"Teatro nel teatro" nei Sei personaggi in cerca d'autore di Pirandello
pubblicato da: admin - 8 Novembre, 2010 @ 8:08 pmLascio la parola a mia figlia Stefania che come consanguinea ha la precedenza nell’aiutare la neo-pensionata… di nuovo in pista. Ma con grande sollievo accumulo posts di Riccardo, il quale intanto fa divertire tantissimo Camilla e gli altri lettori amanti del dialetto piemontese.Â
Quando si avvicina l’inverno e l’autunno e’ in pieno svolgimento penso sempre al teatro. Fisicamente – il teatro con le sue poltrone comode imbottite e la sua intima atmosfera – e idealmente – luogo che fa emergere dal buio della scena storie e rappresentazioni su cui riflettere ognuno a suo modo. Ancor piu’ del teatro sono sempre stata affascinata dal “meta-teatro” e piu’ in generale dalla meta-arte, dove cioe’, appunto arte e teatro mettono in scena loro stessi, riflettono su problematiche estetiche ed etiche facendone l’oggetto del loro esistere.
Questo e’ il caso dei “Sei personaggi in cerca d’autore” di Pirandello, opera buia, cupa, ma di grande impatto emotivo ed intellettuale, una mia grande passione adolescenziale di cui vi parlero’ ora.
Nonostante siano tre le opere in cui Pirandello adotta la tecnica del “teatro nel teatro” (con i Sei personaggi, anche “Ciascuno a suo modo” del 1924 e “Questa sera si recita a soggetto” del 1929), quella di oggi e’ la prima opera – 1921 – a segnare la svolta decisiva verso questa nuova poetica. Costituisce la tipica situazione metateatrale con la rappresentazione di una vicenda con personaggi attori/gente di teatro e lo spazio per contenerne al suo interno un’altra. Precedenti di Pirandello, che sviluppa pero’ per primo l’aspetto quasi surreale di questa tecnica, sono Goldoni e Shakespeare.
La trama e’ abbastanza complessa e presenta moltissimi piani interpretativi, dato che anche il pubblico si trova di fronte ad un luogo scenico del tutto anomalo. Il palco e’ nudo e pronto ad accogliere le prove per la rappresentazione del Gioco delle parti dello stesso Pirandello, affidata ad una Compagnia di Attori. Gli Attori sono seduti in platea e con le prime battute fra macchinista, direttore di scena e capocomico su questioni tecniche, si ha l’impressione della piu’ “vera” realta’. La seconda rottura della “quarta parete” (la prima avviene con la presenza della Compagnia degli Attori in platea) sopraggiunge con l’entrata in ritardo della Prima Attrice dalla porta di fondo, ma costituisce di fatto un’innovazione parziale. Infatti, gli Attori ignorano completamente la presenza del pubblico seduto nella stessa platea e portano avanti una rappresentazione autonoma.
L’idea fondamentale del lavoro e’ quella di pensare che un autore abbia creato con la fantasia sei personaggi, legati in una vergognosa vicenda familiare, e che poi abbia impedito loro di vivere perche’, disprezzando il loro dramma, si sia persuaso a non scriverne il romanzo o la commedia. Nella Prefazione all’opera, nata con la necessita’ di chiarire al pubblico la genesi e la natura dell’operazione culturale ed artistica compiuta, Pirandello scrive:
Quale autore potra’ mai dire come e perche’ un personaggio gli sia nato nella fantasia? Il mistero della creazione artistica e’ il mistero stesso della nascita naturale. Cosi’ un artista, vivendo, accoglie in se’ tanti germi della vita e non puo’ mai dire come e perche’, a un certo momento, uno di questi germi vitali gli si inserisce nella fantasia per divenire anch’esso una creatura viva in un piano di vita superiore alla volubile esistenza quotidiana. Posso soltanto dire che, senza sapere d’averli punto cercati, mi trovai davanti, vivi da poterli toccare, vivi da poterne udire persino il respiro, quei sei personaggi che ora si vedono sulla scena. E attendevano li’ presenti, ciascuno col suo tormento segreto e tutti uniti dalla nascita e dal viluppo delle vicende reciproche, ch’io li facessi entrare nel mondo dell’arte, componendo delle loro persone, delle loro passioni e dei loro casi un romanzo, un dramma o almeno una novella. Nati vivi, volevano vivere.
Cosi’, questi sei personaggi, il Padre, la Madre, il Figlio, la Figliastra, il Giovinetto e la Bambina si presentano nello stesso teatro dove quella Compagnia degli Attori provava per rappresentare Il Gioco delle parti e chiedono che il loro dramma sia rappresentato dagli Attori, in modo che essi raggiungano la completa esistenza di personaggi. Dapprima la proposta viene accolta ironicamente, ma anche con curiosita’ e sgomento, finche’ la Compagnia accetta, non senza perplessita’, di vivere la nuova esperienza. A questo punto si sviluppa una situazione totalmente innaturale, poiche’ i “legittimi” Attori diventano spettatori di fronte ad altri “attori” che non recitano su copione, ma cercano di rappresentare la parte della loro vita. La vicenda e’ in parte raccontata e rappresentata con anticipazioni e flashback, con salti di tempo che la scompongono ed attraverso le confessioni e le analisi dei Personaggi stessi che, entrando nel teatro, sconvolgono questa “finzione della realta’” creata dagli Attori.
