L’ARTE CONTEMPORANEA SPIEGATA A TUO MARITO
pubblicato da: Mirna - 2 Gennaio, 2012 @ 9:29 amL’augurio che faccio a voi e a me stessa è che il 2012 porti sempre più libri interessanti da leggere, tanta musica da ascoltare ( come i concerti di Stefania a Trento il 22 gennaio e a Riva il 28 !)  e  mostre d’arte.
 La cultura è il piacere consolatorio e arricchente da coltivare con passione.
Fra i libri-regali di Natale ho ricevuto da Emanuela questo bellissimo volumetto di Mauro Covachic – giovane romanziere e saggista triestino –  dal titolo curioso che ci fa chiedere: perchè devono essere le mogli a spiegare ai compagni l’arte contemporanea. E’ probabile che noi donne siamo più curiose, più portate alle novità , in sostanza meno pragmatiche e più fantasiose e ci interessiamo ad Alberto Burri che dipinge con la fiamma ossidrica o a Mona Hatoum che ha proiettato la sua gastroscopia? ( a proposito, dovrò presto farne una anch’io…potrei tenere l’esito come opera d’arte?).
In realtà ricordo che mio marito era più restio ad apprezzare le novità in fatto di arti figurative, preferiva naturalmene ammirare un Van Gogh o un Renoir, ma era recalcitrante ad accompagnarmi a mostre di autori contemporanei. Io stessa, confesso, in casa preferirei un Monet o un Veermer da ammirare tutti i giorni, non certo i famosi squarci di Fontana, o un sanguinolento Bacon, o un vasetto …d’artista del Manzoni. Ciononostante voglio sapere, voglio capire, voglio “entrare” nelle intenzioni dell’artista.
Mauro Covachic inizia le sue spiegazioni con Duchamp e il suo “Fontaine”, che altro non è che  un orinatoio di porcellana, esposto per la prima volta a New York nel 1917. Come spiegarne l’arte al marito, agli amici o a noi fruitori “classici” dell’arte figurativa? Duchamp ci fa riflettere sul concetto di cornice. “Noi umani comunichiamo grazie a un sistema di cornici…quell’orinatorio dentro la cornice istituzionale di un museo, non è più un orinatorio…passando la soglia del museo è diventato un’opera d’arte ” Grandioso dunque il suo gesto, non tanto il risultato.
Ma dove stanno l’stinto, le emozioni e i colori? Tranquillizziamo l’esterefatto marito, ci dice Covachic, perchè anche quelli torneranno.
Qui nel punto esatto dove nasce l’arte concettuale, si rifà in luce, dopo un secolo di pittura emotiva, l’antica funzione dell’arte: pensare all’invisibile, renderlo visibile attraverso la contemplazione della sua assenza….”convincilo che quel pezzo di ceramica bianca è un pezzo di condensazione metaforica!”
Con esilaranti mancamenti da parte dell’ipotetico marito andiamo anche noi al Metropolitan di N.Y.ad ammirare Autumn Rhythm di Pollock nel cui groviglio di colori terrosi e spinosi percepiamo la presenza furente dell’autore, la sua tensione mentale, nervosa e muscolare. Non vediamo un dipinto, vediamo il dipingere. Siamo negli anni Quaranta ad un passo dall’happening.
Certamente la Marilyn di Warhol è conosciutissima. Tuo marito è diffidente… troppo facile? Arte desacralizzata e portata al supermarket? Pop art colorata e ripetitiva? Ma a forza di copiarlo quel volto tratto dall’immagine pubblicitaria del film Niagara sembra far scomparire la persona perchè la star viene moltiplicta, depotenziata, inflazionata. Ormai Marilyn non incarna più un sogno, ma sembra una persona qualunque, una di noi.
“La società dei consumi promette successo ad ognuno di noi, siamo tutti potenziali protagonisti e non ci accorgiamo della contraddizione tra l’omologazione creata dal cosiddetto Sistema e la megalomania a cui esso stesso ci conduce.”
Che bel regalo questo libro, edizioni Laterza,  che potete trovare alla Libreria Ancora di via S.Croce; capitoletti  intensi ed istruttivi su tanti altri artisti contemporanei da Cattelan, Koons, Murakami, Klein, Bacon, Freud, Pistoletto, Abramovic, ecc. ecc. spiegati con intelligenza e simpatia.
