QUANDO LEGGERE E' UN PIACERE, di Giorgio Montefoschi
pubblicato da: admin - 25 Febbraio, 2010 @ 8:00 pm
Soffermiamoci a considerare non soltanto il contenuto dei libri letti, ma soprattutto il piacere che essi ci procurano. Piacere e passione che avvertiamo quando l’autore ce li comunica, instaurando con noi una sorta di complicità immediata.
Giorgio Montefoschi ci guida, in questa raccolta di articoli pubblicati negli anni passati sul “Corriere della Sera”, fra alcuni testi che sono “indispensabili” per la nostra formazione letteraria e per la nostra crescita esistenziale. Ci spiega con facilità e leggerezza il sentimento “conviviale” che un testo può far scaturire nei lettori.
E certamente tutti saremo d’accordo con la sua scelta dell’Iliade, delle Confessioni di Sant’Agostino, Il Cantico dei Cantici, Jane Austen, Gogol, Musil, ecc. e fra gli italiani Parise, Arbasino, Citati…
Ognuno di noi però ha i suoi autori che l’hanno accompagnato dall’inizio della “carriera di lettore” fino ad ora. Per me dopo le autrici per giovinette come la Alcott, le Brontè, sono arrivati i classici russi, gli americani, ed infine la scoperta delle scritttrici anglosassoni, poetesse, donne di cultura, di cui avrò tempo di parlare.
Scrivere questo blog mi appassiona, ripercorro i momenti felici della lettura, una riflessione ne cattura un’altra, sembra che pezzetti di un mosaico comincino lentamente ma necessariamente a sistemarsi in un ampio disegno. C’è una grande confusione allegra e stimolante nel mio salotto e davanti al computer, libri e libri si impilano, idee, commenti dei visitatori blog, connessioni mi elettrizzano, anche la gatta ne è contagiata, come potete vedere…
Scrivere di lettura è scrivere di vita, mi sembra persino di “letteraturizzare” le mie giornate, agganciando e ampliando e confrontando  ogni mio pensiero con quello di altri. In questa società individualista è spesso difficile confrontarsi, si rimane alla superficie del nostro sentire, si teme di svelarci troppo, mentre, io credo, svelarsi è generosità , fiducia,amore.
I libri non ti deludono, sono sempre pronti ad apririsi e a farti aprire, scandagliando insieme a te  l’oscurità .
Giorgio Montefoschi spiega per l’appunto che la storia della letteratura è fortemente notturna : si ritorna ad Ulisse, presso i  Feaci, che aspetta che cali la notte prima di iniziare il suo racconto; in “Gita al Faro” della Woolf,   la tavola della cena “è un’isola nel buio”, nel  “Cuore di tenebre” di Conrad c’è una piccola imbarcazione che galleggia nel buio in un’ansa del Tamigi.
Occorre il buio per arrivare alla luce, “il lavoro dell scrittore è paragonabile al gesto di sollevare la lanterna nella notte.”
Ma tutti noi lettori consapevoli remiamo per giungere al nostro “faro”.
Ho trovato un’interessante citazione oraziana, che si ricollega perfettamente al discorso sullo scopo e sul piacere che provoca lo scrivere ed ampliare questo bellissimo ed interessantissimo blog ed il piacere che ci deriva dalla lettura: “Ottiene la generale approvazione chi unisce l’utile al dolce, dilettando e istruendo al tempo stesso il lettore.”
Orazio sempre più “magister vitae”: alcuni suoi consigli sono sempre attuali, incredibilmente.
Credo che sia incredibile come leggendo gli autori latini, dopo 2000 anni, si ritrovino i temi scottanti di attualità che oggi infiammano i dibattiti e le scene pubbliche.
Ricordo che nel leggere l’ “Ars amatoria” di Ovidio, ritrovai alcuni consigli che venivano dati agli uomini: in sintesi, quando un uomo si reca ai banchetti serali ricchi di belle donne, si guardi bene dal commettere atti di cui poi si potrebbe pentire, perchè l’oscurità ed il trucco nascondono la verità in una donna.
Ritornando comunque al discorso iniziale, leggere più che un piacere è una passione, una calamita, ed appunto per questo non attrae tutti, ma solo i “poli” giusti: consideriamoci allora fortunati di poter cercare di giungere al nostro “faro” in una maniera unica e speciale, che arricchisce ogni volta sempre di più.
“Senza le parole non si può vivere”, dice Claudio Magris.
Interessante pensare ai libri a agli autori che hanno contribuito alla nostra “iniziazione” di lettori… Il mio è senz’altro Gabriel Garcia Marquez con il suo splendido Cent’anni di solitudine. Letto per la prima volta in terza media grazie alla segnalazione della mia prof. di lettere…Un’illuminazione. Ho poi divorato tutti i libri di ” Gabo” come si fa chiamare dagli amici. Ho persino studiato lo spagnolo al liceo anzichè il francese solo per assaporarne le pagine scritte in spagnolo che perdevano con la traduzione. Un vero e proprio colpo di fulmine…
Con le letture sono sempre stata onnivora credo però di essere arrivata al punto di saper riconoscere se il libro mi sa dire qualcosa o di più. Questo blog mi aiuta a cercare di esprimere l’amore che ho sempre avuto nei confronti della carta stampata.
Un libro che mi ha colpito, che ho riletto e che ogni tanto consultavo è stato “La pentola dell’oro” di James Stephens (1912). Mi riesce difficile definire questo libro, infatti può essere letto come un libro per bambini o come un libro pieno di humour per gli adulti.
Ho trovato la definizione che ne dà Walter de la Mare, poeta e scrittore britannico: “Come almeno metà dei libri migliori e più che un po’ pazzo, è colmo fino all’ orlo di vita e di bellezza. E’ un inno al nonsense, e il vero nonsense è solo saggezza rovesciata, che perciò è al di là della comprensione solo per un intelletto non saggio.”
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