PICCOLO TRATTATO DI CICLOSOFIA, di Didier Tronchet

pubblicato da: admin - 8 Ottobre, 2010 @ 8:48 pm

14 set 2010 (1) Finalmente uno sguardo maschile sui libri!  E’ sempre Riccardo che ci offre spunti interessanti e divertenti di lettura. Oggi poi lo possiamo conoscere in tutta la sua sportività. Qui è a Vason, raggiunta dopo 1450 mt di dislivello da Aldeno Cimone Garniga Viotte. Ci spiega “La mia faccia non è grinta…E’ stanchezza

Il mondo visto dal sellino

Il saggiatore Tascabili

153 pagine, €9,00

 

“Ciclosofia” ovvero l’insieme delle idee, delle intuizioni e delle sensazioni nate sulla bicicletta. Infatti, miei cari, io non vado solo in barca a vela e con gli sci … ma anche con la bicicletta! Ed ecco qui un meraviglioso manuale ciclosofico. Alcune perle:

 

La differenza tra la visione del mondo del ciclista e quella dell’automobilista è assai profonda: a livello di culo. Quello del ciclista, leggermente all’indietro favorisce il decollo della colonna vertebrale. La postura da aristocratico britannico è simile a quella delle statue antiche e porta con sé una visione dinamica che testimonia una grande fiducia in ciò che la vita ci riserva. Il posteriore dell’automobilista è rattrappito nella molle concavità del sedile ed implica nel suo proprietario una posizione semifetale che ne tradisce il ripiegamento su di sé, all’interno di un’illusoria sicurezza placentare che si infrangerà al primo urto.

Nessuna delle piccole sofferenze quotidiane resiste ad un buon colpo di pedale.

Nel caso di piccole depressioni, spesso è il movimento che salva, non la fuga, bensì il cambiamento del punto di vista. 

Il cattivo tempo? Dopo tre colpi di pedale il ciclista possiede il proprio impianto di riscaldamento integrato.

La pioggia? Benché sferzato dall’acqua, tutt’a un tratto il ciclista abbandona l’idea che la pioggia sia nemica e la accoglie come una carezza del cielo, pensando al piacere primordiale della cioccolata calda al rientro.

La bicicletta e l’automobile ovvero la farfalla ed il bulldozer: la farfalla durante il suo tragitto si arricchisce, il bulldozer distrugge ciò che incontra.

La sensazione di fragilità che permea il ciclista acuisce la sua attenzione al mondo: egli condivide tale attenzione con la gazzella.

Ciò che colpisce il neociclista, strappato dal sedile della sua auto, è soprattutto la vastità della visuale.

 La bicicletta fende sottilmente l’atmosfera che si richiude senza lasciare alcuna scia dietro di sé, come farebbe una fragile barchetta su un mare calmo.

 

Alla fine, ciò che viene rimproverato a noi ciclisti al termine di un processo perverso di rovesciamento dei valori, è la nostra silenziosità!

Da quando c’è il motore, c’è competizione. Con la bicicletta no.

La geografia di una città per l’automobilista è a due dimensioni: destra, sinistra. Per il ciclista c’è una terza dimensione, la salita-discesa.

Il tracciato dell’automobilista per andare dal punto A al punto B in città è assai complesso, pieno di ghirigori, inversioni di marcia etc.. Quello del ciclista è lineare. 

Due biciclette all’entrata di un campo, una da uomo ed una da donna, sono uno dei più bei simboli d’amore che si conoscano. D’altra parte “vèlo” è l’anagramma di love. Ma anche di volè, quando te la rubano!

Sulle portiere delle auto dovrebbe essere scritto: “Nuoce gravemente alla salute”.

Il ciclismo è nuotare nello spazio.

 

Identikit dell’Homo Machinans:

  • Individualista: più io che noi

  • Competitivo: con la sindrome del vrum vrum

  • Maschilista: macchina grande, attributi forti

  • Aggressivo: sono circondato da paranoici che ce l’hanno con me.

  • Manca del senso della realtà: esiste anche un mondo attorno alla mia macchina?

  • Affetto da polluzione diurna: l’ho ancora fatta nel mio strato di ozono

  • Con il culto dell’appartenenza: mostro, quindi sono

  • Con il culto del superfluo: mi è indispensabile perché non ne ho bisogno.

 

E tanti, tanti altri insegnamenti e riflessioni!

