LA NOTTE HA OCCHI CURIOSI, di Gin Phillips

pubblicato da: admin - 20 Maggio, 2011 @ 9:43 am

scansione0003ithaca 2006 20Questo libro, edizioni Piemme, ha vinto nel 2009 il Barnes & Noble Discover Award come miglior esordio dell’anno. La sua autrice Gin Phillips  è una giornalista freelance nata in Alabama ed è proprio in questo stato che è ambientata la sua  storia che si aggancia alla tematica dei Luoghi privilegiati.

Come scrive Miki parlando del luogo dell’infanzia, quando tutta la sua famiglia era intorno a lei ,anche nelle pagine de La notte ha occhi curiosi troviamo “il luogo giusto” sia per i giovani protagonisti che crescono nella loro famiglia d’origine sia per i genitori che hanno formnato la loro nuova famiglia.

Sì, perchè il racconto viene narrato a cinque voci, anche se la principale rimane  la giovanissima Tess, quella che, in una notte d’estate, vede una grande figura femminile gettare  un neonato nel loro pozzo.

Questo terribile fatto sconvolge la comunità che però non può permettersi di indulgere nello sconcerto . Siamo nei difficili  anni Trenta, in una cittadina mineraria dell’Alabama , Carbon Hill e la vita è dura per tutti. Per  il capofamiglia Albert che lavora in miniera, per la moglie Leta che spesso salta il pasto per darlo o al marito o ai tre figli, Virgie, Tess e Jack.

Ma  in Tess rimane per molto tempo lo sgomento e il timore di non aver potuto fare qualcosa per salvare quel bambino. Persino negli anni a venire e  fino alla soluzione del mistero, lei e sua sorella Virgie cercheranno tra le povere famiglie  dei dintorni la colpevole. E in questo incunearsi nel tessuto sociale dell’Alabama, in questo sguardo attento delle due ragazzine vediamo delinaersi la realtà dell’epoca e del luogo permeato di povertà e razzismo e che ricorda, come scrive il Los Angeles Times , “Il buio oltre la siepe”.

E’ una lettura scorrevole e facile. I paragrafi sono brevi con i diversi punti di vista a seconda di chi parla, narra e ricorda. Entriamo con empatia in questo mondo lontano dove la miniera rende tutti “neri” con la sua polvere infida, possiamo “vedere” le traballanti verande con Leta e le altre donne che puliscono verdure , lo stanco capofamiglia che si dondola su una vecchia sedia fumando una mezza sigaretta.

Impariamo le fantasie e le superstizioni infantili di un altro angolo di mondo. Tess racconta che non le piaceva indossare le scarpe “anche se mamma diceva che dovevo essere contenta di possederne un paio. Diceva che c’era un sacco di bambini senza scarpe, quelli che lavoravano la terra…diceva  che ti potevano entrare i vermi nelle piante dei piedi e farci un nido. Me li vedevo quei vermetti che si sistemavano nei miei talloni o nei miei alluci, che si scavavano un piccolo salotto nei miei piedi…”

(Ah, che cosa mi ricorda! Mia nonna raccomandava che nelle giornate ventose, quando le foglie secche creavano a terra mulinelli vertiginosi , una  bambina non doveva assolutamente andarci nel mezzo pena …tramutarsi in un maschio! Me ne sono sempre guardata bene!!!Mi è sempre piaciuto essere donna!  E voi ricordate superstizioni , divieti  o consigli irrazionali del vostro Luogo dell’infanzia? )

Seguiamo i primi amori delle ragazze e le piccole avventure dell’irrequieto e vivace Jack. E soprattutto conosciamo a fondo questa coraggiosa famiglia piegata dalla Grande Depressione che con onestà e coraggio  ci manda un messaggio di solidarietà.

Albert, il padre,  è un uomo integro, amatissimo dai figli che si prodiga per aiutare  i compagni di colore che vivono relegati  a Nigger Town.

