LEGGERE, LEGGERE, LEGGERE…per stare meglio
pubblicato da: admin - 24 Marzo, 2011 @ 9:55 amOggi 24 marzo è la Giornata nazionale per la promozione della lettura.
Ma come si fa a non leggere? “Leggere è il cibo della mente”, la lettura consola, aiuta, ci fa vivere due , tre mille volte, ci arricchisce, ci insegna, ci unisce…
Oggi quindi eccederò e  parlerò di ben due ultimi libri letti.
“Tornare a galla” di Margaret Atwood, scrittrice canadese, classe 1939, vincitrice di molti premi letterari, mi ha stregato.
Storia un po’ visionaria e al di fuori da canoni ritenuti nella norma c’è però al suo interno qualcosa che può o potrebbe accadere in ognuno di noi: il desiderio primigenio di un ritorno alla Natura feroce ma onesta  per fuggire dalla vita falsa degli umani tra i quali  sembrano prevalere falsità e violenza gratuita.
Siamo in Canada e la protagonista, di cui non si conoscerà mai il nome, torna sull’isola semideserta dove ha trascorso la sua infanzia per cercare il padre dato per scomparso.
Vi torna con tre amici, il suo compagno che parla poco e che forse potrebbe in qualche modo essere accettato, e una coppia fasulla, insincera, alienata.
Ritorna nella sua casetta sul lago ed immediatamente riprende le abitudini della vita dura dell’isolamento. Ma la ricerca del padre è soprattutto la ricerca di sè, un sè che si sente emotivamente morto per una “grande colpa”. Le manca una parte che non riesce a estrapolare dall’agghiacciante silenzio interiore.
Si battono sentieri probabilmente percorsi dal padre, si incontra una natura selvaggia , ma soprattutto le tracce della violenza di alcuni cacciatori americani che si aggirano fuori e dentro il lago. Emblematico vedere l’airone impiccato e causa scatenante di una deflagrazione interiore di cui la protagonista sentiva fortemente la necessità . Anche la ricerca della pittura rupestre descritta in alcuni scritti dal padre diventerà uno sprofondare nel suo vissuto rimosso, un periodo in cui si era sentita tagliare in due. Scopriremo insieme a lei, mentre decide che la pittura dovrebbe trovarsi in una falesia sprofondata nelle acque, il dolore immenso dell’aborto compiuto per compiacere l’amante sposato. “Verde pallido, poi oscurità , strato dopo strato, più in basso di prima, il fondo, sembrava che l’acqua fosse diventata più densa…C’era, ma non era una pittura, non era sulla roccia. Era sotto di me, sospinta verso di me dal livello ancora più profondo, dove non c’era vita, una scura sagoma ovale che trascinava con sè delle membra. Era indistinta, ma aveva occhi, occhi aperti, era qualcosa che conoscevo, una cosa morta , era morto.”
Si ricompone la nostra giovane donna dopo essere   riuscita a farsi mettere incinta, in una notte di luna, all’aperto tra l’erba, dal suo compagno occasionale, o no? si vedrà .
Subito dopo lei  non vuole più nessuno intorno a sè e per alcuni giorni ritorna alla  Natura. Si ciba di bacche, fritto, funghi, dorme all’addiaccio, si libera degli abiti , sembra purificarsi. Catarsi.
Ma poi che succederà ? Indossa nuovamente  gli abiti che aveva tagliato e rivede  il suo compagno taciturno. Ma lo terrà con sè?
Romanzo straordinario scritto nel 1973 in pieno clima femminista. Vi si respira una grande rivolta verso il patriarcato, verso l’uomo capitalista, tecnologico, innaturale.
Sfogliavo queste pagine ormai ingiallite e mi chiedevo se anche gli stati d’animo cambiano di moda. In questo mondo lacustre dove l’acqua sappiamo è il simbolo della nostra nascita e della nostra vita ho ritrovato l’albatros di Coleridge, il naturalismo di Lawrence, la cattiveria de “Il signore delle mosche” ed anche le pagine finali de “La crociera” di Virginia Woolf.
Che violente emozioni, che arricchimento!
Leggere, leggere, leggere….
Il secondo libro di cui voglio parlarvi è di tutt’altro genere, ma…contagioso, nel “bene e nel male”.
“Questa casa non è un ospizio” è  di Meg Federico giornalista che collabora a diverse testate tra le quali il National post, dove tiene una rubrica umoristica. Vive in Canada.
