LA MOGLIE CHE DORME, di Catherine Dunne

pubblicato da: admin - 11 Marzo, 2011 @ 9:37 pm

cop[2]DEVO RINGRAZIARE CINZIA CHE CI HA SPEDITO  UN INTERESSANTE POST SU UNA SUA RECENTE LETTURA . (E CHE MI LASCIA COSI’ IL TEMPO DI SEDIMENTARE IL MIO SOGGIORNO ROMANO E L’INCONTRO CON MIKI).

TROVO INOLTRE CHE I QUESITI CHE CINZIA SI PONE E …CI PONE SIANO FONDAMENTALI PER TUTTI NOI.

 

Approfittando di una splendida giornata a Venezia con Andrea e il suo migliore amico Francesco, e del fatto che abbiamo trascorso quasi sei ore in treno, ho iniziato martedì mattina, e terminato ieri, la lettura del romanzo di Catherine DunneLa moglie che dorme“. Nel blog si è già parlato della Dunne a proposito dei suoi due romanzi forse più conosciuti, “La metà di niente” e “Donna alla finestra” ( che io non ho letto)

Il titolo originale inglese è “A Name for Himself“, e la traduzione italiana mal rispecchia la tormentata e tragica vicenda del protagonista. Vincent, Vinny o Farrell? E’ appunto sull’impossibilità di questo “troppo alto” quarantenne di darsi un nome definitivo e quindi, in sostanza, di definire il suo essere uomo e adulto, che si dipana la drammatica vicenda di questo romanzo. Si seguono tre piani: i ricordi di Vinny bambino, la sua vita da giovane condotta nel tentativo di rinnegare il suo vero nome, Vincent come il padre, e la sua esistenza con il nome che si sceglie, Farrell, accanto a Grace, la donna di cui si innamora e che gli starà vicino, anzi, più vicino di quanto lui stesso possa credere o immaginare.

Vinny è un bambino di nove anni che le circostanze di famiglia, cioè un padre violento e una mamma dolce, amorevole ma spaventata e sottomessa al marito, costringono a crescere in fretta e con responsabilità troppo grandi per lui. Si prende cura amorevolmente dei tre fratellini e della sorellina finchè non vengono separati a causa della morte prematura della mamma. Il rapporto con il padre è, come si può bene immaginare, segnato dall’odio e dal risentimento. Questa relazione distorta segna Vinny per sempre: cresce “troppo” di statura ma nel suo “piccolo” io resta annidato per sempre il tarlo della sua inadeguatezza, della sua insicurezza di fronte a tutto e a tutti. Il suo tarlo cresce, a dismisura, si espande nel suo intimo fino a compromettere per sempre la sua capacità di relazione con gli altri, specialmente con la sua amata Grace: inevitabile che la paura di Vinny/Farrell di perderla, nonostante lei continui a dimostrargli il suo amore sincero e riconoscente, venga alla fine vissuto da lei come irrazionale, inutile e pesante gelosia. La mente di Farrell diventa un tunnel oscuro pieno di sospetti, teme e vede ovunque intrighi orditi contro di lui e la sua tanto agognata felicità. Che è lì, basterebbe che lui accettasse di essere amato per quello che è, che credesse all’evidenza dell’amore di Grace. E invece…..

Questo libro offre molti spunti di riflessione. Quanta importanza ha il nostro passato quando tessiamo la nostra vita futura?. Non si cresce chiudendo le porte, anche se siamo “fortunati” ci sono momenti in cui qualche lato oscuro fa capolino dentro di noi. E’ vero per tutti? Per Grace, che sembra avere avuto tutto dalla famiglia e dal padre P. J., non è così…..

Quanto possono essere influenzati (o plagiati?) i giovani (i nostri figli, i nostri alunni….) dalle convinzioni (o costrizioni?) di noi adulti, anche se proposte (imposte?) a fin di bene. Cosa significa rispettare la loro libertà di crescere? Quanto è giusto lasciarli sbagliare e soprattutto fino a che punto si può stare a guardare?n Personalmente, non posso fare a meno di pormi queste domande, come mamma di un post- e di un pre- adolescente e come “prof” di tanti ragazzi che vedo sempre più disorientati…..

Quanto “possediamo” gli altri, anche le persone più care? Quanto possono entrare nel nostro io, anche incosapevolmente, figure di genitori forti, o troppo deboli fino a far prendere strade “obbligate”‘?

Non sono esperta in psicanalisi nè particolarmente ferrata in introspezione psicologica ma questo libro mi ha fatto molto riflettere sui legami fra le persone, in positivo e in negativo, sulla libertà, sulla manipolazione della mente, sulle menzogne che si insinuano nei rapporti e che possono perfino sostenerli, fino a un certo punto. E poi?

Avviso per Camilla: se non conosci questo libro, non leggerlo! Da quanto dici, non è proprio il momento adatto. A me ha lasciato una grande tristezza dentro….perchè sono donna?!?!

