CRAMPTON HODNET di Barbara Pym
pubblicato da: admin - 15 Novembre, 2011 @ 4:33 pmChe piacere reincontrare Barbara Pym all’inizio di un autunno freddo e piovoso a Leamington Lodge, Oxford.
E non poteva essere altro che intorno a tintinnanti tazze di tè offerte e gustate con grande piacere da zitelle , reverendi, professori e pragmatiche “matrone che veleggiano” da un tavolino all’altro.
Siamo negli anni Trenta nell’ovattato e tranquillo ambiente accademico di North Oxford dove quasi tutti sono ricchi e compiaciuti. Il nuovo reverendo Latimer durante un tè di beneficienza chiede a Miss Morrow se ci sono molti malati da visitare, ma questt’ultima risponde “Non ci sono malati in questa zona di Oxford. Sono tutti o vivi o morti. Solo che a volte è difficile vedere la differenza”.
 Miss Morrow è la mite dama di compagnia dell’autoritaria Miss Doggett padrona orgogliosa di Leamington Loadge,  ha trentasei anni, è graziosa, ma non appariscente e si sente ormai far parte delle zitelle oxoniane. Si lascia tiranneggiare amabilmente tanto che spesso si sente incolpata di tutto ciò che succede. Dice al reverendo Latimer, il quale  non sa che scusa accampare per il suo ritardo alla funzione del tardo pomeriggio, “…può dare la colpa a me, se vuole. Le donne sono abituate a farsi carico di fardelli e colpe. Negli ultimi cinque anni sono stata accusata di un po’ di tutto, persino dell’abdicazione di Re Edoardo VIII”.
Il signor Latimer invece cercherà di spiegare il ritardo dovuto proprio ad una passeggiata con Miss Morrow inventando una visita fatta ad un Pastore immaginario che abita in un altrettanto immaginario luogo chiamato Crampton Hodnet.
Evidentemente anche in un mondo tranquillo e piacevole è necessario talvolta trovare una Crampton Hodge. Lo fa il professor Cleveland, bel cinquantenne docente di letteratura inglese, che pensa di essersi innamorato di Barbara Bird, una sua studentessa dagli occhi brucianti che ama declamare poesie con lui.
Barbara ritiene che la moglie di Cleveland, la saggia Margaret, non sia adatta a lui nonostante la gentilezza e l’ospitalità .
Se solo la signora Cleveland non fosse una persona così gentile…e tuttavia era ovvio che non era la moglie giusta per Francis…non dava proprio l’impressione di essere intellettualmente adatta a lui.
“Non riesco a immaginarli che leggono insieme poesie” pensò essendo questa la sua idea di un matrimonio felice.
Che piacere leggere questo romanzo, si entra in modo facile ed efficace negli accadimenti come se affondassimo in soffice panna montata.
Troviamo personaggi esilaranti come il professor Killligrew che vive con una mamma dispotica che esige la puntualità per il tè…e che da pettegolo, come tutta la piccola cerchia di North Oxford, vuole scoprire la tresca tra Cleveland e Barbara. Quando incontrerà i due “innamorati” per caso al British museum a Londra…li seguirà e li spierà  con passo felpato tutto orgoglioso di avere le scarpe dalle suole di para.
Emerge fra tutti la saggia signora Cleveland che dà scarsa importanza alla scappatella del marito, tutta presa dalla conduzione della casa, dalla figlia Anthea e i suoi flirts e da un PRINCIPIO DI REALTA’ che sembra concretizzarsi sempre nell’immancabile rito del tè bevuto da soli o in compagnia.
Succederà così anche a noi oggi a casa di Camilla?Â
Ci incontreremo per il piacere di stare insieme, parlare di noi, di libri, della Rodoreda e della Ferrante che piace a Cristina V. e non a Camilla  (v. commenti nel post precedente)  o… di un’eventuale nostra  Crampton Hodnet ?
Vi racconteremo….