Nel ’900 la categoria del bello scompare, tanto da far dire “ma non sarà mica arte quella roba là â€. L’artista usa elementi diversi per esprimere un concetto, l’arte così colpisce la mente e fa sì che l’emozione arrivi attraverso passaggi più lenti. Ho così l’impressione che l’arte moderna guardi alla storia dell’arte a sua giustificazione. Questo è ciò che arrivo a pensare, dopo naturalmente qualche lezione e lettura sull’argomento ed anche perché mi piace visitare le gallerie e quest’anno, come in anni passati, la Biennale d’arte di Venezia.
Devo dire che ogni volta che ci vado mi diverto, incuriosita dall’esasperata rappresentazione della realtà espressa attraverso le opere più disparate dentro i Padiglioni, in rappresentanza dei Paesi del mondo, e quest’anno anche in chiese e palazzi mai aperti al pubblico. Devo dire che mi sono sentita emozionata ed arricchita.
Nel campo dell’arte contemporanea io mi aggiro come in una grande cattedrale, tanto alta che gli occhi non arrivano fino lassù, un lassù infinito e polimorfico, carico di luci abbaglianti e misteriose. Cose mai viste, suoni e forme e colori e movimenti carichi di concetti e azioni e creazioni e non posso fare altro che silenzio perchè non possiedo codici adeguati. Di fronte al frammento: una musica contemporanea, un dipinto, un allestimento, una situazione, un testo letterario, di fronte al frammento di un’espressione che non posso comprendere mi posso affidare soltanto a una forma di istinto primitivo che di fronte alla continua sorpresa abbagliante dell’ignoto cerca di mettere a fuoco, senza altri sentimenti che non siano quelli dello stupore, della meraviglia e di una sorta di speranza di riuscire a percepire il nuovo, il mai visto, ciò che la mia memoria non possiede ancora.Ed è questa sensazione , di per sè stessa, che mi commuove e mi fa sentire brividi di possibilità nuove.
– Insomma LA BAMBINA DI NEVE (ricordate la recensione di Veladiano?) di Eowyn ivey, mi è piaciuto moltissimo. E’ una storia di comune dolore, di un tipo di amore tutto da mettere in discussione, una storia dura e forte “travestita” da fiaba”, in un paesaggio dove si attende i giro delle stagioni per riuscire a sopravvivere, dove la bianca neve copre una natura selvaggia, mettendo, per qualche mese, un poco di pace nei cuori. Un libro bellissimo che, e questo è ben strano, ha nei personaggi qualche assonanza con LA VITA ACCANTO. abbracci
Sto imparando ad apprezzare l’arte andando alle mostre, visitando le permanenti, contemplando l’arte usata nella struttura stessa dei musei. Dico questo perchè una volta amavo sempre gli stessi quadri, le stesse emozioni, quello che studiavo sui libri in forma visiva o scritta. Mi sembra che per apprezzare e non solo “contemplare” in senso contemporaneo bisogna andare in questi luoghi, avere la pazienza di stancarsi all’inizio ma diventare sempre più veloci e bravi nel cogliere i significati e spesso le provocazioni degli artisti di tutte le ere. Anche gli Impressionisti sono stati scandalosi ai loro esordi… e una “mozzarella in carrozza” di De Dominicis può scatenare in noi intense emozioni. L’arte ha diritto alla meta-arte e anche e soprattutto a scandalizzare o divertire … E’ l’unico modo che abbiamo per rompere realmente gli schemi… Beh, questo commento è molto serio ma una grassa risata con la “mozzarella in carrozza” me la sono fatta. Bello anche l’espediente dello spiegare al “marito;” come diceva mamma se lo scrittore avesse scelto il titolo “l’arte spiegata a tua moglie” il mondo femminista sarebbe insorto!!!
Storia dell’arte … a scuola … si, vabbè … ma poi i libri parlavano solo di pittura e scultura con un pizzico di architettura (soprattutto colonne e capitelli). Niente Musica. Ma la Musica, non è anch’essa arte? Oh, bene, l’ho detta … ed ora, chiarito ciò, cominciamo pure. Questa era l’anteprima. Sapete, io sono ancora impegnato a nutrirmi di tutte le portate classiche, soprattuto musicali e pittoriche (mi interessano di meno scultura e architettura). Il tempo a disposizione, per quanto io campi ancora, chessò, 30, 40 anni (ma non poniamo limiti alla Provvidenza!) non mi sarà sufficiente a colmare la mia ignoranza. Ed allora, per quanto mi riguarda, si tratta di stabilire le priorità . Nel senso che avendo cominciato a ri-nascere solo da due anni, con il mio pensionamento, le “novità ” per me sono ancora quelle classiche.
