IL SIGNORE DELLE ANIME di Irène Némirovsky
pubblicato da: Mirna - 27 Gennaio, 2012 @ 9:58 amRicordare la Némirovsky oggi, 27 gennaio, mi sembra doveroso. E’ la Nèmirovsky  uno dei tanti milioni di esseri umani uccisi da esseri che avevano perso la loro umanità .
E’ il giorno della Shoa, che non dobbiamo dimenticare.
Proprio ieri, tornando da Padova con il trenino della Valsugana che attraversava paesaggi ancora invernali ho finito di leggere il suo ultimo romanzo, questo splendido “Il signore delle anime”. Accanto a me un’altra passeggera leggeva “Suite francese”.
Un titolo particolare per raccontare di un medico levantino che vuole riscattare le sue umili origini , la sua fame e povertà di generazioni e generazioni di stranieri reietti  ed entrare in quel mondo fasullo, avido, ipocrita della Parigi degli anni tra le due guerre.Â
 Il dottor Dario Asfar diventa una sorta di psicoanalista che con ricatti morali, disonestà , imbrogli entrerà a far parte di quel mondo che lui vede come il traguardo dovuto agli emarginati di sempre.
Ma non trova la felicità buttandosi come fanno  tanti personaggi della Némirovsky nell”ambiente dominato dai beni materiali, e nel fondo del suo animo oscuro rimarrà sempre la traccia dolorosa  di un’ineffabile desiderio di purezza, anch’esso simbolo di superiorità a lui negata per destino.
Quanti personaggi simili Irène Némirowsky ci ha descritto,  da David Golder ai suoi stessi genitori raccontati questi ultimi  con dolore ed amarezza ne “Il vino della solitudine”.Â
Questa scrittrice nata nel 1903 a Kiev ha scritto tantissimo durante la sua breve vita! Quale rifugio e consolazione  sarà  stata per lei la scrittura!
 Fuggita dopo la rivoluzione del 1917 in Finlandia e poi a Parigi ha potuto descrivere con acutezza il mondo intorno a sè. E’ lei stessa “una signora delle anime” che senza eccedere nel giudizio morale “fotografa”  spietatamente il  mondo dorato e fasullo  in cui vive.Â
Ha solo 39 anni nel 1942 quando morirà nel campo di concentramento di Auschwitz
Anni dopo le sue due figlie scopriranno in una valigia altri suoi romanzi.
E da pochi anni finalmente la Adelphi ha iniziato a pubblicarli.
Questo “Il signore delle anime” è l’ultimo.
Ma i lettori appassionati conosceranno tanti altri titoli, da Il ballo, Due I doni della vita, Jezabel…in questo mio blog ne appaiono parecchi. Basta cercarli nell’archivio che contiene più di settecento consigli di lettura.
P.S.
Notevole la postfazione di Olivier Philipponnat e Patrick Lienhardt “La dannazione del dottor Asfar”
ara Mirna, non trovo l’Archivio dove cercavo anche le parole della nostra Camilla su Aloma.
in ogni caso ecco una mia cosa su Aloma
ho letto ALOMA di Mercè Rodoreda- ed La Frontiera.
Scritto a 28 anni, prima della sua fuga dalla Spagna e rivisto da lei nel 1968, è l’unico libro di “prima” della guerra che Rodoreda ha riconosciuto come suo.
Non è un capolavoro come Piazza del Diamante o Via delle camelie, ma la scrittura è già forte, salda, capace.
E soprattutto si ritrovano già tutti i leit-motiv che faranno grandi i suoi libri della maturità : la fragilità di una giovane sola negli affetti, la vigliaccheria ( ma anche l’attrazione) di uomini deboli e irresponsabili, il bisogno di amore che prende strade sbagliate e rovinose, lo scatto della dignità femminile, la ribellione, il buttarsi a capofitto dentro il suo destino.
…
Poi c’è l’amore tenero e disperato per un bambino, il nipotino, un fratello distratto e debole, una cognata spenta, un cognato che la prenderà per noia, per disperazione, per bisogno e che sarà causa di grandi gual.
Una grande capacità di leggere nelle contraddizioni delll’animo femminile, di pre-figurare un destino di ribelione e solitudine ma anche di orgoglio, e un pervadente sentimento di sconfitta e di morte.
Prigioniera della sua solitudine affettiva Aloma inizia la serie delle figure femminili “perdenti” di Rodoreda, perdenti ma commoventi e imperdibili.
E in controluce c’è tutta la Barcellona degli altri libri, le sue luci, la Rambla, le donne bellissime, i giardini segreti.
La natura, i fiori circondano Aloma e avvolgono noi nei profumi, nei controluce, nelle sensazioni della notte, della luce, delle foglie.
Un bel libro, delicato e insieme forte, dove Aloma è il filo rosso che ci porterà a Colombetta e a Cecilia.
La scrittura è agli inizi, non è ancora temperata del tutto, ma già si vede tutta le capacità di attenzione ai dettagli che è uno degli ingredienti maggiori dell’arte sublime di questa grandiosa scrittrice.
