LA NAPOLETANITA' NELLA STORIA DELL'ARTE

pubblicato da: admin - 24 Giugno, 2011 @ 8:40 am

copertina[1]A cura di Elvira Brunetti

Facciamo presto qualcosa per Napoli” auspica il nostro Presidente della Repubblica.

Che pena vedere questa città sommersa da così tanto tempo da cumuli e cumuli di rifiuti. La  Napoli  che conobbi tanti anni fa  è racchiusa come un quadro colorato nella mia memoria. Azzurro di mare, verde di pini marittimi, allegria chiassosa , garbo nelle caffetterie delle piazze famose, sapore delle sfogliatine croccanti e morbide che assaporavo appena uscita dalla stazione marittima e mi tuffavo nel  nostro sole mediterraneo.

Ed ora? Napoli  sembra rispecchiare lo stesso sgomento che si vede nello sguardo del suo nuovo giovane e bello e risoluto Sindaco il quale come un don Chisciotte si sforza –  ci riuscirà vero? -  di combattere contro i mulini a vento della  ambigua realtà politica d’oggigiorno.

Allora facciamo un omaggio a Napoli insieme agli auguri di un veloce risanamento presentando un libro consigliatoci dal nostro Gianfranco Peterlini che ha sposato,  anni fa , una bellissima “guagliona” (come gli dice Riccardo). Infatti Rosetta è proprio bella e dolce e solare come la sua città.

 

 

Napoletanità vuol dire fantasia, passione, intelligenza, cultura, amore per le proprie tradizioni; al contrario napoletaneria significa oleografia, banalità, volgarità, sciatteria ed esaltazione dell’ignoranza.

Due termini dicotomici che spesso vengono confusi da chi non conosce Napoli ed i napoletani. Al primo soltanto dei due sono dedicate le pagine del nuovo libro di Achille della Ragione, che cerca di documentare i molteplici aspetti della napoletanità attraverso l’arte: dipinti e sculture, ma anche stampe e vecchie fotografie.
Il volume vuole essere un omaggio al carattere dei napoletani ed all’anima immortale della città, ma soprattutto un doveroso riconoscimento a tutti coloro che non si sono arresi nel difendere Napoli e la napoletanità, pur sapendo di essere destinati alla scon! fitta, ai tanti eroi sconosciuti, invisibili alla cronaca e alla storia! , che cercano disperatamente ogni giorno di salvare i luoghi e di preservare la memoria di tradizioni secolari.

Napoli nei secoli, per la sua posizione nel cuore del Mediterraneo, è stata il crocevia di traffici e commerci, ma anche di culture diverse ed il carattere dei napoletani deriva dal contatto con i tanti popoli che hanno soggiornato all’ombra del Vesuvio.
La parlata vivace e simpatica, la mimica festosa, il gesticolare incessante, il modo chiassoso di divertirsi, il grande calore umano sono pregi e non difetti ed irridere all’apparente agitarsi di questa tribù, una delle ultime che non si è arresa alle sirene della globalizzazione, significa non voler accettare l’essenza della napoletanità.

Si tende da parte dei mass media ad ingigantire difetti e storture di questa sfortunata città, che pur rappresentano una mortificante realtà, ma si dimentica con troppa facilità il suo patrimonio culturale, la laboriosità di gran parte della sua gente, si tras! cura la fantasia e la genialità tanto diffuse e la filosofia di vita del napoletano, che rappresentano un consistente patrimonio da difendere e da valorizzare.
Nessuna civiltà può vivere a lungo se non ha dei valori e la sfida per Napoli è dimostrare la superiorità di un modello basato sul piacere di vivere, sul culto della famiglia, sul riconoscimento dell’amicizia, sulla strenua difesa di abitudini e tradizioni millenarie contro degli schemi apparentemente vincenti, basati sul tecnicismo esasperato, sulla catena di montaggio, sul disinteresse verso il prossimo, sull’egoismo più spietato.

Negli ultimi decenni la letteratura, il teatro, il cinema, il giornalismo si sono interessati a Napoli, mettendone in luce senza pietà i difetti. Possiamo citare La pelle di Malaparte, la Napoli milionaria di De Filippo, Il mare non bagna Napoli della Ortese, Napoli siamo noi ed Inferno di Bocca, fino al best seller Gomorra di Saviano.
Analisi accurate che non ammettono r! epliche, mentre voci tese ad esaltare le caratteristiche positive di Na! poli e dei napoletani ne abbiamo sentito ben poche ed erano tremendamente fioche.
Il cammino da percorrere per questa antica civiltà sepolta dai rifiuti ed umiliata dalla criminalità sarà lungo e tortuoso, ma bisogna pur cominciarlo, anche se si tratterà di un viaggio lungo e doloroso, avvolti dalle tenebre, ma con la speranza che prima o poi compaia alla fine del tunnel uno spiraglio di luce.

