E’ INIZIATA COSI’ di Penelope Lively

pubblicato da: Mirna - 29 Settembre, 2012 @ 3:23 pm

Quando si dice il caso! Se Charlotte non fosse stata scippata nel centro di Londra tante vite non  si sarebbero  modificate! Ci pensiamo a questo?

Già un film Sliding Doors ci aveva ricordato come solo un  attimo di indecisione  può cambiare  il corso degli accadimenti, ma certo lo sappiamo. Prendiamo una stradina invece che un’altra, decidiamo all’improvviso di uscire invece che stare a casa a leggere…e la nostra storia può prendere un altro corso.

Charlotte un’ex- insegnante settantesettenne viene dunque scippata e si frattura l’anca. Viene subito chiamata sua figlia Rose che lavora presso Lord Peter, un anziano accademico presuntuoso che sta  scrivendo le sue memorie.

Cambiamenti:

 Charlotte dovrà lasciare il suo appartamento dove vive sola, è vedova,  per trasferirsi momentaneamente da Rose e suo marito Gerry. Ci va controvoglia, in fondo lei è ancora attiva e piena di interessi, insegna inglese  ad una classe di stranieri adulti, ha molte amicizie ed è in buona salute.

Rose dovrà assistere almeno i primi giorni la madre  dopo l’operazione a cui viene sottoposta.

Come  farà dunque Lord Peter che deve assolutamente andare a Manchester per una conferenza senza la sua efficiente assistente Rose?  Chiama in aiuto la nipote Marion, arredattrice in cattive acque – eh, la recessione c’è anche in Inghilterra -  la quale dovrà disdire un rendez-vous con Jeremy,  il suo amante… sposato a Stella. Non lo trova,  per cui gli manda un sms. !!! Amanti del mondo, attenzione agli Sms, sono la causa di molti divorzi. Ed infatti per altre fortuite circostanze il messaggio viene letto proprio da Stella che chiederà immediatamente il divorzio!!!

Intanto Charlotte è stanca e demoralizzata in casa della figlia, nota con rammarico che il matrimonio tra Rose e Gerry è piuttosto tiepido e monotono. Lei si sente un peso, fa considerazioni amare sulla vecchiaia . Meno male che può leggere

 “Da sempre , leggere per lei è stato essenziale, necessario, il suo sistema di supporto. La sua vita è stata plasmata dalla lettura. Ha letto non solo per distrarsi, per cercare conforto, per passare il tempo, ma ha letto in uno stato di innocenza primordiale, in cerca di rivelazioni, di insegnamenti, persino…”

Sta parlando di noi?

 Pensa comunque  di far venire a ripetizione  uno dei suoi alunni . Sceglie Anton, un cinquantenne dell’Europa dell’est che ora fa il muratore , ma   che se sapesse leggere bene l’inglese potrebbe aspirare ad un impiego da contabile.

Anton è un bell’uomo , ha negli occhi il ricordo di boschi  e laghi verdi…lui e Rose si piaceranno.

E Marion a Manchester? Lo zio Henry Peter purtroppo fa una pessima figura, ha dimenticato gli appunti ( non c’era Rose a ricordarglieli) e pur affrontando argomenti a lui ben noti si sente sfuggire i nomi e le date.

Durante il lunch Marion conosce un finanziere attraente che le propone un lavoro…Jeremy sembra lontano…

Penelope Lively conosce alla perfezione la geografia dell’anima”  e ci regala un romanzo delizioso, leggero che si legge con piacere. Sul divano durante un pomeriggio piovoso… si entra in questa Londra attuale, ma dove i comportamenti umani sono sempre gli stessi. Amore, tradimenti, amicizie, delusioni, felicità.

Lo scippatore o la scippatrice di Charlotte ha modificato con il suo gesto la vita  di sette  persone (senza contare le due  figlie di Jeremy e Stella che però alla fine forse non se ne sono neppure accorte tutte prese dai loro problemi grandi e piccoli  di adolescenti).

Ma dietro gli eventi casuali c’è un ordine, come nella teoria del caos? Un minima perturbazione può modificare il corso che gli eventi avrebbero preso se non ci fosse stato quel piccolo disturbo?

Charlotte, finalmente tornata a casa sua è felice di essere tornata padrona di se stessa nonostante il dolore che ogni tanto riappare. Ma , da sola, tira le fila.

 “Amici e vicini vengono a trovarla – non è davvero sola -il mondo la circonda. Vive in un presente insistente, ma spesso i suoi pensieri tornano al passato. Quell’evanescente, pervasivo, scivoloso panorama interiore sconosciuto a chiunque altro, quel vasto accumulo di dati da cui dipendiamo, senza i quali non saremmo noi stessi. Impossibile condividerlo, e comunque nessun altro lo potrebbe vedere. Il passato è la nostra intimità somma; lo accumuliamo, un anno dopo l’altro, un decennio dopo l’altro. Si conserva, con il suo capriccioso sistema di recupero casuale. Lo ricordiamo a frammenti, il contenuto manchevole e sbrindellato della memoria. La vita è arrivata fin lì:settantasette logori anni”

Più o meno l’età della Lively quando scrisse questo racconto. A suo tempo vincitrice del Booker Prize.

Guanda editore

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1 commento
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  1. Ancora la memoria che ritorna…