A proposito, mi è piaciuto leggere delle cucine di Ithaca  che servivavo ad ospitare brevemente gli afroamericani in fuga. ( Incollo quindi –  per Stefania,che non ha tempo - una foto della sua cucinetta americana).

Ma per tornare all’incipit : un Luogo privilegiato per molti di noi è sempre quella dimensione in cui ci eravamo tutti, quando crescevamo e ci sentivamo protetti e tranquilli.

Tess racconta di quando il suo buon papà dà a lei e  ai fratelli un succoso pomodoro fuori pasto.

A metà pomeriggio?” chiese Virgie.

Scegliete quello che volete” incoraggia Albert sorridendo ai suoi figli. “Cogliete quello più grosso e dolce che vedete”

Sono verdure felici, vero papà?” chiese Tess staccando dei gran morsi dal suo pomodoro ” Sono allegri e gioiosi, i pomodori!”

Lettura gradevolissima e sono contenta di poterne parlare.

Sebbene a ritmi più ampi i nostri consigli di lettura  continuano a raggiungere molte  altre persone e  non solo noi del Gruppo Ristretto che scriviamo quasi giornalmente.

Ne ho avuto prova l’altra sera da Cristina durante la sua sempre piacevolissima ed allegra  serata delle Penelopi. C’è anche  la mia cara amica Rosetta, bella e luminosa, che mi prende le mani , mi guarda fisso e mi dice “Sai che ti devo ringraziare?”.

Non so e non ricordo a  che cosa si può riferire. Una ricetta di dolci? Qualcosa che le ho detto?  Dopo un po’ di suspence esclama:

” Per il Blog! Per tutti i libri presentati e per l’entusiasmo convincente che mi ha spinto a leggere. Ora leggo di più ” Rosetta ha apprezzato moltissimo la Veladiano, ricorda ancora “Principessa si diventa” e tanti altri.

Allora andiamo avanti. We’ll go on.

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7 commenti
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  1. Sotto il precedente post altri consigli di lettura da parte di Camilla.

    E la finale impressione di Stefania su Murakami.

  2. Sì, Mirna , we must go on…Questo blog è un tesoro prezioso , che hai donato a tutti noi perchè non si parla solo di libri, ma di vita, ci si confronta, ci si apre, ci si scopre…A proposito, che bella la foto di Stefy super abbronzata nella sua cucinetta..E grazie alla meravigliosa Camilla con i suoi consigli di lettura, tra lei, le letture del blog,e quelle consigliate dal mio bibliotecario di fiducia ( Ultima scoperta : Ceronetti), non so più cosa leggere, perchè il tempo non è mai abbastanza e le cose belle da non perdere cominiciano ad accumularsi…Buona domenica a tutti….

  3. A proposito di luoghi privilegiati, mi vien da pensare a come questo blog sia diventato per molti di noi un posto dove si è sicuri di trovare un’altrettanta dimensione di crescita, protezione e tranquillità per lo scambio continuo e appassionato delle varie esperienze di lettura, e non solo, dei partecipanti, grazie soprattutto alla nostra blogger, che non può che andare avanti con il suo indomito impegno. Grazie a tutti, anche da parte mia!

  4. Non credo che nei blog che affollano massicciamente la rete ci sia un luogo di calma , come qualche caletta preziosa che si riesce a scovare scappando da affollatissime spiagge, non credo ce ne siano altri come il tuo , Mirna. Chi legge cerca armonia e gentilezza, cerca il racconto dei libri letti che è sempre un racconto pieno di pensieri che riescono a trasmettere curiosità…serena.Chi scrive, sollecitato dai tuoi racconti , sempre acuti e divertenti e anche , sempre, molto personali ma delicatissimi, fa parte di un circolo virtuoso, quasi di collaborazione, si lascia contaminare da questa tua capacità, rarissima, di raccontarci, attraverso i romanzi, anche piccoli ma reali spazi di vita vissuta. e tutto questo ci fa bene, ci dà persino un colpetto di coraggio e , mi sembra, ci regala momenti di vero sollievo.Perciò mi unisco, ancora una volta, a chi ti ringrazia.

