IL TEMPO E’ UN DIO BREVE di Mariapia Veladiano, ediz. Einaudi
pubblicato da: Mirna - 4 Gennaio, 2013 @ 8:48 amQuesto è un romanzo sul Dolore, sulla Paura del Male, sull’Amore,  sulla ricerca della Fede, sul senso della Vita.
E forse più che un romanzo queste pagine sono una continua Domanda su di noi e sul mondo. Un libro quindi da leggere lentamente come ho fatto io: quaranta, cinquanta  pagine al giorno seduta nell’angolo più caldo del divano nei pomeriggi silenziosi mentre il buio avanzava lentamente sovrastando l’alberello e le candele accese.
Ogni frase di Mariapia Veladiano è ricca di significati profondi, mai banalità nelle sue parole, tutto ha un richiamo nel profondo di noi, i suoi pensieri ci donano  appigli verso una Spiritualità cosmica e necessaria.
Parole importanti, veicoli verso l’Altro e verso questo Dio invocato. Persino i nomi propri hanno una grande importanza e sembrano custodire il segreto della vita di chi li porta.
Così Ildegarda, l’io narrante, ha sulle sue spalle il nome della santa medievale, esperta di scienze naturali, musicista, ideatrice di un linguggio unico che unisse tutti gli uomini, protettrice delle battaglie perchè la sua religiosità  era  l’arma per scuotere gli animi e le coscienze. Santa Ildegarda si sente però “una piuma abbandonata al vento della fiducia di Dio“.
Ma la nostra Ildegarda, laureata in teologia, che lavora come editorialista per una rivista cattolica, sposata ed appena diventata madre di Tommaso, non riesce ad affidarsi, ad abbandonarsi alla Fiducia in Dio. Perchè vede il Dolore nel suo bambino che soffre, che  urla per una terribile dermatite che durerà alcuni mesi. E suo marito Pierre si è raggelato come una”pietra” per non vedere in suo figlio un  dolore che lo accompagna da sempre e preferisce allontanarsi  da entrambi. E il Dolore sembra contagioso.
Ma ciò che sconvolge Ildegarda e mette in dubbio la sua Fede è il Dolore innocente. Perchè i bambini devono soffrire? Perchè Dio permette che ciò avvenga? La sofferenza degli innocenti ci tocca la parte più intima, ciò che eravamo, quando senza peccato vivevamo in un Eden di felicità . Senza il Male dunque.
Questo piccolo Tommaso che soffre, ed è brutto, ricoperto di croste rossastre sembra l’antitesi della Bellezza/Bene. Per Ildegarda il bene di Tommaso diverrà lo scopo della sua vita. Ma anche se il piccolo guarisce, la madre vive nel terrore costante che gli accada qualcosa di male.
Depressione? Male di vivere? Paura della Vita? E il Male, si chiede Ildegarda, è Felicità mancata?
Cerca di resistere al dolore dell’abbandono di Pierre, della Paura per Tommaso, del suo improvviso Vuoto interiore. E tutta questa angoscia sembra inchiodata nel gelo immobile di un inverno della pianura lombarda, nella vecchia casa nobiliare del marito che ne è fuggito.
Ci sono secoli di mistica pseudocristiana del dolore dietro le sue fantasie di fare un patto con Dio: la sua  vita per salvare Tommaso dal Dolore, come un agnello sacrificale per il bene dell’Innocenza. Se Santa Ildegarda non è stata martire, questa moderna Ildegarda sembra volerlo essere.
Arrivata a metà del libro, quando Ildegarda con Tommaso in un bellissimo luogo puro di neve e atmosfera natalizia incontra Dieter, pastore luterano con il quale instaura un rapporto speciale, d’amore, di com-passione, di profonda  affinità , ho dovuto sospendere la lettura per un giorno. Dovevo rimescolare le mie forti sensazioni .
