IL SIGNOR MANI, di Abraham B. Yehoshua
pubblicato da: admin - 4 Gennaio, 2011 @ 8:42 pmPietro Citati ci presenta questo capolavoro così ” Il signor Mani rappresenta il grande corpo sensuale dell’ebraismo, profumato di spezie e di disperazione…Uno dei libri più belli della letteratura contemporanea.”
Si snoda in cinque dialoghi a volte con parti mancanti perchè parte della conversazione è fatta al telefono. Sta al lettore agire, diventare attivo e partecipare al detto e al non detto.
Ci sono tanti signor Mani in questa saga familiare che racconta di cinque generazioni di ebrei: dal patriarca Abraham vissuto ad Atene nella metà dell’Ottocento al giovane soldato Efraim che combatte in Libano nei primi anni Ottanta. Attraversiamo così due secoli di storia ebraica ed insieme ai protagonisti ci poniamo il quesito se un uomo può spezzare la catena che lo lega al passato e al futuro o ancora se si può annullare la propria identità .
Perchè presento questo libro? Perchè domenica sono andata a trovare il signor S., un ex-alunno adulto che ha seguito il mio corso di alfabetizzazione. Ne avevo parlato in novembre.
Ebbene il signor S. con il suo fisico minuto e asciutto, la barbetta grigia, il cappelluccio che indossa per uscire, i suoi occhi brillanti di intelligenza mi riporta alla mente il classico ebreo russo. Ed invece il signor S. è cristiano ortodosso,  georgiano e fierissimo di esserlo. Certamente non succederà come nel romanzo che si chiederà se può “dimenticare di essere …georgiano.”
Il suo orgoglio si palesa nelle cartine attaccate al muro , nel sottolineare che la sua lingua è unica, con un suo precipuo alfabeto scritto  che non ha niente a che fare ne’ con il cirillico ne’  con il nostro.
Entrare nella sua casa semplice e decorata con alcune palline natalizie, la bandiera della Georgia, essere accolti da lui con il baciamano, da sua moglie N. con abbracci è stato per me, Stefania e Marco entrare in un mondo diverso o forse solo  dimenticato. La semplicità del calore e  della spontaneità generosa, dell’amicizia aperta che  spinge a raccontare molto di sè , ci hanno avvolti ed incantati.
La tavola imbandita di pizza georgiana, (ottima focaccia con formaggio), torte varie e poi in rapida successione caffè e tè hanno accompagnato il loro desiderio di comunicare, di spiegarci perchè si trovano in Italia. Meglio l’Italia piena di storia che gli U.S.A. che non ne hanno, meglio il Trentino piuttosto della Sardegna perchè… – e qui abbiamo riso parecchio nonostante l’italiano stentato del signor S. –  perchè i sardi sono troppo piccoli.
Nel frattempo ci veniva mostrato un video della festa sontuosa per il compleanno della nonna a Tiblisi dove abitavano. La signora S. bellissima e florida leggeva una sua  poesia sulla rosa in georgiano e tutti apparivano belli e felici. Chissà perchè sono arrivati qui.
Questo non ci è stato raccontato esattamente.
Ciò che abbiamo ricevuto è stato un calore di altri tempi, vero, prezioso. Ed un intendimento rapido, senza sovrastrutture, percepito negli sguardi intensi,  franchi e  coraggiosi di questa coppia che nella sola mezz’ora di preavviso della nostra visita aveva preparato quasi un banchetto.
E’ stato un piacere condividere questo incontro tanto semplice quanto intenso e inatteso.
Una lezione di essenzialità , cultura , fierezza e capacità di andare all’ essenziale che spesso io dimentico soffocato da cose e pensieri che mi incatenano invece di liberarmi….
Grazie di questa opportunità .
Marco
Che bello sentirvi parlare di questo magico incontro… E’ così arricchente aprirsi a nuove culture, c’è sempre qualcosa da cui impariamo, l’importante è condividere tutto con spontaneità e amore…Certo, ci sarà anche qualcosa che non ci piace ; la mia amica Barbara vive ad Ankara e lo farà per 3 anni, ancora oggi ( è partita ad agosto) non riesce ad adattarsi, io le dico di avere pazienza…ma chiudersi mai…
Bacioni
provo ancora una volta a scrivere ma temo che.. Ho il PC scassato e cerco di scrivere con un minimissimo attrezzino che però mi lascia sempre a terra. Vi leggo, però, ed è molto bello. A proposito di Yehoshua, è uno che amo moltissimo, mi è rimasto sempre un grande dubbio sul finale di “fuoco amico”, Quel giovane militare, il figlio tanto amato, come muore in realtà ? Qualcuno di voi lo sa con certezza?
E io ho iniziato la triologia degli Aubrey. “….per lettori folli. difficile capire chi….possa imbarcarsi in un librone simile .fluttuante, sospeso, …pieno di incantesimi, affreschi di natura, dissertazioni alate sulla musica, affetti delicati o vibranti…) -scrive in un lunghissimo articolo Leonetta Bentivoglio. Io posso, eccome e finalmente , dopo qualche picccola delusione, sono salita sulla nave del sogno. A tutti un grandissimo abbraccio.
Nelle situazioni che possono sembrare prevedibili – il signor S. e la signora N. rifugiati o profughi in Italia dalla Georgia(?) – c’e’ sempre un margine di imprevedibilita’ e bisogna avere la volonta’ di ascoltare tutte le storie, anche se non si conformano ai nostri pregiudizi. Questa coppia deliziosa non ha in realta’ bisogno di giustificare la sua presenza qui – sono persone del mondo e come tali in pieno diritto di vivere dove decidono. Ci rimane questo alone di mistero ma anche di leggerezza nel sapere che S. e N. vivono in un borgo trentino donando grazia alle persone che li incontrano.
Non sapevo che il georgiano avesse un suo proprio alfabeto antichissimo, una bella scoperta.
Come è vero quello che dice Stefania: mondi girano incessantemente attorno a ognuno di noi e ogni mondo è tanto sconosciuto quanto simile alnostro e ogni travaso può esere prezioso. Ma troppo spesso ognuno ignora e ricade sempre nello stesso faldone. E poi la decisione di vivere in un posto è solo inevitabile e troppo spesso triste , separata,considerata “anomala”.Che fare?