E la capacità di restituire con poco la desolazione interiore che innesca il meccanismo di abbandono a un uomo sbagliato, ma anche il fascino esplicito della sensualità .
Si dice che Aloma racconti – in parte – lo strano legame che Rodoreda ebbe con suo zio che poi sposo’ giovanissima e da cui ebbe un figlio e che abbandonò quando fuggì dalla Guerra civile.
Un libro indispensabile soprattutto per chi vuole meglio capire l’evoluzione artistica di una scrittrice meravigliosa.
Insomma un altro libro di Rodoreda che ho amato.
Cara Cristina V., nell’archivio si trovano soltanto i titoli dei post. I commenti si trovano sparsi dopo i vari libri e non vengono memorizzati a tema.. Ricordo però l’entusiasmo di Camilla per Aloma e so che anche Miki lo sta leggendo. Da come ce lo descrivi tu questo romanzo avvincerà tantissimi visitatori del Blog, me compresa che presto lo leggerò… se poi mi parli di profumi e luci di Barcellona mi hai già conquistata!
cara Mirna , qui tra concerti e musicisti e la cristina v. che ha letto Aloma, ci siamo perse di vista. Insomma come è andato il pomeriggio in libreria? Di cosa hai parlato e con chi? Racconta ti prego. Spero che il tuo geniale genero voglia essere comprensivo con le divagazioni-svagate di una povera vecchia signora che mette il becco ovunque. Ma questo è il blog! Non è Vero? E poi il concerto di domenica mattina non mi è già passato di mente.Anzi, ho continuato a ripensarci, a mio modo.
Benvenuta Livia in questo Blog di letture e riflessioni. Spero parteciperai con tuoi consigli, sensazioni e pensieri. Lettura e musica insieme tu scrivi: cioè piacere con piacere. Io non ci riesco soprattutto con la lettura nella quale se mi ci addentro dimentico il mondo esterno. Anzi devo avere il silenzio intorno, mentre se ascolto musica posso anche gironzolare per casa, aprire la finestra e guardare gli uccellini o sistemare i giacinti nel vaso.
Mi inserisco anch’io nel simpatico e interessante dibattito di ascoltatrice profana di musica classica. Sì, mi piace poi che mi si spieghi sia lo strumento, che il pezzo musicale, la sensazione dell’esecutore musicista. Ma questo in un secondo tempo…prima, proprio come nella lettura di un libro del quale non leggo mai prima nè prefazione nè postfazione, nè recensioni, voglio da sola essere “colpita” dall ‘emozione diretta , insomma da quella sorta di “intuizione lirica” di cui parlava forse Benedetto Croce. Poi la spiegazione può modificare o capovolgere ciò che io ho percepito, ma il momento è stato mio ed è stata una mia forte emozione, forse “parallela” alle intenzioni dell’artista, ma così forte e arricchente da farla diventare speciale.
@Camilla, Camilla…non so se l’angolo Papiro continuerà . Il primo pomeriggio non reclamizzato a dovere ha trovato me, Riccardo, Rina, Martina , Stefania e Marco. Ho parlato dei miei ultimi libri letti e “postati”, ma dovremo aggiustare i tempi e le modalità .
Forse ogni 15 giorni.
La Musica….. classica, la cerco per sentirmi libera in un angolo di mondo, mentre il resto tutto si rarefà ed assume la magia del sogno e dei pensieri inespressi.
Bello sarebbe poi parlare con l’artista, intrecciare la storia della musica con la passione per il suo strumento, per cercare maggior consapevolezza.
Vi abbraccio tutti!
Ciao a tutti !!! Speriamo che possa partecipare anche io all’angolo Papiro… E magari vedere anche Camilla e gli altri che ho visto di sfuggita al bellissimo concerto di domenica scorsa. Oggi non potrò partecipare a quello di Riva ma faccio tantissimi in bocca al lupo alla bravissima Stefy. Sei mitica!
Aggiungo due parole sul romanzo della Nemirovsky che ho letto anche io. Mi ha colpito tantissimo la storia del dottor Asfar, la sua voglia febbrile di riscatto dalle origini, una macchia da cancellare a tutti i costi. E la dannazione per aver accantonato tutti gli scrupoli in nome del denaro e soprattutto del prestigio…Ad un caro prezzo, il rifiuto del figlio che al contrario della dolce e remissiva moglie, ha il coraggio di tagliare i ponti. Bel romanzo che ho letto in pochi giorni. Ora sono immersa in 1q84 ma non riesco a scriverne nulla e per ora sospendo il giudizio… Un abbraccio a tutti e soprattutto alla cara Miki. Come procede? Ci manchi!
VENIVAMO TUTTE PER MARE
Ho letto recentemente, spronata dal commento di Camilla, il libro di Julie Otsuka, edito da Bollati Boringhieri.
