L'ETA' DA INVENTARE, la seconda metà della vita
pubblicato da: admin - 19 Giugno, 2011 @ 6:52 pmMentre si avvicinava il mio compleanno, poche settimane fa, mi sono ricordata del consiglio di Renata di leggere il libro sulla “vecchiaia” di Betty Friedan. Conoscevo l’autrice per il suo famoso saggio  “La mistica della femminilità ” con il quale negli anni Sessanta cercava di scardinare l’immagine della donna come oggetto sessuale. (con scarso successo in alcuni casi, visti i recenti avvenimenti e non solo nel nostro paese!).
In questo altro importante e convincente saggio del 1993 la Friedan, già settantenne, “torna alla carica” per smantellare un altro stereotipo della nostra cultura e cioè l’associazione della vecchiaia con il declino e con la malattia.
Beh, ogni volta che scocca il compleanno sorgono le riflessioni sul tempo che passa e su quel numero anagrafico che aumenta così velocemente soltanto dopo 365 giorni…che cambiamento avrò mai dopo 52 settimane…ma l’idea del NUMERO (oltre i sessanta) “spaventa” ancora. Se non ci penso invece sono più obiettiva e mi ritrovo a a considerare questa mia seconda parte della vita proprio come scrive Betty Friedan: piena, ricca, interessante e che mi sottolinea chiaramente l’identità raggiunta. Ora che ho superato i limiti del ruolo biologico posso integrare alle mie qualità femminili anche quelle maschili come la libertà decisionale e un progetto di vita autonomo.
  E’ il pregiudizio della vecchiaia, del numero alto di anni che inficia il nostro giudizio. Quando parlano di anziani ( e come età ci rientrerei anch’io) mi sembra però che parlino di altre persone…ma devo stare attenta con alcune amiche che non sono riuscite a staccarsi dallo stereotipo corrente e credo anche da una mai raggiunta sicurezza di sè come donna. Sembra che tutto sia legato alla giovinezza fisica, all’estetica, alla freschezza…in relazione sempre e solo all’UOMO!!!
Certo che a tutte piacerebbe essere elastiche, energetiche, veloci, ma questo dovrebbe essere per il proprio gusto di vivere, non è detto che se aumentano la ciccia o le rughe improvvisamente noi non siamo più capaci di fare cose interessanti sia dal punto fisico che intellettuale. E qui trovo conferma nelle pagine della Friedan.
Accettando supinamente la trappola dell’inevitabile “decadimento” ed “emarginazione” impostaci dalla società , soccombendo all’inevitabile logoramento del nostro soma non diventiamo progionieri delle aspettative correnti? Con un ribaltamento di prospettiva riusciamo a scindere ciò che la SOCIETA’ vede negli ultrasessantenni e ciò che invece NOI sentiamo veramente?
Il giorno del mio compleanno, il 30 maggio, oltre a tantissimi cari auguri da parte di Stefy e  della mia famiglia amicale, ho ricevuto un originale e stupendo regalo dal sig. Shalva, il mio amico georgiano, rifugiato politico. Lui e la moglie mi aspettavano in piazza Duomo per consegnarmi il dono. Vedo un’enorme scatola. La apre proprio in mezzo al tavolino del bar all’aperto. Cosa ne esce? Una grande bambola-carillon. vestita di rosso!! La sorpresa mi ha estraniato per un attimo dal momento contingente facendomi correre a ritroso a miei sette anni quando ricevetti la mia ultima bambola! Intensità del momento in cui non percepivo nessuna età , ma soltanto la mia meraviglia infantile, la mia gioia, il mio stupore.
Stupitissimo -e  a bocca aperta -lo era anche un bambino seduto accanto che osservava Esmeralda (Shalva mi ha detto che si chiama così) mentre graziosamente girava al suono di “Per Elisa” …
“E’ mia!” gli ho detto .
A casa , dopo il primo diffidente spavento Mimilla ne è diventata amica.
