INTERMEZZO AUGURALE

pubblicato da: admin - 23 Dicembre, 2010 @ 10:13 pm

 

  

  

Cari amici del Blog, Scrittori, Commentatori e Lettori, Buon Natale!

Questo è un Post Aperto, un Libro Bianco sul quale, attraverso i commenti, ognuno di Voi o meglio di Noi, potrà formulare un pensiero, un saluto, scrivere un piccolo racconto o una breve poesia sul Natale, quale augurio ed arricchimento per tutti noi, che poi, in tal modo rafforzati, più facilmente potremo riversare il nostro affetto sugli Altri.

Mirna

P.S.: anche per i gattini ci sia un Natale! In particolar modo sto pensando a Mimilla e a Dorian, il gattone di Riccardo

 

  

P.S.  Il post del giorno, per non dimenticare la “sfida, è “Eclisse” di Banville

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16 commenti
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  1. TRENTO BLOG COMMUNITY? TRENTO CITTA’ NATALE!

    Trento città Natale
    Trento di acqua e di vino
    Trento adottiva
    Schiva – Schiava – Surgiva.

    Trento in verticale
    Bondone si sale
    In Vigolana l’Orsa s’inchina
    A Trento – al Concilio – A birra alla spina.

    Trento la Torre Verde
    Adige sponda di erbe
    Trento si tiene
    A valle Fiume si perde …

    Trento Fersena un rivo
    Trento dove io vivo
    Trento un nome
    Un sostantivo.

    Trento illividita
    Inverno delle mie dita
    Trento dolomia scolpita
    Trento invita.

    Trento le mille voci
    Todeschi Taliani Ladini
    Città Provincia Confini
    Trento i mercatini.

    Trento due volti
    Trento in molti
    Trento da solo
    Trentino – Tirolo.

    Trento neve fa bianca
    Trento mai stanca
    Di Autonomia
    Di Sociologia.

    Trento colori
    Bandiere Governatori
    Trento viva diletta
    Salita – Povo – Spalletta.

    Trento la mala voce
    Trento delizia e croce
    Trento Piazza del Duomo
    Campana – Fulmine – Tuono.

    Trento i Senatori
    Curia – Silenzio – Pastori
    Trento caccia nei boschi
    Politica – Cervi – Umori.

    Dante Degasperi addita
    Trento in sordina
    Trento stupita
    Trento – Marcello – Farina.

    Trento studenti bolletta
    Ragazze sci bicicletta
    Trento giovane e bella
    Amore in Camporella.

    Trento lo smaccafam
    Nonesi Pedavena
    Birra Solandri
    Polenta – La cena.

    Trento la Via Grazioli
    Vino – Dolci – Pinoli
    Trento soffonde le luci
    Il Natale gli Amici.

    Trento la Villa Moggioli
    Trento il Viale Trieste
    Trento le Buone Feste
    Trento le Buone Intenzioni …

    … ed i panettoni.

    Riccardo Lucatti

  2. Cari tutti, auguri bellissimi da parte mia e di Sara, e anche di Daniele.
    A proposito di libri, e di bambini, mi piace dirvi Buon Natale con una citazione che ho letto in internet:
    «There are many little ways to enlarge your child’s world.
    Love of books is the best of all»
    -Jacqueline Kennedy-

  3. Anch’io faccio auguri di tante cose belle per tutti i lettori e gli scrittori di questo blog. E a tutti un ringraziamento per tanta compagnia.

    E non mangiate troppo e non ridete troppo poco. Un abbraccio –Camilla

  4. @ Riccardo Leggo ora la tua poesia TRENTO . E’ bella, bella, bella. La leggerò alla mia tavolata, questa sera. Sei fantastic. Saluti e auguri a Maria Teresa e alle piccine.

  5. Natale in casa Moretti

    Vorrei portarvi per mezzo delle parole in un altro tempo, facendovi volare come i personaggi di Chagall attraverso notti algide e stellate. Vorrei mostrarvi dall’alto una città chiara, dalle luci soffuse, che respira quietamente sotto una coltre di neve e di nebbia.
    Luogo e tempo lontani, ma vicini e nitidi nella mia mente e nel mio cuore.
    Tanti Natali trascorsi a Carpi, in via Monterotondo 5. Quando c’eravamo tutti.