Sulla cultura mi permetto di segnalarvi un mio recente post sul blog http://www.trentoblog.it/riccardolucatti, stimolato da una come sempre interessante trasmissione di Corrado Augias.
I concerti di Stefania: il 22 gennaio, tutti a Trento! Quello di Riva del Garda poi è organizzato dall’Associazione degli Amici della Musica di cui sono tesoriere, grazie alla disponibilità di Stefania e del mio Presidente Ruggero Polito. Non mancherò di segnalarvelo un po’ più sotto la scadenza. Nel frattempo segnate in agenda che sabato 28 gennaio dovete essere tutti a Riva del Garda sin dalla mattina per la lectio magistralis di Stefania sul concerto che lei stessa eseguirà nel pomeriggio, su fortepiano di scuola viennese. Scusate se è poco!
Quanto ai libri, lo ammetto, sto rallentandone la lettura, catturato dalla scrittura sul citato mio post. Tuttavia ne sto leggendo alcuni e presto mi farò vivo. Nel frattempo mi hanno suggerito “Zita” di Deaglio, Ed. Il Saggiatore. Lo conoscete? Che me ne dite? Grazie e ciao a tutti, in attesa dell’arrivo da Roma di Miki e marito. Prepariamo un doveroso e piacevolissimo programma di accoglienza!
Ieri sono andata in biblioteca e ho già ordinato questo libro che spero mi arriverà presto!!! Sono entusiasta perchè ho sempre avuto un rapporto conflittuale con l’arte contemporanea, finché un esperto ( il mio bibliotecario tra il resto) mi ha consigliato di ( cito Camilla, che ha come sempre splendide parole ) ” affidarmi ad una sorta di istinto primitivo”. E l’ho fatto, iniziando ad apprezzarla maggiormente…Sto finendo L’amante di Abraham Yehoshua, che mi piace tantissimo…Ma prima di iniziare Murakami voglio leggere La bambina di neve, che ho ricevuto anche io in regalo ( un pò pilotato, consigli per acquisti…). Poi ti dirò Camilla…quando finalmente riusciremo a vederci spero presto…
E che dire della mostra di gillo dorfles, grandissimo storico dell’arte, 102enne, oltre che pittore, grande autore di saggi, grande professore universitario. La mostra è al MART e dorfles ha iniziato a dipingere dal 1930 ai giorni nostri. Molto interessante.
Un ottimo divulgatore in tema di arte figurativa è anche il prof. CAROLI (ospite fisso di Fazio a che tempo che fa) che ha il potere maieutico di “raccontarci” l’arte e l’artista e i tempi e i climi in cui nascono le opere.La grande avventura delle anime coraggiose è quella di incontrare serenamente quello che non sanno il “maivisto”, quello che ci è assolutamente ignoto, dimenticando in un deposito bagagli, almeno per qualche ora, tutto il carico di vecchie valige di conoscenze e,soprattutto di pregiudizi.. Un salto nel buio che accendede nuove luci e rinnova l’anima.
La bambina di neve è una rivelazione, ma lo si capisc solo alla fine. E, credo, molte donne si sentiranno come Pruina.
Letti da GRAZIA
“Dovevo finire di leggere “La bambina di neveâ€, è un libro che non ti lascia, devi per forza finirlo, bello, in bilico tra fiaba e realtà , descrive un paesaggio bellissimo e selvaggio dove vivono personaggi unici e indimenticabili, soprattutto quelli femminili. Non aggiungo altro, del resto non è possibile farlo dopo aver letto il commento della Veladiano. Recentemente ho letto anche Barbara Pym con “Crampton Hodnetâ€, divertente il racconto di fatti quotidiani e quotidiani pettegolezzi con zitelle, parroci e accademici con mogli un po’ vaghe, in apparenza… Mi appresto a leggere “Qualcuno da amareâ€, anche questo promette zitelle, curati e tazze di te.”