IDA LORI, evviva la poesia

pubblicato da: admin - 12 Dicembre, 2010 @ 8:21 pm

Capisco Riccardo e la sua ansiosa ricerca del libro perduto. Ma fortunatamente la sua Antologia è stata ritrovata e si può sfogliare nuovamente e rileggere con gioia, ad alta voce. La POESIA, linguaggio privilegiato che va verso l’alto attingendo dal nostro più profondo, è la VERITA’.

Sempre accanto a noi dev’esserci un libro di versi. E’  come avere accanto la nostra ANIMA nuda.

Anch’io ricordo l’emozione provata nello studiare i poeti inglesi da Chaucer a Eliot.

 

IDA LORI   Antologia Inglese

F. Mariani Editore  –Milano, 1956

Ovvero, ricordi di uno scolaro, da un libro ritrovato.

Stampato nel 1956. Era la mia antologia di lingua straniera in quinta ginnasio, al Liceo A. Doria di Genova, nel 1959. L’avevo prestato a mia figlia Valentina diciottenne nel 1990. Me ne ero dimenticato. Due giorni fa, parlando con Valentina, ne rimpiangevo la perdita. E Valentina: “Ma ce l’ho io!”. Per me è stata una vera gioia. Infatti, “Era perduto ed è stato ritrovato” … Mi sono detto: merita un post. Del resto avevo ben suggerito “raga, diamoci un po’ più da fare con la poesia!

Qualche post fa, parlando di “L’uomo che amava la Cina” di Simon Winchester, il quale ci ha raccontato vita e opere dell’Inglese Joseph Needham, scrissi:” L’Inghilterra non è solo William Shakespeare, che pur tutti noi amiamo”. Infatti avevo in mente molti altri Poeti Inglesi e avrei voluto citarli proprio prendendo lo spunto da questa antologia, ma pochi giorni fa non ho potuto. Oggi posso. E ne sono felice. Citerò quindi alcuni autori con qualche loro passo”.

                                                                                                                            Shakespeare, 1564-1616 (tanto per non sbagliarsi!)

Il monologo di Amleto

Provate a rileggerlo alla luce del “Vado via o resto” di Fabio Fazio e Roberto Saviano. I grandi (mi sto riferendo a Shakespeare, pur senza nulla togliere a Saviano) sono sempre contemporanei (del resto, Manzoni docet).

L’Orazione di Marco Antonio dal “Giulio Cesare”.

Anche qui l’attualità la fa da padrona: “Il male che gli uomini fanno vive dopo di loro; il bene è spesso seppellito con le loro ossa”. E l’ironia, dove la mettiamo? “Bruto afferma che Cesare era ambizioso, ma Cesare ha operato esattamente in senso contrario (Marco Antonio cita fatti concreti, n.d.r.). Ma Bruto è un uomo onorevole” (oppure è un Onorevole? Oppure è un uomo d’onore? (o forse oggi vi potrebbero essere coincidenze …fate voi, n.d.r.)

 

Robert Burns, 1759-1796

Poeta lirico molto influenzato dalla rivoluzione francese, scrisse soprattutto in dialetto scozzese. Poeta della natura (scozzese) e della terra natìa, le Highlands:

 

My heart ‘s in the Highlands, my heart is not here;

My heart’s in the Highlands a-chasing the deer,

Chasing the wild deer, and following the roe,

My heart’s in the Highlands wherever I go.

Wherever I wander, wherever I rove,

The hills of the Highlands for ever I love.

 

Niente a che vedere con Shakespeare, sia chiaro, tuttavia anche questa nostalgica musicalità ha i suoi pregi … ed io ci rivedo un po’ di “Romagna” del Pascoli.

 

Thomas Gray 1716.1771

Elegia scritta in un cimitero si campagna. E qui ci rivedo un po’ i Sepolcri del Foscolo. Lo cito soprattutto in relazione al poeta successivo …

 

William Wordswoth, 1770-1850

 

We are seven (sette, fratelli, n.d.r.) … dice una ragazzina …

“una ragazzina semplice, che sospira dolcemente,

e che sente la vita in ogni suo arto

cosa dovrebbe mai sapere della morte?”