    C’è molta luce nel soggiorno: Mio padre fischiettando, si sta allacciando il papillon.Si veste sempre con abiti eleganti per la cena della vigilia. Mia madre lo chiama “stimlein”. Secondo lei è esagerato:
    “Non viviamo mica in un castello” brontola, ma lui, che si sente l’erede di un contado perduto, controlla che la tavola sia in ordine e che i bicchieri siano di cristallo: “Devono essere sottili perché ho le labbra delicate, io,” sottolinea l’io perché è lui il raffinato (incompreso) della famiglia.
    Poi , soddisfatto, ammira l’angolo dell’albero di Natale dove un’enorme quantità di panettoni, spumanti e strenne gli confermano che gli affari sono andati bene.
    Mia madre in cucina fuma –voglio ricordarla quando ancora poteva farlo – e controlla il brodo per i “capplett”, il branzino in forno, il lesso e tutto il resto. Ogni tanto chiama mio padre “Vin chè Moretti!” e gli fa portare qualche antipasto in tavola.

    Io ci sono sempre.
    Dal 1963, quando siamo entrati nell’appartamento, fino al 1986.
    Sono giovane e allegra e convinco spesso mio fratello a preparare poesie, scenette e canzoni per il dopocena. Eugenio non ha il coraggio di rifiutare, così dopo mangiato e prima di aprire i regali, cantiamo o recitiamo.

    Ecco, mi rivedo: sono appena tornata da Londra, indosso la minigonna e canto White Christmas a memoria. Mia madre ride e si diverte nell’ascoltarci, mio padre, invece, si commuove sempre …qualsiasi cosa diciamo.
    I doni che ci scambiamo sono sempre gli stessi e si ripetono a rotazione di anno in anno: pigiami, foulards, profumi, maglie, libri, guanti e sciarpe.

    Quando arrivano Piero e Stefania , mio marito e mia figlia, i Natali acquistano più energia e calore. La casa si dilata per accogliere nuovi affetti, così i regali aumentano di anno in anno mentre le donne di mio fratello cambiano di lustro in lustro. Ho avuto una cognata portoghese, una iugoslava ed alcune italiane; tutte catturate dall’atmosfera dei Natali di casa nostra.
    Nelle stanze che profumano di cibo buono vedo muoversi, come figurine di un carillon eterno, le nostre immagini sorridenti che mutano lentamente assecondando gli anni che passano e percepisco immutata la sensazione di amore e sicurezza, di un grande cuore che abbraccia tutti, che dona in silenzio senza pretendere nulla.
    E’ il cuore di mia madre.

