L’UOMO CHE NON CONTAVA I GIORNI di Alberto Cavanna

pubblicato da: Mirna - 2 Maggio, 2012 @ 6:40 am

E’ una storia bella, semplice, legata al nostro mondo di migranti quali siamo e quali siamo stati. Un giovane tunisino in cerca della sopravvivenza è approdato sulle coste del Mar Ligure. Lascia alle sue spalle un altro mare, un passato di fatiche e dolori  nella speranza di ricominciare.

Mohamed è gentile, bravo nel lavoro dell’arte navale, arte imparata dal nonno pescatore.

Incontra il vecchio Cristoforo, solo e stanco, ma con ancora  un solo e unico scopo:la costruzione di una barca, il Bianca.

Un incontro fortunato,deciso dal destino o da quel mare che ci lega e ci circonda, noi del Mediterraneo.

Cristoforo capisce che Mohammed sa lavorare come lui il legno, come lui vede nella costruzione di una barca il simbolo della vita, del nostro viaggiare, della nostra ricerca anche esistenziale.

Con amore, con cura, con maestria entrambi termineranno questa barca che lentamente, senza contare il tempo impiegato – perchè per entrambi esso non ha più importanza – diventa il simbolo, il mezzo per raggiungere quella meta sognata da entrambi.

I liguri sono generalmente di poche parole ed anche Alberto Cavanna ci racconta questa storia di barche e di mare, ma soprattutto di empatia, solidarietà, “riconoscimento” con un linguaggio essenziale, chiaro, preciso.

Gli stessi personaggi parlano poco, si intendono con sguardi, con i movimenti del lavoro, con il loro comportamento. Nel capanno dove lavorano si è presi da una sorta di incantamento dato dai rumori degli arnesi descrittici benissimo, dall’odore degli olii e delle resine ;  si sente quasi il respiro calmo della barca che si completa.

Il presente è l’attimo da vivere, osservare ed accarezzare  la barca, per Mohamed non esiste all’inizio nessun futuro  .

Il futuro non esite per chi ha smesso di misurare i passi del tempo. Egli sapeva di non poter ancora  guardare avanti come non poteva permettersi di guardare indietro. Troppa incertezza: meglio pensare alla barca e a quello che c’era da fare per finirla…”

C’è  amarezza nel vecchio Cristoforo  che spiega al  giovane immigrato soprannominato Mimmo “…ascoltami…c’è poco da capire. Questi non ci vogliono perchè gli ricordiamo chi erano fino a ieri…morti di fame. Per la guerra, la fatica, che se non c’erano gli americani con le sigarette e la cioccolata eravamo ridotti peggio di voi…e poi pensa a una cosa: se non mi vogliono a me ( – ormai vecchio e scomodo – ) che la mia famiglia viveva in questo paese e facevamo le barche da tanto tempo, perchè dovrebbero volere te che sei arrivato ieri?… 

Mi piace il narrare di Alberto, già conosciuto in altre occasione, famoso anche per altri libri molto belli come Da bosco e da riviera, Bacicio do Tin e un delizioso coffee.book che troneggia sul mio tavolino in salotto “A piccoli colpi di remo” , 30 racconti di mare, di nave e di costa .

Sembra guardando la sua copertina verdeazzurra di percepire l’odore slamastro del mare, di sentire il frangersi dei flutti contro gli scogli e i rumori di vele, cime o remi, ci si sente riprendere dal nostro essere  o essere stati naviganti.

 

Di questo ed altro abbiamo parlato durante l’incontro all’Angolo- Papiro di lunedì scorso.

 Alberto Cavanna sarà nostro ospite lunedì 14 maggio, sempre al Libri & Caffè di via Galilei.

