LA CONTROVITA, di Philip Roth
pubblicato da: admin - 6 Dicembre, 2010 @ 7:44 pmHo appena iniziato la lettura di questo corposo romanzo . Fra l’altro è la prima volta che mi avvicino a Philip Roth, famoso e prolifico autore americano vincitore del Pulitzer nel 1997 e di tanti altri premi.
Sono un po’ diffidente, ma mi intriga moltissimo la tematica dell’esistenza alternativa. Quella che è, ma che poteva esere cambiata. “L’attuale e il potenziale”: Realtà che si intrecciano, si specchiano, si cancellano.
Ci sono cinque storie incentrate sui fratelli ebrei  Zuckerman: Henry che all’inizio muore per essersi sottoposto ad un’operazione chirugica tesa a fargli riacquistare la potenza sessuale e Nathan, lo scrittore che spia e analizza la vita del fratello. La riscrive anzi, facendoci conoscere però quale potrebbe essere lo scotto del cambiamento della sorte personale.
I nostri destini sono reversibili? Che cosa occorre fare per cambiare? Piccole o grandi mosse?
So che “entrerò” in esistenze parallele degli stessi personaggi che si svolgeranno dall’iniziale ambiente del New Jersey per arrivare a Londra e persino in un insediamento desertico in Israele.
Scelgo di parlare di un libro appena iniziato per poter rispondere alle righe di Camilla, puntuale e preziosa commentatrice del blog. Parto proprio dall'”immersione”che il lettore fa nel mare della letteratura. E Camilla, con la sua scrittura scintillante,evocativa ed ammaliante parla di scrittori poco conosciuti, ma eccezionali. Perchè le piccole case editrici passano inosservate pur pubblicando libri eccezionali?
Anche il mondo dell’editoria è risucchiato dalle aride leggi del mercato dove conta la visibilità mediatica e il prodotto “facile”, adatto a tutti ? Se ripenso a “Va’ dove ti porta il cuore”… L’unica consolazione è che i lettori esigenti, sicuri dei propri gusti e di ciò che vogliono vadano alla ricerca, un po’ come cani da tartufo, nelle librerie o  in biblioteca del libro per sè, quello che si accoppia come un amante alle proprie esigenze ed aspettative.
Come sapete ormai vado solo in biblioteca (salvo le perlustrazioni senza acquisti in libreria – finiti i tempi in cui ogni volta che vi entravo uscivo con un libro o due – ); generalmente trovo sul tavolo all’ingresso libri che mi attirano. Altre volte li cerco o li ordino perchè ne ho sentito parlare per Radio Tre o dagli amici e dai giornali.
Insieme a “La controvita” ho trovato amche “Tutti i viventi”, forte, struggente bello. Ma…la copertina della ragazza che di spalle, vestita con l’abitino da casa, si incammina tra prati secchi del Kentucky, l’avevo già vista. Ma l’ho già letto? penso. Eppure l’iniziale storia di Aloma sfortunata, ma che ama la musica e per amore va a vivere con Orren triste e solo, in mezzo al nulla mi attrae. Cerco nel mio archivio…sì, c’è. Ne ha scritto un post la nostra Camilla! E a proposito, di Banville…sono riuscita trovare due suoi libri “veri”, Ve ne parlerò .Â
Ma consultando una mia rubrichetta rossa ho trovato che avevo già letto anche un suo giallo qualche anno fa. “Dove è sempre notte” Gli avevo assegnato 10 come voto, aggiungendo”prosa eccezionale”.
Dopo la morte di mio marito mi ero buttata a capofitto nella lettura, credo proprio di aver letto un libro al giorno, riuscivo a tenere lontano il dolore, anche se non completamente, mentre ero immersa in un libro; ma mi abbuffavo, leggevo velocemente,  e poi non riuscivo a ricordare completamente. Per questo scrivevo il titolo e l’autore nella rubrica.
L’atto della lettura come  il salire verso l’alto, l’immergersi e il nuotare in un mare di sensazioni, l’abbandonarsi completamente, il vivere un’altra vita  e qualsiasi altra metafora ad esso relativo ci sottolineano che ogni qualità della mente e dello spirito, ogni percezione nostra ne sono  catturate.