    Mirna Moretti

  6. IL TE’ DI NATALE DELLA MAMMA

    Mia madre ha sempre avuto la passione di festeggiare. Festa di compleanno, di non-compleanno (come il Cappellaio matto di Alice), per la primavera, per un successo, per un insuccesso, per l’arrivo delle “mensilità” (con champagne !), per Pasqua, per Carnevale e naturalmente per Natale. Molte di queste feste ebbero origine nella mia primissima infanzia. Molteplici fotografie indicano la tematica della festa: compleanni con torte fatte dal papà, più o meno uguali, ma con sempre un diverso numero di candeline accese, bambini soffianti accanto a me ritratti fino all’età del Liceo. Nelle foto di Carnevale appaiono le mamme dei suddetti bambini, anch’esse sedute in terra a fare puzzle o altre diavolerie inventate dalla mia creativa madre. Anno dopo anno anche i miei travestimenti fortunatamente cambiarono: dopo essere stata mascherata con grande sgomento da fatina, Pierrette, principessina della Czarda e tunisina, finalmente potei diventare un allegro ubriacone e una peruviana. Ogni festa prendeva tutti i pensieri della mamma, per alcuni giorni lei viveva, pensava e parlava solo di organizzazione, di scaletta, di giochi e scenette.( Meno male che papà pensava – materialisticamente – alla merenda). Una delle ultime feste di Carnevale, quando ormai stavo lasciando il mondo spensierato della preadolescenza, venne pensata come uno spettacolo teatrale. Il salotto trasformato in palcoscenico, un microfono che non funzionava di fronte a noi ragazzini-attori che dovevamo cantare, recitare e suonare qualche strumento. Recitare già mi aveva innervosito una volta quando costretta dalla mamma e da una sua degna amica avevo dovuto impersonare Mirandolina della “Locandiera”. Ma ancora non ero in grado di ribellarmi. Con moine suadenti e ricatti affettivi venivo sempre costretta a “celebrare” qualcosa.
    Quando mi avvicinai ai 18 anni la mamma smise di organizzare i parties per me,…ma in cambio cominciò a dare feste, inventare circoli più o meno culturali per le sue amiche e per …le mamme dei miei amici! Pensavo di essere libera e di poter sgattaiolare per i fatti miei. Illusione. Venni ricattata e tuttora lo sono: devo essere sempre presente per un’eventuale regia del Circolo di scrittura, per suonare il piano, per cantare . E non posso esimermi perché la mamma dice che ora devo contraccambiare ! Sono io che devo far divertire le…signore! Si avvicinava quindi un’altra data importante: quella del tè di Natale. Di questo evento se ne parlava già in estate: mio padre pensava a ciò che poteva cucinare (castagnaccio, sfogliatine, pizzette, torte, crostate, gelati…quest’anno ha addirittura parlato di frittelle di baccalà)!, io pensavo ai colori dell’albero e ai canti natalizi da eseguire, e mia madre alla tavola, alle candele e a qualche idea strampalata. Alcuni anni fa si era messa in testa che io dovevo fare l’angelo, con coroncina argentata, candela in mano e cantare davanti alle signore . Ma proprio quel giorno mi venne la febbre, a 39. La festa naturalmente iniziò, proseguì tra canti, risate,leccornie e profumo di cioccolata calda. Io languivo nel letto, ma non in pace, perchè ogni mezz’ora la madre snaturata, veniva e mi invitava ad alzarmi per fare l’angioletto , tanto diceva che il pallore e gli occhi lucidi mi donavano un’aria mistica.
    Buona Natale a tutti
    Stefania

  7. PENSA AGLI ALTRI
    “Mentre prepari la tua colazione, pensa agli altri,

    non dimenticare il cibo delle colombe.

    Mentre fai le tue guerre, pensa agli altri,

    non dimenticare coloro che chiedono la pace.

    Mentre paghi la bolletta dell’acqua, pensa agli altri,

    coloro che mungono le nuvole.

    Mentre stai per tornare a casa, casa tua, pensa agli altri,

    non dimenticare i popoli delle tende.

    Mentre dormi contando i pianeti, pensa agli altri,

    coloro che non trovano un posto dove dormire.

    Mentre liberi te stesso con le metafore, pensa agli altri,

    coloro che hanno perso il diritto di esprimersi.

    Mentre pensi agli altri, quelli lontani, pensa a te stesso,

    e dì : magari fossi una candela in mezzo al buio”.

    di Mahmoud Darwish, dalla sua ultima raccolta “Kazahri al-Lawzi aw Ab’ad” (“Come il fiore di mandorlo o più lontano”)

    Questa è la poesie di un grande poeta palestinese, scomparso recentemente.
    E’ anche questo Natale, donare un pensiero, uno sguardo, tendere una mano a chi ha bisogno… E’ forse il significato più bello e profondo…Certo, non solo a Natale, non solo un giorno l’anno…
    Dedico questa poesia a tutti quelli del blog, che ormai sono diventati amici con i quali condividere bellissimi momenti di letteratura, poesia e non solo…
    Auguri di cuore a tutti…
    Raffaella

  8. Dimenticavo… I racconti di Mirna e Stefy mi hanno fatto venire i brividi…Che belle queste giornate di Natale, così vive e ricche….
    Bacioni a tutti

  9. Felice Natale a tutti voi amici “bloggers” di lettura e poesia, col cuore dolce e colmo di speranza,
    Miki

  10. Amici, perdonate la mia invadenza, ma mai come quest’anno sento il Natale per quello che è, per quello che deve essere e cioè un “Natale per gli Altri. Ed allora ho ripescato una mia vecchia poesia che avevo scritto un altro Natale al ritorno dalla Bosnia, dove mi ero recato subito dopo la guerra, per dare una mano. Tutta in minuscolo, senza punteggiatura … capirete … il protagonista non ne ha avuto il tempo … vorrete scusarlo …
    Che questo sia un Natale contro tutte le guerre.