Napoli ha tanti figli sparsi per il mondo e tanti, infiniti amici che ne apprezzano le doti di umanità e fantasia. Conoscere la sua anima permetterà di apprezzarla maggiormente e per molti, ne siamo certi, di amarla ed invidiarla.
L’unica possibilità di riscatto e di ripresa per Napoli ed i napoletani è oggi legato alla volontà di riappropriarsi del suo passato glorioso e della loro identità perduta.
Tutto il mondo deve sapere che i napoletani sono gente antica e paziente, ma che in passato la città ha rifiutato l’Inquisizione e dato i natali a Masaniello; essa n! on vuole recidere le radici col passato e vuole un futuro migliore.

Abbiamo alle spalle una storia gloriosa di cui siamo fieri, passeggiamo sulle strade selciate dove posò il piede Pitagora, ci affacciamo ai dirupi di Capri appoggiandoci allo stesso masso che protesse Tiberio dall’abisso, cantiamo ancora antiche melodie contaminate dalla melopea fenicia ed araba, ma soprattutto sappiamo ancora distinguere tra il clamore clacsonante delle auto sfreccianti per via Caracciolo ed il frangersi del mare sulla scogliera sottostante.
Avere salde tradizioni e ripetere antichi riti con ingenua fedeltà è il segreto e la forza dei Napoletani, gelosi del loro passato ed arbitri del loro futuro, costretti a vivere, purtroppo, in un interminabile e soffocante presente, del quale ci siamo scocciati per cui da oggi dobbiamo divenire attivi artefici del nostro destino.

Il libro è corredato da oltre 500 foto ed è consultabile sul web all’indirizzo
http://www.gu! idecampanie.com/dellaragione/articolo77/articolo..htm

Consiglio a tutti di leggerlo napoletani e stranieri e per invogliarvi alla lettura vi segnalo l’indice dei capitoli.
 
                               Indice
1)Il Maestro dellÂ’Annuncio ai pastori e la questione meridionale
2)La veritiera storia della sfogliatella
3)La Madonna delle Grazie ed il delicato confine tra vivi e morti
4)Una tela di Gaetano Gigante  esalta una contaminazione di riti arcaici
5)Le grotte napoletane ed i riti orgiastici
6)LÂ’antica festa del Carnevale in un dipinto di Alessandro DÂ’Anna
7)San Gennaro ma non solo lui
8)Edicole sacre: una passeggiata tra sacro e profano
9)Un poco noto primato napoletano
10)Il misterioso mondo dei  femminielli
11)Posillipo: il paradiso terrestre
12)Piazza del Plebiscito: lÂ’ombelico di Napoli
13)L’Albergo dei poveri diventerà dei ricchi
14)La sirena Partenope e la fontana d! elle zizze
15)Secondigliano: Bronx o Eldorado?
16)La fattura ed il Diavolo di Mergellina
17)Maradona è meglie ‘e Pelè
18)San Gennaro, il Sebeto e lÂ’eruzione del 1631
19)O Munaciello,  ‘A Bella ‘Mbriana ed Eusapia Palladino
20)L’Agorà da 2500 anni
21)Un glorioso passato di casini
22)Presepe contro albero di Natale
23)Quando ritornerà la mitica Piedigrotta?
24)Lo struscio ieri ed oggi
25)Un raro connubio tra fede, arte e carità
26)Una gloriosa storia ospedaliera, ma una sanità malata
27)Quattro passi tra tradizioni e contraddizioni
28)Piazza 3 ottobre 1839 e la tangenziale di Ferdinando II
29)Il pazzariello come sinonimo di saggezza
30)Canta Napoli
31)Dalla ruota dellÂ’Annunziata al signore delle nascite
32)La tavola Strozzi e la vera storia del sacco edilizio
33)Una infinita storia al femminile
34)Misteri napoletani
35)Il napoletano è una lingua, non un dialetto
36)Gl! i antichi monte dei pegni e lÂ’epicedio del Banco di Napoli
37)Dall! a camorra onorata alle piazze dello spaccio
38)Dalla taverna del Cerriglio a Ciro a Mergellina
39)Funerali pomposi per una morte memorabile
40)Pulcinelliade
41)La cucina dai mille sapori
42)Il piacere di associarsi
43)A Maronna tÂ’accompagna
44)Resto a Napoli perché…

