TRA UN LIBRO E L’ALTRO… la mostra fotografica di Enrico Fuochi
pubblicato da: Mirna - 13 Maggio, 2012 @ 7:58 pmIneguagliabile il piacere di passeggiare in una città così avvolgente e bella come Trento. Ed imbattersi in una piazzetta tra colonne, porticato e vetrina in una interessantissima mostra fotografica, quella di Enrico Fuochi, Tempus mutandis
Siamo nello Spazio Espositivo Pretto, in piazza San Benedetto e le foto che occhieggiano dalla vetrine ci mostrano personaggi in mutande in spazi più o meno  antropizzati.
Mi piace osservare, capire e  lasciare entrare in me le sensazioni, le suggestioni, i messaggi che un immagine può evocare.
E fondamentale è conoscere anche l’idea dell’autore. Enrico Fuochi ci spiega che “lafotografia è un mezzo che rende fruibile un’idea e che la sua vera essenza va ricercata in una sintesi tra il processo pratico, estetico e concettuale.”
Qui ci provoca con uomini in mutande per suggerirci il tempo del mutamento fermato in situazioni non quotidiane, ma assurde eppure colme di significato.
C’è l’uomo “spogliato della sua vanità “, della sua esteriorità e del suo ruolo che si trova spesso in ambienti creti da lui stesso ma dai quali sembra risultare quasi un intruso.
Pur provocando un iniziale sorriso queste immaginici sottolineano “l’originaria accidentalità dell’uomo” , anche se cretaori di architetture, manufatti, arte e tecnologia.
Rimaniamo pur sempre vulnerabili e in un certo senso estranei e spogliati  davanti a ciò che abbiamo creato.Â
Ognuna di queste fotografie ci porta a riflettere: l’uomo vicino alla statua classica, quello che corre davanti alla struttura di un edificio in costruzione, l’impiegato soggiogato dal suo computer e,  una tra le mie preferite, il vecchio che si butta all’indietro nel lago lasciando bene i vista le sue scarpe da ginnastica.
Bravissimo Fuochi che è tornato ad osservare la vita nel suo particolare fluire e mutare, tra reale e surreale con due occhi attentissimi, il suo e quello della macchina fotografica.
Enrico Fuochi, mago preveggente! Infatti l’ottimo titolo, in perfetto latino maccheronico, è stato da lui ideato e scelto ben prima dell recente crisi che ci sta lasciando letteralmente “in mutande”!
Tempus mutandis, questo mutandis usato come genitivo … il tempo “della mutanda” , ovvero, mutatis mutandis” (qui il nostro mutandis è un ablativo plurale, corretto anche per i latinisti veri) cioè, cambiate le cose che sono da cambiare ,,, E cosa abbiamo noi da cambiare, oggi? Il punto di vista, di osservazione. Ed Enrico ci aiuta a far ciò, come quel professore che in un ben noto film, invitava i suoi allievi a salire in piedi sui banchi per cercare di vedere la cose da un diverso punto di vista … ricordate? Chi mi sa dire che film era? Dai … che è facile!
Enrico Fuochi, un mix di simpatia, idee, interessi, capacità realizzativa sicuramente può ben insegnarci ad osservare le cose “dall’alto”, lui che fra le altre attività , vola con il parapendio. Dall’alto, si diceva, solo per avere una corretta visione d’insieme e non solo le singole percezioni sensoriali dei vari accadimenti. Infatti più in alto si sale, maggiore è la visione d’insieme. Più si scende, più tale visione diminuisce e più aumenta la percezione sensoriale. Oggi siamo quasi schiacciati dalle percezioni sensoriali dei vari aspetti della crisi. E ciò accade perchè non abbiamo voluto o saputo elevarci sino ad ad avere una visione d’insieme di ciò che stava accadendo. Per questo, anche per questo, dico grazie ad Enrico: egli, con le sue Fotio Grafie, Foto Storie e Foto Mutandis ci fa allenare in una efficace palestra mentale. Chissà che dopo un po più di allenamento non si diventi, tutti noi, capaci di avere sempre una corretta visione d’insieme, magari anche con qualche anno di anticipo rispetto agli tzunami della vita (sociale, politica ed economica).
la felicità di leggere tutto quello che scrivi e i commenti che ricevi mi danno ogni giorno gioia.
Vorrei evidenziare una chicca che penso farà piacere.
