pubblicato da: admin - 11 Gennaio, 2011 @ 8:20 pm
 Scommetto che nessuna di voi conosce Maria Luisa Linares, scrittrice spagnola, famosa per le sue storie romantiche pubblicate dagli anni’40 agli anni ’70. Io possiedo due suoi libretti, praticamente a pezzi, tanto che credo che una parte di pagine sia qui ed un’altra parte a Borzonasca.
Le sue storie che si possono definire “rosa” perchè parlano d’amore e di avventura - ma senza alcuna connotazione erotica perchè al tempo proibita dalla censura - hanno un quid delizioso, quello dell’umorismo. Ed ancora la descrizione lieta e vivace della vita delle grandi città spagnole: Siviglia, Granada e soprattutto Madrid.
Credo di essere rimasta molto influenzata dalle sue storie tanto che quando mi trovai ad Haro, nella Rioja, ospite per un mese di un’amica conosciuta a Londra, tanto feci e insistetti che la convinsi  ad andare a Madrid. Rigorosamente in autostop.
Avevo in mente le avventure di Silvia Heredia, la protagonista de La vida empiesa a medianoche. Vittima di equivoci esilaranti per cui viene creduta una cacciatrice di dote, la giovane si ritrova nella Madrid notturna tra ristoranti, bar e teatri, a vivere avvenimenti inaspettati e divertenti – tutto in una notte –  ma con un finale romantico. I personaggi sono caratterizzati pienamente e l’allegria contagiosa di Madrid e degli spagnoli è descritta in modo ammaliante.
Proprio nei giorni della mia vacanza ad Haro avevamo conosciuto un certo Woody, un americano “vecchiotto” di  quasi 40 anni, che diceva di avere un ristorante di lusso a Madrid. Mi ero un po’ innamorata di lui, mi sembrava serio, colto, importante. Parlavamo di molte cose, dei miei progetti  e lui appoggiava entusiasticamente l’idea di trovare un lavoro nella capitale per poter imparare bene lo spagnolo. Anzi, mi disse, se volevamo, io ed Ana Maria, avremmo potuto lavorare nel suo locale.
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Già mi vedevo Silvia Heredia  circondata da spagnoli galanti e simpatici a mangiare churizo e paella, a ballare flamenco e ridere nelle notti calde di una Madrid luminosa.
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Che bello il viaggio in autostop!
 Era estate, noi giovani, felici e piene di aspettative. Almeno io. Ana Maria era più timorosa però, non aveva detto ai genitori che avremmo viaggiato in autostop, in più a lei Woody non interessava per niente, il pensiero di arrivare in una grande città allo sbaraglio la inquietava. Ma io avevo il bigliettino da visita di Woody!
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Arrivammo a Madrid proprio a mezzanotte. Ana Maria era distrutta, lei  è un tipetto che deve mangiare moltissimo per mantenere il suo equilibrio psicofisico. Invece lungo la strada  ci eravamo accontentate soltanto  dei churros fritti intinti nella cioccolata offertici da coloro che ci davano un passaggio.
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Io, felicissima ed eccitata, iniziai a chiedere a destra e a manca dov’era il ristorante di Woody. Due giovanottoni che ci chiamavano pequenas (piccoline) ci portarono all’indirizzo giusto.
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 Ma…non avevamo collegato il nome del locale,” la Malmaison “, con ciò che trovammo!
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 Una donna truccatissima e perplessa ci chiese  se sapevamo  che tipo di lavoro Woody ci avrebbe offerto.
 Oh, cielo.
A me venne da ridere e naturalmente “letteraturizzai ” l’ambiente: luci soffuse, tende con perline,  american bar …ed ecco che ero  in un altro romanzo…di Hemingway, Mickey Spillane…
Ad Ana Maria invece venne una crisi isterica… “Madre de Dios” urlava. In più oltre a una fame tremenda … temeva  che la sua Virtù venisse  macchiata per sempre ! ( pensate che mesi dopo i nostri rapporti epistolari si interruppero  perchè lei sosteneva che prima del matrimonio non si doveva baciare nessun uomo! )
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 Fortunatamente avevo  il numero di Maribel un’altra ragazza conosciuta a Londra.
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 Ci salvò dalla “perdizione “ offrendoci  un letto singolo per due. Ormai la mezzanotte era  passata da  un pezzo!
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Vabbè riuscii  a convincere Ana Maria a rimanere a Madrid alcuni giorni almeno per vedere El Prado e vivere l’atmosfera della capitale. Ma lo fece di malavoglia .
