A MOSCA, A MOSCA di Serena Vitali

pubblicato da: Mirna - 13 Luglio, 2012 @ 3:26 pm

A MOSCA, A MOSCA  DI SERENA VITALI   Oscar Mondadori

 

 

La lettura di un libro sempre ti abbraccia in nuove sensazioni, in scoperte, in rimandi personali.

Che gioia trovare quelli a te congeniali che colmano curiosita’ e interessi e parlano di importanti esperienze vissute.

 

Siamo nel 1967 quando Serena Vitali ed altre tre ragazze vincono una borsa di studio e arrivano a Mosca. Il grande amore per la letteratura russa e per l’anima russa  non nascondono pero’ la tragedia che tanti sovietici vivono.

 

Il KGB non perdona ed occorre  stare molto attenti per non incorrere in arresti . Ciononostante la Vitali, slavista di fama inernazionale, tornera’ spessissimo in quella terra che la affascina.

 

Cio’ che racconta resta vivido nella mente del lettore, sia quando parla del gelo dell’inverno, del cibo  o dell’imponente biblioteca Leninka dove ai tempi del comunismo era difficile consultare cio’ che si desiderava. Un vecchio professore ne parlava come di un luogo dove “I libri si sepellivano vivi”

 

Personaggi straordinari escono dai ricordi di Serena Vitali: da Shklovskij a Solzhenitzyn, ma soprattutto la gente comune .

 

Ci viene pesentato un personaggio affascinante, un ingegnere che dopo piu’ di un licenziamento “ hanno calcolato che c’e’ un delatore ogni sei cittadini sovietici” dice, ora ha un impiego gogoliano, esperto e ispettore di ghiaie. Ma ogni sera, quando puo’, va a trovare le vecchine ex borghesi e non, che vivono in stanze di case coabitazioni, le kommunalka per portare loro un po’ di cibo e soprattutto un po’ di compagnia. E’ un capitoletto bellissimo.

 

I suoi ricordi, I suoi resoconti precisi si dipanano in un quarantennio fino d arrivare alla Mosca dei giorni nostri,

Mosca che anch’io sono riuscita a visitare nel 2005. Un mio  grande sogno, quello di andare in Russia, naturalmente mi vedevo sulla Transiberiana un po’ alla Anna Karenina.

Invece la Mosca che mi e’ apparsa assomigliava quasi piu’ a Las Vegas, ma ciononostante per me  e’ sempre affascinante come San Pietroburgo.

Troppi romanzi russi letti per non amare  quelle citta’.

 

“Un romanzo inconsueto che ci dona l’immagine  viva del mondo sovietico, negli aspetti piu’ paradossali e tragicomici della vta di ogni gorno come in quelli piu’ drammatici dell’ideologia, della cultura, della censura, fino ai giorni nostri, alla generazione dei nuovi ricchi e dei milioni di poveri senza voce.”

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4 commenti
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  1. – dovremo trasferirci- dice Mr.Abbott, felice marito di Miss Buncle, ora Mrs. Abbott. E da quel momento lei parte in quarta alla ricerca della casa nuova, e comincia la narrazione nella narrazione: piacevolissima. E la narrativa nella narrativa è una rarità che D. E. Stevenson ( nipote di Robert Luis) ci regala allegramente nel segno del suo talento di scrittrice inglese. Ho pensato a te leggendo questo libro e anche leggendo ROSA CANDIDA, di Audur Ava Olafdottir. ROSA CANDIDA mi ha fatto pensare a Miki e a Emiliano. Agli uomini giovani (e forse anche ai non giovani), alla capacità di alcuni scrittori di accoglierti in un mondo sospeso, dove l’aria è fina, fina, i colori sono ad acquerello, sfumati appena ,con pennellate decise e più intense. Insomma questo piccolo capolavoro l’ha letto anche Dario e , alla fine, era incantato. Commosso? Forse sì, e, forse, con un sentimento di stupore per qualcosa che non avrebbe mai immaginato e che , invece, avrebbe potuto………STATEMI BENE TUTTI vi prego. Ciaociao.

  2. Sono certa che Rosa candida ci piacera’ come molti dei libri che ci consiglia Camilla. Mi intriga che anche Dario l’abbia letto e sia rimasto incantato dall’ordito di acquarello.
    Lo cerchero’ quando scendero’ a Chiavari, per ora devo “subire” una giornata piovosa nel paesello che senza sole e’ tristanzuolo.
    Mi consolo cucinando il polpettone di fagiolini e patate, peperonata per Renata che arrivera’ domani. Ma, naturalmente, con i racconti della Munro e qualcos;altro.
    E devo ancora scrivere – e con questo PC e’ faticoso – il post sul libro di Franzen, tutt;altra cosa dal mondo sospeso e sfumato di Olafdottir.

    Mi devo impegnare!