Infatti la ragazzina considera ancora presenti i suoi fratelli, sepolti nel piccolo cimitero accanto alla casa. We are seven non we was sven. Qui siamo all’opposto del Foscolo.

 

George Gordon Byron, 1788-1824

 

Non è il mio preferito, tuttavia va citato, non credete?

Vi ricordo solo il Child Harold’s adieu, per la sua musicalità:

 

Adieu, adieu! My native shore

Fades o’er the waters blue;

The night-winds sigh the breakers roar,

and shrieks the wild sea-mew.

 

Addio, addio! Mia spiaggia natìa

Sparisci dietro le acque blu;

i venti della notte sospirano, i frangenti mugghiano,

e le gazze marine gracchiano.

 

Per certi aspetti mi ricorda alcuni versi della canzone Memory:

In the lamplight the withered leaves collect at my feet

And the wind begins to moan.

 

E per concludere, passiamo agli U.S.A

 

Walt Whitman, 189-1892

 

Ricordate il film “L’attimo fuggente”? Oh capitano, mia capitano …

 

O captain! My captain! Our fearful trip is done!

…

O the bleeding drops of red,

Where on the deck my Captain lies,

fallen cold and dead.

 

Il poema fu scritto in occasione dell’assassinio del Presidente Lincoln nel 1865.

Del resto, anche il professore, nel film, oltre cento anni dopo, fu “eliminato” …

 

Chiudo qui. Grazie per la paziente attenzione. Evviva la Poesia!

Riccardo

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  1. E dopo ‘sta scorpacciata di poesia,
    tra tante voci alte, una piccola, la mia…

    Leggera malinconia…

    eppure strazi i miei pensieri

    e ti aggrovigli intorno al cuore

    e rubi il miele del mio tempo.

    Ti ferisco coi miei versi,

    ma tu mi divori e crei

    nel gorgo della mia vita

    nuove dolorose vertigini.

    Mi concedo temeraria

    al tuo abbraccio oscuro

    che mi trascina

    fra pietre morte

    e incendi di stelle.

    ALTRI PENSIERI

    Riposo in me stessa,

    nave leggera fra i flutti,

    e sorvolo solitaria

    oceani silenziosi.

    M’inebrio di parole

    e di suoni

    per catturare altri pensieri

    e fonderli

    nell’immaginifico viaggio.

    Come può essere ricco il raccolto

    …basta aprirsi…come i fiori.

    Mirna Moretti

  2. Il mio vero incontro con la poesia, a parte il periodo scolastico, è stato quello con “L’antologia di Spoon River” di Edgar Lee Master, il cui testo ho trovato un giorno su una bancarella. Erano, fra l’altro, testimonianze di morti, che continuavano a riflettere e ad insegnare ai vivi il senso dell’esistenza. Ho tenuto questo libro per molto tempo sul comodino, leggendone ogni tanto qualcuna.

    “Molte volte ho studiato
    la lapide che mi hanno scolpito:
    una barca con vele ammainate, in un porto.
    In realtà non è questa la mia destinazione
    ma la mia vita.
    Perché l’amore mi si offrì e io mi ritrassi dal suo inganno;
    il dolore bussò alla mia porta, e io ebbi paura;
    l’ambizione mi chiamò, ma io temetti gli imprevisti.
    Malgrado tutto avevo fame di un significato nella vita.
    E adesso so che bisogna alzare le vele
    e prendere i venti del destino,
    dovunque spingano la barca.
    Dare un senso alla vita può condurre a follia
    ma una vita senza senso è la tortura
    dell’inquietudine e del vano desiderio –
    è una barca che anela al mare eppure lo teme. “

