L'ISOLA DEL TESORO e Poesie di Stevenson

pubblicato da: admin - 8 Dicembre, 2010 @ 9:19 pm
scansione0005 Riporto subito un nuovo commento a un mio post su “Qualcuno da amare” di Barbara Pym che potete rileggere  cliccando Search nella colonna dell’archivio dopo aver messo il titolo del libro.

“Gentile signora anch’io adoro la Pym praticamente ho quasi tutti i suoi libri ed era molto amata anche dalla mia adorata mamma….
mi farebbe piacere scambiare tanti pensieri con lei perchè è così raro trovare persone che amano le stesse letture almeno per me…

In questa solitudine dell’intelligenza…

Giovanna”

Tanti libri, tanti gusti letterari, diverse esigenze. Ne parliamo spesso. 

 “Fidati di chi ama leggere, fidati di chi porta sempre con sè un libro di poesie.” scrive Cotroneo nel  libro indirizzato a suo figlio Francesco  “Se una mattina d’estate un bambino”. E’ una lunga lettera di un padre che lavora tra i libri. Il bambino all’epoca (1994)  ha solo due anni e  mezzo. La leggerà poi. Ma non è mai troppo presto per instradare i figli alle lettura –  pensiamo noi Lettori accaniti – convinti di quanto  aiuto essa  possa dare alla formazione dell’essere umano.

Vengono citati libri importanti per l’autore ed insieme ad essi le tematiche esistenziali che scaturiscono dalla loro lettura. Un po’ com’è la filosofia di questo blog. Non mera recensione che dipende sempre dai gusti e dal vissuto personale, ma  sollecitazione a capire noi stessi e ciò che ci circonda.

E’ un invito per raggiungere il mondo dei versi e delle narrazioni.  Anche Cotroneo sceglie come letture importanti “Il giovane Holden”, le poesie di Eliot, i romanzi di Virginia Woolf, ma si sofferma soprattutto su “L’isola del tesoro” di Stevenson.

Ricordo lo sceneggiato televisivo visto con mia mamma. Insieme ripetevamo la terribile canzone: ” Quindici uomini, quindici uomini / sulla cassa del morto/ Yò-hò-hò – e una bottiglia di rum”.

I pirati , quelli veri, non scherzano.

 Ci sono capitoli che possono incutere paura, ci sono personaggi cattivi, “sbagliati”.

Jim è il protagonista positivo, buono, simpatico che ha sempre vissuto in modo normale finchè un giorno alla porta della sua locanda arriva  il Capitano, con il suo codino incatramato, il suo baule, il coltello e la sua canzone. E’ un  vecchio lupo di mare :” il Capitano Bill ha le mani rugose e ragnate di cicatrici, le unghie rotte e orlate di nero; e attraverso la guancia, il taglio del colpo di sciabola d’un bianco livido e sporco.”  Ormai Bill è però uno straccio d’uomo, ha navigato con Flint, il più temibile pirata di tutti  i mari e ha con sè una carta molto importante, una mappa , nascosta nel baule, per ritrovare il tesoro di Flint.

Il Capitano Bill beve troppo, ha un carattere rissoso, non paga i conti alla mamma di Jim. Ma è un pirata banale. Egli non è altro che il tramite perchè Jim diventi un uomo, perchè attraversi l’adolescenza con il dolore e i danni inevitabili.

 Dopo morte del Capitano  e dopo quella  quasi contemporanea del padre, Jim scoprirà nel misterioso baule la mappa del tesoro  sepolto in un isola del Mar dei Caraibi.

Questo romanzo è una sorta di iniziazione alla vita, è la spinta per perdere l’ingenuità, è un libro per ragazzi certamente, ma si può rileggere  da grandi per  “tarare” le  sensazioni e le paure provate con la figura sinistra di Pew il cieco, di Cane-Nero e di Silver John.

Pew può spaventare il giovane lettore; il lento ticchettio del bastone, la voce melata, e lo scatto che attanaglia il braccio del giovane Jim “Conducimi difilato o ti rompo il braccio.” fa rabbrividire.

Pew è un pirata terribile, ha perso la vista in un arembaggio, lo stesso in cui John Silver ci ha rimesso la gamba. Navigavano con Flint ed ora rivogliono l’oro nascosto.

Jim, se vuole crescere, deve andare all’isola del tesoro, fidarsi di John Silver, ambiguo , contradditorio, il suo vero antagonista. L’avventura non è altro che un rito di passaggio, serve a diventare grandi, costi quel che costi.

Per questo trovo che L’isola del tesoro sia un romanzo importante. Jim scoprirà  la violenza, la crudeltà, il tradimento. Avrà a che fare con la propria indecisione, con i sentimenti di colpa. Saprà che tutto è appeso a un filo, un filo casuale.

L’arrivo nell’isola per Jim è pregna della felicità dell’esploratore, ben presto però  rovinata dalla violenza di Silver  che uccide un marinaio onesto. “con gli occhi piccoli come capocchie di spillo nalla larga faccia, scintillanti come pezzetti di vetro.” E’ lo sguardo dell’odio.  E Jim non regge, sviene. Sviene e diventa grande.  Perchè di fronte a lui c’è Silver, l’imponderabile. 

 Ciò che  anche noi  attualmente  purtoppo vediamo e  sentiamo  intorno a noi.