    Natale di guerra purtroppo

    la testa schiacciata
    la bocca ricolma
    di sangue e sudore
    nessuno richiude la mia ferita
    di luce
    del giorno che fugge
    nemici colpiscon da terra
    amici dal cielo
    vicino al mio viso
    un’ape
    senza ricordi
    che altri le possan rubare
    sugge il suo fiore
    respiro il sapore
    di guerra
    è freddo
    il cuscino di terra
    mi copre soltanto
    la voglia del tempo
    un’ape d’acciaio
    precipita al suolo
    un miele che incendia
    svanisce il frastuono
    no
    non cambiate canale
    …
    è Natale

    perdono
    chi ha regalato
    gioielli di piombo e di fuoco
    ad un corpo
    ormai di nessuno
    ed esco di scena
    in fretta
    in silenzio
    da solo

    Riccardo Lucatti

  11. Mi riaffaccio a questo meraviglioso blog con gioia ed auguro a tutti, di cuore, Buon Natale. E mi permetto di trascrivere un mio vecchio raccontino rigorosamente autobiografico che Mirna già conosce…

    VACANZE DI NATALE
    “Si riposi, professoressa!”: con queste parole, un franco sorriso e una vigorosa stretta di mano, mi saluta la mamma della mia alunna Silvia al termine dello spettacolo di Natale a scuola, il 23 Dicembre 1996. Sono sfinita e questa signora mi piace molto per la sua concretezza: “Si riposi, professoressa!” Come mi capisce bene!
    Mi avvio in auto verso casa ed entro nel tempo dei pensieri altri da quelli scolastici. Ho ancora molte cose da fare prima del 25 Dicembre, ma tutte sono legate alle festività e questo me le rende meno faticose. Il 24 Dicembre scorre necessariamente un po’ frenetico nei preparativi (ma, tanto, a me cucinare piace)… poi trascorro davvero un bel Natale, in famiglia.
    Dal giorno di Santo Stefano comincia la vacanza vera e propria, destinazione Val di Fassa. Sciare piace a noi tutti e lassù ci aspettano amici che vediamo solo nelle vacanze invernali. Però… mi spiace un po’ lasciare subito la mamma sola e allora decido di mandare avanti gli altri e rimanere con lei fino al pomeriggio del giorno seguente. Tanto, mi dico, avrò tempo da qui all’Epifania per riposarmi in montagna. Dedico dunque volentieri due giornate alla persona che è così importante per me e mi sento meglio.
    E finalmente, verso le 17 del 27 Dicembre, parto anch’io per raggiungere “la truppa”. E’ già buio, ma non trovo traffico e le strade sono pulite. Che bello! Sono in vacanza! Percorsa l’autostrada fino a Ora, salgo per i tornanti, un po’ ascoltando la radio e un po’ cantando. Sono proprio rilassata.
    D’un tratto, senza preavviso, le luci dell’auto si spengono. La vettura mi trasporta, ma non vedo quasi nulla e sono a mia volta quasi invisibile su questa strada di montagna tutta curve. Comincio a sudare, tocco tutti gli interruttori, non capisco niente, sono al buio, aiuto… Gli automobilisti che mi incrociano per fortuna mi vedono e lampeggiano(beati loro che possono) per avvertirmi di quel che so benissimo… Sto viaggiando a fari spenti, ma non posso fermarmi, sarebbe peggio. Che stress! Arrivo ad un distributore di benzina e mi indicano un’officina poco distante, a cui vengo condotta da un gentile trasportatore di bombole del gas che si offre di precedermi a breve distanza.
    Sono in ritardo sulla mia tabella di marcia e dovrei avvertire quelli che lassù mi aspettano per la cena, ma non ho un cellulare. La cosa mi agita: peccato, doveva essere l’inizio del mio relax! In uno sforzo di autosuggestione, mi dico di stare tranquilla, perchè avrò tempo fino all’Epifania per rilassarmi e intanto arrivo all’officina, da dove posso chiamare i miei. Uh… anche questa è fatta. Attendo la riparazione, poi riparto e facendo mille scongiuri arrivo a destinazione: evviva!
    Le giornate si susseguono piacevolmente, all’insegna dello sport di giorno e della convivialità di sera. Siamo un gruppo numeroso, c’è sempre un po’ di confusione, qualcuno che si perde e poi si ritrova… la noia è assolutamente bandita. Mi capita talora di pensare tra me e me che forse un giorno poptrei anche star ferma in paese, ma non mi decido perchè continuo a ripetermi che, tanto, prima dell’Epifania troverò il tempo per riposare.
    E l’Epifania arriva. Faccio un bilancio e posso dire che mi sono divertita nel vero senso della parola, cioè mi sono allontanata mentalmente da ciò che mi aveva affaticato prima di Natale. Domani riprenderà la scuola e allora partiamo nel primo pomeriggio, per arrivare con calma e organizzarci per bene. Mia figlia Valentina è già rientrata tre giorni fa con la mia auto, ma ci ha lasciato l’incarico di recuperare e riportare in città quella del suo amico Nicola, venuto a trascorrere il Capodanno in montagna, che per un guasto è rimasta in riparazione presso un meccanico vicino a noi. Benissimo: lo facciamo con piacere, anche perchè così abbiamo più spazio per i bagagli.
    Mio marito Riccardo si mette al volante dell’auto di Nicola (“E’ meglio che tu non guidi auto che non conosci”) ed io lo seguo con la nostra. Ho a bordo mio figlio Edoardo di 15 anni, che mi intrattiene con la “sua” musica. C’è coda e si scende con lentezza fino all’autostrada. Qui dopo qualche chilometro l’auto che ho davanti rallenta e dai segni che Riccardo mi fa capisco che qualcosa non va. Con tensione, piano piano, in qualche modo arriviamo al casello di Trento nord e tirando il classico sospiro di sollievo entriamo in tangenziale. Qui ormai siamo a passo d’uomo, l’auto che Riccardo guida è agonizzante. Mi accorgo che è molto tardi rispetto all’ora a cui avrei voluto arrivare e già capisco che dovrò sbrigare molto in fretta ciò che avevo previsto di fare con calma in serata. Ad un certo punto ci fermiamo. Siamo sulla corsia di emergenza, ahimè in una curva verso destra, poco visibili per chi ci arriva alle spalle, quindi ho molta paura, anche se non sono più sola come all’andata. Che si fa? Riccardo con una fune lega l’auto malata dietro a quella sana, mi assegna a questo punto il volante della vettura trainata e si mette alla guida della nostra. E’ sempre più tardi e non vedo la fine di questa avventura… La corda si strappa. Piangerei. Riccardo riesce a fare un altro nodo e ripartiamo…
    Come il cielo ha voluto, eccoci a casa. E’ tardissimo, disfiamo almeno una parte dei bagagli, mangiamo qualcosa… Imbalordita dalla stanchezza, compio varie operazioni, in sequenza non sempre logica.
    E’ quasi l’una quando finalmente riesco ad andare a dormire. Indosso il pigiama e mi infilo tra le coperte: buona notte, si riposi, professoressa!