Dai, leggetelo questo libretto, è fa-vo-lo-so! In realtà esso è assai più profondo di quanto le mie citazioni possano lasciar trasparire. Sono sicuro che, al di là della bicicletta, abbiamo tutti da imparare dalla ciclosofia. Infatti, “ridendo castigat mores” che non vuol dire che si diverte mentre castiga i negri …

Buona bicicletta a tutti!

Riccardo Lucatti

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  1. Carissimo Riccardo, simpaticissima la tua presentazione e leggerò senz’altro questo libro. Grazie, penso che mi divertirò molto. Bella la tua foto sul Vason e, anche se tu dici che la grinta è stanchezza, mi congratulo per l’ardua pedalata. Capisco la tua passione, perchè anche noi in famiglia siamo sempre stati tutti in sella. Al punto tale che io stessa quasi nascevo sulla bicicletta. Davvero, sai? Scherzi a parte, la mia mamma mi ha raccontato spesso che, nel momento delle doglie e per fare più presto, mio zio ha pensato bene di caricarla di traverso sulla sua bici da uomo, per scaricarla subito dopo davanti alla portineria del vecchio ospedale, ma quasi non la facevano entrare perchè….non era orario di visite!
    Di Ernesto e Micaela, grandi pedalatori che sfidano eroicamente anche il controvento, sai già. Riescono a macinare chilometri ogni volta, grandiosi!! Chissà che non vada in porto con loro la nostra gita in Austria? Mi piacerebbe.
    A questo proposito però, se devo essere del tutto sincera, voglio confessare una mia piccola colpa.
    “La mia bicicletta è elettrica!”
    “Orrore, scandalo, vituperio. Condannata!”
    “Ma io uso il motorino soltanto quando affronto la salita e sono piena di borse della spesa, di libri, cibarie e giornali!!”
    “Ah beh, allora…. Assolta”
    “Grazie, che sollievo!!”.
    Bacioni a tutti Cris

  2. Quando sei in macchina, gentile Riccardo, chi sei dei due? Se riesci a essere lo stesso homo della “birotula calexi” allora sei un un rarissimo e fulgido esempio di sapienza.
    -Scrivi in un blog frequentato quasi esclusivamente da donne : è di per sè un segno di coraggiosa superiorità tra il tuo genere.
    -Se non ti tramuti nell’homo machinans quando guidi , allora sei un uomo specialissimo, rarissimo. Beate le donne che ti sono vicine. ciao ciao.

  3. Cara Camilla, da aprile a ottobre la mia auto ha il portabici montato sul tetto (da novembre ad aprile, ovviamente, monto il portasci!). Ciò testimonia il mio essere sempre – almeno per questo aspetto – un homo sapiens, cioè un ciclista, soprattutto nei confronti dei guidatori delle altre auto. Infatti quando alla guida della mia auto devo superare un ciclista e sono a mia volta seguito da altre auto, eseguo il sorpasso alla “esagera!”: metto la freccia a sinistra, mi porto quasi al centro della strada e lascio al ciclista tre volte lo spazio di cui ha bisogno, per la sua massima sicurezza e tranquillità, ma soprattutto per dire agli automobilisti che mio seguono: “Avete visto come si fa?”.
    Alla Cristina dico solo questo: se lei dedicasse alla bicicletta il tempo che dedica alla musica, dopo qualche migliaio di km di pianura potrebbe benissimo scalare anche lei il Bondone senza ausilii elettrici. Solo che tutti noi non vorremmo mai rinunciare ai suoi concerti dei quali anche qui la ringraziamo.
    Quanto alla gita in Austria, suggerirei S. Candido (e non Dobbiaco) fino a Lienz, è quasi tutta in discesa, per cui, per i non allenati, il preblema potrebbe essere quello della “parte lesa”, cioè del fondo schiena! Segnalo che lungo il percorso (50 km) vi sono alcune interessanti soste da effettuare: la visita all’outlet Loacher(!!), una sosta al parco giochi anche per adulti con attraversamento di “ponti tibetani sospesi”, la visita ad alcune belle cascate. Io sono a disposizione: allenatevi! nel frattempo spedisco a Mirna una forto di Maria Teresa che sta completando tale gita, nel tratto S. Candido-Dobbiaco.
    Da ultimo: a parte che io mi sono sempre trovato bene con le donne, “la” donna che mi sta vicino da olre 40 anni riesce ormai a sopportare la frequente presenza delle mie biciclette anche per la casa: devo pur pulirle, accarezzarle, far loro compagnia, non vi pare?
    Ciao
    Riccardo

  4. I hear and I forget. I see and I remember. I do and I understand. -Chinese Proverb

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  6. Titus Livius~ Greater is our terror of the unknown.