NEL SONNO NON SIAMO PROFUGHI, di Paul Goma

pubblicato da: admin - 15 Novembre, 2010 @ 7:57 pm

nel-sonno-non-siamo-profughi-3018207[1]Mi sembra interessante continuare con lo sguardo sugli altri  da sè,  sia  vicini che lontani.

 Il titolo è bellissimo e Riccardo ci spiega con la sua naturale chiarezza e trascinante simpatia sia un’infanzia a Mana che  una parte della propria, quella trascorsa  nel delizioso paese toscano del nonno.

Titolo originario “Din calidor”, “Dalla veranda” .  Un’infanzia in Bessarabia

 

La Bessarabia, questa sconosciuta! Il villaggio Mana, dove nasce Paul nel 1925, si trova nella regione Bessarabia, in Romania. A chi apparteneva la Bessarabia?

Inizialmente ai Turchi.

Poi, Bes Arabia, senza Arabia, allo Zar di Russia

1940: all’Unione Sovietica alleata della Germania nazista

1941: alla Romania, alleata della Germania nazista

1944: all’URSS, nemica della Germania nazista

1991: alla neo Repubblica Moldova

 

Paul è profugo in Romania per sfuggire ai sovietici. Universitario, entra in conflitto con le autorità comuniste rumene e viene incarcerato. Deluso da Ceausescu che non si sgancia dal Cremlino, promuove il movimento Charta 77. Viene arrestato e poi esiliato a Parigi. Autore autobiografico e “carcerario”.

 

Il libro non narra tutto ciò, bensì la sola infanzia dell’autore. Per dimensione, per i caratteri di stampa, per la descrizione della repressione da parte di una o di molte dittature, per lo stile, volutamente “a scatti”, salterino, con molti incisi, interruzioni. questo libro mi ricorda le “prugne verdi”.

Il messaggio principale che mi ha trasmesso è che nei paese bessarabi … “eravamo tutti figli di contadini …avevamo i nostri Greci, i nostri Russi, i nostri Ucraini, i nostri Zingari, i nostri Ebrei … erano diversi da noi, ma erano nostri … gli uomini, se non possono amarsi, devono almeno sopportarsi …” Vi pare poco? E invece è una ricchezza. Una prova? Io sono nato ed ho vissuto a Genova. Mio nonno paterno era operaio comunale a S. Angelo in Colle, Montalcino (Siena), un gioiello medievale in pietra che dal suo trono senese di 450 metri di alteutudine troneggia sulla Valle dell’Orcia, 250 anime allora e 50 oggi. Mio nonno, gli volevo bene, ci si parlava, ma i nostri discorsi erano molto più semplici (poveri) di quelli che Paul descrive di aver avuto con il suo di nonno … il mondo al di fuori del suo mondo paesano toscano era quelli degli altri, ma gli altri erano semplicemente i contadini, che abitavano in poderi distanti, molto distanti … una o due ore di … ciuco (!) o di cammino di un lento carro agricolo, carico, trainato da una coppia di buoi maremmani! Tutto qui. Invece il mondo di Paul è stato assai più vasto. Inoltre, purtroppo, molto, molto più triste. Infatti lui con i suoi, di “linee del fronte” ne ha vista passare tante, troppe!.

L’adulto Paul ricorda il Paul bambino e riesce a riprodurre, con naturalezza e freschezza infantile, i sentimenti di allora, compresa la “vergognosa e imbarazzante” (per i benpensanti di ieri, forse oggi non più, speriamo bene!) scoperta del sesso. Tizio “guasta” Caia (cioè, fa all’amore con Caia. Vale anche il viceversa). Tizio e Caia si siedono (idem come prima). “Dai, siediamoci … siedtiti con me”. Curioso, no? D’ora in poi, quando sentirò che fra due persone si sono “gustati i rapporti” cosa dovrò pensare? Oppure, quando sul bus o in treno cederò il posto ad una Signora (possibilmente bella), nel dire “Signora, prego, vuole sedersi? Si sieda. Prego” mi illuminerò di una luce nuova: hai visto mai che abbia letto anche lei questo libro?!

Torniamo seri. Vasilij Grossman, nel suo Vita e destino (che Mirna ha “postato” alcuni giorni fa) dice fra l’altro “il bene è una bontà senza voce, istintiva, cieca, fino a quando non diventa strumento e mercanzia di predicatori”. Aggiungo io: “e di politici, di militari, di dittatori, di chi vieni qui che ti insegno io la democrazia, ti spiego chi è il vero Dio, ti spiego la fede, ti insegno come si fa. Impara bene tutto che poi ti interrogo”.