Dario e io abbiamo parlato per tutto il resto della serata del te in onore di Barbara Pym, non certo ricordando miss Morrow e la signora Cliveland (che pure erano presenti in cellule simpatiche dentro Mirna, Maria Teresa, Raffaellina e me), ma commentando un pomeriggio tanto piacevole come non ci capitava da tempo. Dario è conquistato dai miei amici del blog , cordiali e vivaci e gentili. E si è trovato molto bene con Riccardo con cui ha in mente qualche prossima avventura sciistica e biciclettaus. Abbiamo parlato di libri , cercando di infilarne tanti nei nostri discorsi. ci tenevo moltissimo a mostrare le poesie recentemente tradotte,mirabilmente, da Sandro BOATO, un amico poeta (per chi non lo conoscesse per il suo impegno politico)e a ricordarne qualcuna con emozione. Insomma un pomeriggio zeppo di simpatia e piacere di stare insieme. Niente male per un gruppetto ex virtuale.
@ Cristina – non ho motivo di dubitare che elena ferrante sia una donna, dicevo, sbagliando, scrittore in senso lato. Hai ragione tu Cristina, certo che si possono amare cose molto diverse tra loro, ci mancherebbe altro. Ma, per scusarmi, il fatto è che ho appena finito ALOMA e sono ancora nell’atmosfera indescrivibile dell’Olimpo di RODOREDA.
C’ero anch’io, si, ieri sera … nella bella e accogliente “casa rossa che sa d’oriente e di specchi” di Camilla e Dario, attorno ad un tavolo ricco di prelibatezze da gustare con il “roselee”, cioè, dal dialetto londinese, con una “cup of tea”. E ben più d’una ne ho gustate, mentre le Donne (Dominae) parlavano. Abbiamo poi raggiutno per telefono Miki, dolce mamma in hoffnung, in speranza, cioè in attesa del suo bimbo (o bimba? Non sappiamo). Infine, mi sono isolato con Dario, a parlar di monti, rocce, bicicletta e sci.
Questa mattina poi sono stato in biblioteca, a Trento, ed ho incontrato il bibliotecario l’amico Paolo Domenico Malvinni, che ben conosce Camilla e Mirna quali partecipi al suo gruppo di lettura e che, su segnalazione di Camilla (credo che sia così) inviterà a Trento la Veladiano e ovviamente avviserà Camila e Mirna. Poi, a cascata, noi stessi saremo avvisati.
Sapendolo interessato al centocinquantenario dell’unità d’Italia, gli ho segnalato i due libri di Pino Aprile (Terroni e Giù al sud), autore che che ben volentieri Paolo cercherà di invitare a Trento, per un completamento dell’angolo visuale della celebrazione.
Da Paolo ho poi ricevuto in dono due libri, fra cui spicca il suo “La magnifica intrapresa galeas per montes conducendo” sul trasporto delle galee veneziane, via terra, attraverso il Passo S. Giovanni.
Infine, si è molto parlato del nostro blog, anche in vista di una visita di Paolo a Rimini, dove è stato chiamato da una professoressa, già insegnante a Trento, la quale ora vuole organizzare nella sua città natale, nella quale si è ritirata da pensionata, gruppi di lettura e – perchè no? – un blog di lettura.
Viva i libri, chi scrive e chi legge, viva la cultura, viva la comunicazione (communis actio)!
Nella foto non si vede Riccardo perchè impegnato a scattare foto. Avremo perciò sempre anche un ricordo visivo di un pomeriggio sorridente e colorato durante il quale, tra a cup of tea e l’altra, un dolcetto e una tartina, si è parlato di letteratura, di visioni del mondo, di poesia.
La casa di Camilla rispecchia la sua personalità e il suo animo: creativa, raffinata e intensa.