    Un abbraccio virtuale a tutti

  3. Il libro di Franzen, se si tratta di LIBERTA’ ,è tutt’altra cosa anche da L’IBISCO VIOLA , della premiatissima scrittrice Chimamanda Ngozi Adichie, giovane nigeriana, autrice anche di META DI UN SoLE GIALLO che leggerò cominciando oggi stesso. L’IBISCO VIOLA, che ho divorato in due pomeriggi, con qualche soprassalto del cuore fuori scala e credo, qualche lacrima (o forse ero sudata?,) e con una comprensione e un’ammirazione e un’empatia che è raro provare tutti assieme leggendo un libro. E’ la storia di Kambili e di Jaja, della loro mamma , consapevole e volontaria martire di un uomo , grande fuori di casa e orco dentro la casa, e del loro padre Eugene, appunto, e di un una parte dell’Africa , una parte della Nigeria, una parte di una Terra che pochi conoscono se non nel modo vagamente “guardone” del turismo di massa. Ma i sentimenti sono identici in qualunque parte della Terra e la scrittura classica e magnifica di Adichie mi ha regalato una esperienza che mi ha sbalordita e mi domando come mai ho aspettato tanto a leggere questo libro. Perciò oggi comincio META’ DI UN SOLE GIALLO, e poi sarò diversa.E più che mai la stupenda metafora di David Foster Wallace “questa è l’acqua” mi viene in aiuto per capire l’immensa piccolezza della vita.

  4. STIEG LARSON
    Trilogia “Millennium”
    Tascabili Marsilio/Gialli

    Detto altrimenti: Mirna Moretti, l’amica Mirna, la blogger della lettura, la GL (Grande Lettrice), la Scrittrice del blog “unlibrolagiorno” che ora prosegue con il suo nuovo e super “cliccato” http://www.trentoblog.it/mirnamoretti non me ne vorrà se di questo mio intervento sul suo blog ne faccio anche un post sul mio blog. Vero, Mirna?

    Millennium. Tre volumi, oltre 2500 pagine. Un giallo. Anzi tre. Vale la pena di leggere i primi due per gustarsi il terzo. Sono contento di averli letti, anche se sulle prime ho rischiato di scoraggiarmi dato il “volume” dei volumi! Cosa mi ha colpito? Il ruolo fatto svolgere dall’autore – soprattutto nel terzo volume – al giornalismo ed ai giornalisti o almeno ad una parte di essi, cioè al protagonista Mikael Blomkvist. Un uomo alla ricerca della verità vera (anche contro i cosiddetti poteri forti) e non alla sua strumentalizzazione, travisamento od opportunistico utilizzo. Mi ha consolato molto pensare che l’invenzione dell’autore possa essere vera. Dico questo perché nella mia vita di lavoro ho sperimentato sulla mia pelle come da parte di un settore del giornalismo possa strumentalizzarsi e travisarsi la realtà e come sia difficile, poi, andare a spiegare come stanno le cose. Una volta protestai a voce contro una presa di posizione ingiustamente critica contro mie decisioni aziendali. Mi si rispose: “Si, lo so, ma sa … la politica”. Ed io che credevo che il giornalista dovesse sempre rappresentare la realtà vera, non la “realtà politica”!

    Di fronte ad un articolo che nella sostanza è diffamatorio o quanto meno ingiustamente denigratorio (il confine è assai labile) anche se nella forma non appare legalmente perseguibile, tre sono i consigli che l’interessato usualmente riceve: “Devi rispondere, precisare, puntualizzare, non puoi tacere …”. Il secondo: “Lascia perdere, non replicare, è quello che vogliono, non finirebbe mai … la gente dopo due giorni avrà dimenticato…”. Il terzo: “Replica, ed esigi che alla replica, ai sensi della legge sulla stampa, sia data la stessa evidenza”. Quando mai! Provateci un po’ voi ad impedire che il senso della replica non sia “gestito” ad arte! Basta inserire le foto giuste, intervenire sul titolo, sul formato, sui caratteri di stampa, sulla posizione nella pagina, basta non pubblicare per intero la replica … ci sono molti modi per far apparire che si rispetta la legge, mentre invece si aggiunge un carico di briscola!

    La seconda domanda. Nei due sensi. Un giorno, un giornalista inglese, alla nostra TV, disse: “Quello che conta è poter fare all’intervistato la seconda domanda, dopo che ha risposto o ha eluso la prima”. Concordo. Lo stesso vale per l’intervistato o il citato in un articolo. Anch’egli dovrebbe poter fare la seconda replica, dopo che è stato “attaccato” sulla stampa. Ma così non la si finirebbe più, direte voi. Anche questo è vero. Ma se un giornale pubblica regolarmente una sua rubrichetta, ad esempio dal titolo “Pane al pane …”, sarebbe corretto che a fianco riservasse lo spazio per le risposte in una seconda rubrichetta dal titolo “… e vino al vino”, per le eventuali repliche.

    Comunque: evviva la stampa, evviva i mass media, evviva l’informazione! Guai se mancassero: saremmo in dittatura! Solo che mi auguro che anche in questo caso l’IT, Information Technology diventi ICT, Information Comunication Technology, cioè che la “tecnologia giornalistica“ sia sempre di più anche di “comunicazione”, cioè di “azione comune” con l’intervistato o con il soggetto oggetto dell’articolo. E che i fatti siano sempre separati dalle opinioni. E’ chiedere troppo? Ma a questo punto devo stare attento io stesso: sono o non sono diventato anch’io una sorta di giornalista, con i miei 220 articoli