IL SOGNO DI MIA MADRE di Alice Munro
pubblicato da: Mirna - 5 Settembre, 2012 @ 12:18 pmUn altro libro di strepitosi racconti di Alice Munro, la più importante autrice canadese contemporanea. Otto storie di donne che, come scrive Antonia Byatt “contengono elementi del probabile e insieme fratture e disastri.”
Edizioni Einaudi
Certo è che immergersi nella sua scrittura è come essere avvolti da un incantamento, non si riesce a smettere di leggere. E meno male che sono racconti, così si può riemergere dopo un’ora o due, a seconda di ciò che le sue parole avvitano in noi lettori.
Sempre l’enigma, forte o leggero, nelle sue storie. Enigma che come diceva Henry James non deve mai mancare nel bravo narratore.
Posso nominare “Cortes Island” e il ricordo che una giovane sposa ha del suo primo appartamento presso una strana padrona di casa con il marito su una sedia a rotelle.
La Munro ci fa entrare nel piccolissimo locale, ce ne fa sentire i fruscii , gli odori, ci racconta i sogni , la vita che scorre veloce per la giovane coppia, ma si sofferma magistralmente su un segreto appena accennato dall’anziano sulla sedia a rotelle.
Oppure ci spiega come può una giovane madre lasciare due bambine per fuggire con un appassionato amante in “Le bambine restano”
E poi c’è “Giacarta” un racconto-romanzo dove c’è tutto o quasi tutto in 4o paginette.
Gli anni della contestazione, delle comuni, degli  americani di sinistra che si dissociano dal  capitalismo, dal consumismo, dal perbenismo borghese e vivono con quella sorta di utopico amore collettivo e libero  che in fondo non a tutti andava bene.
E’ il caso di Sonje sposata a Cottar. Lei non condivide lo scambio di coppie che invece il marito voleva vivere come atto naturale e liberatorio.
Ad un certo punto, in uno dei suoi viaggi pseudo umanitari, Cottar viene dato per morto a Giacarta.
All’inizio del racconto – uno splendido racconto di flash back e rientri –  – troviamo la giovane Sonje con l’amica Kath in spiaggia , accanto ad una baia. Kath, sposata con il conservatore Kent, ha appena avuto una bambina. Sono sulla spiaggia e parlano di libri…di “Alla baia” di Katherine Mansfield e de “Le volpi” di D.H. Lawrence e discutono e litigano circa il comportamento dei personaggi. Soprattutto parlano dei protagnoisti de “La volpe” Â
Qui ci sono due amanti, il soldato e una donna di nome March, che seduti su una scogliera inglese guardano verso l’Atlantico come via di fuga per una vita più felice. “Ma il soldato sa che non potrà esserlo se la donna non metterà la propria vita nelle sue mani…March lotta contro di lui, vuole conservare la priopria separatezza, vuole rimanere aggrappata alla propria anima e alla propria mente femminile…ma pensa che dovrà acconsentire alla sprofondamento della propria coscienza che andrà sommersa in quella di lui. Solo così lei sarà felice e lui forte e appagato. Solo così potranno dire di aver concluso un autentico matrimonio”
Sembra che Sonje sia quasi d’accordo, infatti dice “La mia felicità dipende da Cottar”, facendo infuriare l’amica Kath ( e noi, spero!)
Si parla dunque della condizione della donna e del suo sentire particolare. Kath è convinta che il destino di una donna è segnata da esami: quella del matrimonio, quella della maternità . Ma quando la meta? Al secondo, terzo figlio? E’ quello che la società aspetta da lei.
Ma poi il tempo passa…ed eccoci trent’anni dopo con la ricerca del tempo perduto da parte di Kent, divorziato da Kath e  risposatosi altre due volte, e  con l’inizio di una malattia degenerativa. Vuole incontrare Sonje e sapere della sua convinzione che il marito Cottar non sia veramente morto , ma si sia  fermato a Giacarta, così per essere libero.