    Edgar Lee Master

  3. Ecco , i miei spietati passi, riportano alla PROSA , questo straordinario affresco zeppo di poesie e di poeti, che ho letto con grande piacere.
    Devo pur dire che ho finito il romanzo di Laurent Mauvignier, questo ancor giovane scrittore francese, dalla scrittura travolgente, sembra di stare in un teatro greco per la drammaticità e senso dell’ineluttabile, ma la ricchezza umana esplicita e splendente di verità , negata da tutti, dimenticata con la forza della volontà o della necessità di sopravivere, sorda e rabbiosa dentro le pance di ognuno, ma apparentemente silente, la verità che ha annientato Bernard, c’è questa verità, che filtra, malgrado tutto, da ogni crepa del cuore degli uomini. E’ la storia di un uomo di nome Bernard, soprannominato fuoco di legna, ridotto a un barbone, sempre ubriaco, pazzo di solitudine e pieno , ancora e ancora, di caotico amore per qualcuno di ormai perduto ma anche per Solange, una delle sorelle. E per una figurina di bimba, racchiusa in una vecchia fotografia, del passato urlante, che non può essere sopportato da un essere umano- e Bernard è rimasto un essere umano, massacrato dai ricordi che non ha nascosto.
    Un libro diverso, , dalla scrittura mimetica e lirica, nitido fino all’incredibile e commovente. E ci si sente tutti, ma proprio tutti, di far parte dello stesso , immenso, popolo umano, così uguale a se stesso, ovunque. Laurent Mauvignier – Degli uomini – ed. Feltrinelli – ottobre 2010

  4. Tornando per una attimo a Dedalus, voglio ricordare il bellisimo “DOUBLINESQUE”, ultimo romanzo di Enrique Vila Matas, scritto sulle orme, dentro le orme, di Ulisse. Dove si parla di letteratura e di scrittori ma anche di lettori perchè “….a volte gli scrittori deludono i lettori, ma succede anche il contrario e i lettori deludono gli scrittori quando in loro cercano solo la conferma che il mondo è come lo vedono…” e “…non ci si deve ingannare : il viaggio della lettura passa molte volte attraverso strade impervie che esigono la capacità di emozione intelligente, il desiderio di comprendere l’altro e di avvicinarsi a un linguaggio diverso da quello delle nostre tirannie quotidiane.”ciao ciao

  5. Grazie Riccardo…. la poesia inglese è stata il mio primo grande amore… Uno su tutti T. S. Eliot, The waste land… Un incipit che credo abbia citato anche Mirna, così forte. April is the cruellest month…

  6. Errata corrige.. avrei dovuto dire anglo-americana. Visto che Eliot è nato negli States! E , sono orgogliosa però, il mio stesso giorno, il 26 settembre! Di qualche anno prima…

  7. Ricordo con grandissima emozione la lettura dal Giulio Cesare, appunto l’orazione di Marco Antonio, “regalata”, anzi “offerta” da Giorgio Albertazzi in un programma televisivo, non ricordo quale, in occasione dell’uccisione di Giovanni Falcone. Tutti eravamo profondamente sconvolti dall’accaduto e sentire Giorgio Albertazzi proclamare Shakespeare in onore del grande Giudice ucciso fu cosa da rabbrividire. Ho cercato per anni di recuperare quella registrazione, telefonando in Rai a Roma, coinvolgendo il padre giornalista di un’alunna…..non c’è stato nulla da fare….
    Poesia sempre “ad hoc”, appunto!
    Grazie a tutti

  8. Cosa ho combinato? “My comment is awaiting moderation”…..sembra minacciosissimo!!

  9. Bentornata Cinzia!
    Le pseudo minacce del blog fanno parte dell’antispam…Devo approvare io i commenti! Spesso quindi si leggeranno dopo un po’ di tempo e cioè quando mi metto al Pc.

    Posso immaginare la passione di Albertazzi nei panni di Marco Antonio in un momento così drammatico della nostra storia.
    Un abbraccio.

  10. il libro scomparso di mio papà era in realtà già comparso su questo blog… da quel libro avevo tratto la poesia qui riportata:
    http://trentoblogcommunity.com/unlibroalgiorno/2010/04/13/i-browning-quando-la-poesia-e-amore/
    un abbraccio a tutti!
    valentina