Gianfranco

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  1. Ciao a tutti e soprattutto ciao a Gianfranco e Rosetta!
    Napoli … avevo scritto un post su un libro di Pino Aprile, dal titolo “Terroni”. Pino Aprile ci rappresenta l’annessione del mezzogiorno non tanto come uma “liberazione” quanto come una “conquista”. Forse non sarà tutto vero, ma voglio citare solo due fatti. 1) Il Regno Sabaudo stabilì che la cartamoneta delle banche del nord potesse essere convertita in oro presso le banche del sud, e non viceversa. 2) La mancanza di investimenti ha provocato il fenomeno che persiste tutt’ora dell’emigrazione di milioni di persone.Oggi è l’Italia intera che sta soffrendo un fenomeno analogo, e ad andarsene, come una volta, anche oggi sono i migliori, che non vanno dal sud al nord, ma dall’Italia all’estero. Mi riferisco ai 60.000 (sessantamila) giovani laureati ricercatori che ogni anno emigrano. E a noi cosa resta? Quindi, chi è senza peccato scagli la prima pietra.
    Detto questo, Napoli è bella e ha il diritto di essere riscattata dallo stato nel quale oggi è stata condotta … da chi? Fate un po’ voi. I Napoletani sono persone ricche di rara umanità. E non mi si parli dell'”arroganza partenopea”. Certo, esiste anche quella, ma esiste anche l’arroganza romana (per metà imperiale per metà papale), quella toscana (granducale) , quella ligure (marinaresca), piemontese (sabauda), lombarda ( … fate un po’ voi …) etc.. E allora? Sa fente? (Per i non trentini: cosa facciamo?): di tutt’erba un fascio? ma mi faccia il piacere … direbbe il Principe Antonio De Curtis … E che dire della musica, della canzone napoletana … nessuna altra regione al mondo ha prodotto tali armonie, popolari, se vogliamo, per i profani, ma chi se ne intende (Cristina in primis) ci ha spiegato i segreti della struttura musicale, del tono minore che poi lascia il passo al tono maggiore, delle influenze importate ed esporate da e verso altri “mondi musicali”. Cristina, che ha composto un pourpurrì ( si scrive così? Speriamolo …) di ritmi napoletani, integrando la musica del piano con la musica per la voce (mancante, ovviamente) del cantante.
    Cercherò il libro segnalato da Gianfranco e Rosetta che ringrazio di cuore per questa loro iniziativa.
    Buona Italia, tutta intera, a tutti!

  2. Che interessanti gli ultimi due post…
    Primo: Napoli deve essere stupenda e davvero la voglio visitare… Chi lo ha fatto ne è rimasto incantato e nessuno me ne ha mai parlato male, anzi. Mi auguro che il nostro novello Don Chisciotte come lo definisce Mirna abbia la meglio su interessi di malavita e distorte volontà politiche… Intanto anche nel piccolo del nostro blog promuoviamo libri come questo e diamo una mano a creare una nuova immagine, quella vera, di questa città Secondo :Argomento ” vecchiaia” : se tutti gli over ” la seconda metà della vita” sono come Camilla Mirna Riccardo Enza Cristina… bè, non vedo l’ora di arrivarci! Gli anni ti regalano saggezza, apertura,nuove prospettive… salute permettendo, credo che questa nuova età sia proprio una meta da raggiungere con serenità e nessun timore… Un bacione e un saluto a tutti

  3. CAMPANIA ECOLOGICA – iL MIRACOLO DI s. MARZANO. A Marcanise, nelle terre di Gomorra. il più grande centro commerciale del sud si è alleato con SLOW FOOD per vincere la guerra della tutela ambientale.”Rigore olandese più capacità di partecipazione napoletana. Ecco come si riesce a fare la differenziata (al 71%) anche in Campania”. Il Ri-festival (Ri-fiuti Ri-ciclaggio – Ri-vivono)ha dimostrato un vero, interessante “miracolo”. Va esportato anche alla città di Napoli e, perchè no, anche a tutto il nostro Paese. Cercate in internet notizie controcorrente. e guardiamo avanti.A volte continuare a guardare indietro viene il torcicollo.
    @ Riccardo Forse era pot-pourri?
    @ Raffaella : la vecchiaia capita a tutti quelli che sopravvivono alla “media età” Sto scherzando ma così stanno le cose. vorrei ancora ricordare il post di miki sulla questione : non potrei dire nulla di più nè meglio. L’età non cambia le persone, può renderle più deboli e, quindi, ghettizzabili. Ma questo è un altro discorso. Secondo me.W Napoli! E che pssa vivere davvero.