Mi sono sentita avvolta non solo dalla simpatia e dall’affetto di tutti, ma dai divani morbidi ricoperti da mille cuscini – dove ad un certo punto Camilla ci ha letto una poesia di Withman “Capitano, mio capitano”- e da un’atmosfera preziosa, ma nello stesso tempo riconoscibile, intessuta di libri, di quadri, di attenzione, di scoperte…
Anch’io voglio dirlo: sono stata felice di passare alcune ore a casa di Camilla! L’ospitalità sua e di suo marito Dario ci ha avvolto in un’atmosfera di benessere.
Che bello conoscere di persona Raffaella, dolcissima, e ritrovare in Dario il mio “super” collega di matematica nel primo consiglio di classe nella scuola media di Povo, appena arrivata da fuori… E chi mai l’avrebbe detto, diciotto anni fa?
E poi l’aggancio telefonico con Miki, che bello!
Cara Camilla, dici che voi avete parlato tutta la sera del pomeriggio trascorso insieme, ma pensa che io stamattina ho ingannato i quaranta minuti sulla sedia della mia pur bravissima dentista proprio ripensando e rivivendo quelle ore… e così la seduta è volata via in un baleno.
Impagabile lo stile salottiero inglese di Mirna: si percepiva la sua gioia in quell’atmosfera tra tartine, pasticcini, tè, letteratura, poesia e piacevoli conversari. Cara, carissima Mirna: ecco un altro bel risultato di questo tuo blog. Grazie dunque anche a te!
Un caldo, amichevole saluto a tutti
O Captain! My Captain! Our fearful trip is done!
The ship has weathered every rack, the prize we sought is won.
The port is near, the bells I hear, the people all exulting,
While follow eyes the steady keel, the vessel grim and daring.
Vedete cosa succede a conservare la propria antologia inglese per oltre 50 anni?
Whitman, 1819-1892, l’ho portato all’esame di quinta ginnasio … Grazie, Camilla, per averlo rievocato! E poi, sai, io amo la vela, il vento, il mare …
Insomma , mai in vita mia, ho ricevuto tanta affettuosa simpatia, tanti immeritati complimenti, tante parole care e gentili. Grazie ancora a tutti, mi avete lasciata sbalordita e incredula e molto molto felice. Una più che modesta” doneta” in un più che modesto piccolo appartamentino incasinato è stata tramutata, per alcune ore lucenti, in una castellana nel suo minicastello dalle vostre bacchette magiche! Sarà scoccata la mezzanotte o potrò riprovarci? Devo mettermi a fare i zelten , così ci riprovo. Grazie ancora a tutti, anche Dario è rimasto felice e sbalordito .
Manco da un po’ di tempo (anche se vi ho seguito in silenzio) oggi apro e vedo con un po’
di (sana)invidia la foto del vostro bel pomeriggio ! Trovo siano bellissimi gli incontri che
permettono scambi di idee, di passioni, di gusti e di cultura…purtroppo -secondo me- siamo veramente un paese poco propenso ad ampliare confini, conoscenze, confronti, e
quindi ben venga questo bell’angolo di commento e non solo di libri ! Ricordo circa un mese un bellissimo scritto di Riccardo sull’amore per i “libri di carta” e non quelli diciamo virtuali…io per esempio amo moltissimo l’odore delle librerie, mi ci perdo, e amo molto anche toccare fisicamente i libri e le relative copertine.Ne ho sempre uno in borsa(con
relativi segnalibri) che mi fa compagnia nelle attese presso uffici o anche perche’ no in
studi medici – il tempo vola.Ho acquistato dopo il commento piacevole di Mirna “La notte ha cambiato rumore” non vedo l’ora di iniziarlo.Cari saluti a tutti/e voi
Non ho ormai niente da aggiungere alle vostre splendide parole, tranne il mio grazie a voi tutti, sono felice di essere venuta nonostante la mia voce a terra, grazie Mirna per aver insistito!!! Thank you sooooo much , my dear friends 🙂
p,s. io il zelten lo adoro,Camilla!!!!