Insomma stiamo attenti, uomini e donne, a non precipitare in quell’abisso della vecchiaia che abbiamo contribuito a creare ci raccomanda la Friedan. Devo dire che dagli anni Novanta ad oggi molte cose sono cambiate, noi “ragazzi” ultrasessantenni facciamo molte cose, progettiamo, cerchiamo nuovi scopi grandi o piccoli, coltiviamo premurosamente i rapporti interpersonali. Ciò che ho letto dunque ribadisce le mie convinzioni.
Se la salute è “nella norma”,v. acciacchi, tonsilliti (come ho avuto  in questa settimana), doloretti o forse anche patologie più serie, ma sotto controllo e curabili, dobbiamo andare avanti e sentire la spinta a un costante coinvolgimento nella vita (cosa che un tempo veniva negata dalla “pietosa mistica del problema dell’età ” relegando anche fisicamnte gli anziani in luoghi preposti).
Betty Friedan ci racconta una sua esperienza estrema quando partecipò insieme ad altri a un “programma intensivo per adulti oltre i 55 anni” e cioè un corso di sopravvivenza tra le montagne della Carolina del Nord. La preparazione consisteva in un allenamento di circo otto chilometri di jogging al giorno per un mese prima della partenza. Fatica, rinunce,successi. Dopo una decina di giorni sorge nella scrittrice un’intuizione che condivide con gli altri : “La forza che avevamo trovato, partecipando a questa spedizione, per arrischiarci a essere noi stessi, ad andare oltre quei ruoli da cui dipendiamo e che ci siamo lasciati alle spalle, e la saggezza, la solidarietà , la sensibilità e la flessibilità che tutti abbiamo scoperto, in noi e negli altri, sono forse energie uniche che possono emergere col tempo, che non ci aspettiamo, o non riconosciamo, o non stimiamo abbastanza in noi stessi e negli altri se ci limitiamo a misurarci sugli standard della giovinezza?”
Non a caso questa spedizione si chiamava “Andare oltre“. E qui sta il segreto, andare oltre, e non solo fisicamente affinchè il nostro pocesso di sviluppo continui fino alla fine con adattamenti , sperimentare “giochi nuovi”per apprezzare il “posto nuovo” in cui ci siamo addentrati. Una ottantenne, tra le tante persone intervistate, dopo aver visto due pazienti (era psicoterapista ) e aver fatto parecchie vasche in piscina spiegava. “Più si invecchia, e più si diventa se stessi. Negli ultimi quattro o cinque anni ho conquisatto una fiducia in me stessa incredibile, come persona adesso mi sento integrata…Più sono libera e più agisco da persona completa – il che mi è venuto con l’età .”
Ripenso alla pianista Triangi , 97 anni, che poche settimane fa ha tenuto un eccellente concerto al Grand Hotel. Ha suonato tutto a memoria. Faticava un po’ a camminare ma poteva suonare e poi…mangiare golosamente ciò che il buffet offriva!
Ho scritto parecchio di questo voluminoso saggio, mia nonna direbbe che “la lingua batte dove il dente duole”, eh, sì, preferirei ringiovanire che invecchiare, ma visto che è così perchè non cercare le cose belle che senza dubbio ci sono? Ricerchiamo la Realtà , ma anche la Verità al di là dei miti o dei pregiudizi.
Andiamo oltre, alimentiamo le famiglie di amici , soffermiamoci a meditare. In questi giorni di afonia completa in cui non sono riuscita a parlare con nessuno ho parlato con me stessa, analizzando la mia vita, il mio contesto, ciò che ho fatto, ciò che voglio ancora fare. Momenti preziosi.
Ho ripensato al mio Blog il cui sottotitolo recita “La vita dopo i sessantanni”, alla alfabetizzazione agli stranieri che mi ha “donato” Shalva ed Esmeralda, alle lezioni di geografia ai ciechi, all’Accademia e e alle Penelopi e a tutti gli amici che mi sono vicini, soprattutto a mia figlia e al suo amore. Ai cambiamenti e alla fiducia in qualcosa di bello, all’attesa della “meraviglia”.