Cinzia

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  1. Ciao Cinzia,
    anche per me non è il momento di leggere questo libro ma grazie per avercelo presentato, suscitando in noi tanti interrogativi sempre aperti sul rapporto genitori-figli, così delicato e che può davvero condizionare la vita dei futuri adulti….Aspetto con ansia il resoconto ( e magari una foto? ) dell’incontro con Miki…Baci

  2. Grazie Cinzia per questa riflessione su un libro molto interessante e per i molteplici spunti esistenziali che ci offri. Le problematiche dei rapporti e – va da se’ – dei condizionamenti familiari e non, mi spingono inevitabilmente a portare all’estremo il discorso sull’utopia della “purezza” e dell’originalita’ di noi stessi come individui e delle nostre azioni. A volte mi ribello a questa evidenza ma noi siamo impastoiati da mille origini e da infiniti stimoli-consigli-confronti. Nasciamo spuri non da un atto di volonta’ ma da un atto (spesso) d’amore e di “mescolamento” fra due individui e da li’ in poi ci sviluppiamo non solo per nostra forza intrinseca ma con cio’ che riceviamo dall’esterno. Difficile tracciare il nostro confine, difficile non tracciarlo. E nel peggiore dei casi i nostri condizionamenti sono pesantemente negativi come per il protagonista di questo libro. Che fare… accettare che noi conteniamo atomi di “altri,” “scoprirli,” “giustificarli” ed (eventualmente) accettarli? Non so, non so sinceramente come mi comporterei se avessi tali pesanti eredita’ da rielaborare, e non so soprattutto se arriverei ad una serenita’ per poterla donare a qualcun altro. Questo e’ al momento il mio obiettivo ma mi rendo conto che le mie basi sono salde.

  3. “Eva dorme” … “La moglie che dorme” … io direi, oggi, “Nessun dorma” soprattutto il 17 marzo … celebriamo insieme l’appartenenza a … noi stessi, e vi pare poco?
    Quanto a genitori che plagiano e condizionano i figli … si, vabbè … non è bello, ma oggi dobbiamo difenderci da aggressioni ben più gravi, dal Grande Fratello pre immaginato da Orwell … da modelli che subdolamente o meno tendono a distruggere i valori (si, lasciatemelo dire, i valori) che abbiamo imparato a conoscere, ad amare, a condividere. Oggi è il momento di proclamarli e difenderli.
    Uno di questi valori è sicuramente la cultura, cioè l’insieme delle conoscenze che in quanto comuni a più persone inividuano una comunità, una nazione, una Storia, una memoria, una civiltà. E questo nostro luogo d’incontro, questo blog, è una pietra importante di questa muraglia sui cui spalti siamo schierati …
    Un popolo senza cultura è come una barca a vela senza vento … Chi lo ha detto?
    Dai, è facile … sono stato io ….
    Buon Vento e Buona Italia a tutti!
    Riccardo

  4. Quante domande forti suscita questo romanzo!
    Sono i nostri fondamentali quesiti che ci poniamo apertamente o che serpeggiano in ogni caso dentro di noi.
    I genitori ci influenzano senza ombra di dubbio, come ci marca la nostra società.
    Zola parlava di ereditarietà e di condizionamenti sociali quando trattava i personaggi dei suoi romanzi.
    Tutti noi dobbiamo fare i ” conti” con il nostro passato, forse una delle vie d’uscita è essere sinceri sulle strutture positive o negative che ci hanno fatto come siamo.
    Mi interessa particolarmente la problematica degli adulti verso i “cuccioli” della nostra specie sia come genitori che come educatori. Noi, società, abbiamo la responsabilità di dare il buon esempio, come avviene in Natura. Possiamo parlare, dobbiamo instillare i valori in cui crediamo, indicare gli imperativi categorici del nostro essere Uomini… ma dobbiamo ricordare che i giovani guardano e “ascoltano” il nostro modo di affrontare la vita, il nostro comportamento, il nostro atteggiamento verso gli altri, il mondo, ecc.
    Un altro punto importantissimo è la “compenetrazione” di un “io” in un “altro “io”. Ognuno di noi ha necessità, desideri, fragilità da compensare e nell’aggrapparsi all’altro o farsi introiettare c’è forse qualcosa di pericoloso. La libertà è difficile da conquistare, mantenere, ma le persone libere possono insegnare ed aiutare molto perchè non condizionate da “vittimismi”, pesanti sensi del dovere o pregiudizi.

  5. Sono convinta che l’origine di ognuno di noi con il conseguente processo educativo, gli scontri e incontri che si susseguono durante l’esistenza fanno sì che si diventi un essere unico e irripetibile. Esserne consapevoli però non è da tutti e la libertà, di cui parla Mirna, penso si conquisti attraverso la consapevolezza, che penso sia un’ulteriore auto-educazione e che dura tutta la vita. Naturale avviene allora la trasmissione dei propri valori ad ogni incontro con grandi e piccoli.

  6. Prova di spedizione
    Camilla

  7. CARA CAMILLA, IL TUO NUOVO PC FUNZIONA.
    INCOLLO PERCIO’ IL TUO COMMENTO ALLA RIFLESSIONE DI CARLO SUL LIBRO “SONO STATA ALICE”
    Marzo 14th, 2011 at 08:31 e

    Leggo, per caso, il post di Carlo e vorrei dire che sono perfettamente d’accordo con lui. Le biografie “rivelatrici” e tendenti al parassitismo letterario non le amo affatto. L’opera di Carrol rimane una pietra miliare splendida, cercare di far affari su vite private di artisti non mi sembra un’operazione accettabile. Camilla