E dalla lettura le nostre storie di lettori, di persone. Qualche pennellata e l’affresco si completa.
Sembra che se non legati direttamente all’attualita’, alla politica, ai casi di cronaca o comunque a tutto cio’ che la TV manda in onda, i libri “stentino” ad essere notati. Soprattutto le storie prese a spunto per riflessioni esistenziali, filosofiche o artistiche, tutto cio’ che riguarda il nostro intelletto e la nostra “sfera emozionale,” non sono adeguatamente pubblicizzate. Va molto il libro-consumo, e’ vero. Ma i libri che ci piacciono esistono, eccome, e prendono strade imprevedibili, li incontriamo per caso o per destino e si intrecciano a noi per sempre. Ho gusti simili a quelli di mamma, ma non sempre. Questo libro mi attrae molto, nel titolo e nelle storie scelte. Il “potenziale” e’ una domanda costante della mia vita.
Ieri sera ho assistito ad un bel concerto al Teatro Carlo Felice a Genova. Mario Brunello, violoncello solo. Ho ascoltato Brunello molte volte da adolescente e studente e mi e’ sempre piaciuto. Ora a distanza di anni ho capito perche’ mi e’ sempre piaciuto: perche’ il suo fare arte e’ lontano dal “vedersi fare arte” ma concentrato realmente sulla sostanza, senza vezzi ne’ modalita’ ritrite. E’ un artista modesto e silenzioso, eppure intenso ed intelligente. Ecco, questo puo’ capitare anche con un libro, il rileggerlo dopo anni, il capirlo diversamente, puo’ portare a belle illuminazioni, ma l’istinto ha sempre ragione. Sempre.
Sto scrivendo da casa di Vale, ma sono il suo papà Riccardo, qui a fare un po’ il nonno della bellissima Sara, classe 21 ottobre 2010 …
Di fronte al libro “sponsorizzato” dai media, o ai libri seriali del tipo Grand Hotel, esistono libri di grande valore, di autori non ancora baciati dalla notorietà , libri che magari fai un po’ fatica a scoprire …
Ed ecco un ulteriore grande merito del “nostro” blog: leggendo, valutiamo, apprezziamo, segnaliamo, diffondiamo. Siamo un po’ noi stessi “autori”, se è vero – come io credo sia vero – che un libro esiste non quando viene scritto, ma quando viene letto.
Da un anno sono in pensione. Alcuni mi dicevano: attento alla depressione, attento al passaggio dal fare al non aver da fare … No, non mi sono mai sentito così “ricco” come da quando posso dedicarmi alla lettura. E soprattutto da quando, grazie a Mirna, “comunico” con il blog ed i blogghisti (si dice così?).
Leggere arricchisce e ci fa vivere molte vite: la nostra, quella degli autori e quella dei protaginisti.
Inoltre, leggere ci avvicina alla verità delle cose.
Ora devo chiudere: mi chiamano. Devo andare di là a colccolare Sara.
Ciao
Riccardo Lucatti
Ho appena scritto un commento dal computer di mia figlia Valentina, ma non lo vedo … arriverà .
Comunque, si, esistono libri bellissimi di autori non “sponsorizzati”, di gran lunga migliori di certi libri seriali di chi non si accontenta di entrare “porta a porta” nelle case altrui per altri “canali”…
Un ulteriore merito del “nostro” blog è la comunicazione che si instaura fra tutti noi, la “creazione” di tanti libri, se è vero che un libro esiste quando viene letto, non quando viene scritto. Lo spazio che diamo a chi se lo merita, anche se non è sponsorizzato …
Leggere è un po’ come vivere. Vivere la propria vita e leggere quella altrui, degli autori e dei loro personaggi. Leggere, conoscere, arricchirsi di porzioni sempre maggiori di verità … alla quale non arriveremo mai, ma almeno ci proviamo …vi pare poco?
