STORIA DEL NUOVO COGNOME di Elena Ferrante
pubblicato da: Mirna - 24 Ottobre, 2012 @ 3:16 pmIl secondo volume della trilogia di Lila ed Elena è denso, sempre saturo di quella forza  eccessiva e travolgente del sud.
Eredi dei personaggi delle tragedie greche queste due giovani donne, una ormai sposata, l’altra alle prese con lo studio continuano a crescere amandosi ed odiandosi in uno scontro-confronto che senza dubbio influenza reciprocamente la vita di ognuna.
Ne L’amica geniale avevamo lasciato Lila, appena sedicenne, il giorno del suo matrimonio quando si rende conto ineluttabilmente di aver sposato l’uomo sbagliato.
Ciononostante entra nel ruolo di giovane moglie benestante cercando di non soffocare in  quella sensazione di “smarginatura” che spesso percepisce, ma  facendosi invece  trascinare dalla sua stessa rabbia ben  oltre ogni limite.
Non teme la violenza del marito esasperato dal suo comportamento ribelle e aggressivo, è lei stessa che vuole arrivare ad un  punto di autodistruzione colma di  rabbia e vendetta verso un mondo e una società che non la accoglie e non la capisce.
 Elena, il suo alter ego, il suo specchio, vive invece in sottotono, sempre guardando però a questa sua amica “geniale”, affascinante, unica . E quando Lila le prenderà Nino, il suo amore di sempre, ad Elena non resta altro che amarli entrambi. “Io mi vivevo in loro, sottotono. Già non riuscivo a scacciare le immagini degli abbracci, dei baci nella casa vuota. La loro passione m’invadeva , mi turbava. Li amavo entrambi e perciò non riuscivo ad amare me stessa, a sentirmi, ad affermarmi con un MIO bisogno di vita che avesse la stessa forza cieca e sorda della loro. “Â
 Nino Sarratore, studioso e colto , è riuscito a staccarsi dal ghetto e  rappresenta per entrambe il salvatore che potrebbe portarle al di fuori dell’ignoranza e dalla grettezza  del rione, è colui che atttraverso la cultura le innalzerebbe socialmente. E lui che riesce a far emergere la vera Lila, a sottolineare il suo indiscusso fascino e “genio”.
In questo crescendo di incontri-scontri fra Lila ed Elena si affonda nella Napoli degli anni Sessanta, in una realtà sanguigna, umanissima e spietata allo stesso tempo. Elena tornata da Pisa, dove sta studiando per laurearsi,  deve riprendere il suo dialetto per farsi capire e rispettare  tra i vicoli della città partenopea.
Al di là della trama di questi anni della loro giovinezza – il matrimonio fallito, la maternità ,  l’amore clandestino, la rassegnazione a una nuova povertà e fatica per Lila, il percorso universitario , qualche amore per Elena – rimane fortissimo il legame fra le due donne. Si potrebbe dire nè con te, nè senza di te tanto il pensiero dell’una  influenza le scelte e il percorso esistenziale dell’altra.
Elena avrebbe voluto sposarsi presto, possedere  il fascino e  la genialità di Lila, si sente sempre inferiore a lei – e di ciò sappiamo tutto perchè è lei l’io narrante - ; Lila avrebbe voluto studiare e, pur non dicendolo, invidia e ammira Elena.
Nè vincitori nè vinti nella loro “competizione” per emergere. E quando Elena scova Lila  nella fabbrica di alimentari, pallida e stanca capisce che la sua superbia che l’aveva spinta fin lì per mostrarle “ ciò che lei aveva perso e ciò che io avevo vinto” si rende conto  che Lila combatte ancora per riscattarsi, studia da sola, lavora e cresce il bambino …e le spiega
“che non avevo vinto niente, che al mondo non c’era alcunchè da vincere, che la sua vita era piena di avventure diverse e scriteriate proprio quanto la mia, e che il tempo semplicemente  scivolava via senza alcun senso, ed era bello solo vedersi ogni tanto per sentire il suono folle del cervello dell’una echeggiare dentro il suono del cervello dell’altra”
Edizioni e/o
Vi ricordate la Mariapia Veladiano? E’ appena uscito il suo secondo romanzo IL TEMPO E’ UN DIO BREVE. l’ho letto subito, con tanto entusiasmo. L’ho trovato sconcertante. Qualcosa di estatico e ossessivo borbotta lacrimoso dal principio alla fine. E mistici eccessi lo percorrono alla faccia delle nostre umane passioni. Ci sono rimasta male, male, male. Chissà se a qualcuno potrà piacere? Può anche darsi che io non capisca niente. ciao a tutti
Certamente lo leggeremo, cara Camilla, per parlarne e discuterne insieme. Come leggerò presto il tuo libro della Heyer che tengo come una chicca speciale sulla mia cristalliera. Da pensionata ho molti molti impegni e le giornate scivolano impercettibilmente come maree e non riesco sempre a trovare i momenti perfetti per assaportare con calma alcune letture che mi intrigano particolarmente.
Per quanto riguarda Maria Pia Veladiano: talvolta l’opera prima è talmente bella che le successive lasciano un’amara delusione O forse non era amcora pronta a scrivere, ma spinta a farlo dal successo editoriale precedente. Che me pensi?
Un libro questo della Ferrante dove le umane passioni non si nascondono ma si cercano disperatamente.Il racconto segue la furia della narrazione, in una Napoli accettata e derisa, che ritorna sempre. Lila e Lenù sono avviluppate dentro destini diversi ma convergenti. Una stora che non si dimentica. Ciao ciao.
Cara Mirna, Veladiano possiede in pieno il controllo della scrittura e è più che pronta a scrivere tutto quello che scrive.Il libro mi ha sconcertata per il pensiero che esprime non certo per motivi di tecnica o di maturità letteraria, dove Veladiano eccelle. Ho percepito una affermazione di assoluto, senza dubbi e senza quel briciolo di disincanto che rende giustizia alla nostra anima pellegrina.Per questa mancanza di pietas , di leggerezza, di empatia il libro mi ha respinta.