PEREGRIN D'AMORE, di Eraldo Affinati
pubblicato da: admin - 20 Dicembre, 2010 @ 7:52 pmRaffaella ci parla ancora una volta con chiarezza e passione di uno  scrittore che ammira e che  conosce personalmente.Â
“Peregrin d’amore†è l’ultimo libro di Eraldo Affinati, uno scrittore originale nel panorama italiano, a cui sono particolarmente legata . L’ho incontrato varie volte di persona in Trentino, terra da lui molto amata ed ogni volta l’emozione è stata grande perché Eraldo, oltre ad essere un bravo scrittore è un grande uomo, un viaggiatore, un insegnante con la I maiuscola… . Questo saggio propone al lettore un viaggio “sui generis†nella lingua italiana. Un viaggio in cui alle parole si sovrappongono i luoghi frequentati dagli scrittori. Affinati percorre come un pellegrino una serie di luoghi, toccati ed attraversati dai maggiori scrittori italiani e dalle loro opere, ben quaranta, cercando il senso ed il valore della nostra splendida letteratura. In un’intervista afferma :
“Credo che la letteratura serva a intensificare la vita, quindi ho voluto misurare la forza dei nostri classici facendo rievocare le loro pagine nell’Italia di oggi. Ho scoperto che i boschi attraverso i quali scappava il Renzo manzoniano, in Brianza, sono quasi scomparsi e che la trincea dove Ungaretti scrisse i suoi primi versi, sul vecchio confine italo-sloveno, è invasa dal fogliame. L’ospedale psichiatrico di Castel Pulci, in Toscana, che accolse Dino Campana, era in ristrutturazione. Nelle vie dove giocava Carlo Collodi, dietro il mercato di San Lorenzo, a Firenze, i cinesi vendono tanti Pinocchi sotto forma di ciondoli. Ho cercato questi scarti laceranti perché volevo strappare la letteratura italiana dalla bacheca, come se non riuscissi a considerarla un semplice trofeo.â€
I capitoli sono “ stazioni†di questo pellegrinaggio letterario, dove “ risuonano pagine celebri ed amate, si ritrova il senso di tante letture, dell’entusiasmo del lettore, del volto dell’Italia passato e presenteâ€. Affinati spiega S. Francesco e il suo Cantico ad una prostituta nigeriana, Marco Polo agli adolescenti afgani della Città dei Ragazzi, incontra i Rusteghi di Goldoni nei genitori bengalesi che ostacolano il matrimonio della figlia, ritrova il fantasma di Cesare Pavese nel deserto di Yuma e quello di Bassani in Israele. Ed ancora davanti al monumento di Giuseppe Gioacchino Belli a Trastevere, Eraldo ascolta la voce, in romanesco , del proprio padre che nell’aldilà si trova proprio a contatto con Belli. Dialoga con un professore in pensione assistito da una badante ucraina sulla propria passione per la Divina Commedia sul Lido di Dante presso Ravenna, incontra per strada Accattone di Pasolini, ricerca a Londra i luoghi dell’esilio di Foscolo… Insomma, una letteratura calata più che mai nel presente, lontana da ogni prospettiva accademica, una letteratura che offre una ragione di vita. E’ nell’ultima pagina che troviamo il lascito di questi libro, i grandissimi versi de “ Il pianto della scavatrice†di Pasolini .
“ Solo l’amare, solo il conoscere
conta, non l’aver amato
non l’aver conosciuto ( …)â€.
Grande libro con un’unica nota di “ demerito†che mi ha fatto notare un amico attento lettore e conoscitore di Affinati. Nessuna donna citata… Un vero peccato…
 Raffaella
Eppure, senza piantare grane, e ne avremmo ben motivo,(nel senso che grandissime scrittrici italiane, malgrado la loro schiavitù patriarcale, scrisssero e scrissero, basti pensare alla Elsa Morante, alla Natalia Ginsburg, e a cento e cento altre, più antiche e piu moderne) così, immediatamente e senza pensarci troppo, mi viene in mente la bella Sibilla Aleramo che di Dino Campana fu la Musa e l’eterna salvatrice battuta inesorabilmente dalla malatttia di Campana. Scrisse Sibilla, dopo una ennesima fuga dalla follia di Dino : “Rose calpestava nel suo delirio/e il corpo bianco che amava/ ad ogni lividura più mi prostravo/ oh singhiozzo, invano, oh natura! rose calpestava, s’abbatteva il pugno, /e folle lo sputo su la fronte che adorava./Feroce il suo cuore più di tutto il mio martirio./ Ma ora che sono fuggita, che io muoia del suo male.”
Che dire dei nostri ( non tutti spero)intellettuali , anche i migliori, sulla tranquilla inconsapevolezza della loro totale omosessualità intellettuale? Qualche MADRE resiste per loro, la mater di Pasolini ad esempio. E tutto questo mi sembra davvero terribile.Ciao bella Raffaella. così è la vita.
Sempre il Viaggio: metafora della vita, e nostro grande desiderio di fuga, di ritrovamento, di memoria.
Piace anche a me vagolare tra i luoghi celebrati dalla Letteratura dalla Siepe di Recanati alle Langhe di Pavese o nella Trieste di Zeno. E certamente la dolce collina umbra di San Francesco.
Approvo lo slancio di Affinati nel condividere con altri popoli e culture la nostra storia Letteraria che è, in fondo, storia comune, storia dell’Umanità .
E a proposito sempre di Viaggi, molto presto si sarà un post di Riccardo che presenterà uno scritto di Tabucchi.
Per non parlare di Alda Merini e della “sua” Ripa di Porta Ticinese a Milano. Mi rammarico di non essere andata a trovarla quando era in vita. Quanti ostacoli alla creatività femminile! Eppure almeno ricordare queste grandi Donne… Bella idea per un libro quella di Affinati!