“Forme complesse e sofisticate di “ragionamento” ignorate dai tradizionali test psicologici, si sviluppano nella maturità . ..La saggezza invoca il ritorno della meraviglia e del mitico incanto del mondo…Centrale nell’atteggiamento della meraviglia è un’affermazi0ne della vita quale essa è al presente..”
Parliamone.
Cara Mirna, sono felice di sapere che la tonsillite s’è dissolta e che tu Mimilla ed Esmeralda stiate in armonia. Gli aspetti magici della vita che suscitano meraviglia rinvigoriscono sempre, siano essi oggetti o persone. Credo che ,si, è la magia nel saper cercare e riconoscere il colore e la tenerezza di un’ emozione fugace che alimenta ad ogni età .
Mi chiamano…, a presto cari,
miki
Sono perfettamente in sintonia con le teorie dell’Autrice e con le tue relative riflessioni.
Anch’io ho ormai compiuto tre volte vent’anni e un pezzetto e devo dire che mai come ora sono stata così bene nella mia pelle, soprattutto da quando non lavoro più e cioè da quasi un paio d’anni.
Ogni giorno che passa apprezzo la preziosità del tempo libero, come anche la mancanza di reali impegni, se non quelli che desidero. Certo mi rendo conto di essere una privilegiata, in quanto finora sto godendo di buona salute che sicuramente mi permette meglio di essere ottimista.
Sono comunque sempre stata convinta che la vera vecchiaia è sinonimo di chiusura verso il nuovo, che inevitabilmente porta all’incapacità di vera relazione con se stessi e con gli altri.
Ho conosciuto anch’io Esmeralda e devo dire che il signor Shalva mai ha potuto fare regalo più azzeccato!
Che voglia di leggere questo libro…
Anche per me questa seconda parte della vita porta maggiormente a riflettere sull’andamento della stessa, non per fare bilanci perchè questo significherebbe in qualche modo considerare chiusa la partita, ma per rivedere e confrontare situazioni. E’ il sedimentare dell’esperienza che crea il terreno fertile per far germogliare mille e mille pensieri.
Personalmente credo di vedere più chiaro, di saper valutare meglio le persone, di riuscire anche, almeno talvolta, ad essere selettiva e questo non per discriminare con sussiego, ma per poter esercitare il sacrosanto diritto di stare dove e con chi mi fa piacere stare, mi sento bene, mi trovo a mio agio, senza forzature nè formalismi o comportamenti artificiosi. I rapporti stereotipati mi piacciono sempre meno.
Vorrei avere più tempo per fissare, scrivendoli, i molti pensieri che si affacciano alla mia mente durante la giornata. Non riesco quasi mai. Pazienza!
E’ sera e non amo far le ore piccole. Oggi ho avuto da fare con la mia mamma che sta per compiere 91 anni e domani starò un po’ di tempo con la mia nipotina Sara che -proprio domani- compie otto mesi. Che bello! Buona notte a tutti.
Io, maschio, razza umana (l’unica), 67 (ma no, non classe ’67, la classe è ’44!).
Ai miei amici velisti che ogni tanto, scherzando, mi ricordano che sono il regatante più vecchio, io rispondo “Intanto io ci sono arrivato …” (e loro si toccano).
Siemens Monaco: i miei colleghi abitavano fuori città , in villette sui laghi, sveglia alle 06,00, colazione con tutta la famiglia, Esbahn (metropolitana) alle 07,30, in ufficio alle 08.00. Alle 17,00 tutti (tutti) fuori. Alle 18,00, vicino casa, spesso al concerto!
Siemens Milano: abitavo a Monza. Sveglia alle 06.00, partenza alle 07.00 in auto, arrivo in ufficio a Milano alle 08,30. Alle 17,00 di iniziava una delle ultime riunioni. Si esce dall’ufficio alle 20,00. A casa alle 21,00. Niente concerto.