Sì, cara Gabry, incontrarsi è scambiare pensieri e parole, confrontarsi, rivitalizzarsi . E se la lettura è ampliare i nostri orizzonti, avere delle indicazioni da seguire nel nostro Percorso, sentirsi protetti e consolati, parlare di lettura e di tutto ciò che essa ci fa fiorire in mente e nel cuore è arricchente e piacevolissimo.
Anche tu , quindi, giri con i libri in borsetta come fa GRAZIA di Borzonasca e, come leggeremo nel suo commento qui sotto, fa anche la sua amica.
SCRIVE DUNQUE GRAZIA:
“Mi chiedi di parlarti di “ESTASI CULINARIE†della BARBERY, devo dirti subito che non mi è piaciuto molto, il libro è costruito da diverse voci di persone (ma ci sono anche la statuetta di una Venere primitiva e un gatto) che contribuiscono a delineare il ritratto del protagonista, voci intervallate da quella del protagonista stesso, un critico gastronomico riverito e temuto, che, in punto di morte non fa altro che preoccuparsi di un sapore perduto che non riesce a ricordare.
Dimenticavo: la prima delle voci narranti è quella di Renée, la portinaia di “L’ELEGANZA DEL RICCIOâ€, sì perché il grande critico abita proprio in “quel†palazzo di rue de Grenelle, al quarto piano.
Viene fuori dalle pagine del libro un ritratto piuttosto impietoso di un uomo egoista e prepotente che non ha saputo amare nessuno, né la moglie, né i figli, se non se stesso e, forse, il suo lavoro, probabilmente solo per il potere che gli ha dato.
È un personaggio arrogante e antipatico e come lettrice non mi sono appassionata a questo unico protagonista, alla sua ricerca del sapore perduto e ai suoi ricordi di estasi culinarie.
Forse avrei apprezzato di più la storia se l’avessi letta prima dell’altra, in effetti è stata scritta prima; bella, invece, la scrittura della BARBERY, molto personale e mai banale o scontata.
Ti penserò, domani pomeriggio, al tè per sole donne da Camilla, dille che ieri (reduce da una camminata) ho comprato “VILLETTA CON PISCINA†di HERMAN KOCH, spero sia intrigante come “LA CENAâ€, chissà se lei lo ha già letto?
Attualmente le mie letture vanno a rilento, sto finendo ARTO PAASILINNAArto , “IL MIGLIORE AMICO DELL’ORSOâ€, con lui mi diverto sempre, questa volta sono in compagnia di un bizzarro pastore in crisi di vocazione che gira il mondo con un orso regalatogli dai suoi parrocchiani…
L’inserto di sabato della Stampa (sono riuscita ad accaparrarmela) parlava di “DUE STORIE SPORCHEâ€, nuovo libro di ALAN BENNET, altro autore che mi piace, penso avrai letto “NUDI E CRUDIâ€, “LA SIGNORA DEL FURGONEâ€, “LA SOVRANA LETTRICEâ€.
Se non li hai letti ti consiglio di non farlo mentre sei in coda, cosa che imprudentemente ha fatto la mia amica, si è portata “Nudi e crudi†(è un libricino che sta comodo nella borsa) per ingannare il tempo mentre aspettava di farsi fare il 740, purtroppo ha dovuto interrompere presto la lettura per non essere al centro dell’attenzione degli altri, non potendo trattenere l’ilarità .