  4. Bello questo atto d’amore per Napoli, che mi permetto di allargare a tutto il Sud, da sempre bistrattato, forse per un certo fatalismo che penso faccia parte di chi vive laggiù, e rapinato per la ricchezza del territorio che per secoli ha ingolosito molte genti non nostrane.
    Ora, paradossalmente, spesso è proprio chi vive laggiù a volerne il degrado, che purtroppo però sta diventando una macchia d’olio, che si allarga a vista d’occhio e non posso fare a meno di pensare a quella poesia che dice:
    “Quando avremo abbattuto l’ultimo albero, quando avremo pescato l’ultimo pesce, quando avremo inquinato l’ultimo fiume, allora ci accorgeremo che non si può mangiare il denaro”.
    @Raffaella grazie per i complimenti e ti auguro di vivere al meglio la tua età di adesso, ad invecchiare c’è sempre tempo!

  5. RICOPIO SOTTO L’ATTUALE POST IL SUGGESTIVO COMMENTO CHE GARY HA SCRITTO CON IL SUO PARTICOLARE E PREZIOSO ITALIANO PER IL LIBRO PRECEDENTE “L’ETà DA INVENTARE”.

    GARY MOULSDALE SAYS:

    Giugno 27th, 2011 at 06:58 e

    Stasera sono salito in bicicletta al cinema sul campus di Cornell, per vedere il film di Gore Verbinski, “Rango,” colla voce di Johnny Depp. È difficile (non parlo così del film, qual’è piacevole): la strada serpeggia la collina, talora come attraverso la foresta; la via passa la casa vecchia dell’industriale chi stabilì l’università circa 1865, dall’altra parte un cimitero ottocentesco e una delle gole belle del campus. Ho visto cinque cervi nel cimitero, e una moffetta lenta passò davanti; la moffetta direbbe ch’io sono stato parimenti lento. Vabbe.

    In cima c’è una veduta bellissima a ovest: si può vedere le sei colline intorno alla città, il lago Cayuga, estendendo al nord, e l’ombra di West Hill coprendo la città laggiù. La tramonta fu bella, come sempre qui. Ho avuto venti minuti prima del film. Mi ricordai una sera diciasette anni fa, quando i miei genitori sono venuti a Ithaca per la prima volta, la volta sola per il padre mio: egli morì tre mesi più tardi. Fu difficile a camminare per mio padre dopo il suo ictus; alora la madre ed io facemmo un piccolo giro vicino questo posto, dove stasera attendevo l’ora del film. In quell’anno, la madre ne aveva sessantotto anni; io sarei stato due or tre mesi a Cornell. E la madre m’ha detto, “come bello sarebbe di venire a un posto così, e di rincominciare.” Lei ha avuto due sorelle (lei stessa fu la figlia seconda, e non furono i soldi per di andare alla scuola). Mi parvì alla volta talmente triste, ma alla stessa volta riconobbi e riconosco ancora quest’impeto, questa voglia di imbarcarsi su qualcosa.

    Sto leggendo questi giorni gli spettacoli di Chekhov—Le tre sorelle, Lo zio Vanya, Il gabbiano, ed in particolare, Il ciliegeto, perchè un’amica cara metterà quest’ultimo sul palco in settembre. Si trova in Chekhov sempre questo profumo, questo fame di partire (spesso il sogno di andare o di ritornare a Moscow).

    Allora; grazie Mirna per questo caso di pensare, ed i condividere. Ciao Camilla, ciao Steffy.

  6. Caro Gary, ricordando Cecov (così lo scriviamo in Italia) ho ricordato ….ero allora molto giovane, sono cambiata soltanto nell’involucro, che come un vestito troppo usato, è vecchio-il vestito intendo- e sciupato, ho ricordato una rappresentazione del “giardino dei ciliegi” diretta da Giorgio Strehler, al Piccolo Tetro di Milano, con Valentina Cortese…Fu uno spettacolo magnifico, entusiasmante, molto più drammatico di come l’avevo percepito nella mia lettura. Grandissimo Anton Cecov. Forse fu Josif Brodskij a dire che , in tutte le sue opere teatrali, alla fine, i personaggi sono esausti,ma vivi mentre nelle opere di Shakespeare alla fine ci sono sempre dei morti.
    Sei felice di vivere in mezzo al teatro, all’arte? Penso che non ci sia nulla di meglio : La realtà è sempre sotto controllo. Bellissima la tua descrizione del paesaggio e il ricordo di tua madre che ha sempre voglia di ricominciare .Ciao ciao.