E meno male che c’è la chiave umoristica perchè la vera storia della sua mamma ottantaduenne colpita da ictus che vive da pochi anni  con il secondo marito che soffre d’Alzheimer può essere letta, per non soccombere, anche in chiave umoristica. La ricca e viziata Attie appena ricoverata all’ospedale dopo la rovinosa caduta in strada  (forse per i troppi Martini a cui è adusa) reclama a gran voce “Voglio l’autopsia!” E Walter , il suo secondo marito, la chiama la sua Sposa dimendicando spesso l’amore che prova per lei per minacciarla. Insomma i rispettivi figli che vogliono consentire ai due anziani genitori la vita agiata a cui erano abituati fanno i salti mortali per procurare badanti di tutti i tipi e cercare di donare agli ultimi anni della loro vita una parvenza di normalità . Persino sessuale!  Ci sono episodi veramente esilaranti intrecciati purtroppo all’amarezza del decadimento.
Ma vogliamo nascondere la testa come gli struzzi? Ad Attie e Walter, tutto sommato, è andata bene, grazie al denaro e a dei figli amorevoli.
Meg Federico con amore, “un po’ per celia e un po’ per non morir” ci racconta gli ultimi anni della sua mamma che, nonostante certi gravi difetti, è per lei “la stella polare” e ci commuove con il suo amore tenero ormai diventato materno.
State leggendo, vero? Quanto tempo al giorno?
Si, sto leggendo, due ore al giorno, “Il caso Maurizius” di Jakob Wassermann e ne farò presto un post. Ciao e buona lettura a tutti!
Riccardo
Anche io sto leggendo in inglese, per non perdere la lingua. Impossibile fare senza un libro sul comodino… Io leggo prevalentemente la sera e poi durante le vacanze…L’estate un libro alla settimana o anche di più… Mi è stato regalato il secondo volume di Finnegans Wake con traduzione a fianco… E’ uscito negli Oscar Mondadori…. Non lo leggerò se non qualche pagine qui e lì per assaporare lo stile…Impresa troppo ardua!
Un bacio
Sembra incredibile ma anch’io riesco a dedicare uno spazio alla lettura di libri che non siano …. manuali. Mi mancano poche pagine per terminare “La scoperta del mondo” di Luciana Castellina e … sai una cosa? La mia curiosità , basata sulla scelta dell’immagine di copertina, ha avuto ancora ragione. Una foto un po’ sfocata in cui si vede una ragazzina, al mare, lanciata in salto. Mi son tornati in mente quei costume di maglina che si usavano per i bambini negli anni ’50/’60. Il mio era rosso.
Ciao
SCRIVE CAMILLA
—–ho provato a mandare una sventagliata di brevissimi commenti sugli ultimi libri letti ma , per ora, non riesco a scrivere nel blog, mi si interrompe il collegamento e tutte le chiacchiere se ne vanno in puf!
Ecco qua i libri letti dopo i magnifici Mariapia Veladiano “La vita accantoâ€e Paul Harding “L’ultimo invernoâ€.
–Louis Bronfield “Mrs. Parkington : scrittura da romanzone roseo, tutto sommato niente di speciale. Noiosetto
–Rebecca Hunt “Il cane nero†: un romanzo particolare questo. Il cane nero, un grosso e spudorato cane nero, che parla e cammina , talvolta , su due zampe è l’incarnazione di un male oscuro. Chartwell, signor Chartwell è il suo nome, sa essere affascinante, sa essere persino attraente con la giovane Esther che gli affitta la stanza. Una stanza speciale , piena di tristissimi ricordi e piena zeppa del dolore di Esther, rimasta sola dopo la morte del suo ragazzo. Il signor Chartwell ha qualcun altro da tenere sotto il suo controllo: Winston Leonard Spencer Churchill, proprio lui. Sempre fra i piedi di Esther o del primo ministro, il cane nero si sente sicuro del suo potere e sta per vincere la partita. Ma la giovane Esther riuscirà a sfuggire al richiamo del cane nero? Originale
–Paolo Maurensig “Canone inverso†un romanzo uscito parecchi anni fa’ , esce ora , super scontato, tra gli Oscar mondadori. Non lo conoscevo e ho voluto leggerlo. E’ la storia appassionata e drammatica di un violino e di chi lo suona. Scritto con uno stile classico, ricorda i grandi racconti del periodo a cavallo del secolo corso, sul genere del grande Franz Werfel. Scrittura ottocentesca
–Elizabeth von Armin: “La fattoria dei gelsomini†è sempre una festa leggere la grande scrittrice di lingua inglese. Nata nell’800, ambienta i suoi libri nei primi anni del ‘900. Ma scrive come…domani. Molto piacevole.
–Rosie Alison “La sola idea di te†Un non sgradevole romanzone, one, one. Per farsi piacevole compagnia. Ma quando è finito è già dimenticato. Quanta fatica sprecata
Non posso che sperare in qualcosa di meglio. Saluti a tutti.
