IL DIARIO DI CAMPAGNA DI UNA SIGNORA INGLESE…
pubblicato da: admin - 12 Febbraio, 2010 @ 7:48 pmQuesto inverno sembra non finire mai, mentre il desiderio di primavera con i suoi colori e profumi mi prende il cuore. Mi affaccio sul cortile del condominio e mi sembra di navigare in un mare di cemento. Guardo l’impiegato della provincia negli uffici di fronte, quello che lavora fino a tardi, e lo vedo assorto, appiccicato al computer. Il vedovo del terzo piano ha spostato ancora una volta le foto incorniciate della moglie, le mette sul davanzale rivolte all’esterno, poi le ritira. Chissà quale dialogo ha con lei. Allora mi rendo conto che talvolta la solitudine può essere pesante e destabilizzante.
Quali tristi pensieri oggi… chissà , paura del “debutto”di stasera alla festa di Carnevale organizzata dalla mia amica Cristina? O semplicemente voglia di fiori e tepore. Scrivo sul blog, ma scriverò più a lungo sul diario che, da sempre, è il mio compagno di vita.
Tanti di noi tengono un diario, ho già parlato di quello di Etty Hillesum. Oggi vi parlerò di quello di Edith Holden, una signora inglese del primo Novecento. Qualcuno di voi ne ha sentito parlare?
Questo diario è stato trovato, negli anni’70 del secolo scorso, in una casa borghese di campagna nel Warwickshire. L’autrice è una sensibile disegnatrice di 35 anni dall’animo poetico, esperta naturalista, insegnante d’arte che, per colmare le sue giornate solitarie, si aggira a piedi o in bicicletta per la campagna, osservando ogni minimo cambiamento della natura. Ogni giorno sul suo quaderno annota ciò che vede, disegna uccellini, farfalle, amenti e fiori, a seconda della stagione; qualche volta cita poesie o detti.
Non parla mai di sè.
La prima pagina inizia con una poesia di Byron:
“ Sulle rupi sedersi e ai torrenti / e agli abissi pensando, lentamente…”
Di Gennaio dice che il mese prende il nome dal dio romano Giano, rappresentato con due facce rivolte in direzioni opposte: l’una guarda all’indietro, verso l’anno trascorso, l’altra in avanti, verso quello che inizia. Disegna e dipinge ad acquerello alcune cinciallegre, una gallinella d’acqua, le foglie morte della quercia e dell’olmo.
Giorno dopo giorno si dipana la sua vita  che, a stretto a contatto con la natura, sembra serena.
Inizia Febbraio con alcuni versi di Wordsworth:
“C’è un albero di tasso orgoglio di Lorton Vale,/…….solitario, avvolto dalla propria oscurità ;…..Albero solitario, enorme, di così profonda / malinconia!
Del 12 febbraio 1906 ( esattamente 104 anni fa!) scrive:
“Oggi sono andata di nuovo al bosco delle viole; …Il terreno nel bosco è coperto di giovani pianticelle di ranuncolino muschiato. Sulla strada di casa ho raccolto alcuni fiori di ginestrone…”
E così tra note, versi e disegni bellissimi si arriva al 31 dicembre, senza scoprire nulla di lei.
Edito nel 1979 questo diario è stato stampato riproducendo in ogni pagina la scrittura e i disegni originali. E’ stato anche fedelmente riprodotto l’invecchiamento della carta.
E’ un libro unico, un gioiello.
Lo apro spesso per guardare i disegni e per confrontare le date della mia vita con la sua, soprattutto per sapere, attraverso i suoi appunti e acquerelli,  che la  Natura è viva, sempre, anche nel freddo dell’inverno.
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 Edith annegò nel Tamigi nel 1920 vicino a Kew Gardens, sembra …per cogliere alcuni fiori.
Veramente splendido questo libro, me lo avevano regalato molti anni fa e spesso lo rileggo, ricercando nelle immagini così vive e dettagliate, qualche fiore del mio giardino. I disegni contenuti nel libro mi hanno sempre affascinata, soprattutto le ninfee con la libellula (come dico io “dai grandi occhi di giada”), facendomi tornare prepotente la nostalgia di quelle ali perlacee che tanto ammiravo intorno allo stagnetto. Poi mi intenerisce la descrizione delle pratoline che si affacciano timidissime alla primavera, come il bel disegno dei frutti del Viburnum. E come è infreddolito il piccolo scricciolo dicembrino!!
Durante la lettura questo libro prezioso dona serenità e è molto bello scorrerlo ogni tanto per ritrovare, anche se fuori nevica, la dolcezza del verde smeraldo dei prati e i colori sgargianti dell’estate.
E’ vero sembra che l’inverno non finisca più, anche se le giornate qui da noi sono assolate, ma con un freddo sole.
Leggere di questo diario m fa venire voglia di avere anche solo un fazzoletto di terra con qualche pianticella che mi segnali il ritorno di Proserpina. Mi accontento allora di approfittare del bel tempo che mi dà la possibilità di passeggiare e di così poter notare come comunque il sole, se pur freddo, ha fatto sbucare le prime gemme e i primi fiori di primavera come le timide e gialle forsizie.
Penso alla fine di questa signora, vittima della sua passione, e chissà che belli quei fiori mai raccolti.
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