L'ARTE DELLA CONVERSAZIONE, di Peter Burke
pubblicato da: admin - 5 Ottobre, 2010 @ 5:53 pm“E’ come invitare un tedesco a bere una birra” direbbe mia madre a proposito dell’argomento conversazione che mi intriga e mi sollecita a parlarne,  sia grazie alla divertente disavventura della  chat letteraria raccontata da Camilla sia perchè ripenso  ancora con piacere al meeting allargato di domenica mattina.
Ricordo anni fa di aver notato  questo saggio di Peter Burke, devo averlo sfogliato, ma non lo comprai. Però so che parla proprio delle regole sociali antiche ed attuali, delle buone maniere che si dovrebbero adottare quando ci ritrova con gli altri, proprio per far diventare la conversazione un’arte, come direbbe  Oscar Wilde.
 Si parte  dalle regole del parlar cortese del Cinquecento, passando per le esagerazioni delle Précieuses ridicules sino ai consigli recenti per padroneggiare la base del nostro stare insieme. E per aiutare i più timidi.
 Sono andata a cercare su Internet qualcosa di più e ho trovato un esaustivo elenco di passaggi per padroneggiare quest’arte! C’è anche un elenco di Cose che serviranno per non sentirsi inadeguati. .. tra queste lucidità , delle espressioni facciali appropriate…e qualcuno con cui parlare!
Il primo passaggio è “Dimenticare se stessi”. Centrare gli interessi dell’altra persona e fare domande.
Terribile sarebbero i  monologhi (che potrebbero addormentare o far vagare la mente dell’interlocutore) come lo sarebbe esclamare “Ma basta parlare di me. Parliamo di te. Tu, come mi vedi?”
Credo sia una frase di Woody Allen.
 Anche la gestualità ha la sua importanza, come la hanno certi silenzi o finta distrazione che denunciano poca attenzione o addirittura ostilità .
D’altra parte conversare in accordo pieno o disaccordo gentile e propositivo non sembra facile. Molto spesso noi mediamo, non diciamo sempre esattamente o completamente ciò che pensiamo. Da questo lato è molto più sincera la conversazione virtuale. Scrivi e non sei condizionato dall’altro. Ti senti più sicuro, puoi sviscerare fino in fondo l’argomento che ti sta a cuore. A me senz’altro viene più facile scrivere lettere, e-mail, blog perchè lascio fluire dalla mia mente e dal mio cuore ogni sentimento senza essere bloccata dal timore di ferire l’altro, o di essere troppo esuberante bloccando qualcun altro più timido o riservato.
Nella conversazione a tu per tu, gradevolissima, spontanea, viva, talvolta non si riesce ad essere se stessi al 100%. Quando accade però si  prova un grande piacere.
Le conversazioni che più mi annoiano sono le formali, quelle in cui non si  parla di niente…E’ un mio difetto, sono impaziente… perchè anche il famoso parlare del tempo, come fanno gli inglesi, è sempre un approccio di simpatia. Ma questo va bene per l’incontro fugace non per ore ed ore..
Purtroppo ho ricordi di riunioni esteticamente deliziose, dove per riservatezza, educazione borghese d’altri tempi, si doveva rimanere sulle generali: pizzi e centrini, la “donna” delle pulizie, l’abbigliamento, le tappe obbligatorie della donna: fidanzamento, corredo, matrimonio, figli, garbati pettegolezzi chiamati però con un altro nome .
 Noia mortale, benchè abbia sempre apprezzato la gentilezza, le deliziose preziose tazzine da tè e i dolcetti cucinati superbamente. Ma il mio pensiero se ne andava . Io volevo parlare di libri, di arte, di vita, di sentimenti intimi,di gioie, di dolori,  di quello di cui parlo adesso attraverso  il blog o vis à vis  con le persone con le quali ho affinità elettive.
Insomma si può dire,  come ha scritto Camilla, che  anche l’uso di Internet può essere arricchente.
E a questo proposito anticipo già un delizioso libro basato sulla reale corrispondenza virtuale di due persone…
Oh, Mirna, l’arte della conversazione è una bella cosa. Pensa alle Precieuses, che oltre a conversare nei loro salotti si scrivevano continuamente. E che lettere tra loro, magnifiche. Parlavano di sè, quasi sempre, dei loro sentimenti, delle storie d’amore che vivevano esse stesse o i loro figli. quante incredibili amicizie, quanta influenza avevano le nostre dame francesi anche sui politici e i letterati del tempo. Donne che, ancora oggi, sarebbero considerate troppo all’avanguardia in certi ambienti. Ma se, un secolo dopo, pensiamo che persino la Verdurin è diventata una Guermantes, capiamo bene come le donne francesi che inventarono l’arte della conversazione rimangano una nobilissimo esempio di civiltà , ben presto involgarito. Su questo blog, talvolta, sembra di essere nel tardo settecento, nel salotto di madame de Duras, di cui sarebbe da leggere il bellissimo racconto “OURIKA”. madame de Duras era stimata da Goethe ed era amica di Chateaubriand, Sainte-Beuve, Hugo. Ecco, vedi Mirna, mai avrei osato esprimere questi brandelli di memorie, senza capo nè coda, a tu per tu. E sarebbe stato meglio. ciao , sei sempre ….sempre.