Dio ce ne scampi! Quale Dio? Il Dio che tutti noi “cercatori di Dio ricerchiamo continuamente” come dice Don Farina, sì … proprio Lui, per favore, quel “nostro” Dio …ce ne scampi! Ecco, l’ho detto … ora sto meglio.

E poi il mi’ babbo diceva “un mi date consigli che so sbagliare damme (da solo)” …

E poi (ancora?) taluno ce l’ha con gli immigrati! Ma se – se non altro – ci stanno aprendo lo sguardo su un mondo nuovo con il qual confrontare la nostra storia, la nostra civiltà, un mondo e una storia che spesso hanno fatto da sponda alla nostra storia, sponda che abbiamo ignorato, che non ci è stato dato di conoscere, di capire, di condividere!

Ma se una forza compie un lavoro è perché ad ogni azione corrisponde una reazione! Non esiste vento che spinga una vela se non aderisce alla vela stessa, se non vi si “scontra” per così dire e ne viene deviato (azione). Se il vento passasse assolutamente indenne sulla vela, la sua direzione non ne fosse deviata, la vela non compirebbe alcun lavoro e la barca non avanzerebbe (reazione).

Ormai lo sapete, sono un velista! E ben? (E ben? Tipica locuzione ligure).

Così anche le civiltà: si sono evolute una rispetto all’altra, molto meglio quando, pur mantenendo ognuna pieno rispetto delle proprie origini, si sono conosciute e quindi integrate sulla base dei loro valori migliori. Utopia? Forse, ma, sempre per citare Don Farina, dobbiamo sempre coltivare un’Utopia!

Continua Paul: … “io Moldavo, faccio il pane ed il formaggio: tu Lipovano, fai le salcicce e la capcioanca (prosciutto); tu Ebreo, tieni il negozio del paese: tu Greco … e così via, come si dice adesso, la ripartizione internazionale del lavoro, o come si direbbe, i nostri interessi non collidono. Anche se al mercato, sulla stessa strada, trovavamo in concorrenza il Greco con l’Armeno, con il Giudeo …si badi bene, nel villaggio erano il “nostro” Greco, il “nostro” Armeno”. La parola “Giudeo” non era per nulla offensiva”. Mi sembra di sognare …

Ritorno a Grossman: un nemico è tale fino a quando ti spara addosso. Ma quando giace a terra ferito, o quando – paracadutato – viene catturato e disarmato, non è più un nemico: è un uomo che ha bisogno del tuo aiuto. Così anche nel libro di Goma.

Condivido e vi lascio alle vostre riflessioni.

 

Riccardo Lucatti

 

P.S.: Mirna, GRAZIE! Con il tuo blog hai esaltato in me il desiderio ed il piacere di leggere, conoscere, riflettere, confrontarmi, comunicare, condividere. Ti pare poco?

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7 commenti
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  1. Non mi è difficile immaginare Riccardo bambino a S.Angelo in Colle. Primo perchè siamo coetanei e “affini”, secondo perchè grazie a lui io e gli “Accademici” abbiamo visitato il succitato delizioso e fatato paesino tra le colline senesi e ultimo perchè dentro di lui, nel suo sguardo, nella sua voglia di vivere c’è sempre il bambino curioso ed entusiasta.
    Sono contenta della presentazione di questo libro perchè entra nel vivo non solo della mia esprienza lavorativa attuale, ma in quella di tutti noi che vediamo intorno, (che pur siam profughi ed esuli dentro di noi ) i veri profughi, quelli che almeno nel sonno possono non sentirsi tali.

  2. Sto pensando a quella piccinina che , presto, prestissimo, conoscerà il nonno Riccardo che se la studierà e proprio lei lo illuminerà ogni giorno, di altre impensabili luci. E lei sarà il suo faro.
    E’ davvero un gran piacere leggerti , riccardo, perchè il tuo pensiero è sempre libero e va a gonfie vele. Se il don Farina ti leggesse sarebbe lui a citare te, di tanto in tanto. O no?
    @Mirna: mi ha davvero rallegrata l’incontro con Maria Teresa e Riccardo e te, in quei venti minuti novembrini e imbacuccati. Sono stata contenta tutto il giorno , a ripensarci.

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