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3 commenti
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  1. L’UOMO CHE NON CONTAVA I GIORNI
    Scialla scialla, raga. Ciao, ciao ragazzi. Già perché i vecchi Liguri (ma quelli vecchi davvero) nei cantieri navali, fra una barca e l’altra, si salutavano anche così, con una assai personale e ligure traduzione dall’arabo “insciallà” che come tutti sanno vuol dire “se Dio vuole”.
    Scialla, dunque … chiudete gli occhi e … respirate questo libro. Sentirete il mormorìo del vento nei carruggi di un paesino ligure, il cigolare della porta di legno della vecchia stalla, poi diventata cantina e poi ancora piccolo cantiere nautico abusivo per la costruzione di una barca a vela, da pesca, in legno, di quelle che non se ne fanno più …( quanto grande? Non lo si dice, ma dal racconto penso che sarà stata dai sei ai sette metri lft, lunghezza fuori tutto). Sentirete la voce degli sguardi e dei pensieri di un vecchio pescatore, pensionato, carpentiere “in proprio”, solo in compagnia dei suoi ricordi, delle sue mani, del suo lavoro, della barca che sta finendo di costruire. Perchè, poi?
    Non è la prima volta che Cavanna lascia emergere i suoi personali ricordi, di quando lavorava, anzi, scolpiva, cesellava, ingioiellava di rifiniture e di antica saggezza il legno di sempre nuove barche. Lo aveva già fatto in “Da bosco e da riviera” (chi non lo ha letto, si affretti … non sa cosa perde!). E se anche in questo romanzo non riuscite a seguire tutte le fasi della lavorazione, non importa. Vi piacerà ugualmente.
    Un vecchio, si diceva, incontra un giovane immigrato. Non vi dico altro, come racconto è lungo, come romanzo, breve. Il salto nel buio del giovane, come tanti altri, nel buio di un futuro sconosciuto … tanto peggio di come andava … la sua rassegnazione che allo stesso tempo, non diventando disperazione, si trasforma automaticamente in speranza. L’apparente scontrosità del vecchio, il suo timore iniziale, la sua coerenza con i principi che hanno guidato tutta la sua vita, ed ecco che da passivo ricettore di una vita ormai impostagli dall’esterno, si trasforma egli stesso in un migrante. Con lo stesso coraggio, la stessa temerarietà, la stessa speranza nel futuro e voglia di vita del giovane marocchino.
    Un libro, leggero ma profondo … un libro che ci insegna che “gli altri” non esistono: anche noi siamo “altri” per gli altri …
    Bellissime poi le frasi in dialetto ligure (se non le capite, telefonatemi pure, 3355487516) e in lingua araba (con traduzione). Un vero arricchimento.
    Alberto Cavanna. Già una volta accettò di venire a Trento, per una serata all’Accademia delle Muse. Ora lo stiamo invitando nuovamente – questa volta presso la Biblioteca di Trento – per raccontarci i suoi libri, racconti di tante vite e di piena umanità.
    Ti aspettiamo, Alberto … insciallà!

  2. @Mirna: il 14 maggio Alberto Cavanna sarà ospite della tua “lettura” presso la Libreria il Papiro di Via Galilei a Trento, ad ore 17,30. E poi il 15 alla stessa ora, sarà disponibile per la popolazione presso la Sala degli Affreschi al primo piano della Biblioteca Comunale di Trento. Ricordato ciò, di piccoli colpi di remo è stato scritto:

    “Gli uomini, le loro vicende, i loro sentimenti e il mare in trenta racconti scritti nell’arco di molti anni. Alcuni di essi sono diventati romanzi: “Viribus Unitis” ha ispirato “Da bosco e da riviera”; “Un corsaro” ha ispirato “Bacicio do Tin”. “Calipso” e “L’orco” stanno per ispirarne altri. Sin tratta di bozzetti, immagini, situazioni aventi tutte una carica emotiva di fronte alla quale è difficile restare insensibili. Il Mare, è il grande sfondo su cui i vari personaggi si muovono, con pochi punti fermi di riferimento: le Navi, i viaggi, la terraferma. In Mare aperto i punti cardinali sono un’entità relativa, un’idea astratta che ha riscontro solo nell’ago della bussola; il tempo stesso è un succedersi di eventi ritmati come albe e tramonti che scandiscono l’unica attività possibile:il navigare. Il resto è vento, nuvole, cielo e acqua. La sola certezza l’unico appiglio cui la sopravvivenza di ognuno si aggrappa, é la Nave, solitaria testimonianza umana in un ambiente semplice e ostile, scenario del viaggio. I secoli passano ma solo le Navi cambiano: gli uomini in viaggio, i loro pensieri, le loro paure restano sempre le stesse. I personaggi di Alberto Cavanna, colti in un attimo preciso della vita, appaiono in tutta la loro bruciante umanità, quasi liberati dal fardello di un’identità, di una provenienza, delle convenzioni della società cui appartengono e questo proprio in virtù dello spazio speciale in cui la loro semplice azione si svolge. Essi, colti in un momento emblematico della loro vita, una sorta di ‘final cut’, si liberano di ogni ipocrisia e narrano una breve vicenda, a volte solamente una situazione liberatoria, degna di essere rappresentata come l’epigramma di un’intera esistenza.”

  3. Non vedo l’ora di conoscere di persona Cavanna di cui anche Riccardo ci ha sempre parlato…Un autore di Mare , quello con la M maiuscola, che tanto mi manca… Nata e cresciuta in montagna, sento il richiamo forte dell’elemento acqua e reduce da una bellissima gita a Trieste e Grado ( che mi ha lasciato ahimè raffreddatissima, tutt’ora invia di guarigione) , ne sento ancora il profumo…