IL SENSO DI SMILLA PER LA NEVE, di Peter Hoeg

pubblicato da: admin - 28 Novembre, 2010 @ 8:20 pm

121011_BookCover[1]La terre est blanche,/ le ciel est noir, /cloches carillonez gaiement“  ecco i versi che ho recitato  stamattina aprendo la finestra sui fiocchi leggeri di questo novembre trentino mentre mi arrivava il suono lieto delle campane dell’Abbazia di San Lorenzo.

L’insegnante di francese  delle scuole media ce li aveva fatti studiare a memoria.

Subito mi viene in mente anche il libro per il post quotidiano. Un libro che parla di neve, ma quella “tosta”, quella della Danimarca e della Groenlandia dove ci sono più di dieci modi per dire “neve” a seconda della sua  corposità, del disegno del fiocco, della  sua consistenza, ecc.

E’ un libro adatto a lunghe domeniche invernali quando ci si vuole raccogliere in qualcosa di avvincente e nello stesso tempo “viaggiare” sia nell’altrove geografico che nell’altrove di nuove visioni della vita.

Smilla (nome che mi piace) è una glaciologa indipendente, scontrosa, con ricordi brucianti dell’adorata mamma Inuit morta tragicamente mentre pescava con il suo kayak in Groenlandia,  e  che deve  destreggiarsi in un rapporto conflittuale  con il padre residente a Copenaghen come lei.

 L’unico suo  intenso legame affettivo è con Esajas, figlio di una vicina Inuit.

Quando il bambino, una sera d’inverno, scivola da un tetto innevato e muore, Smilla si accorge che non è stato un incidente. E’ proprio il suo “senso per la neve” che le fa capire che le impronte lasciate da Esajas sul tetto sono sospette.

Raccontato in prima persona questo romanzo ci porta in un ambiente diverso,  in un mondo a noi lontano denso di descrizioni di paesaggi affascinanti che ci condurranno da una prenatalizia Copenaghen alla calotta polare.

C’è  un mistero intricato da risolvere in cui anche il piccolo Esajas è stato, suo malgrado, coinvolto. E Smilla comincia ad investigare. Si oppone, si ribella, com’è nella sua natura, al potere di certe istituzioni corrotte, allo sfruttamento delle risorse minerarie della Groenlandia. La sua curiosità, il suo senso di riportare giustizia, la fanno incorrere in seri pericoli.

Le autorità la minacciano, la incarcerano per una notte, cosa per lei tremenda. Il timore degli spazi chiusi per  lei,figlia delle grandi distese aperte di ghiaccio e neve, la fanno retrocedere. Ma verrà aiutata da un meccanico,  suo coinquilino,  a riprendere le indagini ed insieme infine  scopriranno un’incredibile (e un po’ confusa)  verità.

Thriller avvincente, in cui oltre la suspence c’è anche la storia di una persona che soffre, che si sente precipitare in un tunnel di depressione, una persona che si sente sradicata in un mondo di opportunismo,  di clientelismo, di possesso di ricchezze come unico fine.

“Crescere in Groenlandia ha rovinato per sempre il mio rapporto con la ricchezza. Vedo che esiste. Ma non potrei mai lottare per raggiungerla. Nè rispettarla seriamente. Nè considerarla un obiettivo”

Mi piacciono qesti emergenti scrittori scandinavi, amo entrare nel loro mondo cupo e lontano.

Peter Hoeg è nato nel 1957.  Nel 1988 venne salutato dalla critica come “il miglior narratore della sua generazione”.

Sono andata a leggere le opinioni dei lettori su Internet: ci sono estimatori osannanti  il messaggio ecologico, di tolleranza che il romanzo ci trasmette, ci sono i tiepidi che lo accettano come diversivo durante l’influenza, ci sono alcuni che lo  detestano   insieme alla persona che l’ha loro regalato…!( non è pericoloso regalare un libro a qualcuno se non si conoscono perfettamente i suoi  gusti?).

Insomma è vero che ognuno di noi legge una storia a modo suo, ne diventa co -protagonista o ne rimane distaccato,  e lo ama o non lo ama a seconda del suo vissuto, dei suoi desideri, dei suoi vuoti da colmare, dalla sua consapevolezza.

Io amo entrare in mondi nuovi, qui la Danimarca invernale, adoro entrare nelle pieghe intime delle persone, e qui Smilla, persona che ricerca la sua identità, mi ha catturato. Poi se il finale è un po’ confuso ed eccessivo, pazienza.

Durante la lettura ho avuto modo di fermarmi su molte pagine e riflettere.

 Che in fondo è, per me, lo scopo precipuo della lettura.

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2 commenti
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  1. Ho apprezzato anch’io questo libro, letto qualche anno fa, proprio perché mi portava lontano in un mondo bianco e freddo, che sorprendentemente si è rivelato ricco di passione e mi ha indotta a guardare la neve in modo più consapevole.
    Ho provato poi a leggere “Vita del lappone” di Johan Turi, che oggi è considerato il primo grande classico della letteratura lappone, ma devo dire che non ce l’ho fatta a finirlo.
    Secondo l’autore il libro doveva servire a illuminare lo spirito della sua gente, che gli stranieri non capivano e i lapponi stessi non riuscivano a spiegare, perché il lappone – come dice Turi – “non capisce molto quando sta dentro una stanza chiusa, quando il vento non gli soffia nel naso”.
    Un libro difficile, almeno per me, che questo post mi ha fatto ricordare. Una di quelle letture lasciate incompiute, perché i tempi forse non erano maturi.
    “Nei tempi antichi ogni cosa sapeva parlare, tutti gli animali e gli alberi e le pietre e ogni cosa sulla terra, e così parleranno anche al momento del giudizio finale” (Johan Turi).

  2. Mi innamorai perdutamente di Peter Hoeg , tani anni fa’ oramai, e lessi i suoi altri libri in italiano. L’ultimo mi pare sia uscito nel 2008, bello e complesso e strano:Il circo, la piccola bambina….Non ricordo bene quel romanzo.. Non dimenticherò mai “I quasi adatti”, tragica storia di ragazzini “quasi adatti” (altro eufemismo escludente.oggi si dice “diversamente abili” e simili ipocrisie.) Un romanzo disperatamente empatico e furente contro la discriminazione crudele di chi non é copia conforme: in tutti i Paesi, in tutte le culture il meccanismo dell’esclusione del “diverso” è sempre ben oliato ed è per questo che gli uomini sono ancora bestie feroci. E anche la bella Smilla soffre, per una sua diversità, minima ma sufficiente.
    Carissima, carissima Mirnetta, io , se tu leggessi (con ordine cronologico) la triologia di Fred, LA SPIEGAZIONE DEI FATTI seguito da ISOLA CON FANTASMI- e, gran finale (forse, con J.B. non si sa mai, è come Zola), ATENA, oltre a conoscere gente che non ti dico, compresa zia Corki,io ne sarei talmente soddisfatta che niente potrebbe essere tanto bello per me, niente. (naturalmente se ne parlassi con me di questi viaggi al termine delle stupefatte gioie letterarie di J.B.)Io scherzo ma mi hai dato una speranza gioiosa. Tante letture riesco a condividere ma , se non relative ai tre bei gialli, nessuna di Banville . POSSIBILE MAI ???Abbracci a tutti