La bellezza del luogo ci viene descritta da Mariapia Veladiano con delicatissima e struggente poesia: il candore, le cime dei monti che si elevano come cattedrali verso il cielo stellato, la sospensione della Paura, il conforto di una Fede più solida che Dieter le mostra.
Si sente attraversata da quella che i mistici chiamano “la vita divina che abita in noi”.
Pensavo: bene, così si sposerà con Dieter, andrà ad Heidelberg, Tommaso avrà un nuovo padre attentissimo, insieme cercheranno il Signore e insieme soffriranno molto meno. In fondo la vita è bella, occorre abbandonarsi ed avere fiducia.
Poi ho realizzato che non poteva finire in questo modo facile, perchè il percorso di Ildegarda aveva bisogno di più risposte. Come poteva offrire la sua  Vita quando non la sapeva vivere? Doveva cercare ancora, doveva diventare più battagliera come Santa Ildegarda, come Giuditta che uccide la Paura in Oloferne. La paura della paura.
Troppe sventure, Ildegarda! E’ il titolo di una recensione di Filippo la Porta, ma ancora non l’ho letta, la tengo ripiegata tra le pagine del libro. Voglio continuare a riflettere, a cercare di comprendere questo personaggio che alla fine risulta coerente e che riesce a dare il senso cercato alla sua Vita. In qualche attimo di assoluta felicità  comprende che le vengono regalati  ” pezzi di eterno”, come una promessa. Non più confusione, non più paura, ma accettazione, abbandono, fiducia.
Splendida Veladiano che mi fa rabbrividire, commuovere, che  mi fa  entrare in quella parte di me digiuna di teologia, ma  colma di domande, di desideri, di scetticismo, ma che ha ancora  Fiducia nel Bene, nonostante tutto…
Sto leggendo anch’io IL TEMPO E’ UN DIO BREVE e -che combinazione!- l’ho interrotto alcuni giorni fa proprio circa a metà , all’incontro con Dieter. Le incombenze di gioie/traffici del periodo natalizio sono sicuramente una concausa di questa interruzione, ma devo dire che ho continuato a pensare molto a questo libro. Chissà … forse c’è anche una componente simile a quella di cui parla Mirna?
E’ un libro che prende, avvince, cattura, colpisce continuamente. Lo sto leggendo con la matita in mano. Trovo momenti che non vorrei mai dimenticare e allora me li segno, come quello in cui si sente l’importanza del “non detto” -così forte anche in LA VITA ACCANTO!- e del “nascosto”, come nel PICCOLO PRINCIPE.
Credo che la nebbia sia un simbolo fondamentale. La nebbia ritorna sempre e non può essere un banale fenomeno atmosferico.
Ma la cosa che trovo stupenda è la scelta delle parole, la capacità di “vestire” con parole tanto belle, a volte carezzevoli, persone e situazioni. Si percepisce una sensibilità fine e ricca, che obbliga ad una lettura impegnativa e allo stesso tempo meravigliosamente gratificante.
@mariateresa– Quale è il momento della vita di Ildegarda in cui lei stessa si scontra irrimediabilmente con il MALE ? il momento della maternità , Ildegarda sente su di sè tutto il peso del dolore del bambino, e tutta la propria inadeguatezza di fronte alla responsabilità di avergli dato la vita., e con essa anche la sofferenza, e la morte. Ildegarda entra in un conflitto difficile,dove la paura prende posto accanto a lei e riesce a sovvertire la sua serenità .La possibilità di non restare più sola riesce a ridarle la gioia di vivere?.Mariapia Veladiano , con grande coraggio e con il suo magnifico talento disvela il segreto sociale della maternità , un evento nella vita delle madri sempre velato e banalizzato.
Cara Mirna, non ho letto il libro di Mariapia Veladiano, ma sono rimasto letteralmente estasiato dalla analisi interpretativa che ne hai fatto, illustrata con dovizia di sensibilità e profondità tali da darmi la sensazione di avere a mia volta già letto questo libro, che invece non ho letto.