Kent, ultimo personaggio descritto nel racconto, rimane deluso da tutti i vecchi amici cercati e ritrovati dopo tanti anni. Prova uno spiacevole trasalimento interiore, non ha avuto da nessuno ciò di cui aveva bisogno, nemmeno dai figli tutti giustamente presi dalla propria vita.
Sulla veranda della vecchi amica assorbita dalla sua ossessione
“Â Kent prova il desiderio di fermarsi ad ascoltare Sonje che parla di Giacarta e il vento che sposta le dune di sabbia.”
“Un’idea che ha a che fare con il dover proseguire, non dover tornare a casa.”
 Di questo libro e delle nostre letture estive potremo parlare Lunedì 10 settembre, alle ore 17.30, sempre nell’ospitale Angolo-papiro del Lbri & Caffè di via Galilei.
Vi aspetto.
Ben tornata Mirna, stupendi i racconti, e anche i pochissimi romanzi della Munro. I suoi racconti sono sempre storie compiute, indimenticabili. e il fatto di “litigare” sui personaggi delle belle letture mi piace tanto. Una volta, con alcune persone, mia madre compresa , era uno dei miei passatempi preferiti. Credo che se qualcuno avrà letto Barnes IL SENSO DI UNA FINE starà discutendo, almeno con se stesso, su chi sia la madre del figlio di Adrian, O se il figlio di Adrian sia il figlio di Adrian, o se la madre , infine, sia Veronica ma, in questo caso, non si capisce perchè il figlio di Adrian sia suo fratello Insomma una forte perplessità . ciaociao
Mi affaccio timidamente a questo blog sempre così bello, dopo lungo silenzio ma dopo aver già salutato Mirna dal vivo. Ora da qui estendo il mio “ben ritrovati” a tutte le amiche e gli amici lettori, contenta di rivedere presto quelli che saranno lunedì al Papiro caffè (a me piace chiamarlo così).
Bella la combinazione di un libro con otto storie di donne dopo il precedente sui valori femminili da esaltare non necessariamente in contrapposizione o ad imitazione di valori e ruoli tradizionalmente maschili.
A me non piace tanto sottolineare le differenze di genere, però… più ci penso e più mi convinco che qualcosa di diverso nei cervelli c’è. Il cervello maschile è più portato a dedicarsi ottimamente e in profondità ad un pensiero o ad una sola attività per volta e raramente riesce a tenere nel debito conto le circostanze accessorie. Quello femminile riesce invece a pensare ed operare su più fronti contemporaneamente, avendo presenti conseguenze e ripercussioni che possono generarsi da un’azione, da una parola o da una scelta. Non dico che sia così al mille per mille, ma in una buona percentuale sì.
Ahimè, a differenza di voi grandi lettrici, non ho letto molto durante l’estate, ma sono stata abbastanza in buona compagnia della Morante, del cui senso di maternità trovo sempre intense conferme, nonostante lei non sia stata madre, come pure ne trovo del suo amore per gli animali. E a questo proposito raccomando a Mirna di dire alla sua Mimilla che una gatta amatissima dalla Morante aveva un nome che echeggia il suo: Minna. Ma ora che ci penso, il nome echeggia anche il tuo, Mirna!
con gioa ti abbiamo rivista ieri e io nel rivederti ho subito pensato di proporre un libro che coinvolge ancora una volta Vaticano.
anche le suore si innamorano nel libro di Matilde Asensi “l’ultimo Catone”
L’ultimo Catone , dal Catone l’Uticense che appare a Dante e Virgilio dopo la loro uscita dall’Inferno, si presenta come un thriller storico-religioso dall’intricato intreccio narrativo che appassionerà senza dubbio chi ha apprezzato i precedenti Il Codice Da Vinci e Angeli e Demoni di Dan Brown.
Matilde Asensi riesce a creare un mix interessante tra finzione e realtà che, grazie ad una narrazione in prima persona (la protagonista, Suor Ottavia Salina) coinvolge ancora di più il lettore.
Può essere anche un ripasso del Purgatorio di Dante.