L'INVENZIONE DELLA SOLITUDINE, di Paul Auster
pubblicato da: admin - 16 Febbraio, 2011 @ 8:39 pmLo stesso giorno in cui ho aperto questo libro ho visto in televisione un’ intervista a Paul Auster che ancora non conoscevo. Ho scoperto così che oltre ad esere un  affermato scrittore è anche regista. Un libretto Einaudi questo, nel quale ci si tuffa e vi si rimane immersi a lungo. Come si fa a non sentirsi coinvolti completamente nel tentativo di un uomo che cerca di ritrarre attraverso tutto i meccanismi mnemonici  un padre inafferrabile, sconosciuto e  appena morto?
Una ricerca dunque quella di Paul Auster: la prima parte protesa a capire il padre attraverso ricordi, documenti,riflessioni, la seconda insistendo sulla solitudine dello scrittore che può evocare a tutto tondo gli avvenimenti della sua vita, ma soprattutto sgomitolare quel filo tenace e fragile dell’essere figli e padri.
Ritratto di un uomo invisibile è il titolo della prima parte. Suo padre è morto inaspettatamente  “Un giorno c’è la vita…poi d’improvviso, capita la morte” e lo scrittore si ritrova nella casa paterna a cercare il senso della vita di suo padre che, divorziato da tempo, ha vissuto distaccato dalla vita e dagli affetti. Ma “nella ricerca della verità ” dice Eraclito “sii pronto a imbatterti nell’inatteso, poichè essa è difficile da trovare, e , una volta trovata, stupefacente.”
L’accorato sentimento di Paul Auster sta nel percepire un’assenza che già c’era. Trova tra i vari ricordi, nelle scatole nascoste, una strana foto (quelle riportata sulla copertina del libro) in cui suo padre  è ritratto in cinque posizioni diverse seduto ad un tavolo ma sempre con lo sguardo altrove. Cinque immagini dello stesso uomo, mai centrato,  che proprio per questo sembra allontanarsi dal momento pregnante dell’esistenza. Per lui il mondo, pensa Auster,  era un luogo remoto dove non riuscì mai entrare completamente, e il figlio era …come un’ombra per lui. Era un uomo, suo padre, che non voleva guardarsi dentro. Non aveva accettato, per esempio, la malattia mentale della sorella, ma dimostrava una calma estrema che celava forse  un furore nascosto e come la sua casa, all’esterno in ordine ma che si stava sgretolando lentamente all’interno, così anch’egli si consumava dentro.
 Lentamente i frammenti si riordinano, le tessere del puzzle danno alla fine un’immagine più completa , Auster  scopre la sua pazienza e la sua generosità anche in improvvisi ricordi di sè bambino quando provava l’immensa gioia dei rari giochi fatti  insieme.
Scopre persino le testimonianze di un lontano delitto.
La seconda parte Il libro della memoria, è in terza persona, ma è sempre l’autore che parla di sè e questa volta come padre. Sa che il suo intenso rapporto con il figlioletto Daniel si stempererà e cambierà . Â
La solitudine dello scrittore è inevitabile, ma non siamo tutti soli? E non è proprio la nostra solitudine quella che ci fa affiorare momenti intensi di appagamento vitale e di riordinamento dei fili della memoria e quindi del nostro Sè? Pensa a Emily Dickinson e alla sua stanza di Amherst, pensa alla camera da letto dipinta da Van Gogh dove la solitudine appare  claustrofobica, ma ricorda anche le donne solitaroe di Vermeer, pacate e serene nella luce obliqua del nord.
La solitudine è distaccarsi dagli altri, è nel non guardare l’altro da sè, perchè la vita è da vivere, e nella felicità di essere vivi non c’è solitudine.
Ormai non so più se queste considerazioni sono mie o di Paul Auster, ma leggere non è anche interagire? E i nostri pensieri non sono statici, ma dinamici e volano, si intersecano e talvolta prendono altre traiettorie. L’importante è esistere e ricercare.
Che ne pensate? Anche voi, leggendo, oltrepassate la storia?
La completate o la modificate inconsapevolmente a seconda del vostro “sentire”?
Pwer leggere un libro dobbiamo essere soli, ma mentre leggiamo non siamo più soli. Al contrario, senza libri, il mondo attuale induce all’isolamento dell’individuo attraverso il suo rapporto esclusivo con i computer, i telefonini, i mille canali TV e tutti gli altri meccanismi che consentono – a chi accetta di farsi schiavizzare – di portarsi in tasca una chiavetta con 300 brani musicali che ti entrano in testa attraverso un sottile filo, senza che tu possa condividerli con altri. Quale differenza rispetto ad un concerto vero, quale ad esempio quello di ieri sera a Trento, Orchestra Haydn, Sinfonia dal Nuovo Mondo!