Emerge da quanto hai scritto che si tratta di un libro denso di poesia e sensibilità , sensibilità che, pur essendo una ricchezza, fa tanto soffrire il personaggio di Ildegarda, che insiste nella sua istanza di ricerca per scoprire il perché degli eventi dolorosi che hanno contrassegnato la sua vita.
Mi ha colpito molto, nel tuo commento, il punto in cui affermi di aver dovuto interrompere la lettura del libro per rimescolare le intense sensazioni che la lettura di quel romanzo ti aveva suscitato, il che dà la misura della Tua sensibilità e profondità di pensiero e di anima!
Veramente brava!
Un caro saluto ed Auguri di Buon Anno. Ruggero
Mariapia Veladiano. Dirigente scolastica. Sta intervendendo sui maggiori quotidiani per esprimere il suo giudizio (non del tutto positivo, n.d.r.) sui voti e le pagelle elettroniche, consultabili da casa dai genitori. “Il tempo (del rapporto personale e diretto fra genitori e insegnanti) è un Dio breve”, troppo breve. Già oggi. Con l’elettronica si annulla. Che fine faranno le Persone dell’Alunno, del Professore e dei Genitori? Qualunque essa sia, sempre “fine” sarebbe.
Condivido il parere di Riccardo Lucatti: siamo vicini all’alienazione! Sempre meno umani, sempre più divorati dalla tecnologia e dal Web; come si fa a ritrovare il calore di un rapporto umano quando esso rischia di raggelarsi nel freddo veicolo elettronico?
Comunque Auguri a tutti per il Nuovo Anno!!!!!
Ruggero Polito
Caro Ruggero, il libro di Mariapia Veladiano mi ha veramente colpito perchè ha rimescolato sensazioni e sentimenti che spesso vengono accantonati, come la nostra necessità di spiritualità o come la Poesia che dimentichiamo così frettolosamente in quest’era super tecnologica. Sono lusingata naturalmente che il mio post ti sia piaciuto. E quando l’avrai letto mi piacerebbe conoscere il tuo parere. Un abbraccio.
mI scrive MARIAPIA VELADIANO : “Gentilissima Mirna
chiedo scusa per il ritardo con cui rispondo. E la ringrazio tanto tanto per avere scritto del libro e per avermi segnalato la recensione, in questo periodo sono in corsa e forse mi sarebbe scappata… Grazie, è una lettura molto personale, come un po’ sta capitando per questo libro (anche per il primo in verità ) perché mette in parola sentimenti ed esperienze nostre, di chi crede e di chi non crede, di persone che sentono, ecco.
La ringrazio molto e le dico che sono proprio felice di quel che scrive.
A Maso Martis ho incontrato sì Camilla, deliziosa, che mi ha anche fatto un dono bellissimo e a sua volta mi ha raccontato le sue impressioni di lettura. E c’era anche Riccardo con Maria Teresa. Molto generosi sempre.
Sul Blog provo a intervenire, se ci riesco. Non sono abilissima nelle registrazioni eccetera…
Grazie ancora e buona giornata a lei!
mariapia ”
Sono onoratissima!
Cara Mirna
grazie per la tua lettura. E’ un romanzo, solo un romanzo d’amore, di molti amori: per un uomo, un bambino, la natura, la vita. Tante declinazioni dell’amore. Ed è un romanzo sul dolore. Sul perché il dolore, che è poi la domanda nostra fondamentale, sempre, perché la vita c’è e ha in sé una sua pretesa di esserci, di una sua perfezione che viene cercata ed è continuamente smentita.
C’è un dichiararsi credente da parte di Ildegarda, ma tutto il suo interrogare avviene dalla sponda della comune umanità e non dal fortino di una fede che la protegge da tutto. La confusione, come dici, è il pericolo: che la confusione portata dal dolore non prevalga su tutto e non intacchi il bene che c’è. Lo hai detto. E ti ringrazio tanto tanto.
