PRIMAVERA E POESIA, "La presenza di Orfeo"
pubblicato da: admin - 21 Marzo, 2011 @ 9:32 amE’ la giornata mondiale della Poesia. Obbligatorio parlarne ed  io lo faccio come se volassi , tanto la poesia volteggia intorno a me.  E ricopio il post scritto l’anno scorso, lo stesso giorno.
Come non parlare di Alda Merini, nata il ventuno di marzo?
 Scomparsa nel 2009, ora di lei sappiamo quasi tutto. Ce n’è voluto del tempo prima che tornasse alla ribalta. Il suo primo libro di versi fu proprio questo: “La presenza di Orfeo” pubblicato nel 1953.
“Non avete veduto le farfalle / con che leggera grazia / sfiorano le corolle in primavera? “scriveva allora.
In giovinezza la poesia è proprio una farfalla che ci trascina in voli densi di profumi misteriosi ed Orfeo, con il suo canto, è desiderato e necessario.
“Orfeo novello amico dell’assenza, / modulerai di nuovo dalla cetra / la figura nascente di me stessa.
Nata a Milano nel 1931, apprezzata da Pasolini, Giorgio Manganelli, Luciano Erba (il mio docente di letteratura francese!), Davide Turoldo, entra presto nell’oscurità editoriale per la sua malattia mentale. Proprio con il 1965 inizia il terribile  periodo di internamento in manicomio che durerà fino al 1972, con parziali rientri in famiglia dal marito e la prima figlia Emanuela. Durante queste pause nascono incredibilmente altre tre figlie, tra cui l’amatissima Barbara.
Nella sua poesia fantasmi che ritornano dai luoghi frequentati dalla follia, ma anche lucidità speciale e poetica. Quando scrive può vincere i suoi terrori e la sua diversità . L’ultima raccolta, prima dei vent’anni di silenzio, è intitolato “Tu sei Pietro” in cui si fondono gli impulsi religiosi con quelli cristiani e pagani.
Morto il primo marito si risposa con un poeta tarantino e si trasferisce al sud. Anche qui le ombre della mente non le danno tregua, è ricoverata in un ospedale psichiatrico. Poi nel 1986 ritorna al nord dove inizia una cura con la psichiatra Marcella Rizzo alla quale vengono dedicate molte liriche:
Tu, anima / a volte mi sospingi in avanti / ancora perchè io cammini da sola, / come un bimbo che esiti a partire, / e io cigolo come l’onda…
E finalmente la notorietà , anche se non remunerativa,  degli anni Novanta. Abitava a Milano, in via Porta Ticinese 53. Conosco l’indirizzo perchè Stefania, incantata dai suoi versi, voleva andarla a trovare ed aveva trascritto l’indirizzo sull’agenda di casa.
“Sono nata il ventuno a primavera / ma non sapevo che nascere folle, / aprire le zolle / potesse scatenare la tempesta…” scrive nel 1982
La poesia ti scava nel profondo, se ti inabissi in essa puoi trovare pericoli e mostri, ma essa ti può trascinare ad altezze sconosciute.
Scrivere poesie è spesso doloroso, ma la conoscenza passa attraverso siepi spinose e baratri.
“Se qualcuno cercasse di capire il tuo sguardo/ Poeta difenditi con ferocia / il tuo sguardo sono cento sguardi che ahimè ti hanno / guardato tremando.” Sono i primi versi di “Vuoto d’amore” di Alda Merini
 Emily Dickinson ,   di cui ho letto  una ennesima splendida biografia (che piacere entrare nel suo mondo !) sa lucidamente che “maneggiare” la poesia è come tenere una bomba in mano. Essa può deflagrare e ferirti, ma ti dà anche un grande potere. Insomma essere Poeti è un dono o una sofferenza?
Per Emily (ormai siamo amiche! )  è stato un riscatto da una condizione che non poteva accettare, ma soprattutto un dono “regale” che se dapprima la emargina nella “differenza” le permetterà , un giorno, un eterno riconoscimento:
“Mi fu dato dagli dei/ quand’ero bambina…/ Lo tenni nella mano – / senza posarlo mai/ non osavo mangiare – o dormire – / per paura che sparisse.
“Ricchi” sentivo dire / correndo verso scuola / da labbra agli angoli di strade / e lottavo con il sorriso. /
Ricchi! Ricca – ero io – / ad assumere il nome dell’ oro – / a possedere l’oro –in solidi lingotti / la differenza – mi rendeva audace. “
E alle 17,30 andrò in Biblioteca ad ascoltare la lettura dei Lirici Greci …ve ne parlerò.
E perchè non mandare oggi anche le nostre poesie, sperando che G., se ancora ci legge, non ci giudichi troppo severamente criticando i nostri accenni al “sole, dolcezza e tenerezza”.
