DIZIONARIO DELLE COSE PERDUTE di Francesco Guccini

pubblicato da: Mirna - 4 Luglio, 2012 @ 7:17 pm

DIZIONARIO DELLE COSE PERDUTE

DI FRANCESCO GUCCINI

 

Lettura gradevole come un cesto di ciliegie da gustare in un angolo fresco del giardino o della casa. Un ricordo tira l’altro e Guccini, che ha vissuto la sua giovinezza nel tempo e nello spazio anche miei, e’ abile e sornione nel regalarci cose perdute.

 

Mi ha ridato il tempo di ripensare al tempo passato, non con il retorico accento nostalgico bensi’  con una ricerca archeologia di azioni e oggetti e luoghi che a molti sara’ dato di non conoscere.

 

Gia’ la copertina verde che riproduce il pacchetto dele nazionali mi riporta alla mia mamma fumatrice, ma immagini e sensazioni gia’ vissute arrivano pagina dopo pagina.

 

La macchinetta del flit che riesco a risentire tra le mani o il gioco dela pulce e I coperchini delle bibite raccolti con religioso rgore, perlopiu’ dai maschi …

 

Nell’Emilia di inverni nebbiosi e afose estati brulicavano allora moltissime sale da ballo e Guccini e’ spassosissimo nel raccontare come si svolgevano I riti degli inviti alle danze

 

E in inverno era il “prete” ad essere importantissimo: serviva a riscaldare I letti ghiacciati. Fatto di legno con spazio all’interno per contenere il braciere caldo si posizionava alcune ore prima di coricarsi e dava un piacere indescrivibile…

 

Si parla poco delle cose perdute, un po’ perche’ fa “vecchi” ripercorrrere anni  lontani e un po’ perche’ abbiamo sempre fretta di raggiungere nuovi pensieri, nuove emozioni  e tutto In modo veloce, in a fast way.

 

Guccini, come molti emiliani, ha qualcosa del gatto sornione che osserva, e metabolizza In maniera lenta e duratura gli accadimenti della vita in un panta rei che ci avvolge e ci identifica.

 

E sebbene la mia mamma non sia mai riuscita a farmi la “banana” con I miei capelli sottilissimi e drittissim,i ricordo invece la mia florida amichetta che la portava con il nastro cangiante pure! E se di lei dicevano sempre che era bellissima a me , magrissima, era riservata la  frase  “Com’e’ fine, pero’”.

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4 commenti
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  1. Ho letto anch’io questo libro ed è spassosissimo anche per chi non c’era in quegli anni ma ne ha sempre sentito parlare…Avrei voluto fosse solo un po’ più lungo…
    Appena finito di leggere Un altro Murakami, “L’uccello che girava le viti del mondo”, uno splendore esistenziale, non posso dire tanto altro perchè come dice il mio amico Gary – che è con noi in questi giorni in Liguria – quando pensi di aver messo a fuoco, ti accorgi di essere da tutt’altra parte e allora devi lasciarti portare da correnti misteriose verso un dove mai svelato fino in fondo.
    Ciao a tutti!

  2. Con l’arrivo di Mirna in Liguria le mie letture e i miei orizzonti letterari si ampliano, insieme con il piacere della conversazione quotidiana davanti ad un caffé ieri proseguita nella passeggiata accompagnata dallo stridio delle cicale, gli scambi di opinioni e di libri si fanno più intense ed interessanti, uno dei libri in questione è stato “Prenditi cura di lei” della coreana Kyung-Sook Shin del quale Mirna ha appena scritto.
    Racconto di relazioni familiari, un po’ orientale ma capace di coinvolgere anche chi orientale non è, la scomparsa della madre fa capire a figli e marito quanto contasse nella loro vita la sua presenza.
    Racconto a più voci, la figlia ribelle e scrittrice rievoca con il tu, in una sorta di soliloquio, i loro rapporti non sempre facili, poi è la volta del figlio maggiore, quello in cui lei aveva riposto le sue ambizioni e che sa di averla delusa, quindi il marito che l’ha sempre ignorata come persona e che si accorge di quanto gli fosse necessaria solo dopo averla perduta. Anche lei, la donna scomparsa, infine racconta di sé … la cognata, il fratello giovanissimo del marito, l’uomo col quale si confidava, i figli naturalmente, e la figlia minore, la più amata. Rapporti davvero complessi, che attraversano mezzo secolo, che portano dal povero mondo contadino alla modernità, molto ben raccontati.
    In chi legge cresce un senso di inadeguatezza di fronte a tanta abnegazione materna, poi frasi tipo “se non farai così ne morirò” riportano al ricatto di tante madri di ieri e di oggi – anch’io diabolicamente a volte lo metto in atto per ottenere dai figli qualcosa che mi preme – e sui sensi di colpa il libro è costruito.

  3. -PRENDITI CURA DI LEI – ambientato lontano è molto vicino e, come dice Grazia.è costruito sui sensi di colpa. Certo è che l’immagine della madre che si perde nella città è molto potente e dolorosa e le dinamiche “amorose” tra madri e figli e il rapporto tra madre e “padre”, sono universali e crudeli. Questo libro, con la sua autrice e la Mariapia Veladiano con LA VITA ACCANTO furono ospiti di Gabriella Caramore, l’anno scorso, nella trasmissione di Uomini e Profeti, dedicata al “prendersi cura” e, forse, sarebbe bastata la frase di Grazia per affrontare il vero tema :i sensi di colpa reciproci per rendere più illuminante ed efficace la discussione.

    Ed è completamente privo di sensi di colpa il percorso di formazione del ragazzo dai capelli rossi, Arnljotur, detto anche Loddi, protagonista di un romanzo inebriante, ROSA CANDIDA, di Audur Ava Olafdottir, islandese, e l’islanda è tanto presente,anche se la vicenda si svolge in un paesino non ben definito, dove c’è il roseto più antico del mondo.E ci sono genitori e figli ,senza sensi di colpa e pieni di affetto. Un piccolo gioiello, un romanzo sulle rose, sui figli e sulle madri e su un padre di 22 anni che ama : le rose, in principio.
    Buone vacanze a Mirna, Grazia, Stefania con il simpaticissimo Gary, che forse metterà in scena qualche Murakami, con effetti speciali da urlo, e tante cose belle.

  4. Gary e’ arrivato ieri sera con sua sorella Wendy portandomi in dono due libri di Alice Munro. Si erano fermati in due librerie a Chiavari ieri mattina prima di arrivare qui a Borzonasca dove lui ha comprato un libro di Alan Bennet e uno di Baricco perche’ vi si parla di Rossini.
    Gary e’ un incantatore, persino Mimilla non e’ scappata all’istante quando stamattia, at breakfast , l’ha visto. Beh, lui, alto alto con una gran massa di capelli legati a coda di. cavallo, si era messo seduto al suo livello per convincerla a non aver paura.
    Ieri sera a cena mangiando mie buone melanzane alla parmigiana e bevendo Bonarda si sono toccati argometi interessanti e Gary, da “radiologo” di ogni sfumatura artistica, dalla letteratura, al cinema alla musica ci ha dilettato con il suo italiano appreso prlopiu’ dai libretti d’opera.
    Vederli in giro stamattina pe Bozonasca e dire buongiorni ai soliti mille abitanti del villaggio, fermarsi con Grazia ‘ incontrata per caso…e’ stato troppo per me…tanto che sui gradini della chiesa principale (qui ce ne sono tre!!! e si sentono con le loro campane logorroiche!) sono elegantemente caduta facendomi ancora una vota male alla spalla destra.
    Buone vacanze anche a te Camilla.