Grazia”
E sempre a proposito del nostro incontro a casa di Camilla…
RICCARDO ci ha parlato tra una tazza di tè e l’altra e la lettura in genovese de “La creuxa de ma’” di un altro romanzo di Erri del Luca
I PESCI NON CHIUDONO GLI OCCHI – Feltrinelli
“Piccolo grande romanzo. Ricordi di un sessantenne, di quando compiva la prima età a due cifre: dieci anni. Sempre di più si scrive come si parla e si parla come si “senteâ€. Di sentimento De Luca ne ha veramente tanto. E ce lo regala. Grazie, Erri. Alcuni scrittori danno il meglio di sè dopo aver bevuto alcool. De Luca non beve: inebria noi. Ricordi. Da una città chiusa, tranne il lungomare, Napoli. Ad un’isola, aperta, Ischia, per le vacanze. Doppia fuga, della mente rispetto al corpo e sull’isola dalla città , appunto. Doppia apertura d’orizzonti. Anche a noi – anche ad alcuni di noi – è capitato di vivere due mondi. Quello della città e quello delle vacanze. Quando le vacanze si facevano tutti insieme, in famiglia, vuoi per la nostra giovane età , vuoi per comune e diffusa prassi. Eppure, in quel mese, la mente cresceva più del corpo, ecco uno dei messaggi che de Luca consegna alla nostra riflessione. Cresceva di più perché liberamente si confrontava con “altroâ€, con ciò che sino a quel momento era rimasto “fuoriâ€, non avvicinabile e non avvicinato. La diversità , invece, era ed è ricchezza. Amore, ma cosa vuoi mai … tu sì guaglione, tu nun cunusci ‘e femmene, va juca o’ pallone … cantava Renato Carosone, …. e invece no. Niente di più bello, di più puro, di più vero … ma allora perché, ieri …? Il mio primo amore? Qui lo confesso, avevo sei anni, io, e lei anche, Annalisa.
Da una prosa al “Sapore di sale†di Gino Paoli, ove all’influsso genovese si è sostituita la musicalità e la spontaneità partenopea, siamo trasportati a guardare negli occhi chi abbiamo innanzi, chi teniamo per mano, chi alla fine deposita un bacio sulle nostre labbra. Ti voglio cullare … legata ad un granello di sabbia, Nico Fidenco … ma le scrivono ancora poesie così dolci? Vedete, ormai molti di coloro che leggeranno queste righe i dieci anni li hanno superati da tempo, ma se si ritrovano in questi sentimenti, non sarà stato invano.
E poi, la giustizia … De Luca ci sottopone una scelta, un aut-aut. La giustizia si afferma da sola, con il tempo, del tipo il Signore non paga il sabato, da tempo al tempo, chi la fa l’aspetti e così via, oppure no, le ingiustizie vanno perseguite, sanzionate punite, a caldo. Tutto ciò, per bocca e mente di due ragazzini. Cioè di tre, i due del romanzo ed Erri stesso, ancora ragazzino per la limpidezza della sua mente e la spontaneità dei suoi sentimenti.
Io citavo canzoni genovesi e napoletane; De Luca, le spiagge di Ischia. E allora, per la par condicio, lasciatemi qui riportare il ricordo di una piccola spiaggia di Genova, Boccadasse, cioè, dal dialetto ligure, Bucca d’ase, bocca d’asino, a ragione della forma della piccola baia così chiamata, ormai inglobata, intatta, nella città “modernaâ€. L’ha scritta mio figlio Edoardo, un peccatuccio di gioventù dice lui (aveva diciassette anni, ora trenta). La offro a voi e alla mia città , in questi giorni martoriata dall’incuria dei governanti …. ah, scusate, volevo dire dalla prepotenza della pioggia, mi ero sbagliato …
Boccadasse
Degli anziani pescatori e di reti più ruvide,
appress’al varco uman
de l’abisso,
sottile serba l’eco anticaBoccadasse, e quell’innomato odor
d’anni votati alla pira.
Ti vidi in grazia di neve,
nell’abito scomodo pei tetti tuoi sorpresi.
Ti vidi quando i sassi balzellavo
sul blu che t’appaga.
E ti vedo adesso, anfiteatro sul tardo mover
de’ gozzi,
ti vedo.
Son l’alieno.
son io il mondo che,
pria del tempo,
pur fu.
Al freddo bagno di luce,
seguo l’onde a macchia fuggir
via via più scure;
d’intorno, piangono secche sorti
quei legni traditi, or di raminghi felini
un soppalco.