Che cos’è Poesia?  E’ quella capacità di scivolare nel profondo ed illuminare con poche parole sentimenti intimi ed universali. Perchè non ricercare il Poeta che è in noi?
Oggi, primo giorno di Primavera, mentre la Natura si risveglia proviamo a risvegliare anche i nostri cuori?
Auguri a tutti per questa splendida giornata….La giornata della poesia…
Riporto una delle tante traduzioni del Sonetti XVIII di Shakespeare : ” Shall I compare thee…” che è una delle mie poesie preferite!
Posso paragonarti a un giorno d’Estate?
Tu sei più amabile e più tranquilla.
Venti rudi scuotono i teneri germogli di Maggio.
E il corso dell’estate ha fin troppo presto una fine.
Talvolta troppo caldo splende l’occhio del cielo,
E spesso la sua carnagione dorata s’oscura;
E d’ogni cosa bella la bellezza talora declina,
spogliata per caso o per il mutevole corso della natura.
Ma la tua eterna estate non dovrà svanire,
Nè perder la bellezza che possiedi,
Nè dovrà la morte farsi vanto che tu vaghi nella sua ombra,
Quando in eterni versi al tempo tu crescerai:
Finchè uomini respiraranno o occhi potran vedere,
Queste parole vivranno, e ti daranno vita.
Poesiole? prima ero alpinista. Ora sono velista …
Dolomiti la prima volta
Si sale pian piano
con una seicento che sbuffa
fra nuvole stanche
sedute nei prati rossi di umori
e di foglie.
E sotto il maglione d’autunno
compare
dapprima ogni tanto
e quindi ogni poco
il bianco sparato di neve.
D’un tratto si apre
nel sole
una torre dorata
adagiata su coltri
di freddo vapore d’argento.
Il ricordo di Lei
profuma nei sogni nascosti
di un solitario turista
un po’ fuori stagione
che ha spalancato per caso
la porta di un camerino
e s’innamora alla vista
della Prima Donna
intenta a rifarsi il trucco
per lo spettacolo d’inverno.
Vele rivane
Il cielo è pulito, fa freddo.
Il Vento del nord respinge la nebbia.
Le palme e gli ulivi son scossi e muovon le foglie
qual ali che voglian migrare.
C’è Vento sul Lago da giorni.
Le cime nevose dei monti
dipingono l’aria di candidi sbuffi.
Nel porto un’orchestra.
Ascolta
tintinna di magico timpano
sartia d’acciaio
e insieme a folate impetuose
dà fiato ad un oboe solenne.
E l’onda, smorzata dal molo, applaude il concerto
lambendo gli scafi seduti in poltrona
nel proprio teatro di luci e di suoni.
In alto un gabbiano galleggia nel fiume sospeso.
Sull’acqua reali due cigni attendono il tempo.
Dal seno materno del porto si stacca una prora:
s’avanza invelata e scruta l’invito del vento.
Dapprima procede più lenta
poi prende vigore sull’onda che s’apre e l’accoglie
nell’umido abbraccio d’amante in attesa.
Carena sussulta si slancia
respira lo stesso respiro del cielo
e all’acqua regala la forma.
Le creste dell’onde s’uniscono all’aere in spume rapite.
Lo scafo ormai vola: e mentre ti portan sue ali
Lo senti vibrare, gioire e chiederti: “Ancòra!â€.
Ma devi tornare
e volti la rotta in faccia alla furia che avverti più vera.
Non lotta con l’onda la prora che s’alza:
l’affronta, ricerca un’intesa, la trova, procede:
la senti che parla di te con l’acqua e col vento.
Buon Vento e Buona Poesia a tutti!
Oggi alle 15,00 ho visto la Poesia che mi abbracciava… e la sua Bellezza… troppa Bellezza…la nascita di Mattia, figlio della mia cara amica Romina. Un parto naturale di una giovane coraggiosa, che ama e basta. Vederla lì col suo piccolo tra le braccia, con gli occhi umidi che cercano già il mondo, manine che si uniscono quasi a voler ringraziare nel silenzio dell’amore timido.
Emozione grande d’inizio primavera, scuotente come il primo sole al mattino nel suo crescendo splendore,
vi abbraccio tutti,
miki
Ciao a tutti!! Viva la Primavera!!! Che meraviglia questa giornata dedicata alla poesia! Questa mattina, dopo aver letto il post del giorno, ho voluto festeggiare questa giornata ascoltando la Primavera di Antonio Vivaldi. Molto, troppo nota forse e usata spesso anche per le sonerie dei cellulari (orrore!!!) però mentre ascoltavo quella musica per me così rilassante, ho ripensato al testo poetico di anonimo, che ha ispirato il musicista.