A Parigi esiste una libreria antica ” al nr.37 di rue de la Bucherie dove all’interno ci sono delle brande tra gli scaffali. In cambio di ospitalità bisogno a girare per il negozio e leggere “un libro al giorno”. I pensionanti si definivano “amaranti” (non so perché).
– Le foto degli uomini in mutande: sono delle mutande come quelle che portava mio padre, tutte bianche e simili tra loro, un fatto estetico ritengo, in una fotografia ci sono anche camicie bianche appese stile Cattelan, oggi, se di mutande da uomo si parla, mutande così non credo ce ne siano più, bisogna farsele fare su misura.Certo le mutande delle foto sono simboliche, ma caste, vestitissime, a confronto con lo “smudandamento” generale dei tempi che corrono. Sono diventate, le mutande da uomo, un capo di abbigliamento di cui si interessano gli stilisti e se ne vedono di ogni foggia e colore in ogni vetrina di mutande e affini. Se quegli uomini in mutande fossero abbigliati con vere mutande …meglio non pensarci. O forse verrebbero delle foto post-neorealiste, non da esporre come le belle fotografie di Enrico Fuochi, nelle vetrinette Pretto.C’è una sola donna, vestita e non in primo piano. Le donne non sono anch’esse protagoniste dei tempi ? come mai non ci sono donne?
Librilibrilibri: Ho letto l’ultimo libro di Peter Cameron, CORAL GLYNN- adelphi . non avrei più voluto chiuderlo.Questo scrittore è capace di creare , in ogni pagina, atmosfere rare e indimenticabili , paesaggi, interni e creature intimidite, spaventate dalla vita ma, a modo loro, coraggiose e miti.. Creature sempre un poco ferite, riscaldate dal suo sguardo di scrittore che le ama, fino in fondo, e le accompagna nei loro percorsi alleviando il loro dolore e il mio.
Da GIULIANA (Una Melusina di Verona) Ero già andata sul tuo blog e avevo tirato giù le indicazioni per il libro di Christa Wolf – che ho richiesto in libreria. Terrò presente anche questo di Jill Price ma lo leggerò più avanti, ho la vecchia lista/letture per ora da completare. Manderò però il mio prima ricordo perché lo ritengo bello e mi piace condividerlo.
Volevo farti una proposta/richiesta per le vostre letture domenicali senza nessun vincolo da parte tua, ovviamente: ti andrebbe di leggere un libro di mia amica che ha avuto un notevole riscontro a Verona, di una piccola casa editrice senza distributore (credo), Maria Cannata, La luna e la figlia cambiata, Gabrielli editore 2011.
. E’ un rapporto madre/figlia arcaico terribile, raccontato in una chiave onirica fiabesca con un recupero raffinato (Consolo) del siciliano antico. Un libro che può fare anche male ma è un percorso di verità sull’oscuro materno. Come postfazione ha una lettera di un’analista junghiana, Paola Erbice sempre di VR
Qui a VR ha ricevuto un premio e tra le varie presentazioni ce n’è una molto bella della filosofa veronese Chiara Zamboni sul linguaggio poetico che potrò girarti quando sarà messa sul computer
Da qualche tempo su Avvenire appare una rubrica MA COME TU RESISTI, O VITA? di Maria Veladiano. Oggi il titolo è “scappare” . Ogni mattina, in rete, apro questa finestra e incontro Mariapia Veladiano che scrive parole importanti, utili e bellissime. Per noi tutti. E mi dà un bel senso della misura (che mi manca, mi manca)e mi fa cercare con più attenzione dove mettere i piedi, soprattutto la testa. Bastano meno di 5 minuti per leggere il buon giorno di Mariapia, è una misura per tutta la giornata.Un saluto a tutti.
Condivido la sensazione di serenità e di sollecitazione a migliorare che Maria Pia Veladiano ci regala. Spesso la sua rubrica viene letta a Radio Tre per concludere la Rassegna Stampa.
Il suo pensiero è prezioso… e quanto necessario in questi tempi di aridi ondeggiamenti!
E’ bellezza la capacità d’indagare la realtà attraverso occhi ispirati all’ alto e cosi attenti all’altro. Un’emozione capace di creare sapori nuovi allontando pensieri che rabbuiano l’animo.
Grazie cari,
un affettuoso saluto. Miki