Vivere un’altra vita? Per me leggere è scoprire me stesso e gli altri. Infatti io sono “gli altri” per gli altri. I corsi e ricorsi della storia esistono anche per le singole persone. Raramente inventiamo, spesso ci ripetiamo. I veri inventori? Gesù, sia per chi ci crede che per chi crede solo al Cristo storico.
E più un libro è bello. sincero, arricchente, rivelante, più mi dico: ma come mai non ci avevi pensato tu stesso? Ed ogni volta scopro qualcosa di nuovo, ed ogni volta mi pongo la stessa domanda …
Buona lettura a tutti
Riccardo Lucatti
A volte i commenti tardano ad apparire perchè ormai, data la nostra grande visibilità , sono sommersa dagli spams da cancellare; nel contempo devo approvare i pensieri amici.
Che dire ancora della Lettura, compagna, madre, padre, amica?
Io so che il libro che sto leggendo mi condiziona l’umore giornaliero. In questi giorni ho accanto a me un libro della Morgan, “Tutti i viventi”, speciale, meraviglioso, non vedo l’ora di tuffarmi nel suo mondo, tra le piantagioni di tabacco del Kentucky.
C’è anche padre Bill, vero pastore d’anime, che mi ha regalato con un suo sermone l’immagine delle nostre anime dopo la morte. Saremo come perle… ed allora io immagino chiarore, luce, tintinnio, e perle – noi – radianti…
Ciao! Ma che bella scoperta questo blog!
Ti lascio un messaggio sotto questo post non solo perché sto leggendo La controvita proprio in questi giorni ma anche – e soprattutto direi – perché considero Philip Roth uno dei più grandi autori viventi. Consentimi di consigliarti altri suoi eccezionali romanzi, in particolare: Pastorale americana (che considero il suo capolavoro), La macchia umana, Il teatro di Sabbath, Everyman.
Sono anche io una lettrice appassionata, soprattutto di classici, sia italiani che stranieri.
Recentemente sono stata molto “toccata” da Il giardino dei Finzi – Contini di Giorgio Bassani, romanzo che mi ha lasciato dentro un mondo intero, fatto sì di personaggi – indimenticabili – e di luoghi ma soprattutto intriso di una particolare atmosfera che credo mi rimarra “appiccicata” addosso per molto tempo… per sempre forse. In particolare ho apprezzato la grazia, le levità , la pacatezza nell’affrontare – sullo sfondo – un tema tanto grave e tragico quale quello delle leggi razziali emanate in Italia dal regime fascista, lasciandone appunto appena un accenno qua e là e preservandone tuttavia l’ingombrante presenza, quasi fosse un’ombra che pian pian si ingrandisce sempre più, fino a divorare quella luce che aveva illuminato i personaggi nel calore di quell’ultimo tiepido autunno.
Credo che lo si possa definire un vero e proprio romanzo di formazione in quanto il protagonista, alla fine, preso atto del proprio fallimento amoroso, si troverà costretto, suo malgrado, anche ad aprire gli occhi sulla realtà circostante, realtà che fino a quel momento, tutto preso dalla sua passione per Micòl, era rimasta esterna a quell’enclave fuori dal tempo e dello spazio che era il giardino. Il giardino dei Finzi – Contini, inteso come luogo fisico ma anche simbolico, e la passione del protagonista per Micòl rappresentano infatti uno scudo di protezione contro l’orrore del mondo reale che si profila all’esterno, ma anche, in ultima istanza, il mondo incantato dell’infanzia, non ancora scosso dai traumi e dalle responsabilità della vita adulta. Crescere, sembra dirci l’autore, significa accettare i propri fallimenti, voltare pagina ma anche saper preservare nella memoria un passato che si è amato, restituendogli vitalità e calore attraverso la prospettiva della maturità .
Non dimenticare quindi ma continuare a voler bene anche a coloro che non sono più.
Quel giardino – così carico dunque di una valenza polisemantica – è anche però estremamente reale, descritto minuziosamente, con dovizia di particolari, luogo reale e simbolico insieme, perfetto esempio di come sempre la letteratura dovrebbe essere.
Buon proseguimento 😉