Al contrario, leggere unisce il lettore all’autore, alla vicenda, ci aiuta a “comunicare” cioè ad “agire insieme” all’autore ed ai suoi personaggi. E’ questa la vera interattività , altro che cliccare su di un tasto per cambiare schermata! Ed in quando “communiter agimus”, cioè agiamo insieme, cioè comunichiamo, possiamo ben calarci nella storia, condividerla, superarla, confrontarla con le nostre eventuali diverse, analoghe od uguali scelte.
Eppure mi sembra di “sentire” che , nel caso di Paul Auster, (non ho letto molti suoi libri ma alcuni sì) la sollitudine non sia un elemnto fondante della sua scrittura. almeno questa è la mia sensazione: forse perchè mi è capitato di leggere alcune interessanti conversazioni tra _Auster e<Vila-Matas. Vila Matas, inoltre, in Doublinesque, fa parlare il suo Riba in termini di assoluta ammirazione dei coniugi Auster. Essi sono per Riba un inarrivabile , impensabile traguardo di perfezione e felicità . E di coppia straordinariamente unita. Non so se questo possa dire molto riguardo alla solitudine ma credo che riconoscere l'altro che ci vive accanto, e, come dice Mirna, riconoscere la forte e continua presenza degli altri possa evitare quel senso di solitudine assoluta che in molti scrittori (Virginia W. p.e.) esce dalla scrittura come una condanna a morte. A parte i momenti di sconforto, fortunatamente non cronici, io mi sento parte di una infinita moltitudine caleidoscopica in perpetuo movimento corale. Leggendo oltrepasso la cronaca in un "entra ed esci" di viaggi meravigliosi in tempi e vite molteplici. Ciao cara Mirna, mi manchi, mi mancate tutti.
La solitudine, una condizione esistenziale, a volte ricercata, a volte subita…Io la rifuggo, perchè sono una persona empatica, che ha bisogno del contatto con gli altri…Sono poche le volte che la cerco io, più spesso invece mi spaventa…
So che Auster è un grande, ma non ho ancora letto nulla… Spero di farlo presto.Ora sto leggendo un libricino di Modiano, uno scrittore francese, ambientato nella Parigi del Quartiere Latino, con i suoi caffè, da cui si osservano le molteplici vite degli avventori e dei passanti. E sogno di essere lì…
Il nome di Paul Auster mi aveva suscitato il ricordo delle conversazioni di Vila Matas. Ma Auster, ci dice Mirna, ricerca anche il “soma” di suo padre. E’ proprio questo che , prima o poi, ci fa comprendere i nostri genitori ormai lontani da noi: non più icone, splendentti di amore o di…non amore, dentro di noi, videate piatte, senza un corpo umano.Immagini potenti ma immagini. Quando il padre prende “corpo” tutto, credo, cambia. Finalmente riusciamo a percepirlo , solo vagamente ma è sufficente, nella sua “pesantezza specifica”, nella sua umanità . Perchè non c’è solo “il bambino della notte”, quello del sogno, non quello reale, ma anche il padre e anche la madre del sogno, costruito dal nostro immaginario, senza corpo. Pensare ai genitori come corpi vivi , almeno a me, ha cambiato tutta la prospettiva. Una grande conquista di accettazione. E a voi?
Che peccato – diceva Camilla stamani sotto il sole di mezzogiorno, mentre parlavamo, parlavamo di libri, di politica, di vita – che così poche persone si affaccino al nostro circolo letterario virtuale. E pensare che di cose ce ne sarebbero da dire. Non solo agganciandoci al libro presentato o alle mille riflessioni che spesso da esso si dipanano, ma soltanto scrivendo della loro presenza…un contraccambiare l’impegno, lo svago, i consigli che il Blog regala con immenso piacere a tantissimi lettori.
Basterebbe un saluto ogni tanto, oppure sapere quale libro viene letto…Insomma carissime Daria, Donatella, Chiara, Cristina, Dimma, Daniela, Cinzia, Emanuela, Gianna,Giovanna, Rina e Miki (sai che verrò a Roma l’8 marzo?), Elisabetta, Isabella, Flavia e tantissime altre…quelle che incontro e mi dicono che mi leggono, coloro che scrivono e dicono altrettanto…perchè non mi fate un regalino e mi scrivete “una frase, un rigo appena” giusto per parafrasare una vecchia canzone?
Pensate che sollievo sarebbe per me, mentre ogni giorno cancello più di 1000 spams, trovare un salutino, un accenno di condivisione…SCRIVETE, VI PREGO.FATE SENTIRE LA VOSTRA PRESENZA. CONTRACCAMBIATE .
