LE QUARANTA PORTE di Elif Shafak
pubblicato da: admin - 22 Novembre, 2011 @ 10:03 amChe emozione particolare entrare con questa lettura nel mondo del sufismo. Sentire aprirsi a diverse visioni spirituali, ma che alla fine sembrano portare all’unica soluzione per una serena accettazione della vita: conoscersi e donarsi a un Amore superiore!
Conoscevo le danze dei dervisci che mi hanno da sempre affascinato: quel rotearsi intenso per arrivare all’annullamento del sè ed il congiungimento con il Tutto, che incanto! Ma non sapevo dei dervisci erranti, conoscevo appena il nome di Rumi, “lo Shakespeare dell’Islam”.
In questo bellissimo libro la giovane  scrittrice turca Elif Shakaf ci racconta, mescolandolo sapientemente con la vita di una quarantenne americana, l’incontro tra il maestro sufi Rumi e il derviscio errante Shams “il sole di Tabriz”.
Un romanzo nel romanzo: il protagonista contemporaneo convertitosi al sufismo ha scritto “Dolce eresia” che racconta la straordinaria amicizia tra Rumi e Shams , romanzo che deve essere recensito da Ella, la quarantenne americana.
Mentre legge Ella viente trasportata nella Turchia del XIII secolo e in particolare a Konya dove ” Mawlana” (il nostro maestro)  Jalal ad-Din, detto Rumi, studia e insegna . Rumi è amato da tutti “egli ha la capacità di scavare al fondo, in profondità , sotto l’involucro esteriore della religione, e di estrarne la gemma universale ed eterna.”
Ma non è ancora il poeta che noi conosciamo, lo diventerà dopo l’incontro con Shams i Tabriz e la fine drammatica di quest’ultimo. La sofferenza, la consapevolezza, l’amore cosmico ispireranno a Rumi i versi d’amore più belli di tutti i tempi.
Shams ha insegnato a Rumi le “quaranta regole dell’Amore” e questi ha dischiuso il suo cuore alle meraviglie della Vita. Entrambi combattono una jihad verso l’interno di se stessi, sconfiggere il proprio ego, il nafs, il falso ego.
Ed ecco che accanto ai quattro elementi fondamentali della Terra, Acqua, Vento e Fuoco viene posto il Vuoto dove sono presenti le cose nella loro assenza. Un elemento che noi occidentali cerchiamo spesso di fuggire, ma che è fondamentale per raggiungere una visione consapevole d’insieme dove il nostro io fa parte del Cosmo. “La trentanovesima regola dice – Se anche le parti cambiano, il tutto resta lo stesso.” Ci dice Rumi “A poco a poco si arriva ai quaranta, ai cinquanta, ai sessanta. A ogni decennio ci si sente più completi. Bisogna continuare a camminare, benchè non esiste alcun luogo da raggiungere. L’universo gira, incessante e indifferente, e lo stesso fanno la terra e la luna, ma soltanto il segreto custodito nell’intimo degli essere umani fa muovere ogni cosa. E’ in questa conoscenza che noi dervisci attraversiamo, danzando, amore e dolore…”
Le voci narranti sono tante da Shams i Tabriz appassionato, forte, spirituale che rifugge dai beni materiali come poteva essere il nostro San Francesco, a Rumi che ritrova in Shams il suo specchio, ai figli di Rumi divorati dala gelosia, a Rosa del deserto, la meretricre, a Suleiman, il beone a Kimya la sposa inappagata di Shams.
Ringrazio Raffaella che mi ha donato questo romanzo così interessante. Quante cose ci sono al mondo da conoscere e gioirne.
Su Internet si posono leggere poesie tradotte dal persiano di Rumi, conoscere più a fondo l’animo del sufismo e dei dervisci.
 Quanti mondi intellettuali e spirituali da conoscere e scoprire…
Sono così felice, carissima Mirna, che ti sia piaciuto il libro che ti ho regalato e che mi presterai perchè non l’ho ancora letto. Me ne aveva consigliato l’acquisto Loretta, un’amica lettrice che purtroppo non ha molta dimestichezza con il computer quindi non frequenta il blog… Loretta ne era entusiasta ed anche a me ispirava il tema. Mi hai incuriosita, Mirna! Conoscevo Rumi perchè il protagonista del romanzo di Cordelli ” La marea umana” era un estimatore del poeta persiano…E quindi ho cercato chi fosse questo Rumi…Un grande uomo da scoprire…
un bacione
ps. @ Camilla. Stasera mi immergerò nel mondo della Pym grazie al libro che mi hai prestato.