Cara prof.ssa Veladiano; mi perdoni il confidenziale “cara” che utilizzo in questo commento ma solo perché l’afflato che Lei ha finito per creare con il lettore, attraverso il suo romando “Il Tempo è un Dio breve”, è di tale intensità che mi fa sentire legittimato ad usare quell’aggettivo, dato che l’inquietante interrogativo sul perché del dolore ( e del male n.d.r.) che si pone Ildegarda, che pure è credente e non vuol rinunciare alla sua fede, è lo stesso interrogativo che si pone ogni essere umano, costretto a confrontarsi tra la realtà della propria condizione umana ( che include ahimè anche il dolore) e l’istintiva sua aspirazione e ad una vita felice e perfetta, che nella realtà appunto viene spesso smentita!
E’ un romanzo sicuramente triste, ma denso di sentimenti di grande profondità e tenerezza, che, ad onta del dolore che affligge i suoi protagonisti, fanno tuttavia emergere la parte più bella del loro essere uomini e donne e cioè la loro anima, che si disvela ricca di sentimenti profondi e nobili, che consente a Ildegarda di sublimare nella fede l’accidentato percorso della sua vita.
Questa fede, alla quale Ildegarda non rinuncia, alimenta in lei (e in tutti noi) una speranza di eternità , nella quale finalmente potrà vedersi realizzato quell’anelito di vita futura, perfetta e serena, sia pur trasfigurata, in cui potremo vedere declinate la bellezza e la felicità eterne.
Cornice splendida di questo romanzo sono poi le descrizioni veramente coinvolgenti dei paesaggi e della bellezza della natura, come quando l’autrice descrive ad esempio la “Croda di Luna” che si staglia vicinissima “come ombra immensa e scura nella notte nera con il bianco della neve appena intuito” o quando scrive che “…la bufera della notte ha lavato il cielo, che oggi è blu fin dietro la Crodaâ€. Queste splendide descrizioni del paesaggio montano svelano nell’autrice una grande sensibilità e fanno intuire il mistero dell’universo assieme al mistero del destino dell’uomo.
Brava e congratulazioni.
Con viva cordialità ! Ruggero Polito
Da Mariapia Veladiano in risposta al commento di Ruggero Polito:
“È vero quel che sottintende il commento: la natura ha un ruolo importante, la montagna soprattutto perché racconta la possibilità di rinascere dalla fatica del vivere. Queste scalate che poi spalancano alla vista mondo. E poi la natura è maestra di rinascite. Questo è un libro ( Il tempo è un dio breve) che ha fatto e fa molto discutere i lettori, un po’ li divide anche. Ricevo lettere di racconti e di condivisione molto intense. Ma va bene così, e sono contenta.
Un caro caro saluto e grazie!
mariapia”
Gentile dott. Polito
grazie per le parole restituite. Quando capita che un libro riceva, come dire, “risposta”, è per chi scrive felicità pura.
E’ come lei dice, non un libro militante, non vuole essere un inno alla vita a priori, dall’interno di una fede che preserva dal dubbio, che non “vede” tutta intera la vita, ma dalla sponda di un interrogare comune, comune a tutte le persone che vedono la vita come una promessa di bene e di eterno e invece poi segnata anche dalla violenza del male e del dolore. Non so dire se sia un libro triste. Chi scrive sta dentro il personaggio e non può fare altro, nel senso che raccoglie i suoi sentimenti e li mette in parola. Ildegarda mentre diventava personaggio del romanzo era combattente come la santa, forte di una forza che conosceva la vita come tragedia e felicità , insieme. Ma forte e felice del suo bambino e del suo progressivo apprendere l’amore per la vita. Insieme. Felice di apprendere l’arte di non giudicare e di amare tutto.
Quanto alla Croda di Luna, è un luogo reale di questa splendida regione che mi ospita. Ho preso i suoi colori, i suoi silenzi, cercando di non tradire troppo.
Grazie per avere scritto e un caro caro saluto
mariapia