IL CANZONIERE, di Francesco Petrarca
pubblicato da: admin - 15 Marzo, 2010 @ 12:29 amChe cosa meglio di un’occasione poetico-musicale che parlare di Petrarca? Ieri  nel castello rinascimentale di Carpi, e oggi pomeriggio all’Istituo Liszt di Bologna il soprano Maria Letizia Grosselli e la pianista Stefania Neonato hanno presentato, con la loro solita  bravura e un consolidato affiatamento, un programma intenso ed entusiasmante. Le Soirées Musicales di Rossini e Tre Sonetti di Petrarca, musicati da Liszt.
Sono stata coinvolta anch’io per leggere i tre sonetti al pubblico, prima dell’esecuzione musicale  per far capire meglio le parole di Petrarca. Appena saputo del mio “ingaggio” ero  partita  alla ricerca del Canzoniere nel mio grande scaffale.
Sappiamo tutti che il grande trecentista, padre della lingua italiana, insieme a Dante e a Boccaccio, nacque in Toscana nel 1304 e che scrisse tantissimo in latino e in italiano volgare. In questo post mi soffermo soltano sui tre sonetti musicati, che insieme a canzoni, madrigali, ballate e sestine ed altri sonetti fanno parte del Canzoniere. Quasi tutti i 366 componimenti sono dedicati a Laura, donna reale per la quale Petrarca provò un amore autentico. Non esistono documenti a tal proposito, dobbiamo credere all’infinità di versi profondi e sofferti da lui composti.
Ricordiamo esattamente dove e quando Petrarca vide Laura per la prima volta: chiesa di S.Chiara ad Avignone, il 6 aprile 1327. Di questo momento memorabile leggiamo il sonetto
 “Benedetto sia ‘l giorno”
Benedetto sia ‘l giorno, e ‘l mese, e ‘l’anno
e la stagione , e ‘l tempo, e l’ora, e ‘l punto
e ‘l bel paese e ‘l loco, ov’io fui giunto
da’ duo begli occhi che legato ,’Ã nno….
Il Canzoniere, oltre alle struggenti rime in vita e morte di Laura, parla in forma  poetica della vita interiore del poeta, vita piena di conflitti, dubbi, incertezze, tanto da poterla accumunare a quella di un uomo moderno. Lasciata la sicurezza teologica di Dante, in Petrarca troviamo un nuovo uomo, quello dell’Umanesimo, un uomo che comincia a scrutare dentro se stesso. Il suo più sofferto  conflitto interiore nasce dal desiderio di amore carnale verso Laura e il rispetto della morale cristiana. La famosa scalata verso il Monte Ventoso in Provenza acquista un valore simbolico di ciò che è  la sua vita e il suo sentire, primo uomo moderno dilaniato da insicurezze e dubbi. In questa allegorica ascesa al Mont Ventoux si ritrova la vita stessa del poeta, ardua e faticosa..
Nel secondo sonetto  cantato da Maria Letizia, “Pace non trovo” c’è una teoria di termini in antitesi, testimonianza della lacerata e conflittuale situazione interiore a causa dell’amore non ricambiato.
Pace non trovo, e no ho da far guerra,
e temo, e spero, ed ardo, e son ghiaccio:
e volo sopra ‘l cielo, e giaccio in terra;
e nulla stringo, e tutto ‘l mondo abbraccio.
…
Pascomi di dolor; piangendo rido;
egualmente mi spiace morte e vita.
In questo stato son, Donna, per Voi.
Ascoltare questi bellissimi versi accompagnati dalle note di Liszt è stata un puro piacere. L’arte, la poesia e la musica sono doni di cui possiamo godere.
Bellissimo il sonetto Pace non trovo con i suoi termini antitetici che ben esprimono le tensioni dell’animo umano. Nulla stringo e tutto ‘l mondo abbraccio… stupendo questo verso . Rispecchia proprio il mio sentire in alcuni momenti della vita…
Un inciso : sono felice che il concerto sia andato bene… Con due artiste di quel calibro non poteva che essere così…E una voce narrante speciale…
Sì la nostra “tournée” 🙂 è andata davvero bene, ma straordinaria e fondamentale è stata la presenza di Mirna, la nostra guida speciale, nonchè tornata ad essere “la poetessa di Carpi”…
Grazie a lei e attraverso le parole sue e dei suoi amici, ho fatto esperienza dei profumi, dei colori, e dei veraci accenti emiliani e attraverso i suoi ricordi ho cercato di viaggiare anch’io in quel SOGNO che Mirna continuava a ripetere di stare vivendo!!!
Per quanto riguarda Petrarca, emozionante è stato cantare questi tre sonetti, soprattutto il primo “Pace non trovo”.
La musica di Liszt non aggiunge nulla al significato delle intense parole del Petrarca ma ne amplifica il volume e le fa vibrare nell’aria più a lungo. E attraverso la musica le sue parole arrivano ancora più a fondo nel cuore, come attraversando fisicamente la pelle… Questa è la mia sensazione!
Quando poi ho incominicato a studiare il secondo sonetto “Benedetto il giorno”, la prima cosa che ho pensato è stata perchè mai al mondo oggi non ci fossero più uomini che sanno parlare così ad una donna e incantare una donna con le parole…
Ma forse Petrarca era e resterà per sempre unico… quindi mi sa che ci dobbiamo accontentare delle frasi dei Baci Perugina!!! O forse no???
Salve Mirna, sono Enrica, conosciuta durante la serata al Castello del Pio a Carpi, si ricorda di me? fuori dal castello, nella piazzetta retrostante mi ha dato l’indirizzo del suo blog….sono piacevolmente colpita nel trovare tra i suoi scritti la nota su Proust, che io amo tantissimo, mi è sembrato un parallelismo davvero calzante (in quanto di ricordi e di emozioni legati a quei ricordi lei parla)… e molto dolce, si sente il sentimento di amore e nostalgia che si cela dietro le sue parole.
E’ stata una folgorazione per me sentirle leggere il sonetto “Pace non trovo”, l’ho trovato meraviglioso e mi sono al contempo però sentita piccola per avere scordato cose così belle….ha proprio ragione lei, ed è una consolazione che sia così, la letteratura, la poesia, la musica e tutta l’arte sono qui per noi che le sappiamo apprezzare.
un caro abbraccio e i miei complimenti per il suo blog!
Enrica
Cara Enrica, quegli attimi nella piazzetta antistante la Sagra, subito dopo il concerto, sono vivissimi nella mia mente. Non solo per la gioia di essere complimentata da voi giovani per la mia lettura, ma proprio per il fatto di parlare di arte e musica in uno scenario “chiuso” nel mio cuore e che mi riappare spesso in sogno. E, come ho anche scritto, per me quei momenti sono stati “sogni”. Colorati, nitidi, sorridenti.
Sono contenta della tua visita.
E che piacere che anche tu legga l’Artusi!
A presto, spero
Così ho scoperto Mirna fine dicitore! I sonetti d’amore recitati sono fra i più belli che la nostra letteratura ci ha regalato e ancora moderni nella loro essenza e, come riportato dalle testimonianze, deve essere stato un momento speciale. La musica affiancata alla poesia nella cornice di quella sala antica, evocativa di altri suoni, sarà stato un momento unico per gli attenti uditori, peccato non esserci!
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