I LUOGHI PIU’ LONTANI di Per Petterson
pubblicato da: Mirna - 19 Gennaio, 2012 @ 2:14 pmQuando prendiamo un libro in mano ed iniziamo pagina dopo pagina a leggerlo entriamo nella vita di altre persone, sia reali che immaginarie. La domanda che spesso mi pongo è che cosa mi attrae di quella storia che mi fa continuare la lettura: è che lentamente i miei  pensieri e le mie aspettative si intrecciano con il linguaggio e la mente dello scrittore. Come in questo caso.
 Un uomo, Per Petterson, racconta in prima persona la vita di una donna danese.
 Siamo nel nord della Danimarca, nello Jutland? Certo nel luogo più lontano da Copenhagen. Un luogo che non viene nominato per sottolinearci forse quel nulla da cui iniziamo a  formarci e che non riusciamo a definire.
Se avete voglia di immergervi nel vento salmastro del mare del Nord e in cittadine dal nome duro e graffiante come Skagen  o altre questo è il vostro libro. Vien voglia di aprire l’atlante e di ripassare geografia. Se avete voglia di ritmi lenti e di soste, – un libro della sosta un critico lo ha definito - questo è per voi.
C’è una bellisima descrizione di una gita a Skagen da parte della famiglia della protagonista allora appena dodicenne dove un vento gelido avvolge e aggredisce tutti “sentivamo il vento sbattere contro ogni cosa si trovasse sulla strada su cui camminavamo, stretti l’uno all’altro come una famiglia in fuga dalle cannonate“, ciononostante per la ragazzina rimarrà un ricordo indelebile, incorniciato come tante altre immagini che riaffiorano raccontate al presente nella narrazione generale della sua vita.
Tanti quadri intensi come la notte trascorsa con l’adorato fratello maggiore nella stalla alla ricerca di brividi avventurosi o la serata nell’osteria Vinkiaederen per riportare a casa il nonno ubriaco.
Vita dura , fredda. La ragazza bruna,  muscolosa forte come i nomi delle località danesi ha un sogno: andare in un luogo lontano, come  la Siberia che lei idealizza come un luogo “caldo” dove  realizzare il sogno comunista di suo fratello Jesper che a sua volta desidera andare lontano lontano, in Marocco. Jesper, sua stella polare, suo grande “amore”.
 Entrambi vorrebbero fuggire da un eterno inverno interiore, da  un padre che non vuole mai sorridere e da una madre distratta che se ne sta per ore al piano a suonare e cantare salmi.
Intanto la vita di questa ragazza , di cui non conosceremo mai il nome prosegue. Si arriva all’invasione tedesca e all’odio per i nazisti , ai lavori in Svezia e in Norvegia.
Che particolare creatura è questa donna, desiderosa di libertà , forte anche fisicamente al punto di riuscire a salvare sia il fratello adorato che un soldato dall’annegamento, capace di sogni notturni forti e paurosi, ma altrettano capace di soffermarsi sul momento che vive con grande intensità . Ecco le soste di immersione nel’attimo vissuto.
Bellissimo il ricordo “fotografato” dalla sua mente di diciasettenne, un ricordo più vivido di una vera foto “Sono in mezzo alla stanza, distante da tutto e penso che voglio ricordami per sempre di me stessa così, sola sulle piastrelle bianche e nere con la camicetta gialla nella penombra, e sollevo le braccia e le tengo distese in alto …ballo una danza così silenziosa che solo io posso capirla…ho diciasette anni e danzo così lentamente che nulla va perduto da quanto fa parte di me fino a questo momento.”
Ecco dove mi ritrovo, in questi attimi metacognitivi e vissuti a tutto tondo.
Se rileggo i miei diari di adolescente trovo immagini pregnanti come questo e certi ricordi molto più netti che quelli sulla pellicola.
Credo che succeda a molti, non è così?
I luoghi più lontani, ediz. Guanda
VELADIANO: ieri in Biblioteca. E’ piaciuta tanto la persona Veladiano come la scrittrice ? A me tantissimo nell’altro incontro che ebbi con lei quandoche mi scrisse sul suo libro, dopo aver saputo che sono una blogger che tanto aveva parlato de “La vita accanto “.
“A Mirna grata per la lettura e la restituzione con amicizia. Mariapia Veladiano”
Stamattina cercavo il libro per ricopiarne la dedica ebbene oltre a questo volumetto ne ho trovato un altro intonso…qualcuno me l’ha prestato? L’ho comprato io per eccesso di ammirazione? Si è materializzato magicamente come un apporto telecinetico, visto che ieri non sono potuta essere presente? Ma c’era Riccardo e che ci racconterà .
Ansiosa di leggere le emozioni di Camilla.
@Mirna. “Postibus Unitis” …. domani esce il mio post sulla Veladiano. Post che io, qual tuo sostituto, ho scritto. Mirna, da un lato mi dispiace che tu non abbia potuto essere presente. Per altro verso per me è stata una fortuna, non tanto l’esserci (ci sarei stato comunque) ma avere il piacere ed il privilegio di rivivere quelle due ore, nell’esporle come ho fatto, sul post che ho già scritto e pubblicherò domani. Sai, tanto era il desiderio di fissare quei pensieri, tanto il dimore che, con il passare delle ore, io potessi perdere qualche genmma di quel tesoro, che mi sono alzato ancor prima del solito. Insomma, alle 09.00 avevo pubblicato uin post per l’intervallo di oggi e finito quello vero, su Mariapia, per domani. Grazie quindi a lei. E grazie anche a te per avermi coinvolto oltre che nel mondo dei blog, anche in questa splendida occasione. Anticipo che si è trattato di una lezione e soprattutto di un esempio di vita raro, che andrebbe diffuso molto fra itutti, giovani e non, anche a prescindere dal libro. Pensavamo di “sentire” esporre alcuni pensieri. Invece li abbiamo “ascoltati”. Ci siamo commossi, mossi insieme, abbiamo condiviso. Pensieri così profondi, veri, umani, così “necessari” al nostro vivere – soprattutto oggi – , esposti con tanta semplicità , tanta umanità , tanta testimonianza di se stessi. Sembra incredibile. quanto è diversa la natura umana. Vi sono persone come Mariapia che riconoscono ogni altra persona come unica, come importante, preziosa. E ve ne sono altre che abbandonano la nave non per ultimi, come sarebbe – se non altro – giusto (secudum jus) ….