Nel volger le spalle
al caro fraseggio de l’acque
saluto il guscio d’origine,
ma ‘l ligure mar a sua grand’arte
queta dei ciottoli gli spigoli,
e ‘l mio passo fa mesto.
Edoardo Lucatti
Riccardo”
@ Grazia -, non ho letto il secondo libro di koch perchè il primo mi ha dato un pugno sullo stomaco e temo che anche il secondo sia troppo cinico per me. Non ho letto neppure estasi culinarie di Barbery, di cui ho letto il riccio,Ricordo con piacere l’incontro fatto,tre anni fa’ a <mantova con la graziosa e simpaticissima Muriel B.-dopo i trionfi del Riccio, rispondeva a Sinibaldi che le chiedeva –come spiega questo immenso successo – rispondeva tra cascatelle di risate cristalline, – non lo so, non ne ho la minima idea!mandando il pubblico, me compresa, in visibilio. Molto affascinante.
Mi piace molto arto Paasilinna con le sue magnifiche storie surreali ed esilaranti. Anche alan Bennet è un grande scrittore, i libri che hai citato sono tutti splendidamente divertenti. Ho letto il penultimo, quello sulla sua famiglia, e il grande stile di Bennet mi è sembrato infiltrato di una certa amarezza che mi ha rubato il "divertimento assoluto" degli alri suoi libri. chissà , forse il ricordo dei genitori , Trppo amaro, siapure in pochi punti del romanzo, dilaga dappertutto.Ciao a tutti.
@ Camilla, bella la tua casa, luminosa e tappezzata di libri, come piace a me. Le fotografie, la descrizione dell’atmosfera raccontata dalle mail di Mirna e dai commenti dei frequentatori del blog, mi hanno fatto partecipare al “Camilla’s tea”.
Per quanto riguarda il libro di Koch, volevo un incoraggiamento per iniziarlo, per ora mi limito a prenderlo in mano e a posarlo. Quando devo cambiare lettura, è sempre un momento particolare per me, in genere spargo sul letto o su un tavolo varie possibilità di lettura (ho pile multiple di libri da leggere) e procedo a leggere gli incipit, le note, le biografie se è un autore nuovo, apro le pagine qua e là , ma sono ancora intrisa della lettura precedente… è un po’ come aprire un regalo, spero di non essere delusa.
Per ora temporeggio con “Villetta con piscina”, devo dire però che mi tenta, anche a costo di prendermi il famoso pugno nello stomaco.
@ Riccardo, mi piace il tuo commento a “I pesci non chiudono gli occhi”, sono d’accordo con te, con tutto quello che ne scrivi. Mi ha colpito la letterarietà della sua scrittura, l’uso quasi poetico della prosa e del lessico, con parole mostrate nel loro significato, l’evocazione, come dice lui nel significato di tirare fuori la voce, degli anni del passaggio dall’infanzia ad una età più consapevole.
Ho letto la recensione di questo libro su L’Unità , il commento mi ha spinto ad acquistarlo, non avevo mai letto niente di questo autore, penso che d’ora in poi lo farò più spesso, anche se, non capisco perché, mi intimorisce in po’…
Grazie molte a Riccardo per il bellissimo scritto del figlio…e’ uno splendido omaggio alla
povera Genova, che dignita’ ha dimostrato quella gente ! Sempre belli i suoi commenti sui libri letti e sono d’accordo anche con Camilla riguardo “la cena”:credo sia il libro piu’cinico mai letto…mi sono ritrovata a rileggere alcune righe due volte perche’ quasi non credevo a quello che era scritto.Aspetto quindi che Grazia prenda in mano l’altro
libro di Koch e lo commenti per tutti noi.Molto bella la sua riflessione sull’iniziare un nuovo romanzo…avrei potuto scriverla io per quanto mi sono immedesimata !! Saluti
a tutti