plath, tanto da imitarne gesti o usare stessi oggetti a lei appartenuti.
Che dire? “Fragilità il tuo nome è donna?” come citava Shakespeare? O estrema sensibilità ?
Ted Hughes rimane folgorato quando  vede Sylvia per la prima volta ” Mi colpirono i tuoi capelli lunghi, le onde morbide – la ciocca alla Veronica Lake. Non quello che nascondeva. Sembravano biondi. E il tuo sorriso, il tuo esagerato sorriso americano…” E ricorda anche la fascia azzurra che lui le prese al loro primo incontro. Ma Sylvia la ricorda rossa, come ” il rosso del suo cuore”.
Ted conclude le Lettere di compleanno :
Nell’abisso del rosso
ti nascondesti per sfuggire al bianco della clinica d’ossa.
Ma la gemma che perdesti era azzurra.
“Non dipendeva da lui tenere la gemma della felicità di lei. Dipendeva da lei farlo, e lei non lo fece, o non potè.”
sulla fragilità e sensibilità si potrebbe parlare per ore, mi limito però a esprimere il mio personale punto di vista: sono due facce della stessa medaglia, non sono antitetiche nè disgiunte, sembrano anzi andare sempre assieme ed essere direttamente proporzionali.
ovviamente per fragilità non si intende debolezza! 🙂
Ah, ho messo il suo blog fra i miei preferiti, mi piace davvero! brava!
Imparare ad amare se stessi penso sia il primo passo per poter dare amore senza che tutto questo amore porti ad un’eventuale distruzione. Mi vien da pensare però che questa coppia abbia tentato di cercare una loro verità sull’amore e che in qualche modo l’abbiano forse trovata, lasciando a noi, spettatori delle loro vicende, l’interpretazione finale della loro vita.
It was courage, faith, endurance and a dogged determination to surmount all obstacles that built this bridge. -John J. Watson
Did you hear the one about the phoney Cupid? He was totally bow-gus!