Buon giorno carissima Mirna e buon giorno anche a tutte le preziose persone che meravigliosamente ruotano attorno al tuo Blog. Questo continuo intrecciarsi di momenti di vita, di esperienze, di pensieri e di profonde riflessioni hanno un che di magico, come un qualche cosa di lasciato lì apposta per….essere completato. Grazie Mirna sei riuscita in pieno a coinvolgerci tutti quanti. Ricordi il primo giorno? “Ce la farò?” scrivesti e nelle tue parole si leggeva quasi un’ansia ed una incertezza che invece si sono subito dissolte come neve al sole. Splendido cammino il tuo, non solo “parlare del tempo” ma un continuo riflettere sulla vita.
Da giorni sono ansiosa di rispondere, ma non sono riuscita a galleggiare sui molteplici impegni. Quando parte “la Stagione” come la chiamo io ridendo, tutto per me è un accavallarsi di date, di appunti sul diario e di organizzazione degli eventi. E’ molto bello naturalmente ed è la mia vita. Riprendere i corsi, le lezioni e il ritrovarsi con gli amici dell’Accademia è gratificante, un concentrato d’affetto. Organizzare le “Penelopi” poi è meraviglioso e, se dopo 25 anni ci troviamo ancora, se non è simpatia e affetto questo! Però, quando finalmente vorrei sedermi e riflettere su me stessa, sono stravolta e talvolta mi manca anche la forza di scrivere. Sarà l’età ?
Il significato delle COSE? per me è tutto e tutto conservo sempre con assoluta cura. Ogni piccolo oggetto, libro, soprammobile, scatoletta, bicchierini, le foto sopra il letto e via elencando, hanno per me la forza del ricordo. Ogni cosa rappresenta un momento saliente della mia vita e, finchè avrò la memoria lucida e…spazio in casa, ricorderò sempre il magico momento che per me le cose rappresentano. La musica? Ecco di questa non ho bisogno di cose particolari per ricordarla, perchè per me è l’ESSERE in assoluto. Lei E’ e con me SIAMO… e basta. Potere della mia arte prediletta, ossigeno per il mio spirito…. Anche questo è AMORE, vero?
La conversasione? Meravigliosa per me. Amo molto ascoltare, condividere le idee con altri, apprezzare i pareri diversi su tutto. Talvolta è facile cadere nel tranello del “raccontarsi”, naturalmente in buona fede e presi dal proprio vissuto ed allora immediatamente mi fermo. Non è bello essere invadenti, perchè ascoltare arricchisce maggiormente. Come avrei voluto essere con voi nella fredda aria del mattino, ascoltarvi e bearmi della compagnia. Forse un’altra volta?
Ora ti lascio carissima Mirna, un affettuoso abbraccio a tutti quanti e andrò a cominciare il mio quotidiano “pedalare”. Oggi pomeriggio suonerò per i pensionati e di nuovo avrò l’immensa gioia di vedere nei loro occhi i lucciconi, la nostalgia e l’amore per la musica che sempre ci unisce. A presto Cris
Mi piace il paragone del nostro blog con il salotto di Madame Duras. I miei tentativi di riunire persone per parlare di NOI, della vita , dell’arte vantano antichi tentativi. Da ragazzina con la fondazione di circoli segreti alla Pickwich, nomi in codice, il mio era hirondelle (la femminilità innanzitutto!!!), ci si ritrovava in soffitta con bigliettini, libri, propri scritti… poi dopo la lunga parentesi nomade, di nuovo l’esigenza di incontrarsi per confrontarsi sulla letteratura, sul teatro’ sul nostro percorso esistenziale.
Madame de Stael, Lou Salomè erano le mie guide. Talvolta certe alchimie falliscono o per ritrosia o per incalliti codici di chiusura. Che fare? Su disfa e ri ricomincia come una tela di Penelope per cercare e ritrovare i giusti fili o colori di un arazzo amicale, sì lieve e sorridente, ma con lo spessore proprio di chi va oltre la quotidianità per agganciarsi al generale fluire.
Ecco che la tecnologia ci offre un ulteriore strumento per comunicare con leggera profondità o profonda leggerezza…
Mi piacerebbe sentire altre voci a proposito.