Non vi raccontero’ della storia che, pur appassionante e tragica, e’ incidentale. Accanto ad un apparente affondo di Pirandello alla borghesia del suo tempo , si celano almeno tre pilastri ideologici:
1. l’inganno della comprensione reciproca fondato irrimediabilmente sulla vuota astrazione delle parole;
2. la molteplice personalita’ d’ognuno secondo tutte le possibilita’ d’essere che si trovano in ciascuno di noi;
3. il tragico conflitto immanente tra la vita che di continuo si muove e cambia e la forma che la fissa, immutabile.
Molte riflessioni quindi e, pur con il distacco dell’autore, un vago senso di commozione nel vedere questi sei personaggi orfani che cercano il loro posto nel palcoscenico della vita. Non apparteniamo forse anche noi a questa categoria?
Â
Stefania
Che bello Pirandello. Stefania…Uno, nessuno e centomila è il mio “romanzo” preferito. C’è’,come in Sei personaggi in cerca d’autore, la tematica delle molteplici personalità che ognuno di noi può avere, ed è forse quello che mi affascina di più…La maschera, le maschere che ogni giorno indossiamo….
Un abbraccio
e la donna, nella sua , per i tempi, ancora assoluta estraneità ?Chi era la donna per Pirandello? Forse nemmeno un personaggio in cerca di autore, un autore con la testa di maschio, ovviamente. Ma sono passati tanti anni, tanti e qualcosa è pur cambiato.
Sarà che il tempo a disposizione, invecchiando, viene percepito come un bene in esaurimento, cerco elaborazioni del pensiero femminile nuovo : le madri di oggi, in letteratura, hanno qualcosa da dire di assolutamente diverso,assolutamente nuovo e stupefaciente. E’ il caso di un romanzo (nuovissimo in Italia)di Emma Donoghue, Irlandese di nascita, Canadese di adozione, non ancora quarantenne, che scrive (credo nel 2008) “STANZA,LeTTO,ARMADIO,SPECCHIO”: Può essere letto come un terribile horror, eppure la straordinarietà che emerge da questo allucinante racconto ( l’io narrante è un bimbo di 5 anni), è la spietata e lucida indagine della solitudine femminile e nel suo inevitabile destino “naturale” dentro la totalizzante esperienza della maternità .Questo romanzo, sono solo a metà ma il senso c’è già tutto al di là della vicenda romanzesca, mi ha rimescolata come un’analisi profonda del rimosso femminile.
Ai tempi di Aristotele la rappresentazione teatrale avrebbe dovuto portare lo spettatore alle catarsi o purificazione e quindi al miglioramento del corpo e dello spirito. Lo spettatore partecipava direttamente alla rappresentazione ed erano rispettate le unità di spazio, tempo ed azione.
Naturalmente il teatro ha avuto la sua evoluzione, ma penso che il concetto di purificazione sia sempre valido, un po’ come dice Stefania quando parla del piacere di assistere ad una rappresentazione. A teatro lo spettatore è coinvolto fisicamente dall’azione grazie, oltre che all’autore, agli attori che sanno mostrare con la loro sensibilità le innumerevoli maschere della vita. E’ questa la magia, così come nei “Sei personaggiâ€. Il teatro quindi rappresenta l’esistenza dell’uomo, sempre mutevole e portatrice di cambiamenti.
Recentemente ho assistito ad una rappresentazione di una commedia di Pirandello, una delle ultime e pare non fra le migliori, dal titolo “Non si sa comeâ€. Una rivisitazione forse un po’ troppo irriverente del testo, che però, secondo me, ha cercato comunque di tenere la costante dell’â€essere e dell’apparire†e l’istrionico e forse un po’ troppo eccessivo protagonista ha pure detto: “Rimuoviamo le grandi opere dalla fissità della forma, diamo loro tante vite, portandole fuori dal tempoâ€.
Nonostante qualche perplessità iniziale, trasformata in curiosità e divertimento, ho lasciato il teatro con una piacevole sensazione.
Pirandello ci ha dato la scossa per agitarci…prima dell’uso. Ci ha spinto ad osservarci in tutti i caleidoscopici frammenti che fanno parte del nostro essere, del nostro “crearci” ogni giorno come persone agenti. Affascinante e finalmente “accettata” l’idea della nostra maschera. Siamo come siamo per noi? Siamo così per gli altri? Come siamo in realtà ? “Come tu mi vuoi?”
* * **
“Se oltrepasso lo specchio
e mi cerco
io so di non trovarmi…”
……
* * *
…
“La maschera si sfalda
e si confonde
con l’impeto del cuore;
si strema infine
tra le memorie
di antichi giochi e sentimenti.
Esitiamo
in questo schermo d’argento:
tutte e nessuna…
pallide lune fluttuanti
catturate per sempre…”
Sono alcuni versi di due mie poesie che rivelano quanto mi intrighi il mistero del nostro agire e del nostro rivelarci.
La vita è tutto un palcoscenico….c’ è chi vuole per forza recitare una sola parte e chi invece si adatta con più facilità ! Così è….se vi pare.
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