Grazie Mirna per aver fatto da tramite alla mia comunicazione su una serie di romanzi , non tutti bellissimi, che mi hanno fatto compagnia in questi ultimi tempi. Sto cercando il buonissimo libro, quello che mi riconcilia con me stessa e mi rende serena e simpatica perchè trova tutte le parole , che io non possiedo, per dare voce a quel “dentro di me” che altrimenti mi tormenta come un mal di denti. Provo a scrivere un post per vedere cosa succede. Parlerò qui dell’ultimo romanzo di Joice Carol Oates “Uccellino del paradiso”. E’ una storia fosca e dura, di quell’America che Oates non si stanca di mostrarci: un Paese grande e magnifico dove però esiste anche il male, grande come il Paese stesso, esiste un tipo di solitudine individuale che è tipica di questo grande crogiuolo di civiltà mescolate ma dominate da alcune linee conduttrici, durissime e spietate, senza storia e senza riferimenti forti. Qui si racconta una storia comune nella letteratura americana : una famiglia disastrata con un padre violento e, forse, colpevole di assassinio. Un padre che non si sa se ama i suoi figli perchè i suoi comportamenti sono quelli di un adolescente senza guida nè argini. Una moglie frustrata e costretta a fare da madre e da padre ai suoi figli, a difendersi dalle maldicenze e dal dolore. Una bambina, appena adolescente anche lei, costretta a vivere in segreto il suo rapporto con i padre, allontanato da casa dalle forze dell’ordine, perchè, appunto, sospettato di avere ucciso una donna, sua amante.deve vederlo in segreto per addolorare troppo sua madre. Il romanzo è spietato, diventa difficile leggere senza prendersi delle pause di respiro.Il padre sfiora sempre comportamenti violenti che tengono chi legge sempre in ansia tanta è l’instabilità dell’uomo. Insomma un ambientino tremendo. sono a metà ma aspetterò a riprendere questo trattato si sociologia applicata. Certo che Oates è straordinariamente talentuosa , troppo. ciao ciao
Camilla, ho letto anche io La vita accanto di Veladiano , è davvero stupendo….Grazie mille per avermelo consigliato..Magari ne farò un piccolo post se vi fa piacere …
Buona domenica ( un pò grigia) a tutti. Sono stata al Mart a vedere la mostra di alcuni capolavori impressionisti e post-Impressionisti. Uno spettacolo, da non perdere!
Vorrei avere più tempo per la lettura onestamente… sto ancora leggendo spizzichi di libri qua e là (ho letto più quotidiani che libri in questo periodo…) ma un libro come quello della Atwood mi intrigherebbe molto e penso potrebbe piacere anche al mio caro amico canadese Gary. Libro forte e di sostanza.
Grazie Stefania, e grazie a Lei, scrittatrice.
Questa stagione, sono un direttore di musica per uno spettacolo a Cornell, l’ultima commedia di Moliere, “Le donne dotte.” I miei posti sono due+ : il primo, di pensare della musica, ed il secondo, di seguire il testo francese durante le prove, per chiarire o suggerire le cose nel testo franceso che non appaiono nella versione inglese. Che piacere, ascoltando tutt’e due così. Ho cercato il suo nome qui… hmmm… ma dov’è? 🙂 La nostra regista è fascinata dalla commedia dell’arte, e il modo nel quale la commedia vive ricordata nei lavori di Moliere.
Ho suggerito a Stefania due titoli bravi, che ho letto questa stagione: “Night Train to Lisbon,” da Pascal Mercier, e “Wolf Hall,” da Hilary Mantel. Il primo è stato un regalo casuale da un’amica danesa, un’altra studente da Malcolm—Charlotte. Il secondo, una raccomendazione da la mia cugina gallesa, Lesley, una lettatrice (e persona, certo) molto importante nella vita mia.
Lv, e miglior auguri.
Ho letto, su incitamento di Camilla, Mariapia Veladiano “la vita accanto”. L’ho letto volentieri… quasi tutto. La scrittura è buona, asciutta, precisa, ha un buon ritmo, non sembra un’opera prima. E la storia – in sè tragica – avvince anche per i tanti misteri a cui allude senza svelarli per gran parte del libro. E’ la storia di un’infanzia poco felice, di altri destini infelici, in una città bigotta e piena di malelingue, dove il “si dice” può uccidere.
Ci sono dei bei personaggi, la Tata Maddalena piena di lascrime, cuore e proverbi adeguati, la bellissima amichetta grassa delle medie Lucilla, piena di travolgente gioia di vivere, la signora De lellis, che le farà strada verso il mondo del lavoro e è una delle poche ad avere e mostrare coraggio ( ma la recita di una malattua degenerativa, si, insomma…).