  12. Arrivo un po’ in ritardo con gli auguri di Natale agli amici del blog, ma non ho avuto l’opportunità di poter aprire il computer prima di adesso.
    Trascrivo così un messaggio che ho ricevuto durante i vari scambi augurali e ancora valido per le festività non ancora terminate. Ringrazio così della preziosa compagnia che tutti voi mi avete regalato durante quest’anno. Vi abbraccio tutti!

    “Tu che ne dici Signore se in questo Natale faccio un bell’albero dentro il mio cuore, e ci attacco, invece dei regali, i nomi di tutti i miei amici: gli amici lontani e gli amici vicini, quelli vecchi e i nuovi, quelli che vedo ogni giorno e quelli che vedo di rado, quelli che ricordo sempre e quelli a volte dimenticati, quelli costanti e quelli alterni, quelli che, senza volerlo, ho fatto soffrire e quelli che, senza volerlo, mi hanno fatto soffrire, quelli che conosco profondamente e quelli che conosco appena, quelli che mi devono poco e quelli ai quali devo molto, i miei amici semplici ed i miei amici importanti, i nomi di tutti quanti sono passati nella mia vita. Un albero con radici molto profonde, perché i loro nomi non escano mai dal mio cuore; un albero dai rami molto grandi, perché i nuovi nomi venuti da tutto il mondo si uniscano ai già esistenti, un albero con un’ombra molto gradevole affinché la nostra amicizia, sia un momento di riposo durante le lotte della vita.”

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