@ Riccardo .Ho sentito Creuza de ma cantata da De Andrè. Stupenda…
@Raffaella. Di a Loretta che le faccio volentirei una lezioncina di computer, così potrà frequentare il blog. Creuxa de ma ..che poesia, vero? Con quel testo veramente poetico (cioè “creato”), quella musicalità cadenzata, semplice, popolare, evocativa… E’ molto bello scambiarsi esperienze, arricchirsi reciprocamente, grazie blog, grazie Mirna!
@Mirna. Sufismo, ricerca diretta di Dio, del Dio, di un Dio. Siamo tutti ricercatori, al di fuori di noi o in noi stessi. Una fede l’abbiamo tutti, sia essa Fede o fede o quanto meno, la stiamo cercando, cercatori, appunto, più o meno consapevolmente.
Ieri sera ho assistito all’Antigone do Sofocle. Antigone, è lei che porta i pantaloni, al pari dell’Elena di Euripide. Antigone, che si rapporta direttamente (ecco il punto!) alla legge non scritta degli Dei la quale impone di onorare i defunti. In ogni caso. E lo fa a prezzo della sua vita. Altro che sesso debole! Però, quel Sofocle … in una Grecia nella quale le mogli venivano tenute al primo piano della casa (che la tasa, che la piasa, che la staga in casa) era un sessantottino ante litteram … e bravo Sofocle!
Amici, come è bello iniziare la giornata dialogando con il blog, con tutti voi. Non oso pensare cosa faremo quando il blog sarà finito … sob… sob …
Non solo libri. Arriba, arriba! Che in spagnolo non vuol dire “arriva” ma “in alto, su!”. In particolare, in gergo nautico italiano significa “marinai, salite a riva, in cima agli alberi della nave”. Invece noi, dopo esserci gustate a Trento – grazie all’iniziativa della locale Biblioteca Comunale – due tragedie greche (Elena di Euripide e Antigone di Sofocle, nelle quali a portare i pantaloni sono le donne) siamo “scesi†a Riva (del Garda), dove nell’arco di una settimana, grazie all’organizzazione dell’ “Associazione amici della Musicaâ€, del Conservatorio Musicale, della locale Biblioteca Comunale e del Centro Culturale “La Firma†abbiamo assistito ad eventi non proprio consueti: eccoli. L’ Histoire du soldat, opera da camera su libretto in francese di Ramuz, composta da Stravinskij nel 1918, con tanto di attore pluriruolo recitante; indi la proiezione del film documentario storico burlesco “W Verdi Giuseppeâ€, prodotto dalla TV della Svizzera italiana, scritto ed interpretato da Alfonso Antoniozzi, Davide Livermore, Corrado Rollin, sceneggiatura di Renzo Rota e Davide Livermore, per la regia di Davide Livermore e Roberto Pedrini. Abbiamo poi visitato la mostra dedicata ad Emanuele Luzzati, artista a tutto campo, con le sue realizzazioni immaginifiche che in parte, ma solo in parte, richiamano la produzione dell’altrettanto Ligure (al pari di Luzzati) fumettista, caricaturista, pittore e poeta Antonio Rubino e del Trentino Fortunato Depero. Bello l’articolo su Luzzati apparso su L’Adige del 26 novembre 2011. Infine, last but not least, abbiamo assistito al concerto per orchestra e cantanti “Il banchetto musicale, letture e arie d’opera dedicate al cibo ed al bere†per la regia di Stefano Vizioli. Arie firmate da Mozart, Donizetti, Offenbach, Verdi, Johan Strauss jr., Rossini, Humperdinck, Giordano. A fine concerto, un piccolo buffet per tutti, con calici e “sciampagn†(sic) nostrano. Che dire? Viva i classici, la pittura, la musica, il bel canto, le buone letture ed infine …viva il buon vino e viva V.E.R.D.I.!
Come si fa a resistere all’effervescenza di Riccardo? Ed ecco che subito , di rimbalzo, hai voglia di raccontare anche tu. della vita, degli avvenimenti, della cultura in generale e cioè di questo specchio della realtà , della nostra vita che è arte e consapevolezza ed apprezzamento del nostro Pensiero.