Per Jim la caccia al tesoro diventa un viaggio tra il bene ed il male che, fortunatamente, ci lascerà alla fine un po’ di speranza. Ottenuto l’oro il ragazzo  si distaccherà dal  suo semplice valore materiale per interessarsi alla storia delle monete.

Robert Luis Stevenson,  scozzese, nato nel 1850 e morto a soli 44 anni a Samoa, è uno dei più grandi scrittori di tutti i tempi. Ricordiamo Lo strano caso del dottor Jeckill e Mr.Hyde, parabola  sulla doppia natura dell’uomo.

Ma conoscete Stevenson poeta? Poesie-diario scritte quasi quotidianamente a commento delle sue giornate:

“Lascia la rapsodia, il sogno,

ad uomini di più vasta gittata,

la nostra meta sia un argomento semplice,

la devozione alla parola.

* * *

Finito è il destino, e verso l’ultimo degli anni,

maestro e allievo, amico, amante, genitore, figlio,

ognuno cammina vicino e separato, guarda

gli amati splendere oltre se stesso, come stelle.

Mi sono accorta che ho parlato di più di un libro…è vero…i libri sono come le ciliegie…uno tira l’altro!

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6 commenti
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  1. Quanti spunti qui oggi! Stevenson e’ veramente un gigante. Ricordo di aver letto, oltre all’ “Isola” e al Dr. Jeckill e Mr. Hyde per il bellissimo esame di inglese sulla tematica del “doppio” (Raffaella, anche tu l’avevi fatto no?), alcuni racconti. Non ricordo molto purtroppo ma quello che ricordo sono le atmosfere cupe, scozzesi, tempestose, degnissime di un grande romantico. Mi viene una domanda legata proprio al fatto che grandi romanzieri scrivono anche opere cosiddette “per l’infanzia” (o adolescenza): ma voi condividete il fatto di dare a un bambino una versione facilitata di un grande romanzo che ha per tema la crescita e la formazione? Vediamo… mi ricordo Moby Dick, libro con copertina rigida e David Copperfield (con le figure). Certamente mi e’ venuta poi voglia di leggerli integralmente ma voi… che ne pensate? PS Bellissime anche le poesie, che rivelazione!

  2. Temo che le edizioni purgate facciano più male che bene . Il bambino che legge il David Copperfield ridotto non lo rileggerà tanto facilmente.pochi sono come Stefania, e avrà un’idea edulcorata e senza misteri, riducendo tutto a una storiella. Credo che i lettori precoci assimilino tutto quello che comprendono e escludano tutto il resto: Il classico non sarà una favoletta e la rilettura sarà automatica perchè saranno rimasti tanti misteri da svelare.Oggi il mercato produce un’infinità di storie per ragazzi,solo per ragazzi. Che crescono in frettae in modo diseguale, dove si ferma il confine? Comunque, se non lo sapete, il libro dell’anno di Farenheit è Nel mare ci sono i coccodrilli, di Fabio Geda, che va bene per grandi e piccoli .
    Proseguo (e mi dispiace che lo finirò troppo presto) nella lettura di Mauvignier,”Degli uomini” Einaudi- : la scrittura penetra nella mente e…nel cuore (?)sì nel cuore perchè lo sento battere un poco più forte e sono lì anch’io tra Fuoco di legna soprannome di Bernard e Solange, Rabut,eNicole e tutti i compaesani i Bernard, dentro questa narrazione umana- Troppo umana.Ciao ciao

  3. Sì, Stefy, uno dei corsi più belli quello all’università sul doppio nella letteratura inglese, il mitico Conrad, Stevenson, il poco conosciuto James Hogg, e poi Bram Stoker, Wilde ecc ecc… Stevenson è davvero affascinante, e ricordo ancora le sue short stories che mi facevano venire i brividi…
    Non so dire invece riguardo la versione facilitata… io ad esempio avevo letto i Viaggi di Gulliver da bambina , ma poi la complessità del romanzo di Swift mi ha spiazzata nella sua versione integrale…Forse alcune opere andrebbero affrontate per intero, ed ognuna all’età giusta… ma non so… qui è un discorso aperto….

  4. Tutti noi, da ragazzi, abbiamo letto questo splendido romanzo, forse, in allora, senza comprenderne i significati più profondi. Sto letteralmente divorando “Viaggi e altri viaggi” di Antonio Tabucchi (mi prenoto per il post!). Manco a farlo apposta … nelle prime pagine Tabucchi scrive: “La scoperta (e la fascinazione) della letteratura venne con l’adolescenza grazie a un libro “magico” che per me continua ad essere magico, L’isola del tesoro …Quel libro mi trasportò verso oceani favolosi, era un vento che non gonfiava solo le vele del vascello salpato alla ricerca del tesoro ma muoveva soprattutto le ali dell’immaginazione …”
    Anche a me, insieme ai libri di Salgari, quel romanzo faceva lo stesso effetto, al punto che lo leggevo alla luce di una pila, da sotto le coperte, quando i miei genitori spegnavano la luce – l’interruttore era fuori della porta, mannaggia! – con un perentorio “Dormire, domani c’è scuola”. Ed io continuavo a sognare anche a scuola, tal che il mio maestro, Aldo Ubertis, mi chiamava Lunatti e non Lucatti!
    P.S.: sono contrario ai sunti dei libri stile Selezione dal Readers Digest.

  5. Non nominiamo il Readers Digest!!! Io ho capito solo ora che sono versioni “purgate” (mi piace questa parola in questo contesto, Camilla!) dei classici. Meno male che non avevo mai letto uno…

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