È una storia di emigrazione, quindi molto attuale. Si riferisce all’emigrazione, all’inizio del secolo scorso, di migliaia di donne dal Giappone verso gli Usa. Del viaggio verso mariti che non conoscevano, delle speranze, dell’incontro con “i bianchi†che non avevano mai visto, dei figli, della guerra, che li fa vedere come traditori, e della deportazione, scompaiono dalle città da un giorno all’altro.
Un racconto di dolore, lavoro, emarginazione, speranza, incertezza, sradicamento, che l’autrice presenta da un singolare punto di vista: il noi. Non ricordo di aver mai letto un libro col “noiâ€. È molto forte l’impatto emotivo di quel noi, riesce a raccontare in poche pagine la storia di migliaia di persone e, nello stesso tempo, a dare squarci descrittivi belli come quadri.
L’autrice con una prosa fatta di frasi brevi e dense, riesce a raccontare tutto di tutte quelle donne. Molto brava. Anche se a momenti ho sentito un po’ di nostalgia per un protagonista, capisco che quella storia doveva essere raccontata proprio in quel modo ed è davvero unica, delicata e terribile, da leggere insomma.
Saluti a tutti, Grazia
@ Mirna — nella libreria Papiro il principio dev’essere l’incremento alla vendita di libri, credo. Il nostro Paese si mette sempre in cima alla lista di chi, almeno in Europa, legge meno e non è assente dalle cause di questo triste primato una certa cultura che ha considerato i libri e la lettura un peccato: I libri messi all’indice, i libri che fanno “perdere tempo”, i libri che portano polvere, disordine e che non si sa dove metterli . E non si sa cosa si perde, anche in termini di salute della mente: niente è meglio della lettura per tenere brillanti “le cellule grige”-come dice Agatha Christie.E i libri sono dei bellissimi oggetti, oltre a tutto, e non stonano mai se sono libri amati . (mi fanno orrore, nelle case, le caterve di libroni disperati perchè da anni nessuno li legge, meglio essere riciclati nella carta).
@ Grazia – Le giapponesine, mi rimarranno sempre in mente. C’è posto per loro,e c’è una bella compagnia di tutte le epoche e zone del mondo e persino Olive Kitteridge le ha accolte con entusiasmo. Ho appena chiuso un libro agrodolce, elegante in un certo senso, piacevole, curioso, divertente: forse la giovane Rose non si fermerà stabilmente nella mia anima assieme alle giapponesine, ma il libro mi ha proprio dato ore liete e minuti conturbanti. L’INCONFONDIBILE TRISTEZA DELLA TORTA AL LIMONE. di Aimee Bender – Minimum Fax . E’ nuovo nuovo..
@ Miki e Raffaella . sono sempre felice di leggervi, ragazze mie.
Volevo – adesso che sono piu’ tranquilla – dire la mia sul dibattito musicale nato dal concerto di domenica scorsa. Intanto: che bellezza che se ne discuta!!! se se ne discute, siamo salvi!! beh, il concetto da ribadire e’ a parer mio la valenza fortemente emozionale della musica. In questo mi ricollego a mamma. La musica nei secoli e’ sempre stata l’arte “diversa”, quella piu’ impalpabile, quella piu’ aleatoria, quella per certi versi piu’ demonizzata, proprio perche’ non si sapeva a cosa appigliarsi per resisterle o assecondarla. La musica dal potere soverchiante. La musica che ci scardina, ci fa tremare fin nelle ossa, ci solleva o ci azzera, e tutto questo potenzialmente senza coinvolgimento intellettuale. Questo e’ cio’ che la fa essere l’arte meno mediata di tutte. Certo, oggi, l’intelletto c’e’ sempre ed e’ sempre piu’ difficile “cambiare canale.” Ancora pero’ credo che la musica “possa” aiutarci con una prima esperienza estetica IMMEDIATA, nel migliore dei casi con ripetute intuizioni emotive. C’e’ un quartetto di Schubert che SEMPRE mi fa venire la pelle d’oca, anche se lo conosco e l’ho ascoltato cento volte. La Sonata di Beethoven “Waldstein” e’ un altro pezzo che mi “innamora” ogni volta che lo suono. Chiaro, nel frattempo ho anche approfondito intellettualmente, ma lo stesso, la potenza intuitiva resta.
Beninteso, io adoro le parole e tutto cio’ che le circonda e le anima. Ma la musica e’ per me molto sopra o molto sotto, e’ la possibilita’ di “non ragionare,” un via di fuga al sistema binario. E tutte le parole che possono e che DEVONO circondare la musica vengono per forza dopo nell’esperienza estetica ideale. Un caro saluto a tutte e tutti.
Buongiorno a tutte/i. Ho appena cominciato il romanzo di Nemirovsky e mi ha impressionato come riesca a descrivere, nelle prime pagine, pur contestualizzato nel mondo degli immigrati dell’est europeo del primo dopoguerra, lo stato d’animo di chi confronta la propria condizione di sradicato privo di riferimenti umani, sociali e culturali e chi invece può contare su questi riferimenti e sul loro conforto. Evidentemente è un stato d’animo universale, senza tempo e confini e quindi più che mai attuale. Un saluto, Andrea