Quale era vita?
Direte, ma si sta parlando della “anzianità “, non dell’età lavorativa. OK, ho capito, ma io mi sento più giovane e ricco adesso, ora che ho tempo di frequentare amici, blog, musica, poesia, letteratura, sci, vela, bicicletta. Ero più “vecchio” allora che non oggi.
Infatti il giovane esce imparando. Io, adesso, sto imparando. Quindi sono giovane.
Una bella poesia greca dice che non è importante “arrivare ad Itaca” bensì il “viaggiare per arrivarci”. E chi viaggia, lo fa per amore di conoscenza, di tutto ciò che era rimasto oscurato (almeno per quanto mi riguarda) da vestiti con cravatta, 24 ore, telefonini, agende elettroniche, verbali di riunioni, budget, bilanci, assemblee, consigli di amministrazione, target … etc..
Buon “viaggio” a tutti!
La piccola frase di miki vale qualsiasi saggio/ricettario, più o meno consolatorio, dove è comunque impossibile dare ricette valide per tutti.
Provare meraviglia di fronte agli aspetti magici della vita dona gioie purissime: e questo a ogni età . “Saper cercare e riconoscere il colore e la tenerezza di un’emozione fugace ci alimenta, sempre” così dice, commuovendomi, la miki. E se non si è capaci di questo a nessuna età si è capaci davvero di vivere, nemmeno a venti o trenta anni. Quando gli anni si accumulano , carichi di esperienza,accettare e adeguare il proprio soma all’ineluttabile è semplicemente una necessità . il resto è un problema individuale.Il grande fascino della nostra Mirna è proprio la sua capacità di di provare meraviglia di fronte a ogni emozione fugace, per questo è preziosa. Ricevere in dono una bambola ( o una statuina ) è emozionante quando non si è più bambine. E leggere il post di Miki mi ha davvero “alimentata”. Sono così contenta di poter, di tanto in tanto, leggere questi post da cui , a volte, si riceve qualcosa di tenero e gentile. E grazie molte, oggi, a Miki e a Mirna.
cari trentini e cara Mirna,
essendo anch’io oltre i 60 leggerò certamente questo libro che pare così interessante e coinvolgente.
Certo ognuna/o di noi a una certa età ragiona del limite, affronta modificazioni corporee importanti (io mi incavolo e un po’ alla volta mi rassegno), fa i bilanci e decide la possibile rotta.
Tutto è già stato fatto, per fortuna!, mi dico sollevata da un po’ di tempo a questa parte: gli studi ,finiti – la politica,(quella là ) finita- il figlio, insomma passate le burrasche è cresciuto oramai- il lavoro ,finito anche quello (meno male!!!)- gli amori, avuti, goduti, sofferti, e finiti anche quelli, ora non potrei davvero più- la bellezza, appassita e finita anche quella, sono diventata trasparente, forse era ora – i genitori accompagnati come meglio potevo oltre la soglia.
Non ho più davanti tutte queste fatiche da fare. Sapete che ne sono contenta?
Ho un orizzonte più limitato, acciacchi molto fastidiosi, ma tanto tempo, curiosità e riflessioni.
Ci sono molte cose da fare e si guarda il mondo, le cose da un altro punto di vista. Anche i libri. No?