Compagni di “banco”, Riccardo ed io, ad ascoltare “Elena” di Euripide. Meravigliandoci della modernità di questo autore greco che già parla e ricama sul nostro “doppio”, sul sogno e sulla realtà : il fantasma di Elena da Paride, nella reggia di Troia, la vera Elena invece, sempre in attesa dell’amato Menelao, protetta da re Proteo in una caverna d’Egitto.
Ed ancora ad ascoltare la veemenza di Antigone che non può obbedire a Leggi terrene perchè l’imperativo degli dei e del suo sentire le impone di seppellire ad ogni costo il fratello traditore.
Quanti accadimenti piacevoli nel leggere, ascoltare, osservare e nello stare insieme. Visitare la palladiana Vicenza in un giovedì mite e dai mille colori caldi con Stefy e l’amica di Aquileia ; ricevere gli amici georgiani di T’blisi che in casa nostra si mettono al pianoforte ed intonano un nostalgico canto della loro terra. Che emozione. Che condivisione.
Non c’è solitudine se non c’è isolamento .
… e non è finita: ad Arco, domenica pomeriggio, maxi concerto con gli allievi del Conservatorio di Trento e Riva del Garda e i relativi cori, con l’ouverture de la Forza del destino, il Coro dei Lombardi e del Nabucco, Capriccio Italiano ed altro: sala del casinò strapiena! Ed in serata tutti (cioè io …ehm …) a Trento all’Auditorium S. Chiara con Maria Teresa, Mirna e Cristina (un cavaliere con tre dame …) per uno spettacolo di balletti moderni! Ma ora viene il bello, prendente nota: sul L’Adige 28 novembre 2011 a pagina 6 un articolo intervista “Il fortepiano che ritrova la musica” ed una bella foto di Stefania Neonato, ormai “stella internazionale di prima grandezza”, la bravissima figlia di Mirna, la nostra capo blog, nel quale Stefania illustra il perchè della sua ricerca di eseguire la musica d’epoca con gli strumenti dell’epoca stessa… e cioè con il fortepiano. Io vi dico solo questo: leggete l’articolo (se non lo avete sottomano, mandatemi il vostro indirizzo e mail che ve lo mando io), ma soprattutto venite al concerto che Stefania – invitata dall’Associazione Amici della Musica presieduta da Ruggero Polito – terrà a Riva del Garda il 28 gennaio 2012 presso il Conservatorio di Riva del Garda, ad ore 17.00.
@Mirna: per favore, inserisci l’articolo qui sul blog, te lo chiediamo a gran voce tutti, Camilla in primis, io in secundis, etc.!
CRISTINA V. CI CONSIGLIA DI LEGGERE DUBRAVKA UGRESIC –
IL MINISTERO DEL DOLORE -Garzanti
Un libro potente, forte, intelligentissimo, con una struttura narrativa sorprendente. La protagonista è esule da Zagabria a Amsterdam e lì si occupa per un semestre di insegnare letteratura serbo-croata ( che già non esiste più in quanto tale) a un gruppetto di esuli del suo ex paese esploso.
Si parla della perdita, delle perdite: della patria, della lingua, dei riferimenti infantili ( la Jugoslavia di Tito non esiste più e quindi ognuno viene forzatamente ricacciato in un’appartenenza etnica soffocante e perniciosa), dello sradicamento e della nostalgia.
… Si parla di uno spaesamento selvaggio, doloroso e destabilizzzante, con ciascuno degli studenti con una biografia esplosa e spesso tragica con sviluppi a volte lancinanti.
Ma c’è molto altro in questo libro grandissimo ( e già il tema principale basterebbe a incatenare il lettore ).
C’è la vecchiaia, la vecchia madre a Zagabria, i suoceri, le vicine, aggrappati e insieme persi in piccoli schemi ripetitivi , c’è lo sguardo obnubilato dei croati contro i serbi, dei serbi contro i kossovari e i montenegrini e i bosniaci, c’è il fascismo localistico, turpe e machista che ha permesso le violenze, le stragi, le epurazioni con rilessioni acute e così fulminanti che uno si chiede “ma io dove ero? e se succedesse anche qui da noi dove questi veleni vengono già sparsi a piene mani”?
Poi c’è il sesso, la furia rabbiosa, ci sono due o tre episodi fortissimi che lasciano senza fiato per potenza narrrativa E poi c’è lo stile di Ugresic, sorprendente, tagliente, profondo.
Un grande libro, una grande scrittrice, da non perdere.
Cristina Viani – novembre 2011