NEL MIO PAESE STRANIERO di Hans Fallada
pubblicato da: Mirna - 28 Aprile, 2012 @ 6:53 amHo chiesto ad Andrea Mattei, il libraio del Libri & Caffè, quale nuovo libro consiglierebbe e lui mi ha porto questo libretto blu della Sellerio con l’ultimo scritto di Hans Fallada. Publicato per la prima volta in Germania nel 2009 era rimasto nascosto tra le carte dell’autore.
Si tratta di un diario scritto quando Fallada fu rinchiuso in osservazione a tempo indeterminato nel manicomio regi0nale Neustrelitz-Strelitz dopo una lite violenta con la moglie. Non era la prima volta che finiva dietro le sbarre.
Alco0lista, tossicodipendente aveva tentato anche il suicidio.
Di Fallada conosco soltanto il celebre “E adesso, pover’uomo?”. Cerco alcune note biografiche su Internet:
“ Hans Fallada, pron. Fà llada, pseudonimo di Rudolf Wilhelm Friedrich Ditzen (Greifswald, 21 luglio 1893 – Berlino, 5 febbraio 1947), è stato uno scrittore tedesco.
È uno fra gli autori di lingua tedesca più conosciuti del XX secolo. Le sue opere, tradotte in diverse lingue, hanno riguardato essenzialmente scritti a sfondo sociale. Alcuni dei suoi racconti sono stati pubblicati postumi.
Il suo lavoro più noto è il romanzo E adesso, pover’uomo? (titolo originale Kleiner Mann, was nun?), scritto nel 1932. Quest’opera è conosciuta in Italia anche attraverso la riduzione per la televisione che ne fu fatta nei primi anni sessanta con il titolo Tutto da rifare pover’uomo e con l’interpretazione, fra gli altri, di Ferruccio De Ceresa, nel ruolo del protagonista, Paolo Poli, Luigi Vannucchi, Carlo Romano e Laura Betti.”
Ma per conoscerlo meglio occorre leggere le sue opere. E questo Nel mio paese straniero – Diario dal carcere 1944 ci racconta tanto di lui e della sua storia.
Si parla del periodo nazista, ma  questa volta si parla di tedeschi che pur amando la Germania odiano il regime hitleriano e cercano di vivere in patria  accettando compromessi e umiliazioni.
Fallada, che pur aiutò Brecht a fuggire, non vuole espatriare perchè “…sono un tedesco, lo dico ancora oggi con orgoglio e tristezza, io amo la Germania…che tedesco sarei mai stato se nel momento del bisogno e della vergogna me ne fossi andato alla chetichella, scegliendo una vita più facile? Perchè io amo questo popolo, che ha donato al mondo suoni intramontabili. Qui sono stati cantati Lieder senza pari al mondo…”
E in questo carcere dove viene rinchiuso nel 1944 Fallada ottiene 92 fogli protocollo per scrivere. In una scrittura minutissima, quasi crittografica e riempiendo anche gli spazi all’incontrario lo scrittore riuscirà ad ingannare le guardie , che pensano egli scriva racconti, e denunciare i suoi anni difficilissimi vissuti dall’avvento di Hitler in poi.
Ricordi di personaggi eccezionali come il suo editore Rowholt o Suhrkamp, ma anche delle tante nefandezze e terribili denuncie di delatori.
“Viviamo proprio in tempi oscuri” scriveva Brecht a quel tempo  nella poesia “Ai posteri” e certo Fallada ha attraversato undici anni  durante i quali   parte del popolo tedesco aveva perso ogni barlume di umanità .
Ma questo diario ripercorre anche il proprio percorso esistenziale,quello di un “perdente”, come si autodefinisce, come il suo celebre personaggio di “E adesso, pover’uomo?”
Ricordiamo però che Primo Levi ha giudicato l’altro suo celebre romanzo “Ognuno muore solo” un capolavoro.
Una lettura avvincente.
Sono poco più delle sette del mattino e devo affrettarmi perchè per le otto e un quarto devo essere dal mio medico di famiglia con le “carte” di esami dagli esiti suff. che è già qualcosa. Non pensate che la vita di una vecchia pensionata non sia piena di “misteri” (con la e stretta, nel senso di mestieri, cose da fare ecc.)Porterò con me, per riempire la lunga attesa tra dolenti di ogni tipo (con preponderanza di donne anzianotte)quel libretto dei 4 gatti neri che Stefania cita nel suo ultimo post, a proposito di Murakami. Questo mi ha colpita e convinta a finire il libretto che avevo abbandonato a metà , dopo tentivi di lettura soporiferi. chissà ?Forza Mirna, leggi cose liete che Hans Fallada è troppo triste.A tutti un saluto
Capisco e condivido la seccatura di andare “per medici”. Proprio ieri con Camilla se ne parlava. Ma avere un libro con sè è sempre salvifico. Di qualsiasi genere.
I libri che mi aspettano sparsi per la casa non sono molto allegri, ma per ora sono molto più intrigata da queste storie, sia di Fallada che “dalla donna che non può dimenticare”. (affascinante per me oltremodo ) e altri due romanzi su crisi della famiglia e della società americana.
Per divertirmi basta che telefoni alla mia amica di Aquileia, come ho fatto ieri sera, e ascoltare le sue avventure : in giro per il Friuli per sistemare un cane trovato sul ciglio della strada,. Dopo aver telefonato a tutti i 112 fino al 118…è riuscita a sapere qualcosa e alle 22 la storia si è conclusa felicemente.