Tornando alla piacevole conversazione con Camilla e alla difficoltà di molti di “esporsi” nella scrittura…ci si chiedeva perchè? Riserbo, timore del “giudizio”, ? ma questo Blog è un circolo spontaneo dove non si danno voti, ma dove si parla soltanto di libri e di tutto ciò che essi ci regalano.
Giornata faticosissima per me, come tutta la settimana…. Oggi ho chiuso una delle tante parentesi della mia vita, ho svuotato cassetti e armadi prima occupati da un anziano zio a me caro, che mercoledì ci ha lasciato… E’ un sollievo trovare il blog e il messaggio di Mirna che mi accoglie a braccia aperte… E’ vero , lettori , fatevi sentire… Non che i commenti di Riccardo e Camilla non siano ricchi( io li aspetto sempre perchè mi piacciono da morire), ma sarebbe bello sentire le varie voci che hanno partecipato in questo splendido anno e spero lo continuino a fare…Ciao a tutti!
Ricercare la “vivezza” somatica dei nostri genitori li rende più veri ed al contempo più fragili ai miei occhi. Questo accade gradualmente, nella maggior parte dei casi, quando genitori e figli iniziano a prendersi cura consapelvomente gli uni degli altri. Talvolta brutalmente ciò non si realizza e si perde incompiutamente qualcosa al fondo di prezioso.
Non ho letto nulla di Auster(non so bene perchè), ma lo farò,
vi abbraccio a tutti,
Miki
P.S: Wow Mirna a Roma!!!
Coraggio, vediamo un po’ questa mattina cosa mi riesce di fare … magari poi mi firmo con altro nome, così, tanto per diversificare gli apporti … Eh si … Mirna ha ragione, dobbiamo essere meno avari, meno timorosi di aprirci … o forse anche solo meno pigri.
Io sono un po’ l’ignorantone del gruppo, nel senso che ho letto .. che sò … un decimo dei libri delle mie “compagne di viaggio” … ed allora intervengo sui loro commenti o sui temi che essi, oltre che i libri, suscitano. Insomma …io … speriamo che me la cavo!
Dicevamo .. anzi, dicevo .. questa mattina vi voglio “allietare” con una mia poesia. Ricordate “Mignon”di Goethe e poi anche “di me”, scritta bilingue in onore di Torbole sul Garda? La ritrovate fra i commenti del recente passato del blog. Vi avevo ben detto che faceva parte di una terna (Torbole, Riva, Arco). Ebbene, oggi vi sottopongo Arco.
Arco
L’impero
ha teso il suo arco
a scagliare
saette di pietra
nei fianchi bagnati
del Sarca.
Ghibellina
la rocca
troneggia la storia.
Strapiombi di forze
modellano il cielo
che vedi
dal lago lontano
e sposano
in duomo di pietra
le palme africane danzanti
Das Reich
hat seinen Bogen gespannt
um Blitze aus Stein
zu schleudern
in die nassen Flanken
der Sarca.
Ghibellinisch
die Burg
beherrscht de Geschichte.
Felsueberhaengende Kraefte
zeichen den Himmel
den du siehst
von fernen See
und vermaehlen sich
in der Kathedrale aus Stein
mit den tanzenden afrikanischen Palmen.
Richard (vi avevo ben detto che la firma sarebbe stata diversa!)
P.S.: ho studiato il tedesco solo pochi msi e solo recentemente e quindi non garantisco la traduzione. C’é qualcuno più preparato di me che mi possa segnalare eventuali strafalcioni? Grazie.
Oggi, domenica 20 febbraio, passerò alla UBIK perchè mi è arrivato lo sms : Il DVD di “quella sera dorata” , tratto dall’omonimo romanzo di Peter Cameron, è lì che mi aspetta. E’ pur bello andare al cinema ma io sono una fanatica dei bei DVD: Perchè me li guardo nel momento giusto, seduta comodamente (o sdraiata) con i piccoli conforti a portata di mano. Blocco la proiezione se devo fare qualche cosa di urgente o se squilla il tlefono eccetera e il film è lì che mi aspetta; un bel film ho bisogno di vederlo più volte, come la rilettura di un bel libro. cosa mi manca rispetto alla saletta cinematografica ?
e il telecomando è una invenzione (forse discutibile) ma che ti fa sentire un poco padrone del tuo umore e del tuo tempo . O no? E la sollitudine, con un bel libro o un buon DVD , ma che sianoi speciali, è spacciata.
Ciao Mirna! Eccomi qui, “matricola” del tuo blog (devo dire che è stato Riccardo a farmi “na capa tanta” perchè intervenissi!).
Sino ad oggi me ne sono astenuto perchè le mie letture molto raramente riguardano la narrativa, essendo esse orientate quasi esclusivamente verso la saggistica, che prediligo; inoltre il mio impegno di tempo per coltivare la mia grande passione che è la musica e il violino, costituisce un altro fattore che mi consente poco di coltivare la lettura della narrativa: mi rendo conto che è un limite, ma nella vita ….non si può fare tutto, altrimenti si rischia di farlo tutto maluccio!
