DI VITA SI MUORE, di Nadia Fusini
pubblicato da: admin - 29 Ottobre, 2010 @ 8:22 pmRingrazio Raffaella che ci scrive un intenso post su un  bellissimo saggio. Da  Shakespeare non ci si stanca mai di imparare.Â
“Di vita si muore†di Nadia Fusini ( Mondadori, 2010) è un grande saggio sulle passioni nel teatro di Shakespeare , un libro che mi ha subito catturato. Primo, per il profondo ossimoro del suo titolo e in secondo luogo e soprattutto perché amo il Grande Bardo che trovo sempre molto attuale. Sulla Fusini, eccezionale anglista, Mirna ha già scritto un post. Mi piace citare questa grande traduttrice, scrittrice, saggista quando scrive “ Shakespeare è un genio drammatico. Il che non significa che si debba vederlo soltanto a teatro. No, Shakespeare ,lo si può leggere con enorme diletto, come la Bibbia tenerselo sul comodino, e finire ogni sera e aprire ogni mattina in sua compagnia. Leggere e rileggere Shakespeare, mandarne a memoria dei versi, incontrare ancora e di nuovo i suoi personaggi, quasi fossero amici con cui condividere segreti e pensieri, i più audaci, i più inconfessabili : è questo che faccio da anni. Vivo la mia vita con Shakespeare per amico. Confidenteâ€.
La struttura del saggio è perfetta ; il libro è suddiviso , come in una tragedia shakespeariana, in cinque atti-capitoli dedicati ognuno ad un dramma , Giulio Cesare, Amleto, Otello, Lear , Macbeth, preceduti da un Prologo e pausati tra il II ed il III atto da un Intermezzo ( Misura per Misura), e chiusi infine da un Congedo.
Cinque atti sulle cinque forme della passione, la passione della ragione, Bruto nel Giulio Cesare, la passione del dolore di Amleto, passione della lussuria e dell’odio incarnati da Otello e Iago, l’ira in Lear per giungere alla paura, la passione di Macbeth.
C’è un problema di fondo, storico-filosofico, che si impone nell’età elisabettiana e che l’autrice analizza nelle sue sfaccettature. Shakespeare scopre infatti un uomo fragile, in preda all’hybris, che si cerca come individuo e si scopre diviso, sconosciuto a se stesso, per la prima volta lontano da Dio. L’uomo, scrive la Fusini, “ non coglie più il suo volto nella preghiera, che lo avvicinava a Dio, bensì nell’azione. E così si scopre in quanto possibile, in quanto intenzione. Ma non un’intenzione pura, rivolta a Dio, al Bene; più spesso un’intenzione sospesa sull’abisso del Male. Ecco il nuovo mistero mondano, secolare del teatro shakesperianoâ€.
Se Lear rimane la mia tragedia preferita, ho riscoperto grazie al saggio della Fusini, Otello.
Otello è l’uomo geloso per eccellenza ma a ben vedere egli è , prima che geloso, nobile amante. Il grande geloso del dramma è Iago, il villain ,la gelosia essendo in lui una sfumatura dell’invidia, la passione che lo rode. Iago, come Edmund in Lear, difende la libertà di azione, sovvertendo tutte le regole di una società preordinata, è un “uomo modernoâ€, inietta il sospetto in Otello, l’ingenuità il peccato di quest’ultimo,ed escogita diaboliche macchinazioni.Otello è tragicamente vulnerabile, quando si accorge del suo fatale errore, si pente ma non riesce a perdonare se stesse e si uccide , la sua catarsi sta nel pugnalare il criminale che è in lui, che è lui. Muore baciando il cadavere di Desdemona, “la perla più ricca di tutta la tribu’â€.E’ uno spettacolo che avvelena la vista e Shaskespeare lascia all’immaginazione dello spettatore il tempo e il modo della tortura riservate al regista di queste tragedia, l’infernale Iago.E’ quasi come, scrive la Fusini, Shakespeare“ non se la sentisse di competere con luiâ€.
Ho dato solo un assaggio di questo splendido libro che consiglio a tutti gli amanti della letteratura inglese e non solo, perché Shakespeare rimane per me uno scrittore e un drammaturgo che raggiunge vertici poetici ineffabili.
Raffaella
Già il titolo del saggio è affascinante e racchiude la grandezza dell’universale di cui Shakespeare è maestro.
Conosco e apprezzo Nadia Fusini, anzi ho un altro suo libro di cui parlare un giorno: “Posseggo la mia anima.”
Ringrazio Raffaella dell’esaustiva presentazione e per avermi permesso di riposarmi dopo il nuovo impatto lavorativo…Ed oggi ho insegnato solo quattro ore.
Vi racconterò presto …
aprezzo anch’io moltissimo Nadia -Fusini- questo saggio su Shakespeare mi sembra una specie di vademecum, uno di quei libri che restano in giro per casa, pronti all’uso. Con la sua sensibilità raffinata avvicina S. a qualunque lettore.