    @ Raffaella – mi hai talmente gratificata, cara Raffaella, che mi sono sentita la testa tra nuvole rosa. Da vecchia nonna ti raccomando di non dare troppa retta a quel geniaccio, tremendo di Ceronetti: Una spece di genio, ma sempre, sempre un vecchio maschilista tremendissimo.A tutti un saluto affettuoso.!

  5. Il luogo dei pomodori. Appena colti ne percepivi il profumo a molti metri di distanza. Il nonno estraeva dal cestino di vimini, lo stesso che poi sarebbe servito per portare a casa la verdura colta, un po’ di pane toscano ed una cartatina di sale, il tutto avvoltolato nella carta gialla usata dal macellaio. Poi, con mossa lenta e sicura, cavato dalla giubba il coltello a serramanico dall’impugnatura di corno di bove consunta dall’uso, affettava pane e pomodori e noi, bambini, pucciavamo i rossi bocconi nel sale e facevamo merenda, così, semplicemente, seduti ai margini dei canaletti per mezzo dei quali si annaffiava il nostro orticello. Già, l’orto di Rispollo, a 2 chilometri da S. Angelo, era in pendenza e comprendeva diversi orti assegati dal Comune, ognuno, ad una famiglia del paese. A fianco, scorreva un torrentello dal quale, grazie ad un sistema di minuscoli canaletti, si traeva l’acqua ora per questo ora per quell’appezzamento. Erano i nostri rubinetti, piccoli mucchietti di terra e pietruzze che deviavano il corso dell’acqua a secondo dell’occorrenza. Non avevo più di dieci anni: ma com’è che ricordo così bene tutto ciò?

  6. La memoria d’infanzia ha un sapore particolare. Sono sicura ci sia una spiegazione scientifico-razionale a questo fatto ma resta questo gusto magico delle avventure dell’infanzia. E cosa c’e’ di piu’ bello poi nel rivivere queste avventure con la cognizione di adulti. Sembra di tornare in luoghi incantati, irreali, eppure piu’ presenti di tutto il resto forse. Cosa noto e che mi intriga e’ che ci sono alcune esperienze nella vita adulta che rimangono impresse nella mente come quelle, uniche, infantili. Un luogo, una sensazione, un colore, un suono. Suggestioni potenti che si imprimono con forza nei nostri tessuti cerebrali. Mi sembra giusto avere un richiamo alla prima magia dell’infanzia.
    Per la cronaca, la foto di questo post e’ stata scattata da mia mamma in visita a Ithaca nella cucina di 508, West Court Street. La vista fuori dalla finestra e’ piu’ o meno ora come la vedete in foto – foglie di nuovo! Ma i miei capelli sono piu’ lunghi. Sto leggendo “Sputnik Sweetheart” di Murakami.. qual e’ il titolo italiano?

  7. Il luogo che più è impresso nel cuore degli uomini credo sia il tempo in cui si giocava da piccoli. E’ quello del Monte Soratte,per me, dove sono cresciuta tra le scorribande e il riso di noi bambini, che giocavamo insieme per le strade del paese giornate intere. Ricordo la nonna che mi chiamava per nome urlando e la sua voce ancora echeggia tra le mura quando ci torno, emozionandomi sempre. Mi trovo concorde con questo pensiero di Kahil Gibran evocato dal racconto di Riccardo, che somiglia sorprendentemente a quello di mio nonno Giuseppe ai piedi del monte Soratte. ” Lecose che il bambino ama rimangono nel regno del cuore fino alla vecchiaia. La cosa più bella della vita è che la nostra anima rimanga ad aleggiare nei luoghi dove una volta giocavamo” ( K.Gibran).
    Vi abbraccio a tutti.
    Miki