Ma i colpi di scena, notturni e drammaticissimi, si avviluppano eccessivamente (a mio parere) uno sull’altro, c’è un suicidio, un omicidio, e su questi delitti si passa via come se nulla fosse, quasi fossero legittimi e innocenti. Insomma la trama da noir diventa supernoir, anche se melanconicamente noir e qualcosa zoppica nel viluppo delle vicende.
C’è la violenza dei compagni di scuola, quella di un padre poco protettivo, di una zia frustrata e onnipresente (una poveretta anche lei, patologicamente malata di amor gemellare), c’è molto non detto che allude a un ambiente pettegolo, chiuso, ossessivamente intento a farsi i fatti degli altri a condannare e a isolare.
Ricorda ( ricordate?) un po’ quel film straordinario “Signori e signore”, con una città ripiegata nel suo bieco perbenismo,di un moralismo di facciata, biechissimo e stronzo.
Ma c’è anche molta musica e far da sponda al dolore.
La protagonista poi soffre di una bruttezza che si immagina non meno che mostruosa, e questo risulta non del tutto credibile.
Insomma sicuramente un buon libro, con alcuni pezzi assai belli, ad esempio la riscoperta della stanza materna ( capitolo meraviglioso secondo me), altri di minor effetto, che comunque riesce a tenere la tensione narrativa quasi sempre e fino in fondo.
E con un finale lieto, fin troppo forse, viste le premesse.
Lo consiglio, è un buon libro, ma personalmente non lo trovo stupendo.
A dargli le ali ci sarebbe voluta forse più poesia, chi lo sa….
E poi, un piccolissimo neo: la scrittrice scrive sempre al maschile anche quando il soggetto è femminile e a me questo infastidisce ( es: lui mi aveva ritrovato, quando il mi è una ragazza…).
Spero di non aver deluso troppo Camilla nè voi….
Caso mai la delusa sei tu mia carissima cri, che non ti sei abbastanza identificata con la storia di Rebecca. Infatti, credo, che in alcuni momenti della vita, anche la bimba o l’adolescente o la donna stessa nel sentirsi rifiutata possa essersi sentita un “mostro”. Anche chi ha una grande malattia spesso si sente così e non occorre essere in una piccola città , basta un gruppo di persone, magari le solite che incontriamo ogni giorno, per farci sentire “mostri”. Quando gli si legge negli occhi la voglia di fuggire via da te. Perciò qquesto romanzo, magnifico, trascende dalla pur splendidamente narrata storia di R,
. e ci riguarda tutti, fragili esseri umani che siamo.
continua: per non parlare di tutti coloro che non vengono considerati “normali”: Dallo straniero povero, all’invalido, insomma al mondo immenso di chi esce dalla più ovvia normalità , che non esiste in assoluto. Non vi pare? Bravissima Mariapia Veladiano, col suo bel libro.
@ Gary : sapesse gentile Gary quanto mi piacerebbe ascoltare qualcosa su Molière, più di corneille. Pensi che vorrei salvare alcuni libri settecenteschi , “teatro di Molère” che stanno morendo e che dovrò gettare via per consunzione. Ma sono bellissimi per un amatore e forse in america sarebbero considerati preziosi.Auguri e scriva ancora del suo magnifico lavoro.
@ Raffaella. sono felicissima che ti sia piaciuto il libro di Veladiano, Ne ero sicura. ti prego scrvici le tue impressioni. Ti ringrazio.
Il Circolo virtuale letterario risulta molto ampio ed interessante.
Sono contenta che Daniela ci abbia presentato le sue ultime letture e che Gary, il giovane canadese coinquilino di Stefania a Ithaca – un vero gentleman – qualche volta intervenga nel Blog.
Perchè Camilla non ci presenti un po’ Molière?
Che peccato che Gary abiti oltreoceano perchè, sono sicura,apprezzerebbe i tuoi preziosi libri settecenteschi.
E veniamo alla Veladiano. Ho letto velocemente ciò che ne scrive Cristina V. perchè non voglio essere influenzata …dopo però la mia personale lettura rileggerò attentamente il suo commento.
Anche Raffaella deve scriverne.
Quindi abbandonerò i miei libri della biblioteca “Da qualche parte verso la fine” “I risorti” “Questa casa non è un ospizio” – Stefania ha esclamato “Ma che bei libri allegri che leggi!”- per dedicarmi immantinente alla Veladiano. Però mi sembra che tanto allegro anche questo non lo sia…d’altra parte la letteratura dà il meglio nell’affrontare la parte problematica della vita per aiutarci ad ampliare consapevolezza e consolidamento delle nostre risorse.
Ho scritto, ma poi è sparito tutto… Mirna, riesci a recuperare il mio commento? baci
Che peccato Raffaella. anche a me , PER MESI mi spariva tutto. Non sempre ma spesso. Fino all’altro ieri. Domani chissa? riscrivi ti prego.