Peraltro, ” melius re perpensa” , potrei timidamente affermare che, per certo verso, anch’io potrei definirmi un lettore: però di libri scritti….con le note sul pentagramma… e di tutta la produzione che riguarda l’arte della musica che, fra tutte le arti, è quella che ti coinvolge con una tale immediatezza e penetrazione nell’anima e nel corpo, tanto da farti avere la sensazione forte di cogliere la totale essenza dello spirito che ci avvicina all’Eterno!
E qui si ripropone la tua prospettiva: ascoltando la musica (quella vera!) e soprattutto facendo musica attiva per chi ha avuto la fortuna di imparare uno strumento), ripercorri il pensiero, i sentimenti e le finalità dell’autore, nei interpreti i valori e le aspirazioni, ne cogli il messaggio, che invita gli uomini di buon a volontà a riscoprire i valori dello spirito e della mente. (Dante docet: “…fatti non fummo per viver come bruti ma per per seguir vertude e conoscenza!
Un abbraccio a Te e a Stefania! Ruggero
La frase di Eraclito, “nella ricerca della verità sii pronto a imbatterti nell’inatteso, poichè essa è difficile da trovare, e , una volta trovata, stupefacente†mi ispira enormemente. Non solo perche’ auspica la ricerca – e cio’ accomuna TUTTI i cammini spirituali, intellettuali, esistenziali del mondo e tutte le sue religioni – ma anche perche’ ne ammette la “sorpresa”, “l’inatteso”. Ogni ricerca ha in se’ l’inaspettato, nel bene e nel male, a noi dopo tutto sta il “creare” l’ambiente per questa ricerca, l’invenzione della solitudine. Ieri sera ho letto un unico paragrafo di “No, non sono un eccentrico” di Glenn Gould che raccoglie sue interviste con periodi e temi diversi della sua vita. Nello spiegare il suo approccio al contrappunto ( e poi a Bach) racconta dell’episodio della signora delle pulizie che fa andare l’aspirapolvere mentre lui, ragazzino di 10 anni suona una fuga di Mozart: e’ l’inatteso della sua ricerca, il rumore diventa “il vuoto” dove lui “scopre” fisicamente, tattilmente il contrappunto, la meraviglia della sua complessita’ sul pianoforte. Qui Glenn Gould inventa la sua solitudine. Nelle nostre “invenzioni di solitudine” siamo profondamente uniti e partecipi, essendo questa la cifra del nostro essere umanita’.
Che bella sorpresa leggere le righe di Ruggero! Benvenuto dunque in questo Blog che non è soltanto un parlare di libri ma un riflettere sulla vita cioè su ciò che accade “tra un libro e l’altro”.
Blog di recensioni letterarie ce ne sono tantissimi e bellissimi. Questo “salotto” è un incontro/confronto di Lettura, ma soprattutto di Vita e Pensieri.
Ognuno di noi ama generi letterari o artistici diversi, ma i grandi temi che dall’Arte o dai racconti dei nostri accadimenti emergono sono importanti ed esemplari.
Nell’ultimo libro presentato c’è l’eterno tema della Solitudine come “invenzione” come dice Paul Auster. Come necessità o condanna del genere umano? Ed è per questo che l’uscire dalle pagine di un libro ed entrare nelle nostre esperienze è arricchente e spesso consolatorio.
E che dire dell’accorato sentimento dei figli nei confronti dei genitori che scendono dal piedistallo e si rivelano essere umani fragili e talvolta deludenti? Ci sarebbe da parlare di noi,ma sinceramente, senza le cornici infiorettate.
“Con rabbia, con parole decise per non dare l’impressione di vivere in una scatola di cipria” come mi ha scritto una simpatica e ruggente visitatrice sporadica.
Forse allora questo Blog diventerebbe un insieme di Racconti Veri e paralleli a quelli stampati.
mi sembra che, ognuno con i suoi saperi , le sue risorse del “cuore” e dell’intelletto, le sue certezze e i suoi dubbi ( ah! la forza dei dubbi , se mancasse nulla sarebbe credibile), mi sembra che una sapienza fondamentale, che a volte si raggiunge dopo lunghi percorsi, sia quella di vedere specchiata la propria umanità , con tutto il suo complesso e complicato significato, dentro ciascuno degli altri da noi. E il riconoscere l’umanità dei nostri genitori e dei nostri figli e di chi ci è più vicino ma anche di chi ci appare incomprensibile, è una sapienza, non un sapere transotorio e effimero, che agisce poi, dentro di noi, come la stella polare. E ci si orienta un po’ meglio ,qualunque sia la nostra strada.