CONGETTURE SU APRIL, di John Banville

pubblicato da: admin - 27 Novembre, 2010 @ 6:16 pm

scansione0012Narrativa, l’evocatrice dell’altrove.

 Necessaria per aiutare a ripiegarci su noi stessi e ad aprirci verso gli altri. Tante vite che si snodano parallele, quelle reali, quelle dei personaggi letterari. Così mentre insieme a John Banville ricerco April Latimer e conosco il suo approccio verso la vita, mi addentro nel suo ambiente, una Dublino invernale costretta in un abbraccio nebbioso che ricorda una poesia di Eliot. 

 Nel frattempo mi giungono i pezzi delle altre vite, quelle reali: dal cugino meranese, dall’amica lontana, da quelle vicine, messaggi, e-mails.  Persone contente, soddisfatte, altre malinconiche, altre aperte, alcune reticenti, persone che mordono la vita, altre che l’assaggiano timidamente.

Sempre nel mescolare con intensità lettura e vita mi accorgo di fare paragoni con tipologie umane che ho incontrato e che incontro.

 Questo romanzo  è definito “giallo”, sia per la scomparsa di April sia per un probabile omicidio, è in realtà una ricerca delle verità nascoste, quelle che forse ogni giorno  ricerchiamo anche noi.

Phoebe, la più cara amica di April, sembra essere l’unica persona a preoccuparsi della sua prolungata assenza. Nessun altro la cerca, certamente non la sua famiglia,  la madre, il  fratello, uno zio ministro, anzi questi  sembrano non voler sentire parlare di lei definita in coro come “la pecora nera”.

 Phoebe, nella sua ansiosa ricerca,  si fa aiutare dal padre, l ‘anatomopatologo  Quirke appena uscito da una clinica di riabilitazione per alcolisti.

Ogni ricerca  di qualcuno o di qualcosa mette in discussione parti di noi, così Phebe si interrogherà se ama Patrick, il bellissimo ragazzo africano, forse amante di April; il dottor Quirke combatterà strenuamente contro la tentazione di bere e in questa sua battaglia cederà a capricci estrosi come quello di acquistare un’auto sportiva che non sa guidare. Rafforzerà invece il suo fragile rapporto con la figlia.

La Verità è sempre multiforme, l’animo umano sfaccettato come un caleidoscopio, le maschere si sfaldano e ciò che sembrava vero risulterà  falso. Persino nel gruppo di amici Phoebe scopre rivalità  profonde, segreti e bugie.

John Banville con la “sua scrittura limpida e tagliente come una lama” ci porta attraverso una ostile e fredda Dublino alla  scoperta di un’impietosa verità, ma soprattutto ci induce  con forza a leggere l’anima degli uomini.

Ecco il vero”giallo”, scoprire la nostra e l’altrui verità. Che fascino osservare i vari comportamenti umani ed intuire da che cosa sono dettati.  Che delusione se si scoprono meschinità, ma che gioia la rivelazione di bontà, altruismo, attenzione vera verso gli altri…

Attenzione ed interesse. Tempo fa una persona sosteneva che non chiedeva mai niente agli altri per “educazione borghese”, per riservatezza, per non sembrare curiosi…io ho ribadito che l’impressione che invece dà è quella che degli altri a lei non  interessi niente… impressione di gelo.

Non vi capita di incontrare persone che parlano, parlano di sè, e non vi  chiedono mai niente? E se per caso sfugge loro una domanda su di voi … poi non vi ascoltano?

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4 commenti
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  1. Ho letto questo libro con voracità ( attendo che la mia amica libraia mi recuperi gli altri di Banville, ” la spiegazione dei fatti” e l’isola dei fantasmi”….. sul preziosissimo consiglio di Camilla, grazie ed ancora grazie). E’ un autore che mi rapisce, mi parla,; intrattenendomi col mondo degli uomini in tutta la sua complessità.
    Le piccole “morti” quotidiane maturate nell’indifferenza e e nella solitudune umane, mi fanno pensare a quante verità nascoste dalla paura un uomo può racchiudere nel suo cuore.
    Un autore pazzesco, tanto è bello! Vi abbraccio,
    Miki

  2. Carissime Mirna e miki, insomma non vorrei ma sono costretta a mettermi in mezzo : mi sento il custode di John Banville in Italia. L’ho incontrato, io adorante, anni fa’ al festival letteratura diMantova, perchè, allora (20o6? ) ero rimasta basita da “IL MARE”, Boocker prize dell’anno. Trovai e lessi due soli suoi romanzi, allora, ECLISSE e ATHENA.Arrivai all’incontro con J.B. piena di ammirazione e di mille peripezie mentali e potei fargli una lunga e complicata domanda. E ne ebbi una lunga (in due tempi consecutivi…che ricordo strabiliante!) risposta che mi tramortì dall’emozione e dalla gioia e soddisfazione. Da allora ho cercato tutto il possibile e ho riletto più di una volta i suoi incredibili romanzi: ATTENZIONE PERO’: i suoi romanzi “veri” non comprendono i recenti, e bellissimi , 3 gialli, tutti con il protagonista dott. QUIRKE. colntinua……..

  3. Vi scrivo qui un pezzettino di prosa Banvilliana? Tratto da “La lettera di Newton”
    ……-E’ strano che vi venga offerto, senza condizioni, un corpo che tu in effetti non vuoi. Provi le sensazioni più inaspettate, tenerezza ovviamente, ma anche impazienza, curiosità, un po’ di disprezzo e qualcos’altro per cui il solo nome che riesco a trovare è tristezza. Quando si tolse i vestiti fu come se non si stesse semplicemente spogliando, ma stesse compiendo un’operazione ben più complessa, rovesciarsi per esempio, per mostrare non seno e sedere e un grembo biondo, ma il suo interno, i polmoni fragili, il nido color malva degli intestini, l’avorio splendente delle ossa , e il cuore, che appassionatamente si affaticava. La presi tra le braccia e sentii il lieve trauma di essere improvvisamente, totalmente posseduto. ………..-
    La lettera di Newton è una lettura straordinaria, tra l’altro in continua parallela citazione con “Le affinità elettive”. ciao ciao

  4. Mi chiedevo mentre prendevo questo libro in biblioteca “Ma è lo stesso Banville di Camilla?”
    Leggendolo ho capito di sì. Leggerò i suoi romanzi “veri” con grande piacere, ma avrò bisogno di più tempo. Questo potrà essere quando l’impegno di organizzare il blog non sarà più quotidiano, ma più stemperato.
    In ogni caso in questo romanzo giallo trovo sferzanti e inquietanti riflessioni. Nella notte insonne a Phoebe si affaccia ” il pensiero di non essersi mai abituata a essere viva.” E i pensieri dei protagonisti, espressi da Banville in uno stile da pianista in cui la melodia si rincorre e fugge abilmente ti afferrano e ti stendono “In qualche modo nella sua mente April risultò separata da tutte le cose che, insieme, costituiivano l’immagine che lei aveva dell’amica, e vagava libera, come talvolta nella coscienza una parola vaga libera da ciò cui è connessa e diventa qualcos’altro, non mero rumore, esattamente, non un ringhio o un latrato senza significato, ma un’entità nuova e misteriosa perchè in sè non è più soltanto e unicamente un mezzo per significare qualcosa.”
    Che gioia: avrò anch’io tantissimo Banville da leggere. Ne sarà entusiasta come Miki.
    Grazie,cara Camilla.