Appena scritto il commento in risposta a Camilla eccco che mi è arrivato, in tempo reale , quello di Cristina che vanta due preziosi circoli di incontri e amabilità : Le Penelopi, solo per noi donne, più versate alla gaiezza profonda, ma sempre unite da una conversazione attenta, libera da sovrastrutture, spontanea, unificate dal filo conduttore della musica che la padrona di casa ci offre. Poi l’Accademia la cui “saison” è iniziato due giorni fa ed alla quale non ho potuto partecipare per motivi di salute. Ne ho già parlato in altri post: l’Accademia riunisce uomini e donne che amano parlare anche e soprattutto di arte, esperienze importanti, di musica, di poesia, lettura.
Anch’io, come Cristina, amo molto ascoltare i pezzetti di vita che gli altri vogliono condividere, come dico spesso li considero un dono che ci arricchisce, ci aiuta, ci consola, ci rafforza. Lo svelarsi è regalare qualcosa di sè.
In questo blog lo stiamo facendo alla grande!
Grazie.
Sono incuriosita solo dall’Essere. Lo vado cercando disperatamente, e quando lo ritrovo in me e negli altri, mi rende più consapevole. Spesso, purtroppo, devo trincerare questo desiderio e seguire fili e trame di pensiero illogiche e fuorvianti, e senza quei momenti d’Essere non mi salverei, la mia anima non respirerebbe più.
Mi ha incuriosito subito il blog, la sua ideatrice e tutti i suoi ideatori così appassionati, vi ringrazio di cuore.
Grazie a voi riscopro intuizioni interiori e vi rifletto.
Grazie a Camilla ho trovato in Banville un autore abile nella sua lirica e poetica, capace di raccontare nell’ambiguità l’uomo alla ricerca di sè; in tutta la sua umanità ,intelligenza e passione e con tutte le sue nefandezze. Lo sto scoprendo, sono all’inizio, continuerò.
Vi abbraccio,
MIKI
L’arte della conversazione e’ si’ parlare di soggetti interessanti ma e’ anche mettere a proprio agio tutti i presenti. Come e’ bello quando si e’ parte di un cerchio e, pur non conoscendosi tutti, si riesce ad interagire con la leggerezza delle persone che sanno stare nel mondo. Come e’ maturo il conversatore quando sa coinvolgere e “moderare” gli interventi di tutti, per poi lasciare la sensazione di un momento arricchente di profondo scambio e conoscenza. Ecco perche’ i “salotti,” dove il “direttore” (quasi sempre donna, come scrive Camilla) era un abile “concertatore” di voci. Eppure io credo si possa fare anche da soli, senza “moderazione,” con lo spirito improvvisativo dell’interesse e della sensibilita’.
Moments of being, come Virginia Woolf chiamava i suoi momenti di Essere, intendendo quelli epifanici, completi del sè e dell’altro da sè, il battito del suo cuore all’unisono con il cosmo.
Grazie Miki dei tuoi apprezzamenti e delle tue graditissime visite. Da parte di tutto il gruppo.
Mi inserisco con un giorno di ritardo su questo post (del resto, sono giorni e giorni che non mi faccio viva… ma ci sono sempre!) perchè ho letto con interesse tutti i vostri commenti, care amiche, e perchè la buona conversazione è anche per me una colonna portante del vivere. Stamattina in un incontro fortunato con Mirna al sole dei tavolini di un caffè sul Fersina se n’è parlato. Si diceva che è bello quando ci si trova a conversare senza artificiosità , senza atteggiamenti forzati, quando gli argomenti non sono banali, quando ci si sente a proprio agio e tutte le parole scorrono con naturalezza, c’è spontaneità e più si parla e più si genera benessere… Ad un certo punto io osservavo però che in una stessa persona che si pone senza artificio può -eccome!- cambiare il registro dell’esprimersi, a seconda dell’interlocutore che ha di fronte. Insomma, c’è qualcosa che caratterizza il canale comunicativo e personalizza lo scambiar parole a seconda del filo che unisce due interlocutori e questo dipende essenzialmente dalla storia della conoscenza tra le due persone, non è qualcosa di costruito artificiosamente. In una bella chiacchierata allargata come quella di domenica mattina (non c’ero neanch’io, cara Cristina, peccato!) certamente il canale è multiplo, è affollato e magari anche gioiosamente intasato, ma se nessuno assume atteggiamenti studiati, se tutti si esprimono con naturalezza, evviva, il benessere è assicurato! Mi accorgo che ho parlato al maschile, ma il contesto di questi discorsi è tutto femminile.
Cara Cristina, il tuo intervento su questa pagina mi è piaciuto moltissimo. Anche io amo conservare gli oggetti, però non sono ordinata (l’ho già confessato qualche mese fa), sicchè… mah? Chissà che diventando nonna io non impari anche ad essere più ordinata… La Fagioletta opererà il miracolo? Vedremo.
Cara Mirna, grazie sempre per questo tuo salotto e anche per l’incontro di stamattina. Un carissimo saluto a tutte, anche alle amiche che non conosco personalmente.
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