STANZA, LETTO, ARMADIO, SPECCHIO, di Emma Donaghue

pubblicato da: admin - 16 Novembre, 2010 @ 7:29 pm

 Un ultimo best seller della scrittrice irlandese Emma Donaghue ci viene presentato da Camilla, sempre molto attenta alle novità librarie. Ancora una volta il rapporto primario madre-figlio ci  fa scoprire  inimmaginabili  grandezze di amore e protezione.

“Oggi ho cinque anni. Ieri sera quando sono andato a dormire dentro Armadio ne avevo quattro, ma adesso che mi sono svegliato su Letto, al buio, abracadabra : ne ho compiuti cinque: Prima ancora ne avevo tre, poi due, poi uno, poi zero. “sono mai andato sotto zero?” – “Eh?” Mà si stiracchia tutta. – “Lassù in cielo avevo meno un anno, meno due, meno tre?” –“No, no, il conto è cominciato solo quando sei atterrato qui”

Questo è l’incipit del romanzo. L’io narrante è il piccolo Jack, il racconto comincia il giorno in cui compie cinque anni. Il bambino vive in una stanza dove gioca, si rotola su Tappeto, tira fuori la lingua davanti a Specchio e crede che quello che vede in un vecchio televisore , alberi, persone e animali non esistano nella realtà. Tutti i giorni lui e sua madre seguono una routine inflessibile,le stesse filastrocche, gli stessi pochi libri, la stessa ginnastica e lo stesso gioco di trascinare un serpente fatto di gusci d’uovo. Jack è felice in quel microcosmo dove è nato e da dove non ha mai immaginato di poter uscire, dove i pochi vecchi oggetti sono amici e la mamma è l’unico essere umano che abbia davvero conosciuto. Il lettore però precipita ben presto in un racconto dell’orrore. La stanza di Jack è una prigione sotterranea di tre metri per tre dove è incarcerato con sua madre. E c’è un uomo, uno spaventoso uomo che Jack chiama Old Nick, che viene la notte e porta il cibo indispensabile, le medicine, le cose. Ma Jack, chiuso nell’armadio, non l’ha mai visto. “Quando Old Nick fa cigolare il letto, tendo l’orecchio e conto sulle dita: questa volta arrivo a 217 cigolii. Devo sempre contare fino a quando lui fa quel suono strozzato e si ferma. Non so cosa succederebbe se non contassi, perché tanto conto sempre”.

Ben presto ci si trova incatenati non già alla storiaccia orrenda , che diviene quasi un espediente narrativo, ma alla rappresentazione sapiente di quella zona grigia, quasi un tabù, della maternità in cui è difficile stabilire dei confini fisici o emotivi tra sé e i figli. E si comprende fino in fondo quanto mamme e bambini siano indissolubilmente legati e quanto questo legame porti con sé logoramento e tensione, così come il suo romanticismo e la sua gloria.

Riusciranno a fuggire Jack e Mà? Ci riusciranno e il fuori, necessario, assolutamente necessario, non sarà subito una bella avventura. Ma il rapporto tra la madre e il bambino trascende completamente il romanzo e ci lascia colpiti e sbalorditi.

Camilla

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  1. Un altro llibro che si aggiunge alla lista di quelli da assaporare. Il mio tempo per ora è tornato ad essere poco.
    Mi piacerebbe intanto sapere quante ore, cara Camilla, dedichi alla lettura. Ho sempre scordato di chiedertelo.

    Il senso di protezione e inganno amorevole della madre verso il bambino prigioniero di una situazione per entrambi drammatica ricorda forse papà e figlio de “La vita è bella?”

  2. Appena mamma lo leggera’, glielo prendero’ anch’io, che potenza narrativa gia’ in queste poche righe. Grazie per la tua presentazione, Camilla.

  3. Ho i brividi Camilla.. deve essere stupendo questo libro…Grazie per avercelo fatto conoscere… Io sono bloccata sul libro di Affinati , non che non sia bello ma la sera sono davvero molto stanca in questo periodo, un pò come Mirna…
    Un salutone a tutti però…

  4. In questi anni di autunno pieno la lettura per me è diventata sempre più un piacere : amo trovare “novità“, non recensite ancora, di cui ho letto qualche articolo che mi ha incuriosita. spesso si trovano tracce interessanti in riviste di vario tipo.Quel che è sicuro è che dentro unlibro/scoperta mi sento leggera e il cervelluzzo riesce a smettere di avvitarsi su se stesso tra L’essere e il non essere e questi sono problemi. Ed è una sensazione di benessere che nessuna “disciplina”, fisica mi riesce a dare. Mentre leggo produco pensieri e parole per spiegare a me stessa quanto sono felice di essere lì che leggo, per dare meno peso alle cose che , senzail buon libro, mi opprimono fno a spalmarmi e a riconscermi come un essere umano e siamo talmente tanti che non è mai il caso di prendersi troppo sul serio. Il libro in questione rompe qualche tabu, cambia i percorsi consueti, mette disordine in uno degli angoli della soffitta polverosa del nostro sentire : E rimettendo a posto si hanno sempre delle sorprese e un senso di pulizia soddisfatto e leggero.Ciao carissimi e dolci compagni del mio primo mattino.

  5. Cara Mirna, effettivamente la mamma fa qualcosa di simile al papà della vita è bella. Ma il punto importante del libro è proprio il rapporto ancora più simile alla gravidanza che unisce mamma e figlio e si protrae fino a quando l’infanzia finisce e il figlio si “stacca”. E non si stacca dal corpo materno con “l’atterraggio”, come dice la Mà del libro. Ed è tutt’altro che semplice, tutt’altro che indolore. E soprattutto è esclusivamente duale.Con tutto quello che ne consegue.

  6. This is a great post. I will definitely be reading this blog more.