Mi chiedevo se mai ci sia, ai tempi nostri, un drammaturgo, uno scrittore che possa creare qualcosa di altrettanto complesso ,altrettanto dentro le anime degli uomini, attingendo alla realtà delittuosa degli anni che viviamo. Nascono come funghi i noir, in narrativa o cinema, che narrano storie bestiali, agghiaccianti, insostenibilli, senza riuscire a uscire dal pantano dell’imitazione della realtà . E credo che non sia un bene per l’uomo contemporaneo : i drammi e gli orrori famigliari, soprattutto famigliari, dei delitti dei giorni nostri vengono sviscerati e moltiplicati all’infinito dal mezzo televisivo, impedendo così ogni possibilità di…..redenzione di noi tutti. Come apparibbe , oggi, Otello, tritato dalla TV? E l’orribile Jago, probabilmente, avrebbe le copertine a colori, di tutte le riviste patinate e sarebbe l’ospite d’onore di tutti i programmi (dalla mattina alla sera)televisivi. Per non parlare della rete. Jago è , oggi, l’eroe. Insomma il male “ha successo” le vittime non interessano più di tanto. E Otello? Nero? Straniero? La sua furia, il suo dolore orrendo, il suo palpitante amore per Desdemona….la sua sacra autopunizione ?
Comunicazione di servizio: da tre giorni sono “malada”, con tosse e tosse e tosse. Uffa. ciao
Mi piace la tua attualizzazione acuta del dramma shakesperiano ai tempi della nostra TV spazzatura, Camilla…Concordo pienamente con te. Ecco forse Otello rimarrebbe nero, o rom… insomma un diverso da ostracizzazare…
P.s rimettiti e guarisci presto! Baci Raffa
Cara Camilla, riposati …leggendo naturalmente e ascoltando Fahrenheit… e bevendo tisane con il miele…oder?
Appena starai meglio aspetto altri post che, come ho già detto, diventeranno l’aurea riserva, per i miei giorni novembrini di lavoro impegnativo…
Hai letto che ho letto (ripetizione) “Dopo di lei” come da te consigliatomi?
Credo che dovrai abbandonare per un po’ il salotto soleggiato di piazza Duomo, ma prima o poi, con Raffaella e altri, ci ritroveremo per a cup of tea…
Un abbraccio virtuale così il virus non si attacca.
Grazie a Raffaella per il gustosissimo post… non vedo l’ora di leggere questo libro che parla delle mie tragedie shakespeariane preferite! in particolare Othello, con la sua insicurezza e la sua incapacità di “essere a posto” come “moro” nella società “bianca”. Othello si lascia soffiare all’orecchio da Yago quello di cui ha già paura, paura del non meritarsi Desdemona, paura di non meritarsi una posizione di prestigio da “outsider”. Yago – interessante l’interpretazione della Fusini del rapporto fra il personaggio ed il suo autore – sembra quasi una creazione a tavolino, il male senza dubbio, senza redenzione alcuna, nemmeno alla fine. E anche Desdemona, nella sua fiducia nonostante tutto, nella sua cecità apparente, nella gratuità della sua fine, potrebbe essere interpretata come una donna dal pronunciato senso di colpa, quasi si aspettasse una punizione esemplare per aver sfidato le convenzioni. Per questo, e più di altre tragedie, “Othello” mi sembra uno studio di personalità , come se un chimico mettesse un composto nell’ampolla (Yago) e ne descrivesse la reazione con gli elementi già presenti nei vasi comunicanti (Othello e Desdemona). Anche Amleto, Lear e Machbeth hanno questo aspetto, proprio come dice Raffaella/Fusini, di studi sulle passioni, ma mi sembra siano più contaminati con aspetti più sovrannaturali che si rifanno alla tradizione mitica nordica. Othello è realistico tutto sommato, in una forma artistica che nessuna TV oggi potrebbe tratteggiare, ma non distante dalle nostre “tragedie” contemporanee, per quanto “massacrate” dai media. A proposito, un’opera d’arte sull’arte in questo senso è “Romeo and Juliet”, geniale film di Buz Luhrman con ambientazione moderna dell’omonima tragedia. Il risultato è spettacolare e anche una riflessione sull’intervento del mondo della comunicazione.
Friends, Romans, countrymen, lend me your ears;
I come to bury Caesar, not to praise him.
The evil that men do lives after them;
The good is oft interred with their bones;
So let it be with Caesar.
Così Antonio ai funerali di Cesare
Shakespeare … confesso … lo conosco e lo ricordo soprattutto dal Ginnasio, ma come lo ricordo! Come mi dispiace aver smarrito, in uno de nove traslochi che hanno arrichito la mia vita, l’antologia d letteratura inglese con i testi da me chiosati … se solo la ritrovasi, o e solo me ne ricordassi autore ed editore, potrei cercane una copia … Quindi grazie a chi mi aiuta a ricordare questo Grande dell’umanità .
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