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Insomma questa Maria Luisa Linares di cui poco sapevo e poco ho saputo cercando su Internet ( sposatasi a 15 anni, rimasta vedova a 18 con due bambini, scrisse tanti romanzi deliziosi) è una straordinaria scrittrice che mi porto dentro come altri scrittori più impegnati. Mi piacerebbe riattaccare tutti i pezzi volanti dei suoi libri e rileggerla.
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Potenza dei LIBRI che rimangono come tessere indelebili  nel mosaico della nostra vita reale e parallela.
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La movida spagnola…. belle avventure queste! Quando ancora si poteva! Io non ho mai fatto l’autostop (seriamente) e mi sa che mai lo provero’. Quanto al resto… beh, che dire, non credo capitera’! Pero’ mi e’ sembrato divertente piu’ che spaventoso!
Aggiungo una piccola nota su Madrid: La adoro! E’ una citta’ meravigliosa piena di vita e simpatia, un posto che consiglio a tutti quelli che volessero visitare e godersi una citta’ europea (anche non in autostop!).
Il titolo del libro è tutto un sogno : quando davvero pensavo che la vita potesse cominciare a mezzanotte e anche oltre erano quei tempi lussureggianti, almeno nei ricordi, dove si era quasi onnipotenti. e i libri come questo che citi, hanno davvero lanciato le prime ancore della nostra vita di donne. Attorni ai 15 o 16 anni io facevo letture proibitissime da cui prendevo quello che mi piaceva e mi piaceva quello che capivo e quello che capivo era lieve e stupendo come può esserlo una ragazzina piena di vita. leggevo i libri di Simenon (non i gialli!), di cui mio padre era ghiotto, leggevo Malaparte , poi mi bilanciavo con l’assomoir e germinal di Zola: E c’era D’annunzio, amato da mia madre, e non mancavano Cesare Zavattini, Gadda, di cui non capivo quasi niente ma quel poco mi piaceva, insomma una buona educazione sentimentale. Anche perchè il direttore di questa orchestra scapestrata era sempre Dickens, col suo Nicola Nicleby (on sono sicura dell’esattezza), che rimetteva tutto a posto. Ma le fughe di mezzanotte ci stavano dentro tutte, almeno nei sogni.In fondo, in fondo non sono poi tanto cambiata: di dentro naturalmente.
Che divertente leggere le mille avventure di Mirna…e leggere delle mille letture di Camilla…
Per Mirna : ma perchè non pubblichi la tua autobiografia? E’ così ricca, profonda, a tratti spassosissima , a tratti avventurosa, a tratti riflessiva…
Baci
La vita comincia a mezzanotte? Concordo!
1963, diciannove anni, universitario genovese. Insieme ad alcuni colleghi affittiamo una casa (senza riscaldamento!) a Cretaz, frazioncina di Valtournanche, per andare a sciare. Padrone di casa un tale Carrel, nipote del Carrel che cento anni prima, per poche lunghezze di corda aveva perso di fronte all’inglese Whimper la sfida della prima scalata al Cervino. Per la cronaca, durante la discesa morirono quattro dei sette componenti della squadra inglese.
E noi? Ogni mattina quattro discese dal Plateau Rosa (m. 3.500) a Cervinia (m. 2.000). Il pomeriggio, altre due, oltre ad una discesa del Furgen. Dal Colle del Teodulo, giù dritti, fuori pista, su pendii ripidi con gli sbaffi di neve fresca sino alla cintola, insieme alla scuola alpina di Aosta, ricordo un nome, Tenente Malpaga, ora sarà generale.
Ogni sera, noi poveri universitari, ospiti a cena al Ristorante Capanna Alpina di Chicchi Formento, campionessa mondiale di sci su plastica. E lì baldoria con gli alpini citati e le squadre italiane di bob (De Florian, ricordo bene?). Poi tutti (tutti noi studenti, non gli atleti!) al night club a fianco, quasi gratis, a mangiare pastasciutta saltata e a bere Negroni.
La sera prima della partenza per Genova, io, Antonio e Gabrio (ora ingegnere l’uno e giudice l’altro) a cena da certe nostre (neo) amiche di Bergamo, nel loro appartamento al Giomein di Cervinia, a giovare a carte (sic! Lo giuro!) fino alle sei della mattina dopo … ma si può?
Quindi assonnati si va a Cretaz a dormire un po’ e poi a Genova, ok? Andammo a letto alle sette di mattina e ci alzammo alle sette di sera affamatissimi: Di nuovo a Cervinia dalla Chicchi! E facemmo di nuovo mezzanotte.
Lo vedete che è vero che la vita (ri) comincia a mezzanotte?
Ah …. la jeunesse!