LA CASA A NORD-EST, e il sentimento del Friuli
pubblicato da: admin - 20 Febbraio, 2010 @ 7:58 pmNon so se talvolta vi capita di parlare o di pensare a qualcosa, ed improvvisamente tutto sembra portare a quella cosa.
Dopo aver deciso di scrivere di Trieste e di Magris sono andata a vedere un film interessante “La terra nel sangue”; ma indovinate di quale terra si parlava? …Del Friuli. Ed anche della ricerca delle radici. Neanche farlo apposta.
 Il film inizia con una immagine notturna di  Grado vecchia  per proseguire con la  magia della  laguna invernale soffusa di nebbia, poi con il  fiume in estate, vigneti rossi autunnali, e infine i sassi del Carso.
Un film su cui dibattere, a qualcuno è piaciuto per la bellezza della fotografia, ad altri meno per la acerba e inesperta recitazione dei protagonisti, ma è il messaggio centrale, che credo tutti abbiamo condiviso, è la perenne ricerca di un nostro punto di “attracco”, insomma della nostra Itaca.
Mi sono quindi ricordata di un romanzo, passato un po’ inosservato, vincitore del Campiello 1992, “La casa a Nord-est” , di Sergio Maldini.
Anche in questo racconto c’è il desiderio di tornare alla terra delle proprie radici.  In gran parte autobiografico si narra di Marco, un  intellettuale in crisi  che, stanco della  grande città convulsa, caotica, impersonale, desidera ritrovare pace, tranquillità e sicurezza di luoghi noti. Vuole calare l’ancora nella sua terra natale  mai dimenticata…e che cosa di più sicuro che costruirvi una  casa? Acquista dunque un rustico che diventerà il suo punto fermo.
Sergio Maldini costruirà veramente una casa, (la vedete nella foto)  fra Codroipo e Latisana  e questa, nel romanzo, diventerà il deposito delle sue illusioni , delle sue speranze, la compagna privilegiata della sua vita.
Viene narrato il quotidiano, i lavori di ristrutturazione che procedono, gli incontri con gli intellettuali della borghesia friulana, un amore maturo con la bella e sfuggente Antonia, proprietaria di un mulino.
Vengono descritte varie riunioni in cui si parla di sè, di rimandi letterari in un modo tranquillo che decanta lievemente come il vino della sua terra. Ed infatti in ogni momento d’ incontro, c’è sempre un bicchiere di Tocai. E nella casa di Antonia aleggia un odore di pula, di mais che sembra consolare.
Ritmi lenti come il fiume Tagliamento lungo il quale si passeggia; il Friuli pacato nel suo dolce dialetto, così avulso dai clamori della società metropolitana, sembra vivere insieme al respiro delle stagioni. Come l’amore fra i protagonisti che si apre lentamente, ma che finità  altrettanto dolcemente con le foglie d’autunno portate via dal vento.
La felicità , per Maldini, è irraggiungibile.
Sergio Maldini è stato caporedattore del Resto del Carlino di Bologna, ha incontrato incomprensioni editoriali riguardo il suo lavoro di romanziere; ora la sua vicenda esistenziale, il tardivo successo e il nuovo silenzio dopo la sua scomparsa sono raccontate dallo storico Paolo Simoncelli in “Sergio Maldini. Biografia della nostalgia”
Libro che cercherò certamente .
E’ trascorso un mese da quando ho accettato la sfida di parlare di un libro al giorno. Finora sono riuscita puntualmente a intrecciare pensieri e letteratura. Ma come avevo già scritto: un libro tira l’altro.
[…] Il seguito di questo articolo: LA CASA A NORD-EST, e il sentimento del Friuli | Un libro al giorno […]
Dopo aver scritto un commento a Magris “Itaca e oltre”, scrivo con piacere due righe di commento (personale) a questo autore e a questo libro sulle radici – che peraltro non ho letto.
Proprio per distinguere Itaca dalle radici, per quanto mi riguarda.Trento per me e’ CASA, in senso maiuscolo, le montagne, il paesaggio che ho visto praticamente ogni giorno per 30 anni, il suono del dialetto e dell’accento delle persone, il modo di pensare, l’immaginario collettivo. Alle radici ci si torna dopo un po’, dopo averle lasciate, dopo aver “reagito” ad esse. Mi ricordo di aver iniziato a ragionare sulle radici – ed e’ stato un sentimento naturale, quasi casuale, senza aver letto libri sul tema o altro – durante il mio primo soggiorno adulto negli Stati Uniti. In quel momento e a seguire mi sono sentita “persa”, fluttuante e vaga e ho cominciato a “sentire” le radici. Credo che se uno rimane tutta la vita nel posto d’origine, non potra’ “sentire” facilmente le sue radici perche’ esse lo impregnano. Viceversa, l’origine assume significati simbolici quando recisa, abbandonata (per varie ragioni) e il ritorno arriva ad essere un viaggio epico, sia se realizzato sia no. Non so cosa ne pensiate voi e lancio una provocazione che e’ espressione massima dello spirito Romantico: “la’ dove tu non sei, la’ sta la felicita’”.
Si può essere felici anche senza radici, come mi accade, partendo dal presupposto che la sensazione di felicità è legata all’attimo. La casa per me si riduce all’appartamento che mi ospita, legata alla conquista dell’autonomia e della libertà . Ora forse è arrivato il momento di cominciare un altro cammino quello verso l’isola che forse non c’è: “seconda stella a destra e poi dritto fino al mattino”.
ho letto ‘la casa a nord est’ durante una breve vacanza, e mi piacciono le storie di case: ogni volta che entro in una casa percepisco immediatamente se mi ci sentirò bene o no. ma parlando della casa a nord est mi sono chiesta: dove finiscono la moglie e il figlio di marco? magari sono domande che non andarebbero nemmeno fatte, magari la mia ‘pretesa’ di ricondurre tutto alla razionalità e alla normalità non ha senso, nella letteratura… ma tant’è, mi sono fatta questa domanda.
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