“Giunt’è la Primavera e festosetti / la salutan gli augei con lieto canto / e i fonti allo spirar dei seffiretti / con dolce mormorio scorrono intanto./ Vengon coprendo l’aere di nero ammanto / e lampi e tuoni ad annunciarla eletti / mentre, tacendo questi / tornano gli augei al lor canoro incanto”. L’ultimo pezzo non ricordo se è esatto, ma non importa, io la trovo molto dolce e con la sua semplicità e delicatezza, adatta alla musica del tempo.
Poi pomeriggio in biblioteca è stato bellissimo. Stare con gli amici in quella sala degli affreschi meravigliosa non ha prezzo. Ho notato poi che Mirna prendeva appunti (ci farai un post? che bello!!) e tutti noi eravamo rapiti dalla spiegazione così esauriente e dalla recitazione dei bellissimi testi antichi.
Così, per finire la giornata avvolta completamente dalla poesie, raccolgo l’invito di Mirna e pure io festeggio l’arrivo della Primavera dedicandovi questo mio scritto.
COME FARFALLE
La Primavera / è finalmente giunta /
e tutto il giardino / freme /
nel verde smeraldo / della rinnovata stagione.
Timide si schiudono / le turgide gemme del ciliegio /
e / fedeli all’annuale appuntamento /
aprono le tenui corolle / al caldo e morbido /
bacio del sole.
Per giorni si pavoneggiano / i candidi fiori /
poi all’improvviso / come farfalle portate dal vento /
intrecciano una danza.
Volteggiano lievi / nel turchino primaverile cielo /
posandosi alfine esauste /
nel confortante / materno abbraccio del prato.
Ciao, vi abbraccio tutti e ancora BUONA PRIMAVERA Cris.
Sì, io penso che la poesia sia una bomba che ti scoppia nell’anima e ne ho paura. tentare di mettere parole ai miei più intimi sentimenti per me è sempre stato impossibile. Una tale rivelazione ha bisogno di una veste, la poesia, appunto, davvero candida e lieve e magnifica. Io non so costruire nulla di simile, nemmeno in prosa, figuriamoci in poesia. in questi giorni si è ricordato il grande Josif Brodskij, morto ormai 30 anni fa’ ancora giovanissimo. E’ sepolto a Venezia, sua città di elezione poetica, apppunto. Il suo piccolo libro “Fondamenta degli incurabili” è uni libri che non lascio mai…al caso di non metterci subito le mani sopra. E’ in prosa ma nessuna poesia su Venezia, una città poetica come poche altre al mondo, raggiunge lA LIRICA COME fONDAMENTA: pERCHè? pERCHè NE VIENE FUORI UN CONTINUO FLUIRE DI ONDE MAGNETICHE, DI POESIA PURA. e NE ESCONO PAESAGGI E PALAZZI, FIABE E UOMINI E DONNE. DONNE CON GLI OCCHI COLOR SENAPE E MIELE. Il maiuscolo nonera voluto, non mi ero accorta, pensavo a Josif.
Bellissimo il tuo “uongiorno” sulla poesia , cara Mirna e bellissim i post di Raffaella, Riccardo, e di Miki, incantata da un momento magico dove inizia una vita.
Siccome mi salta il collegamento (!!!!????) quando meno me l’aspetto, ho scritto a rotta di collo senza rileggere. Chiedo scusa. Un abbraccio.
Scoprirsi poeti è un’emozione che ti scuote fino in fondo, tanto da cambiare atteggiamenti se non modo di guardare alla vita e a ciò che ne consegue.
Mi sono così commossa per ciò che ha scritto Miki. Da parte mia sto vivendo emozioni per cui il sorriso profondo che mi si legge sul viso non può che farmi sentire contenta di portare calore anche a chi mi circonda. Grazie a tutti voi!
Ieri Maria Lia Guardini ci ha parlato della Poesia, del suo significato, della sua nascita. Un’ora e mezza di piacevolissimo ascolto reso emozionante dalla lettura di brani di liriche – alcuni versi anche in greco antico – fatta dai bravissimi bibliotecari tra cui la nostra Giovanna “accademica”.
La Poesia ha un ruolo privilegiato nella comunicazione sia nella ricerca della propria identità più intima, sia nei rapporti interpersonali che spaziano dall’amicizia, all’amore, alla politica…La Poesia è il linguaggio alto, che ci dona la Leggerezza che tanto desideriamo per affrontare la pesantezza della vita quotidiana. Così diceva Leopardi nella Zibaldone spiegando che la Leggerezza degli uccelli che volano ci dà l’idea della felicità .
Ma la poesia parla con parole vive anche di sofferenza e dolore per amore, per il tempo che passa, per la vita che finisce.. parla e crea sentimenti che diventano immortali perchè universali.