Ciao a tutti! Eravamo abituati ad un libro al giorno … ed ora con un libro alla settimana siamo portati ad intervenire anche più vlte sullo stesso libro. Evvabè … dunque, si diceva, un’età da inventare … in realtà si inventa da sola … gli amici … persone che ora hai il tempo di frequentare, di conoscere, di apprezzare. La tua stessa famiglia, quanto di più ti puoi dedicare ad essa, ora. Ti accordi che sei un riferimento verso i più anziani e verso i molto, molto più giovani del tuo “nucleo allargato”. Ti pare di non aver fatto abbastanza per loro, ma poi, improvvisamente, sono loro a dirti che la tua parte l’hai fatta, anzi la stai ancora facendo e questo ti da una grande soddisfazione. E poi, questo nostro blog è per tutti noi una ricchezza, un posto nel quale aprirsi, confrontarsi, conoscersi … e vi pare poco? In questo mondo delle chiusure, dei respingimenti (non solo degli immigrtati e dei profughi, ma anche semplicemente del “diverso da te”), dell’informazione eccessiva, nel quale non si comunica più, mi piace ripeterlo (devo averlo già detto da qualche parte, scusate): comunicazione, communis actio, agire insieme, dialogare. Altra cosa che informare ed informarsi: che ore sono? Le cinque. Questa è informazione, oggetto della IT, Information Technology, oggi per nostra fortuna soppiantata dalla ICT, Information Communication Technology: cosa ne pensi di questo blog? Come vivi la tua età ? Hai problemi? Io si, qualcuno, ma chi non ne ha? Possiamo parlarne, confrontarci, che ne dici? Che libro stai leggendo? Quale mi suggerisci? A mia volta io potrei suggerirti …. e poi ne parliamo. Questa è comunicazione. Aprirsi a se stessi e agli altri è rinascere, altro che invecchiare! E poi, gli “altri” siamo noi, che vi credete? Quando siamo rallentati nel traffico, benevolmente imprechiamo contro gli altri che lo hanno generato, senza pensare che qualche centinaio di automobilisti sta pensando la stessa cosa di noi … e allora? Chi sono gli altri se non noi stessi’. Gnozi sauton, conosci te stesso, diceva quell’uno, in tal modo conoscerai anche gli altri.
Stasera sono salito in bicicletta al cinema sul campus di Cornell, per vedere il film di Gore Verbinski, “Rango,” colla voce di Johnny Depp. È difficile (non parlo così del film, qual’è piacevole): la strada serpeggia la collina, talora come attraverso la foresta; la via passa la casa vecchia dell’industriale chi stabilì l’università circa 1865, dall’altra parte un cimitero ottocentesco e una delle gole belle del campus. Ho visto cinque cervi nel cimitero, e una moffetta lenta passò davanti; la moffetta direbbe ch’io sono stato parimenti lento. Vabbe.
In cima c’è una veduta bellissima a ovest: si può vedere le sei colline intorno alla città , il lago Cayuga, estendendo al nord, e l’ombra di West Hill coprendo la città laggiù. La tramonta fu bella, come sempre qui. Ho avuto venti minuti prima del film. Mi ricordai una sera diciasette anni fa, quando i miei genitori sono venuti a Ithaca per la prima volta, la volta sola per il padre mio: egli morì tre mesi più tardi. Fu difficile a camminare per mio padre dopo il suo ictus; alora la madre ed io facemmo un piccolo giro vicino questo posto, dove stasera attendevo l’ora del film. In quell’anno, la madre ne aveva sessantotto anni; io sarei stato due or tre mesi a Cornell. E la madre m’ha detto, “come bello sarebbe di venire a un posto così, e di rincominciare.” Lei ha avuto due sorelle (lei stessa fu la figlia seconda, e non furono i soldi per di andare alla scuola). Mi parvì alla volta talmente triste, ma alla stessa volta riconobbi e riconosco ancora quest’impeto, questa voglia di imbarcarsi su qualcosa.
Sto leggendo questi giorni gli spettacoli di Chekhov—Le tre sorelle, Lo zio Vanya, Il gabbiano, ed in particolare, Il ciliegeto, perchè un’amica cara metterà quest’ultimo sul palco in settembre. Si trova in Chekhov sempre questo profumo, questo fame di partire (spesso il sogno di andare o di ritornare a Moscow).
Allora; grazie Mirna per questo caso di pensare, ed i condividere. Ciao Camilla, ciao Steffy.