TRENTO DA …LEGGERE
pubblicato da: Mirna - 14 Ottobre, 2012 @ 7:08 amANGOLO-PAPIRO di mercoledì scorso al Libri & Caffè di via Galilei. Ormai un appuntamento piacevole, interessante e pieno di nuovi spunti di lettura. Le persone nuove che incontriamo ci parlano  con entusiasmo delle proprie passioni letterarie.
 Così Sandro ci racconta della sua perenne  passione per la fantascienza partendo da Asimov fino ai giorni nostri con Altieri; dell’interesse per Massimo Manfredi, archeologo, che in forma romanzata  narra di  molti periodi storici, come la Guerra dei Cent’anni.
Ci suggerisce un delizioso racconto “Una testa selvatica” di Roger Marie-Sabine, dedicato a  chi apprezza il potere dei libri. Un gigante e una vecchietta uniti dall’amore per la lettura. Â
Sì, anche noi siamo uniti dall’amore per la lettura e i libri sui tavolini insieme ai caffè e alle bibite mostrano le loro copertine invitanti. Coloratissima quella de “La cucina del buon gusto” di Simonetta Agnello Hornby che Daniela - finalmente riuscita a parrtecipare al nostro  Gruppo Lettura – sta leggendo, - si può ben dire - con estremo gusto e piacere. Le ricette di cucina , lo sappiamo, fanno parte della nostra memoria , della nostra storia regionale e familiare e  i profumi e i sapori evocano  ben più ampie emozioni che il mero cucinare.
Daniela ci ha portato un delizioso lavoro  ideato e  progettato insieme agli insegnanti e ai bambini stranieri delle scuole di Pergine.  “Un viaggio nelle storie” che ci racconta il percorso difficile che  gli alunni stranieri appena arrivati in Italia devono affrontare. Il viaggio, metafora della vita e  della ricerca interiore  è un topos del nostro vissuto esistenziale.Â
Disegni, parole “…scoperta che ognuno ha una storia nel cuore e che è importante trovare le parole per raccontarla” ci fanno capire quanto occorra approfondire il “linguaggio delle emozioni”.
Perciò in questo Angolo-Papiro si mescolano oltre ai libri, le idee, le emozioni.
Facendo mia la domanda di Miki sulla letteratura ebraica chiedo quali letture sono state fatte a proposito dai presenti. Andrea suggerisce un piccolo capolavoro di Martin Buber “Il cammino del’uomo”, un itinerario educativo di ricerca dove  si parla di spiritualità e dell’ insegnamento chassidico.
E ancora “Il muro invisibile” dell’ultranovantenne Harry Bernstein, letto da Rina.
Riccardo invece rilegge. Si è appassionato a sir Conan Doyle e alle avventure di Sherlock Holmes.
E Cristina continua il suo lavoro con lettere e gli scritti di Mozart.
Ecco Raffaella e amici questo è il resoconto del nostro ultimo incontro…
Interessanti pomeriggi al Papiro, in mezzo alle pile di libri.: Vedo belle signore nuove (per me) e letture varie
Miki . Per la letteratura Israeliana (non ebraica) a Miki consiglio Etgar Keret, ultima generazione . Ultimo libro pubblicato in Italia i racconti ALL’IMPROVVISO BUSSANO ALLA PORTA. Il grande Martin Buber , morì in Israele neglianni ’60 mi pare, ma scrisse le sue immense opere in tedesco . Era nato a Vienna alla fine dell’800..
@ riccardo- Strano l’ultimo libro che ho avuto la gioia di leggere di Julian Barnes ARTHUR E GEOGE è ispirato a un episodio tratto dall’autobiografia di Arthur Conan Doyle. Molto interessante e piacevole.
“Elementare Watson!”. L’espressione da decenni è entrata a far parte del nostro lessico. E mi è venuta voglia di andare a vedere la sorgente … no, non del Po, eppoi non avevo con me ampolle per raccogliere alcune preziose stille ..
La sorgente, dicevo, l’origine dell’espressione. In libreria, visto il libro “Tutti i romanzi e i 10 migliori racconti” Ed. Oscar Mondadori, visto il prezzo (€15,00) e il numero di pagine (874), fatto un rapido calcolo del prezzo/pagina, essendo esso risultato conveniente, da buon Genovese ho deciso per l’acquisto. Sin dalle prime pagine mi sono accorto di avere fatto un affare. Infatti Watson, il dottor Watson è medico militare inglese reduce dalla guerra in Afghanistan. Ma che c’azzeccano (ecco altra espressione che andrebbe inserita nello Zingarelli!) gli inglesi in Afghanistan? Ve lo dico io. A cominciare dalla fine degli anni 30 (1827-…) l’Inghilterra (e la Russia) era impegnata ad acquisire il controllo dell’Asia. Quando la Persia attaccò l’Afghanistan, la GB pensò trattarsi di una mossa filo-Russia ed inviò una spedizione di 21.000 uomini al contrattacco. Tuttavia l’avanzata allungò le linee dei rifornimenti, l’impervietà del territorio e gli attacchi dei montanari fecero il resto e quando gli Inglesi raggiunsero la pianura di Kandahar la loro era solo una armata Brancaleone. Gli inglesi entrarono a Kabul nell’agosto del 1839, per restarvi in modo assai precario sino alla sollevazione della città nel gennaio del 1842, data alla quale i pochi superstiti dovettero letteralmente fuggire e sfuggire. Fra costoro c’era il dottor Watson. Ed ecco chiuso il cerchio. Un motivo di più, per me, appassionato della storia del colonialismo imperialista occidentale, di leggere il libro sino in fondo.
A me piace infinitamente il Manzoni narratore. Non piace lo stile dei primi nostri novecentisti. Ma il Doyle tradotto da Tedeschi, Gallone e del Buono mi è molto piaciuto. Nel merito: analisi dei personaggi, dei momenti, dell’ambiente, del paesaggio. Pochi personaggi, ben inquadrati, ben caratterizzati. Situazioni semplici anche se oscure, comunque avvincenti e quasi “commoventi†rispetto alle catastrofi criminali moderne. Tenera poi l’espressione “Ci avviammo a velocità folle, veloci come fulmini … i cavalli al massimo …†I cavalli! Telefoni cellulari manco a parlarne, ovviamente. Il massimo della celerità comunicativa, il telegrafo.
Scorrevole il testo. Merito anche dei traduttori, ovviamente. Complimenti all’autore, ai traduttori, all’editore, al mio amico libraio Walter del “Papiroâ€, al salotto letterario di Mirna e, perché no? Ai lettori!