Dopo i frammenti di elegie di Tirteo e alcuni versi del legislatore Solone abbiamo ascoltato con piacere intenso i pensieri di Saffo.
“Beato è come un dio…” “Afrodite immortale, che siedi /sopra il trono intarsiato,/ figlia di Zeus, tessitrice d’inganni, /ti supplico: non domare il mio cuore /con ansie e con tormenti, o divina, …/
Parole create all’inizio della nostra civiltà occidentale che sembrano trovare immediatamente in noi il solco preposto a riceverle e condividerle.
E il frammento delle foglie di Mimnermo? Forse Maria Teresa vorrà commentare…
Anche per me è stato bellissimo ieri. L’incontro voluto dalla prof. Guardini e dai suoi ex allievi, che ora sono preziose colonne della biblioteca di Trento, ci ha fatto vivere momenti intensi di suggestioni raffinate, delicate, direi addirittura esclusive. Mi sento privilegiata per aver goduto delle parole che sono state dette e lette. Sì, sto proprio parlando di privilegi! Evviva il privilegio di gustare versi scritti oltre duemila anni fa e riceverne una scossa, assaporare la loro attualità in quanto universali!
Ma più in generale, anche senza far riferimento all’uno o all’altro frammento lirico, è stato bello ascoltare il discorso sulla poesia: la poesia è arte, in quanto è un atto creativo. Il poeta è un artista, come lo sono il pittore, il musicista, lo scultore… Ognuno crea la sua opera d’arte con un materiale diverso: i colori, le note, il marmo… Il poeta crea con la parola, questo strumento che è alla portata di tutti e che assolve a diverse funzioni pratiche, ma che il poeta sa manipolare ad arte perchè il suo impulso interiore lo porta a selezionarne una fra tante, ad accostarla ad un altra in un modo originale, che lascia un segno in chi legge. Quanto è vero, come ha detto e ripetuto la prof. Guardini, che la poesia vive non solo in quanto generata da chi scrive, ma anche in quanto recepita da chi la ascolta e ne riceve una suggestione! Si potrebbe dire che un testo poetico ha tante vite quanti sono coloro che lo avvicinano e ne sono toccati. Un testo viene messo al mondo dall’autore e poi viene fatto vivere da tutti coloro che lo leggono ed hanno la capacità comprenderlo non solo con la mente, ma anche col cuore, con la propria interiorità .
Va da sè che, se chi legge non ha sufficiente sensibilità per “ricevere”, il testo resta inerte!
“Come le foglie…” di Mimnermo: una delicata ed intensa similitudine tra le foglie e gli uomini, la caducità delle une e degli altri. E’ la giovinezza che fugge, è la vecchiaia che avanza e porta con sè bruttezza e malanni: un motivo dominante in tanti autori che hanno evocato la fragilità della vita, compreso il grande Leopardi, di cui è stato detto ieri.
Ho trovato molto bella l’idea della prof. Guardini di farci ascoltare quello che sulla poesia hanno detto scrittori illustri quali Leopardi stesso, Pavese, Calvino. E’ stata davvero una presentazione molto ben strutturata, frutto di una profonda competenza e -sicuramente!-di un grosso ed appassionato lavoro!
Mi permetto di mandare un ringraziamento pieno di stima alla prof. Guardini.
Grazie di cuore anche ai lettori ex alunni, con particolare intensità all’amica Giovanna!
tutto in minuscolo, non a caso …
guerra in libia
la testa schiacciata
la bocca ricolma
di sangue e sudore
nessuno richiude
la mia ferita
di luce del giorno che fugge
nemici colpiscon da terra
amici dal cielo
vicino al mio viso
un’ape
senza ricordi
che altri le possan rubare
sugge un unico fiore
respiro il sapore
di guerra
è caldo
il cuscino di sabbia
mi copre soltanto
la voglia del tempo
un’ape d’acciaio
precipita al suolo
un miele che incendia
svanisce il frastuono
ma no
non cambiate canale
perdono
chi ha regalato
gioielli di piombo e di fuoco
ad un corpo ormai di nessuno
ed esco di scena
in fretta
in silenzio
da solo
ANCORA POESIA IN QUESTE GIORNATE CHE CI CONSOLANO CON LA PRIMAVERA E LA PROSSIMA ESTATE QUASI A SUGGERIRCI CHE LA VITA DEVE TRIONFARE.
RICCIOLI DI SOLE
Voglio tuffarmi nel cielo splendente
mentre riccioli bianchi di mare
danzano per me,
naufraga
in un giorno d’estate.
Apro le braccia come un compasso
per sentirmi prosciugare
fino al midollo
dal vento ruvido di menta chiara.
Ha senso piangere per la nostra vita,
che piccola si spegne lentamente,
quando la luce del sole è infiammata
d’eternità ?
Mirna